Anthem è oggi il simbolo di una modus operandi nel settore videoludico che racchiude tutto ciò che c’è di sbagliato. Non si parla tanto della gestione e produzione dei game as a service, bensì la stessa idea di sfruttare un genere, idealizzandolo nel modo sbagliato, oppure, mettere in mostra quanto il rapporto tra publisher e sviluppatore alcune volte è tutto tranne che idilliaco.
Dunque, a poche ore dallo show di EA che dovrebbe mostrare chissà quali novità, non è da escludere un piccolo update riguardo il progetto Anthem, che ricordiamo attualmente è in una fase di stallo, con una ripresentazione interna che dovrebbe durare un paio di anni.
Una gestione travagliata
Dopo le prime recensioni non esaltati, già alla fine del primo mese di vita, i server di Anthem erano fin troppo vuoti, con BioWare che si sarebbe aspettata una risposta migliore, in termini di numeri e utenti attivi. Con le critiche dovute alla mancanza di contenuti e un endgame praticamente inesistente, non ci volle molto prima che alcune verità uscissero allo scoperto.
Ufficialmente Anthem è stato in lavorazione per circa sette anni, ma a metà del processo, tutto venne cancellato e il progetto venne riorganizzato, confezionato e venduto in meno di due anni. Un lasso di tempo sin troppo breve per presentare sul mercato quello che gli stessi sviluppatori vendevano come “il nuovo Destiny”. Dopo il mezzo disastro di Mass Effect: Andromeda, Anthem sarebbe dovuto essere la macchina macina soldi per far tirare un sospiro di sollievo a BioWare, e invece il risultato finale si è tramuto nel loro peggiore incubo.
Il Frostbite, tanto bello, quanto difficile
Con la carica di critiche e insulti che piovevano da ogni dove, molti elementi in BioWare cominciarono a lasciare la barca e al tempo stesso, vennero fuori anche i famosi sassolini nella scarpa. Oltre ai tempi di lavoro troppo stretti, in molti confidarono alla stampa che il gioco uscito sugli scaffali era un titolo appena al 50% di sviluppo. Non riuscendo a concludere il gioco, hanno raffazzonato al meglio il materiale testato e poi lanciato sul mercato, confidando di aggiungere materiale con update futuri, con l’annuncio anche di una roadmap, che venne subito annullata un mese dopo del lancio.
Uno dei problemi interni riguardava la gestione EA che ha imposto a BioWare l’uso del Frostbite, motore prioritario di DICE. Il Frostbite è rinomato per essere un motore grafico impressionante, ma anche estremamente difficile da programmare e su cui lavorarci. Inutile dire dunque che a BioWare oltre ad avere avuto poco tempo per riprogettare un gioco così difficile, si sono visti davanti anche molte difficoltà legate al motore grafico.
I problemi legati al drop e alle personalizzazioni
Ciò che fa gola a tanti giocatori di titoli quali Destiny 2 o The Division è la possibilità di ottenere una sconfinata quantità di armi, tutte diverse e con le sue caratteristiche prioritarie. Per non parlare poi della possibilità di ottenere nuovi pezzi di armature ed equipaggiamento, così da costruire build devastanti. Anthem non aveva armi, tanto meno armature, nonostante l’idea dell’armatura da pilotare era perfetta per una personalizzazione del genere.
Le armi erano poche, prive di qualche caratteristica estetica, lasciando il classico bilanciamento delle statistiche di fuoco. Inoltre la stessa varietà era esigua. Si arrivava a possedere tutti i tipi di armi nel giro di pochissimo tempo. Un altro problema davvero serio era la gestione del drop di ricompense alla fine di eventi, missioni o le Roccaforti, sempre mal bilanciato e mai bottino davvero interessante. Problema che BioWare prese seriamente in considerazione quando, nel turbine delle critiche, ammise di non aver avuto risorse nel suo organico che sapessero lavorare su quel campo in particolare.
La gestione delle armature invece ha visto uno dei picchi più bassi per Anthem. La promessa di pezzi intercambiabili dell’armatura si rivelò vana. Aggiungeremo presto i pezzi da cambiare nelle armature, comunicò BioWare. Tempo dopo arrivarono le Casse Elisio e rispettive Chiavi Elisio per aprire i forzieri pieni di pezzi per le armature.
Va detto che fino a quel momento, l’unica vera personalizzazione riguardava la palette cromatiche del nostro Strale assieme ad alcuni pezzi che modificano effettivamente l’estetica, ma parliamo di circa due o tre pezzi per settore. Questo aggiornamento futuro arrivò e aperta la prima Cassa Elisio, l’amare sorpresa: queste casse non contenevano praticamente nulla, se non la possibilità di ottenere materiale per altre palette cromatiche.
Ancora un’ulteriore – e giustificata – ondata di critiche sul web e nel giro di appena un paio di settimane, BioWare tolse le Casse Elisio dal gioco. Un’ulteriore sconfitta per un titolo che ha visto più disgrazie che gioie.
Il vero problema: i contenuti e Cataclisma
Se dovessimo eliminare tutto ciò detto sino a questo momento e riassumere tutto in un singolo concetto, penso che sarebbe “carenza di contenuti”. Anthem è stato essenzialmente lanciato sul mercato senza avere un’idea precisa della sua natura. Così più triste è aver venduto un gioco come game as a service quando di questo genere, Anthem non aveva nulla.
Ci provava goffamente, ma gli mancano proprio gli elementi base, quali un endgame, degli eventi dedicati, un loot e drop meritevole di far passare al videogiocatore ore e ore davanti il titolo. Arrivati alla fine della campagna principale, l’unica sensazione era il vuoto siderale.
L’ultimo sussulto di Anthem si ebbe nel periodo estivo del 2019 (ricordiamo il gioco uscì a febbraio 2019). Uno dei primi contenuti schedulati era l’evento Cataclisma, un massiccio aggiornamento che avrebbe portato avanti la trama di Anthem e partorito nuove armi. Inutile dire che la tempesta ha annullato questo contenuto, inizialmente programmato per marzo e vedere luce, senza alcun tipo di annuncio, a monito di quanto piano piano anche BioWare non ha creduto più nel progetto, durante l’agosto. Cataclisma era, effettivamente, un contenuto interessante.
La storia, non particolarmente intrigante, proseguiva, nuove minacce, nuove armi e nuove zone di mappa. Mai come in questa volta però, Cataclisma arrivò troppo tardi e, mantenendo la politica di “evento a tempo” dopo circa cinque settimane, l’evento venne cancellato dai server. Anthem, dopo un momento che sembrava voler dire ancora qualcosa e con un contenuto aggiuntivo, tornò ad essere il gioco base e povero al lancio.
Anthem 2.0 / Anthem NEXT
Dopo l’estate del 2019 e l’evento Cataclisma e successivo ritorno al gioco base, di Anthem si persero ogni traccia. Su Twitch il gioco era praticamente giocato da quel paio di giocatori fedelissimi, non registrando mai vere attenzioni e le uniche notizie riguardo il gioco, erano dedicate agli abbandoni di director e producer. Poi solo recentemente un rumor voleva la rinascita del gioco. Anzi, più che rinascita, una vera e propria rifondazione, “cancellare” idealmente il titolo di adesso e sfornare una sorta di seconda versione del gioco, denominata per molto tempo Anthem NEXT.
Le recenti notizie purtroppo non sono molto esaltanti, con la conferma che al lavoro su questa nuova versione c’è un team di poco meno di 30 persone e che i lavori non termineranno prima di due anni. Che la next-gen sia l’ultima spiaggia per far rivivere un titolo così sfortunato? E chi possiede già il gioco, dovrà comprare una seconda versione ho avrà un update gratuito?
Chissà se nella conferenza EA sapremo qualche informazione in più