Probabilmente neanche Remedy si sarebbe aspettata un feedback così duraturo e persistente negli anni riguardo Alan Wake, titolo sviluppato in esclusiva con Microsoft che a differenza dei precedenti due titoli di Max Payne, ha visto uno sviluppo ben più travagliato.
Forse non tutti sanno che Alan Wake è entrato in produzione poco dopo il lancio di Max Payne 2, per mostrarsi nei suoi primi vagiti già nel 2005. Il concept era intrigante, abbandonare la linearità dei corridoi di Max Payne, per presentare una struttura sandbox con una classica storia che contrapponeva luce e oscurità a fare da sfondo.
Lo stesso ciclo giorno/notte avrebbe direttamente influito sulle meccaniche di gioco. Insomma, Alan Wake doveva essere un action thriller a sfondo psicologico.
Delle origini ben diverse dal risultato finale
Come avrete visto dal video lasciato qui sopra, Remedy era davvero a buon punto nella realizzazione del gioco, con tanto di cutscene ben innestate nella trama, un outfit ben definito (e le prime riviste specializzate all’epoca piazzavano il bel faccione di Alan avvolto nella sciarpa rossa praticamente ovunque) e la promessa di una storia stratificata e profonda. Dopo Max Payne era impossibile dubitare della riuscita drammaturgica della penna di Sam Lake.
Come succede spesso in questa industria, dopo i primi fuochi d’artificio, di Alan Wake si perse ogni traccia. Remedy ruppe il silenzio dopo ben tre anni, nel 2008 con una rassicurazione generale: il gioco c’era ancora, anche se la lavorazione è dovuta ripartire da zero.
In questa stessa finestra temporale, Remedy decide di siglare l’esclusività del titolo con Xbox 360 e dunque lavorare su determinati requisiti tecnici, requisiti che purtroppo hanno dato vita a una seconda rivoluzione per il titolo, dato che Remedy ha dovuto ottimizzare al ribasso il suo titolo per i compromessi hardware della console.
Il gioco che arrivò sul mercato nel 2010 dunque si presentava come un ibrido ben distinto dell’idea di partenza di Remedy, con l’abbandono totale della struttura a sandbox per tornare ai corridoi – benché molto più ampi ed esplorabili – e rivedere gran parte della trama, questa volta rifacendosi ad ambientazioni, personaggi e snodi narrativi molto più vicini a realtà televisive come Twin Peaks. Non pochi anni dopo, come tutt’ora, Alan Wake è definito proprio il “Twin Peaks dei videogiochi”.
Di quel Alan Wake sandbox però qualcosina è rimasto, in particolare in diverse sezioni di gioco dove dovremmo percorrere lunghe distanze e solcare l’asfalto guidando fuoristrada e pickup. Momenti di gioco che cambiavano drasticamente il ritmo, mostrando tutte le ambizioni del progetto originale.
Ciononostante, Alan Wake ricevette ottime lodi, in particolare per tutte quelle sensazioni derivate dalla suggestiva cittadina di Bright Falls. Nonostante le vendite però, Remedy non trovò mai la possibilità di creare un sequel, anche se per un breve periodo, è stato preso in considerazione da Sam Lake e soci.
Alan Wake oggi, tra oggetto di culto e attesa di un sequel
Oggi dopo dieci anni, Alan Wake è alla stregua di un gioco cult, un titolo che, con tutte le limitazioni del caso e l’eccessiva ripetitività di alcuni momenti, rimane un titolo dalle forti suggestioni visive e quel finale aperto, in qualche modo, grida vendetta.
Remedy, che ha sempre giocato con il medium videoludico tanto audiovisivo, ha inserito gustosi easter egg di Alan Wake sia in progetti quali Quantum Break che il recente e bellissimo Control.
Oggi dunque il pubblico si chiede: è giusta l’ora di un sequel di Alan Wake? Forse. In tutto ciò, nelle fasi finali di Control, veniamo a conoscenza di come l’universo narrativo di Control è il medesimo di Alan Wake, con gli eventi di Bright Falls che sono stati oggetto di studio da parte del Federal Bureau of Control e proprio uno dei prossimi DLC dedicati a Control richiama palesemente font e codice identificativo del fascicolo su Bright Falls. Che la nostra Jesse Faden possa andare a recuperare e salvare il buon Alan, ormai seduto da dieci anni davanti una macchina da scrivere?
Noi tutti un po’ lo speriamo ed è anche ora che il buon Alan possa ricevere un dignitoso capitolo due. Oggi, è davvero necessario.