Ritornare con la mente ai fasti passati del genere punta e clicca sembra pura utopia in questa era di azione e alta spettacolarità. Le sezioni di giochi lente e molto riflessive sono difficili da piantare in un terreno denso di rigogliosi FPS e frame per secondo. Ma alle volte capita che serie come il Professor Layton ridiano visibilità a un genere fin troppo bistrattato, soprattutto su console.
Accade così che Arc System Works, casa di sviluppo giapponese nella quale sono approdati membri della defunta Cing, metta mano alla sua esperienza in questo ambito per creare un nuovo investigativo chiamato Chase: Cold Case Investigations, disponibile sull’eShop di Nintendo 3DS. Abbiamo nominato Cing e il suo passato perché Arc System Works è fondata proprio da alcuni sviluppatori di questa software house che su DS e Wii portò titoli punta e clicca pregevoli come Hotel Dusk: Room 215, la serie Another Code (entrambi consigliatissimi dal sottoscritto), e Last Window.
Echi dal passato
L’esperienza e i modelli sviluppati in passato dal tema tornano in maniera prepotente in questo Chase: Cold Case Investigations a cominciare dal protagonista, Shounosuke Nanase, che ricalca pienamente i tratti somatici di Kyle Hyde di Hotel Dusk. L’investigatore Nanase, insieme alla sua collega Koto Amekura, indagherà su un’esplosione con una vittima avvenuta in un ospedale cinque anni prima; un caso irrisolto, un “cold case” come si dice in gergo che porterà i due agenti a scoprire altri misteri più lontani nel tempo che non avevano avuto soluzione. La trama di gioco è intrigante, ma purtroppo breve e in due ore scarse si arriverà senza particolari intralci a scoprire il finale.
Come già detto anche le ambientazioni e lo stile generale del gioco si rifà ai titoli sopracitati, benché la direzione presa per questo Chase sia meno occidentale rispetto al passato, con largo uso di ideogrammi giapponesi per riempire le sezioni di gioco inerenti i “pensieri” e le riflessioni interiori dell’investigatore Nanase.
Grazie ad un sapiente uso dei modelli bidimensionali i personaggi sono ben realizzati ed espressivi, benché le animazioni siano limitate sia nella quantità sia perché interessano quasi esclusivamente il viso. Le ambientazioni di contro sono molto poco curate e manca la giusta dose di colori e, come vedremo, di interazione. Certo l’atmosfera è quella di un noir, ma qualche ambiente in più di un tavolo in penombra e qualche foto dalle forti tonalità blu scuro sarebbe stato gradito. La colonna sonora è senza infamia e senza lode.
Leggere più che giocare
Se da un lato lo stile grafico si salva per alcuni aspetti, non si può dire lo stesso del profilo di gioco. Il gameplay è monco, frammentato e scarno. Ci saranno solo due tipi interazioni con la storia, per di più poco strutturati: il primo è risolvere i dialoghi/interrogatori scegliendo tra varie alternative con una barra, poco esplicativa e graficamente non accattivante, che si svuota ogni volta che si commette un errore; il secondo è evidenziare con il touch screen punti di fondali statici (o foto) nei quali segnare gli elementi utili per la risoluzione del caso. Poco davvero se si pensa agli enigmi e ai puzzle ambientali ai quali siamo stati abituati in passato.
In Chase: Cold Case Investigations la parte ludica del videogioco è ridotta talmente all’osso da sembrare inesistente. Una interazione paragonabile al voltare pagina di un libro. A questo si aggiunge la localizzazione solo in inglese (che è il male minore) e il posizionamento dei testi dialoghi sullo schermo inferiore che non permette di godere quasi mai appieno delle scene poste sullo schermo superiore.
Come già detto la longevità non è elevata ma, visto il prezzo buget molto interessante al quale è venduto (5,99€) e la natura seriale dei “cold case”, è ipotizzabile una lunga serie di piccole indagini che speriamo in futuro migliori sotto l’aspetto interattivo.
Commento finale
Dagli autori di Hotel Dusk era lecito aspettarsi una piccola gemma, ma così non è stato. Chase: Cold Case Investigations è un gioco, se di gioco si può parlare, che appare spartano e poco curato sotto l’aspetto del gameplay. Nonostante una trama e dei personaggi nel complesso gradevoli, giocare queste due ore di investigazione è davvero poco gratificante a meno che non si sia fan del genere e non si metta da parte l’aspetto ludico per concentrarsi solo sul desiderio di scoprire il finale. La speranza è che, visto il costo irrisorio e le possibilità di serialità dell’argomento trattato, Arch System Works parta da questo piccolo embrione per far maturare in futuro questo nuovo brand di punta e clicca.