Con l’annuncio di Crash Bandicoot 4: It’s About Time torna in auge un capitolo importantissimo della storia di Sony PlayStation. Il marsupiale di casa Naughty Dog è stato un’icona imprescindibile della prima generazione PlayStation, brillare nel cielo con titoli al limite della perfezione per poi tramontare con l’era PlayStation 2. Nonostante qualche tentativo, fuori dalla gestione Naughty Dog, chi si è approcciato al rebranding, ha sempre fallito.
Un ritorno ampiamente previsto
Diciamocelo chiaramente: quando nel 2016 era stato presentato il progetto della N. Sane Trilogy, in uscita poi nel 2017, l’operazione aveva ben più di una finalità commerciale. Certo, da una parte il tumulto e le speranze del web erano state percepite ed ascoltate, ma tutto era un grande test: c’è oggi un pubblico pagante per Crash Bandicoot?
La paura era quella di un effetto Max Payne 3, ovvero un gioco sicuramente ottimo, ma che vendette poco. La causa? I fan decennali si erano dimezzati e le nuove generazioni, molto probabilmente, non hanno avuto il supporto di chi potesse tramandargli l’emozione e la spettacolarità dei precedenti due capitoli. Dunque c’era il pubblico per rigiocare, in una sorta di remake scala 1:1, la trilogia di Crash Bandicoot su nuova generazione? Secondo le vendite milionarie sì. Adesso le soluzioni erano due, aspettarsi davvero un ulteriore capitolo oppure immaginarsi dei piccoli kart sfrecciare su circuiti colorati.
Altro giro, altro regalo
Activision ricevette dunque un segnale positivo: le vendite alle stelle e l’ottimo feedback era incoraggiante. I fan speravano dunque in un capitolo nuovo di zecca, in una realtà dove i platform nudi e crudi scarseggiano. Altri invece ipotizzarono – e sognarono – un remake della stessa formula, ma del leggendario Crash Team Racing. La seconda idea si concretizzò e proprio in questi giorni si festeggia il primo anniversario di Crash Team Racing: Nitro Fueled. Altro giro, altro regalo e un tuffo nei ricordi del racing game arcade che diede filo da torcere a competitor quali Mario Kart.
Ad aggiungersi a questo ritorno di fiamma – letteralmente – sempre sotto Activision è stato anche Spyro. Insomma, pietre miliari del platform della prima PlayStation tornarono in pompa magna e con una veste tutta nuova e, in qualche modo dettarono legge per un bel periodo. In particolare, Crash Team Racing regalò ai videogiocatori una cosa che tutti idealizzavano da tempo: il multiplayer online. Droga pura, purissima.
Non lo ricordavo così difficile
Non negate. Giocando la N. Sane Trilogy lo avete pensato almeno una volta. Riprendere in mano livelli decennali di Crash Bandicoot ha mostrato quanto la nostra mente ha creato dei falsi miti, giocando con i ricordi. Un po’ come chi chiede ancora oggi un remake di Dino Crisis, non rendendosi conto che, per alcune meccaniche ripetitive fino all’osso, servirebbe un lavoro doppio, se non triplo, di quello applicato sul remake di Resident Evil 2. I ricordi ci dicono una cosa, l’oggetto in prova al giorno d’oggi, dice altro. Ma non perdiamo la bussola: giocare oggi la trilogia di Crash Bandicoot ha evidenziato molta difficoltà nei vecchi come nuovi giocatori.
Eravamo più bravi venti anni fa, oppure alcune semplificazioni date dall’evoluzione di generazione ci ha reso meno abili sul pad e, forse, un pelo più pigri? Domanda su cui molti hanno discusso, tirando fuori l’evergreen del “il Dark Souls dei platform”. No. Una vera e propria risposta non c’è, se non che forse ci siamo lasciati coccolare fin troppo dalle dolci note di memorie passate a giocare con gli amici a kart pixelosi, per poi venire alle mani con chi ci batteva per una bomba, un missile o una cassa TNT messa a trabocchetto.
Tempi maturi per un ritorno al platform di Crash Bandicoot?
Contestualizzando il titolo, al genere, al periodo che stiamo vivendo e addirittura, mettendo quel quattro davanti, continuando dunque la numerazione ufficiale, non si può che lodare il coraggio di riprovarci. Il titolo, sviluppato da Toys for Bob, gli stessi che hanno lucidato la trilogia di Spyro, hanno avuto un bel banco di prova. Da ciò che si è visto dai leak, dalle immagini e ipotesi varie – in attesa del trailer di annuncio che arriverà il 22 giugno alle 17:00 ora italiana – c’è da lasciarsi andare in viaggi nel tempo e riprendere il filone narrativo dove lo avevamo lasciato in Crash Bandicoot 3 Warped. Dunque è ipotizzabile che tutto ciò che sia uscito successivamente su PlayStation 2 venga automaticamente annullato e ignorato.
Ci saranno nuove maschere del potere che doneranno nuove e particolari abilità. Addirittura di vedono Crash e Coco con delle skin in tinta con le maschere indossate. Esattamente come i power-up di Warped, in It’s About Time c’è da aspettarsi meccaniche del genere. I livelli richiamano location già viste e visitate, unica nota dolente e forse per servizi di trama, si tornerà su zone già conosciute, prendere soliti cristalli, gemme, chiavi e oggetti classici e cari al franchise.
Insomma, Crash Bandicoot, dopo un doppio banco di prova, è pronto a tornare. Il genere attualmente è privo di titoli platform nudi e crudi, mentre le contaminazioni si susseguono e regalano bellissimi scorci di genere. Speriamo che il ritorno del nostro marsupiale preferito con una nuova avventura dopo decenni, sia frutto di un buon lavoro e di una giusta contestualizzazione.