Se siete amanti della mitologia norrena, oppure non potete non soccorrere un povero unicorno malato, Eternity: The Last Unicorn, videogioco sviluppato da Void Studios ed edito da 1C Entertainment ed in uscita il 5 marzo per PC e Playstation 4 potrebbe far per voi. Il gioco è un action con piccoli elementi da gioco di ruolo e porterà il giocatore ad impersonare una elfa e un vichingo, sembra un ottimo titolo, ma andiamo per gradi.
Foreste norrene
Iniziamo a parlare della trama, l’immortalità degli elfi è messa in scacco da una maledizione che ha colpito l’ultimo unicorno, solo la giovane elfa Aurehen può salvare l’unicorno e, di conseguenza, gli elfi. In questa missione faremo la conoscenza di Bior, un vichingo in cerca delle sue truppe scomparse, ed entrambi esploreranno le terre del reame di Vanaheim, come già detto ispirato alla mitologia nordica. Anche se le foreste e molti passaggi sembrano di derivazione centro europea, quelli scaturiti nelle menti dalle fiabe, sono presenti rune, statue e simboli e tant’altro di ispirazione norrena. Così come molte creature che andremo ad incontrare, passando per goblin e scheletri, arrivando a Jotun (giganti), vichinghi e divinità del nordeuropa.
Sembra un Souls ma non lo è
Eternity: The Last Unicorn è un action, ma strutturato in modo simile alla serie Souls di From Software, però più che un tributo o un adeguamento delle sue caratteristiche sembra una mera copia, inoltre effettuata molto male. Innanzitutto manca la resistenza del personaggio, o stamina in inglese, facendo diventare le fasi di combattimento, che sono il fulcro del gioco, semplici una volta capito il meccanismo. Inoltre, l’intelligenza artificiale di cervello ne ha molto poco. Per ovviare a questo problema gli sviluppatori hanno pensato di dotare i nemici di pattern di attacco che non mostrano quando stanno per attaccare e di mostrare nessun segno di cedimento mentre si trovano sotto i nostri fendenti, permettendogli di sferrare colpi mentre siamo in piena combo. Lo spawn dei mostri avviene in concomitanza dei loro attacchi, quindi se non cambiamo subito direzione quando vediamo l’animazione della loro “nascita” possiamo salutare buona parte della nostra vita.
Tutti al falò
Per cercare di far capire meglio questa decisione di scopiazzare la famosa serie, avremmo a disposizione dei falò che ci permetteranno di salvare, ma non di recuperare vita, e l’iconica scritta rossa su sfondo nero quando abbatteremo un boss, che non sono pochi ma soffrono come il resto dei nemici nel gioco, sono stupidi e spesso mancano di animazioni. Non sarà raro trovarsi colpiti senza capire chi o che cosa sia stato, frutto delle hitbox generose e di un sistema di schivata che funziona restando agganciata al nemico mostrando non poche complicanze nel suo funzionamento, riuscendo spesso a metterci in situazioni più pericolose e considerando che è l’unico mezzo per difenderci non è il massimo. È un peccato perché i mostri non sono pochi di numero e di caratterizzazione, costringendoci ad attuare strategie diverse per ognuno di loro.
Il mio regno per il backtracking
Void Studios ha sviluppato il suo gioco con l’Unreal Engine, nella sua quarta versione, peccato che molte ambientazioni, nonché personaggi sembrano usciti da un gioco della scorsa generazione, essi sono scialbi e poco definiti, anche se molti sfondi restano evocativi, ma probabilmente è perché sono un amante del fantasy. Le aree da esplorare non sono un gran numero ma Eternity: The Last Unicorn non dura poco, detto così è un pregio ma lo stratagemma utilizzato dagli sviluppatori si basa su un lungo e tedioso backtracking, unito al farming. Leitmotiv del gioco sarà andare dal punto A al punto B, essere rimandati al punto A per poi tornare al punto B passando per C, no, non è divertente, è frustante. Unito alla telecamera fissa che crea più disagi che favori, obbligandoci per metà del tempo a fissare il sedere del personaggio e l’altra metà a un intenso scambio di sguardi.
Farmare per salire di livello
Aurehen e Bior, protagonisti del gioco, hanno la possibilità di salire di livello, ovviamente farmando punti esperienza dilaniando file e file di nemici, che rinascono ogni volta che cambiamo zona esplorativa, il livello più alto ci permette di avere statistiche maggiori ma non più punti vita, essi saranno aumentati trovando 2 medaglioni nei forzieri sparsi per la mappa, Bior potrà aprirli tutti prendendoli a calci, mentre l’elfa, delicata per natura, tirerà la serratura e trovandola chiusa lo lascerà li (avere un arco magico e una spada che ammazza un troll in un colpo è reato usarla per aprire scrigni). Farmare non servirà solo per l’avanzamento di livello, ma anche per raccogliere oggetti che verranno lasciati per terra dai nemici, l’operazione è alquanto fastidiosa perché l’animazione per raccoglierli è fin troppo lenta.
Chi sta abbaiando?
Eternity: The Last Unicorn ha un problema con l’audio, e forse non è solo uno. Non c’è nessuno che parla, non una voce o un mugolio, l’unico che ci degna di attenzione è un nano mercante fabbro che ci rutta nel cervello. Tutti i dialoghi sono scritti con i personaggi fermi che si guardano, anche se entro breve si infilzeranno come spiedini, mentre gli effetti sonori sono ad un volume triplo di qualsiasi altra cosa e spesso scollegati con quello che si vede. Fenrir il mitologico lupo che si presenta con un assordante ululato, durante il combattimento sembra un carlino raffreddato, salire le scale assomiglia a qualcuno che martella una scala e potrei andare avanti. La musica è, anch’essa, scollegata e non sembra capire cosa succeda nel gioco, arrivando ad aree pronti per uccidere tutto sospinti dall’audio per poi capire che semplicemente è un’area di passaggio.
Salvare l’unicorno
Eternity: The Last Unicorn ha troppi problemi per poter essere un acquisto sensato. Non è tutto da buttare ma il poco di buono che è presente non riesce a staccarsi dal brutto che lo ancora e lo tira a fondo con sé. Le ambientazioni sono evocative ma cozzano con una realizzazione tecnica priva di mordente, l’audio è quasi preferibile disattivarlo e molti stratagemmi utilizzati non migliorano il gameplay ma lo rendono frustante. La scelta di utilizzare la telecamera fissa è molto discutibile, soprattutto se mostra i tanti limiti presenti nel gioco ed ha poco valore artistico essendo quasi sempre alle spalle del personaggio. Purtroppo le premesse erano incoraggianti ma la realizzazione lascia poco spazio all’immaginazione.