Come era prevedibile anche sul tavolo del vostro Dr. Nintendo, o meglio sul suo smartphone, è arrivato Pokémon Go. In queste settimane il materiale che ha invaso il mio archivio riguardante il nuovo gioco sui mostriciattoli tascabili più famosi dei videogame è talmente tanto che potrebbe abbondantemente riempire tutta la Valle della Spada di Xenoblade Chronicles.
Nonostante non sia mai stato un amante dei giochi per smartphone, in questo caso la mia infanzia, unita alla mia obbligata assenza da casa di questi giorni, mi ha dato l’opportunità di provare e approfondire quello che è l’effetto di Pokémon GO sul mercato, sugli utenti e sui suoi sviluppatori.
Dopo qualche giorno passato tra Pokeball sempre pronte e quaderni di appunti, ho sintetizzato il mio pensiero riguardo questo nuovo gioco. La recensione di Pokémon Go è già presente su Gamempire.it quindi questo articolo non vuole essere assolutamente un doppione di essa, ma una analisi di quello che il palcoscenico sul quale recita Pokémon GO e cosa potrebbe lasciare o sta lasciando ai suoi spettatori/utenti.
Esci fuori a scoprire il mondo
Nelle mie lunghe passeggiate domenicali alla ricerca di Pokémon, alle quali la mia segretaria Peach ha voluto fortemente partecipare dopo anni di rifiuti continui, ho avuto modo di apprezzare tanti aspetti positivi del gioco in sé, primo tra tutti quello di non essere un gioco giornaliero. Come accade in molti dei giochi free-to-play, mi aspettevo di trovare una meccanica che premiasse i giocatori che aprissero il gioco giornalmente, ma non è così, anche in virtù del fatto che il gioco si basa sulla esplorazione del mondo reale e non sulla frequenza di gioco.
Quando si è a casa o a lavoro si può benissimo tenere spento il gioco (e il GPS avido di energia) e lasciare i propri mostriciattoli tascabili a riposo in attesa di una passeggiata, uscita o di un viaggio senza dover stare lì tutto il tempo a controllare i progressi di gioco. Se si è fermi il gioco è fermo, ma basta una piccola passeggiata nei posti giusti per recuperare molto del gap che può essersi accumulato con gli altri utenti più assidui.
Pokemon Go non premia chi accede al gioco tutti i giorni, ma chi lo usa per esplorare il mondo.
Questo apre al secondo, e forse di più immediato riconoscimento, aspetto positivo: lo stop alla sedentarietà. L’esperienza ci insegna che non molti gamer sono dediti ad attività fisiche e più in generale alla cura del proprio stato di forma e in questo i videogiochi certo non aiutano vista la loro potenziale propensione all’ozio casalingo. Pokémon GO invece ci costringe a uscire di casa, a camminare per le città e a scambiare qualche parola con gli altri utenti, riconoscibili poiché impugnano lo smartphone come un Pokedex, per sapere come procede la loro nuova avventura Pokémon. Una applicazione sociale quindi che, complice anche l’assenza di una chat ufficiale di gioco, ci consente di riscoprire il gusto delle interazioni sociali dirette, aspetto che molti sociologi e genitori potrebbero apprezzare.
Altra cosa che Pokémon GO ci permette di riscoprire sono le nostre città e i loro monumenti. Grazie alla partnership con Google, il gioco ci porta, tramite Pokestop e palestre a scoprire i monumenti e le attrazioni più importanti delle nostre città e dei luoghi che visiteremo dandoci la possibilità di catturare Pokémon e nel contempo di esplorare il mondo reale e magari approfondire gli argomenti. A questo si aggiunge la possibilità di richiedere nuovi Pokestop e palestre per dare più visibilità a luoghi dimenticati. Certo non è tutt’oro quello che luccica, poiché nella mia esplorazione ho trovato per esempio, tra monumenti e opere d’arte, un Pokestop chiamato “Il Marmittaio” che è praticamente una piccola officina meccanica! A voi i commenti.
Nintendo e Pokémon: due arabe fenici
Come è ovvio che sia, anche Nintendo e tutti i diretti responsabili del progetto stanno traendo vantaggi da questo fenomeno virale. Perché è innegabile che dovunque ci si gira per ogni giocatore che parla giornalmente dei Pokémon ci sono almeno altre tre persone non giocanti che ne sentono parlare con la stessa assiduità, un elemento non da sottovalutare vista la recente flessione della popolarità dei mostriciattoli tascabili sempre più affogati da brand più recenti e popolari.
Bisogna ammettere, infatti, che gli ultimi due titoli Pokemon della serie principale (X/Y e RO/ZA) sono stati sì dei prodotti di qualità, ma che in un qualche modo non hanno lasciato il segno sperato dalla casa di Kyoto che in questi anni ha visto affievolirsi sempre più l’interesse dei più giovani per i mostriciattoli tascabili lasciando ai soli fan più affezionati il gusto della scoperta della tante piccole innovazioni inserite nelle consolidate meccaniche della serie.
La popolarità Pokémon oggi è ad un livello forse superiore a quello delle sue origini.
Come già detto anche Nintendo sta giovando di questa nuova ondata di popolarità e di successo, anche commerciale, che le sta facendo incassare qualche buon profitto e una impennata del valore delle sue azioni, così come riportato da molte notizie. Dopo il per nulla soddisfacente cammino di Wii U, Pokémon GO e l’arrivo inaspettato di NES mini potrebbero preparare il terreno per un 2017 sfavillante nel quale si attende l’uscita di NX e di Zelda Breath of the Wild.
Il potere di Pokémon GO risiede anche nella sua essenza: un nome familiare anche per chi non è dentro al mondo dei videogiochi e che valica il suo habitat naturale, le console portatili, per raggiungere gli smartphone, l’attuale mezzo di comunicazione più diffuso sulla Terra. Rispetto al passato, questa nuova “febbre Pokémon” ha il vantaggio di avere dei confini molto più ampi e di poter raggiungere trasversalmente molte fette di pubblico differenti, un concetto che già in passato Nintendo ha sperimentato con discreto successo con Wii. Un successo che si fonda sulla solida base d’utenza dei giocatori di ieri e che raggiunge le nuove variegate generazioni di oggi.
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Lo smartphone che chiede aiuto
Tutto bello direte voi, ma le mie analisi sull’argomento non sono certo tutte rose e fiori. Attenti a vedere solo gli aspetti positivi poiché Pokémon GO cela, ahimè, anche molti difetti e rischi. Quando si è trattato di fare la prova sul campo del gioco il mio sconcerto è stato tanto alla vista della mia batteria consumarsi come un fiammifero. Anche con i settaggi di risparmio energia, schermo al minimo o altro, la vostra batteria sembrerà essere colpita dall’attacco Sanguisuga di uno stormo di Zubat, con un consumo del 10% di batteria circa ogni mezz’ora di utilizzo, con 2500 mAh di batteria.
Inoltre durante i miei primi test del gioco l’elemento che mi ha fatto storcere il naso è lo stress che il mio piccolo Zenfone 2 ha subito nelle sessioni medio lunghe (circa 40 minuti). Se nelle prime battute il mio device ha retto bene l’urto dei mille sistemi attivi (GPS, traffico dati, gioco), a lungo andare e considerato il calore esterno, il mio smartphone è arrivato quasi subito a essere bollente al punto da darmi un messaggio di sicurezza riguardo la luminosità dello schermo, abbassata per evitare altro calore. A causa dei tanti applicativi aperti Pokémon GO non è certo un toccasana per i fragili circuiti dei nostri smartphone né per la loro autonomia, quindi occhio ad un uso eccessivo che sicuramente non fa bene al vostro telefono.
Aspetti negativi di carattere tecnico, ma anche rischi soprattutto quando si tratta di giocatori irresponsabili. L’uso eccessivo da parte dei bambini, che non conoscono il senso della misura né sanno quando è giusto smettere (premesso che molto spesso neanche alcuni adulti lo hanno), fa parte di questa categoria. In questi casi Pokémon GO rischia di essere l’ennesima app utile a tenere buoni i bambini. Tenere buoni per modo di dire ovviamente, perché li spingerà ad allontanarsi alla ricerca di mostriciattoli con tutti i rischi che comporta questa azione. Quindi come suggerisce anche la schermata di gioco, “durante il gioco presta sempre attenzione all’ambiente che ti circonda”.
Per lo stesso motivo molti sono i casi di incidenti o fatti di cronaca legati direttamente o indirettamente al gioco. Tenere sempre gli occhi sullo schermo non fa bene, in special modo se ci sono altre cose alle quali dovrete prestare attenzione. Giocare mentre si guida, o entrare in proprietà private sono cose da non fare già nell’ordinario e Pokémon GO non fa eccezione. E se tutto questo non dovesse bastare, data la sua popolarità, il gioco va anche incontro a minacce derivanti dal truffe online e malware nelle quali si può evitare di incorrere con qualche accorgimento.
C’è poi un nodo abbastanza spinoso riguardante la reale interazione tra l’utente e il mondo durante le esplorazioni. Concentrati come si è davanti agli schermi degli smartphone, quanti giocatori andranno oltre il nome di ogni Pokestop o di ogni palestra e andranno davvero a ricercare la storia di quel luogo? Una domanda di difficile risposta soprattutto vista la arbitrarietà dell’uso del gioco. A noi giocatori rimane la traccia di un nome, di una immagine, di un punto del proprio paese. A noi il compito di dare una storia al luogo dove recuperiamo le Pokeball e le uova. Magari in futuro un collegamento diretto a informazioni più dettagliate potrebbe dare al gioco anche un valore istruttivo dalle grandi potenzialità.
I rischi del successo lampo
Una escalation di pubblico e popolarità così repentina non ha solo aspetti positivi, ma è anche soggetta a qualche rischio non da poco. Il successo arrivato troppo presto molto spesso è stato seguito da un crollo altrettanto rapido e inesorabile e il mercato odierno è così facilmente suggestionabile da nuove mode che Pokémon GO potrebbe crollare appena una nuova app lo sostituirà nella testa degli utenti. Per fortuna a far fronte a questa potenziale discesa nel purgatorio delle app (cosa accaduta a Miitomo) ci sono i tanti possibili aggiornamenti che i giocatori attendono: dalla possibilità di scambiare Pokémon alle lotte tra allenatori vicini; un metodo già sperimentato con successo in Splatoon.
Sicuramente l’utenza che c’è adesso andrà diminuendo sempre più, ma riuscirà a mantenere per qualche anno un buon bacino di giocatori soprattutto inclini a spendere qualcosina in microtransazioni, che personalmente odio, ma che sono l’unica fonte di guadagno per Nintendo e Niantic con questa applicazione.
C’è poi il problema dell’effetto di questo gioco sulla serie principale. Abbiamo già detto della flessione del brand e tutti conosciamo le variazioni sul tema che Nintendo ha proposto in questi anni (Shuffle, Picross, Rumble) per mandare di nuovo sulla cresta dell’onda Pikachu e compagni. Pokémon GO ci sta riuscendo, ma non è detto che i prossimi Sole e Luna avranno vantaggi da questo successo. Difficile dire se i giocatori di GO compreranno anche i due prossimi titoli per 3DS.
Un dubbio amletico attanaglia in questo caso il vostro Dr. Nintendo poiché tanti potrebbero appassionarsi a questi mostri sacri (è il caso di dirlo) dei videogiochi e trovare stimoli per giocare la serie principale, ma molti potrebbero anche accontentarsi di Pokémon GO e dei suoi aggiornamenti futuri.
Pokémon GO quindi apre a nuove possibilità a nuovi modi di concepire la serie Pokémon, ma è solo un mezzo con tanti altri che deve essere usato con criterio e del quale né gli utenti, né gli sviluppatori devono abusare, poiché dietro questa gallina dalle uova d’oro si nascondono pericoli e scenari altamente controproducenti.
Con questo il vostro Dr. Nintendo vi saluta e vi dà appuntamento al prossimo numero che potrebbe arrivare molt presto, visti i recenti rumor riguardanti NX.
Nell’attesa potete dare uno sguardo a quello che avevo scritto qualche tempo fa riguardo NX o riguardo il mio gioco preferito, Splatoon. Ora vi lascio poiché c’è un Ekans fuori la mia finestra che non vuole proprio saperne di entrare nella Pokeball.
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