Non è un gioco eccellente, non è il migliore del suo genere, ma cacchio se ha fatto il giro del mondo: Daymare 1998 di Invader Studios è sicuramente un gioco che molti, anzi, moltissimi giocatori desideravano. Un survival horror vecchio stampo condito da zombie e virus, ma non solo. La “piccola” perla italiana ha molto da offrire e in questa sede vedremo tutto partendo dal gioco per poi guardando il fenomeno che ha fatto impazzire l’Asia.
Tra zombie, virus e matti nel 1998
Come qualsiasi Survival Horror che si rispetti, Daymare 1998 ci propone una storia, ma non su un unico punto di vista, bensì diramata su tre personaggi, chi più amabili chi meno: L’agente scelto della H.A.D.E.S Liev, l’esperto capitano e pilota denominato Raven (Corvo) David Hale e infine (quello che secondo noi ha dato un’impronta più profonda al titolo) l’angosciato Samuel Walker.
La trama si focalizza in due punti diversi: i laboratori governativi Aegis, luogo ove si svolge la parte iniziale del gioco, e la piccola cittadina Keen Sight. Il Ministero della Difesa Americano invia due team di agenti H.A.D.E.S. per investigare sulla possibile fuga del virus tenuto nei laboratori Aegis, ma durante il recupero qualcosa non va: il laboratorio è invaso da creature immonde. Dopo che l’agente scelto Liev riesce a recuperare il virus e a sopravvivere a quell’inferno, la gelosia e la sete di vendetta avvelena il team di recupero causando un’incidente che porta la diffusione virus nell’intera cittadina di Keen Sight. Come guardia forestale del parco vicino alla cittadina, Samuel sorvegliava la foresta dalla sua torre di guarda mentre l’incidente è accaduto, portandolo a vedere cose che non avrebbe mai pensato di vedere, ma non poteva immaginare quanto la sua condizione mentale si sarebbe deteriorata.
Da qui la trama del gioco inizia a carburare propinando molte chicche narrative, come l’intreccio dei personaggi, e luoghi che nel loro piccolo saranno ben impresse nelle vostre menti… l’ospedale, quello non ce lo dimenticheremo mai.
La particolarità di tutto ciò è che il team ha osato, puntando su alcuni aspetti di solito inusuali in giochi del genere, come il fattore psicologico di Samuel.
Ma non è tutto oro quel che luccica: le premesse sono buone, ma di solito alcune di queste sono rovinate dall’eccessiva longevità del titolo e dalla mal caratterizzazione di alcuni personaggi.
Il classico funziona sempre, ma qua ci sono i caricatori belli
Potrebbe apparire come una battuta, ma vi giuriamo che non lo è: Qual’è la prima cosa che viene in mente su Daymare 1998? I caricatori!
Una cosa così tanto banale, ma che è diventata memorabile nella mente dei giocatori: c’è la possibilità di gestire i caricatori delle proprie armi al meglio, scegliendo se caricare i proiettili nel caricatore (processo lento) per poi ricaricare o cambiarlo durante la fase di ricarica lasciando dentro i proiettili depositati. A primo impatto sembrerà una banalità, ma questo è uno dei motivi che Daymare 1998 ha fatto girare la testa a tanti amanti del survival horror. Oltre a questo, il gameplay è pressoché simile a un classico survival horror come Resident Evil 4: gestione dell’inventario, risorse limitate e crafting.
Nonostante la forte ispirazione al noto brand di Capcom, il titolo di Invader Studios è riuscito a mantenere la sua identità proponendo feature originali o migliorate, anche se inserite in un contesto non proprio mai visto.
Il tasto dolente: l’orrorifico comparto tecnico
Dove i giganti cadono e gli eroi soccombono: il lato tecnico di Daymare 1998 non è dei migliori, anzi. La nostra esperienza è stata molto controversa sull’ottimizzazione del titolo, partendo dalla versione PC a quella Playstation 4: Crash continui, lag insensati, glitch grafici non molto belli e freeze durante le sessioni di gioco.
Anche se l’utilizzo dell’Unreal Engine è stato ben fatto creando una grafica ammiccante, sfortunatamente non era abbastanza. Un’altra nota dolente sono le animazioni che non rendono molto bene, soprattuto durante le cutscene. Ovviamente non tutte sono “difettose”, ma la maggior parte si.
Invece nulla da dire sul comparto sonoro, in particolare modo quello di gioco: nonostante i volumi sbilanciati, sono molto fedeli e rendono molto bene l’ambiente cupo che Invader Studios vuole proporre.
Da uno scherzo al successo
La storia di Invader Studios è molto particolare: partito tutto dalla passione verso Resident Evil, quei pazzi ragazzi di Michele Giannone, Alessandro De Bianchi e Tiziano Bucci hanno voluto creare un remake fan made di Resident Evil 2. Nonostante crearono dei trailer molto grezzi, quei video fecero il giro del mondo, portando a se un’interesse mondiale. Tutti aspettavano quel loro gioco, quel remake tanto aspettato dai fan, ma in quel preciso momento arrivò mamma Capcom e disse “Eh no ragazzi. Bravi eh, ma fermi” (ovviamente questo discorso è puramente inventato, perciò non prendetelo sul serio), ma in compenso quei tre ragazzetti hanno ricevuto quello che tutti fan di Resident Evil desiderano: l’invito alla sede centrale Capcom in Giappone. Da lì nacque a tutti gli effetti Invader Studios e il progetto Daymare 1998.
Grazie alla saggia comunicazione del team e del supporto dei vari esponenti del settore, il gioco ottenne un’interesse incredibile in Asia, portando addirittura il produttore a creare delle versione fisiche data l’enorme richiesta. Il gioco uscì con le giuste critiche del caso, ma nonostante questo fu amato e desiderato.
Volete sapere di più sulla storia dello sviluppo? Allora leggetevi questa bella intervista con il buon Michele Giannone!
Come lo è stato per Remothered: Tormented Father, Daymare 1998 ha influenzato il panorama dello sviluppo italiano. Sono diventati un punto di riferimento, un obbiettivo da raggiungere.
Infine vi ricordiamo che Daymare 1998 è uscito per Playstation 4, Xbox One e PC al prezzo di 30 euro circa.