Chi si aspettava una mia entrata a gamba tesa sull’argomento The Legend of Zelda: Breath of the Wild o chi desiderava una mia istantanea analisi del titolo è rimasto amaramente deluso. Troppo facile sarebbe stato scagliarsi come un avvoltoio sul tema del momento, troppo rischioso sovrapporsi con un articolo alla recensione con la quale un mio speciale così ravvicinato avrebbe inevitabilmente condiviso i temi e le opinioni.
La mia analisi ha richiesto tempo; tempo per scavare a fondo nel sottobosco di Hyrule e grattare via la superficiale enfasi dei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione di questo nuovo titolo Nintendo. Una analisi necessaria per spazzare via o confermare i dubbi precedenti il lancio di questo nuovo The Legend of Zelda.
Il significato di extra recensione
Allora ho pensato che fosse giusto andare oltre la recensione e inserire in un articolo extra tutto quello che non è stato possibile aggiungere in essa per obblighi di sintesi e di tempo. Del resto quando si recensisce in poco giorni un gioco, soprattutto uno ampio e variegato come in questo caso, è inevitabile che si sia costretti a tralasciare qualche dettaglio o ad non poter approfondire un determinato ambito.
A questo si aggiungono le voci e opinioni provenienti dai miei collaboratori e conoscenti riguardo alcuni specifici dettagli che avevano bisogno di essere esposte e, se necessario, confutate. Dopo giorni di perlustrazione di Hyrule ecco cosa è venuto fuori.
Le (ingiuste) critiche alla trama
Come già detto nella mia analisi pre-lancio del gioco, uno dei punti riguardo il quale ero molto preoccupato era il peso della trama nei confronti dello stile open word. La forza narrativa di ogni Zelda precedente, cuore pulsante di ogni avventura di Link insieme ai puzzle dei dungeon, in questo capitolo rischiava di essere poco incisiva e perdersi tra rupi da scalare e accampamenti in serie da conquistare.
In molti hanno puntato il dito su un fragile apparato narrativo che, complice la possibilità di trascurarne molti dei passaggi, sembra loro non avere il giusto impatto e la adeguata forza, considerato che si è difronte a The Legend of Zelda le cui storie sono sempre state un vanto.
Dopo aver passato un mese intero e perlustrare e mettere il naso in molte delle missioni principali e secondarie (la lunga lista di guide che abbiamo realizzato su Gamempire ne è testimonianza), non posso che dissociarmi da quanti additano Breath of the Wild come un gioco dalla trama misera e scadente.
La storia di The Legend of Zelda: Breath of the Wild non è dettata dalle cut scene o dalle missioni affrontate, ma dalla strada e dalle esperienze che l’eroe matura per raggiungere questi traguardi.
Come scritto in sede di recensione la trama non è sofisticata o complessa, ma arrivati al cospetto di Ganon dopo aver attraversato il percorso formativo di Link da smemorato a eroe consapevole del suo passato e del suo ruolo, la sensazione che rimane nella mia mente è quella di essere davvero l’artefice unico di una personalissima leggenda di Link, nella quale gli eventi e ricordi ricoprono un ruolo di immersione più che di prosecuzione temporale.
La mano della natura sulle scelte dell’uomo
Altro punto di forza del gioco che in fase di recensione non sono riuscito ad approfondire è il rapporto tra il mondo e la sua “funzionalità”. Siamo sempre stati abituati a vedere i regni di The Legend of Zelda come enormi puzzle in cui ogni oggetto è posizionato per avere una funzione specifica all’interno del gioco. In un certo senso ogni titolo della serie finora realizzato sembrava avere uno schema pre-concepito sul quale erano stati inseriti i dettagli naturali e di paesaggio.
In The Legend of Zelda: Breaht of the Wild, come ho avuto modo di evidenziare in sede di recensione, gli scenari e gli abitati diano l’impressione di essere disordinati e confusionari (esclusa la geometrica cittadella Gerudo), ma a mio modo di vedere danno l’impressione di essere difronte alla realistica trasposizione del casuale ordine naturale delle cose che avviene in natura.
La sensazione che si ha è che sia stato concepito prima il regno di Hyrule privo di costruzioni e artificiosi puzzle, e solo in una fase successiva sia stata aggiunta la vita su di esso e le costruzioni dell’uomo.
Ogni luogo non è un semplice agglomerato di rocce o alberi piazzate casualmente, ma la testimonianza di un passato reale che ha lascito ricordi e tracce. Un esempio è la posizione dell’ottava paladina che sembra davvero scolpita in un anfratto naturale di roccia anziché piazzata ad arte per essere difficile da trovare.
Quanto è facile sconfiggere la calamità?
Un argomento sul quale molti miei conoscenti avuto da ridire è stato il basso livello di sfida, soprattutto in fase avanzata quando potenziamenti di armature e giuste combinazioni di ricette e abilità acquisite, offrono a Link molte scappatoie e punti di forza.
In effetti, aumentati in numero notevole gli slot dell’inventario, trovate le giuste combinazioni di ricette più utili e potenziate a dovere le armature grazie alle fate radiose, si arriva ad un punto in cui molti dei nemici paio poco più che insignificanti zanzare.
Ma questa è una impressione apparente perché il respawn dei nemici dopo la luna di sangue (che fa apparire di nuovo i nemici sconfitti in precedenza) in fase avanzata genera mostri sempre più forti e ostici, come i boblin argento.
Certo il difetto della difficoltà è che nelle sfide principali non è adattiva nei confronti dell’equipaggiamento ottenuto, della quantità degli oggetti curativi e delle prestazioni in game. Accade così che la sfida con la calamità Ganon potrebbe risultare fin troppo semplice ai giocatori più “equipaggiati”. Tuttavia sappiamo che il gioco può essere completato anche senza raggiungere determinati obiettivi, come ottenere la Spada Suprema o completare tutti i colossi sacri, e quindi inevitabilmente la difficoltà è stata tarata anche per i giocatori più “sbrigativi”.
Il fine ultimo del gioco non è sconfiggere Ganon, ma attraversare Hyrule in cerca delle motivazioni ed esperienze necessarie per affrontare tale sfida.
Villaggi, negozi e armi: difetti trascurabili, ma pur sempre difetti.
Il gioco su molte testate ha ottenuto una valutazione perfetta (10 su 10). Dal canto mio ho cercato, pur ammettendo la caratura e qualità del prodotto, di puntualizzare che il gioco non è esente da nei o aspetti che potevano essere migliorati, come la presenza esigua di villaggi e di negozi. Anche ammettendo che Hyrule è stata distrutta dalla calamità Ganon, risulta un po’ strano il quantitativo così ridotto di villaggi presenti nel gioco che solo in parte può essere compensato dagli stallaggi.
Se si riflette un attimo su questo argomento, è lecito aspettarsi che dopo cento anni in ogni villaggio possa essere nato uno stallaggio (cosa che non è avvenuta) e soprattutto che attorno ad alcuni di questi piccoli accampamenti per registrare i cavalli, quelli più lontani dai centri abitati per esempio, si possa essere creata una comunità tale da giustificare la presenza di abitazioni stabili.
Questa immagine di “viandanti senza fissa dimora” della popolazione di Hyrule non può essere giustificata solamente dalla presenza dei pericolosi Guardiani o dei feroci mostri che scorrazzano per le piane, anche perché gli stallaggi paiono essere porti franchi ai quali questi nemici non sembrano essere interessati. Mistero di Hyrule.
Strettamente collegato a ciò c’è una totale penuria di negozi e soprattutto una totale assenza di officine che vendono, potenziano o riparano armi. Tralasciamo l’aspetto della riparazione che avrebbe rischiato di sovrapporsi alla frequenza e facilità con cui si possono trovare archi, spade e scudi. Molti si sono lamentati di questa assenza, ma io credo che questo aspetto non così necessario.
Quello che stupisce tuttavia è che a nessun hyliano sia venuto in mente, in un mondo così denso di pericoli, di vendere armi o di creare un officina per potenziarne la resistenza, caratteristica ottenibile solo casualmente. Considerato quanto le rupie siano difficile da ottenere e la quantità di occasioni che si hanno per spenderle, avere qualche mercante che oltre alle frecce vendesse anche una misera spada da viandante o ne potesse aumentare la resistenza sarebbe stato quantomeno piacevole da trovare.
Capolavoro indiscutibile
Lungi da me distruggere l’immagine di The Legend of Zelda: Breath of the Wild come capolavoro. Su questo aspetto non si discute. Tuttavia, più è grande il quadro, più è popolare l’opera d’arte più sono inevitabilmente visibili i piccoli difetti e le imperfezioni. Evidenziarli non può che dare spunti di riflessioni e di correzione per il futuro sviluppo della serie.