Final Fantasy: una delle serie più famose del mondo videoludico. Tra i suoi tanti capitoli, Square Enix ne ha creati due molto speciali. Final Fantasy XIV e Final Fantasy XI sono infatti degli MMORPG dove milioni di giocatori si incontrano ogni giorno per combattere l’oscurità come guerrieri della luce. Gli MMO (sigla che sta per “Massive Multiplayer Online”) hanno avuto molto successo fino a qualche anno fa ed alcuni lo hanno ancora adesso, proprio come Final Fantasy XIV che ha recentemente ricevuto un’altra espansione.
La community di quest’ultimo è tendenzialmente più inclusiva e accogliente rispetto a tante altre online, soprattutto grazie all’idea della “Gilda” e ai ruoli ben definiti. E proprio la community viene esaltata nella serie di Netflix chiamata “Final Fantasy XIV: Dad of Light”, la quale si concentra sul risanamento del rapporto tra padre e figlio attraverso il gioco in questione. Alternando fasi live action a momenti in game, questo show dai forti tratti orientali e “cheesy” mira ad illustrare allo spettatore come effettivamente questo tipo di giochi abbiano il potere di unire le persone, dando perfino una mano nei momenti più tristi proprio grazie alle avventure vissute con gli amici. La storia, che può sembrare pazzesca, è basata effettivamente su fatti realmente accaduti il che è solamente un dato a supporto della validità di quanto illustrato.
Le community degli MMO una volta erano proprio in grado di regalare emozioni del genere, di legare le persone in rapporti così saldi da surclassare tante amicizie fatte nella vita reale. Esempi di queste dedizioni sono alcuni tributi fatti a giocatori che sono venuti a mancare, proprio come il caso di Codex Vahdla su Final Fantasy XIV dove i giocatori hanno tenuto una veglia funebre simile al “passaggio degli spiriti” di Final Fantasy X. In questi ambienti virtuali le community si univano creando piccoli gruppi che ben presto diventavano famiglie, sentendosi quasi ogni giorno mentre si combattono i mostri che ci si parano davanti.
Io stesso ho vissuto un rapporto speciale con la mia vecchia gilda di Ragnarok Online e, probabilmente, senza di loro non sarei la persona che sono adesso. Mi hanno aiutato nei momenti difficili dell’adolescenza, tra il bullismo ed altre faccende ero sempre più scoraggiato dal mondo reale. Tuttavia, nel mio rifugio virtuale, ho conosciuto delle persone che per anni mi hanno spronato a reagire, a combattere e ad essere speranzoso per il futuro. Ho conosciuto persone che, nonostante handicap agli arti, trovavano la forza di andare avanti e fare tutto ciò che c’era di normale, perfino ad essere uno dei migliori giocatori nell’intero server utilizzando solo tre dita (e fidatevi, in un gioco con barre di skill da 10 slot era tosta anche con 5 dita). Ho conosciuto due ragazzi che proprio grazie a Ragnarok Online si sono incontrati e sposati. Ho avuto modo di essere testimone di tanti di questi eventi, tra un gioco e l’altro. Perciò come autore posso solamente che validare il messaggio trasmesso da “Dad Of Light”, il quale sottolinea il potere di questo medium (e dell’altruismo) soprattutto nei momenti in cui ci si sentite persi, delusi o soli.
Purtroppo questo concetto di cooperazione sta lentamente sparendo in favore della pura competizione. Giochi come League of Legends sono l’esempio di come NON dovrebbe essere una community e di quanto effettivamente quest’ultimo abbia contribuito a creare un atteggiamento tossico in tutti gli altri videogame. Questa malattia ha portato le persone a reagire con arroganza, supponenza ed in maniera generalmente offensiva fin dai primi approcci, soprattutto nel suolo del nostro paese. Quante volte, facendo una partita, avete insultato i vostri compagni di team invece di spronarli? Quante volte vi siete sentiti dire peste e corna solamente per un errore di distrazione? Purtroppo questa è la realtà che sta crescendo anche per via della maggiore affluenza di pubblico. Mentre Final Fantasy XIV possiede molte barriere che filtrano le persone meno interessate (il pagamento mensile, per esempio) altri titoli non sono così fortunati e finiscono per esserne rovinati, come Overwatch.
Se c’è una cosa che invece avremmo dovuto imparare dalle tendenze del passato è proprio la nozione della bellezza della cooperazione. Avere un gruppo di amici con cui vivere un gioco con calma e serenità è alla base di un’esperienza online positiva ed in grado di trasmetterci valori attraverso il contatto con gli altri. Attraverso questo metodo possiamo creare legami che arricchiscono noi stessi e gli altri, spesso regalandogli un sorriso che il mondo reale gli nega ogni giorno. Non sappiamo mai chi c’è dall’altra parte dello schermo e cosa sta passando, internet è pieno di testimonianze dove piccoli gesti del genere hanno salvato vite intere. Purtroppo gli MMORPG vecchio stampo stanno andando via via ad essere più morenti, ma per fortuna alcuni titoli ancora oggi incoraggiano questi atteggiamenti, come Destiny 2 e il suo sistema di Clan e Match Guidati, o come Tree of Savior e il suo stile Old School e perfino World of Warcraft che rimane ancora attivo dopo tutti questi anni.
“Final Fantasy XIV Dad of Light” ci mostra il meglio della community del videogioco, spronandoci a fare lo stesso attraverso lo specchio romanzato di una storia realmente accaduta. Ci puntualizza, ancora una volta, la necessità dei legami umani e della cooperazione piuttosto che della pura competizione. Seppur sia uno show corto, la morale che presenta è piuttosto lunga nelle testimonianze da cui attinge, fondendo reale e virtuale. Se siete giocatori: guardatela e pensate al vostro atteggiamento con il prossimo. Chissà, magari un giorno anche voi avrete una storia da raccontare su quanto vi abbia donato un’amicizia online!