Spesso, quando viene pubblicato un nuovo titolo, si tenta di descriverlo sommando i “prestiti” e le reinterpretazioni di altri giochi ben più famosi. Quindi, secondo questa tradizione, tutti i videogiochi con una componente Sandbox si trasformano in Minecraft e quelli in cui ci sono orde di zombie affamati e pronti a uccidere diventano Left 4 Dead.
Oramai è quindi impossibile non notare alcuni particolari in comune, che possono annoiare velocemente. A volte, però, capitano titoli che, con meccaniche viste e riviste, riescono a tenerti incollato allo schermo per ore e ore: questo è il caso di Fortnite.
Tanti generi ma ben amalgamati
Fortnite è un sandbox – survival – tower defense co-op in terza persona per PlayStation 4, Xbox One, PC e macOS, sviluppato da Epic Games in collaborazione con People Can Fly utilizzando il motore grafico Unreal Engine 4. Si trova attualmente in fase di Early Access, ma nel 2018 diverrà free-to-play. Al momento è possibile acquistare diversi Pacchetti Fondatore (a partire da 39.90€) con cui è possibile iniziare l’esperienza in questo mondo.
L’obiettivo è semplice: bisogna difendere l’Atlas (Un dispositivo che genera uno scudo) dagli abietti, i nostri nemici, in ambienti completamente distruttibili. Si, avete capito bene. Ogni singolo oggetto, muro, albero o automobile può essere polverizzato dal nostro piccone, permettendoci così di raccogliere le risorse necessarie per costruire muri e craftare oggetti e armi.
Per difendere questo Atlas è necessario costruire mura e piazzare trappole in modo che gli Abietti non riescano a colpirlo perché, nel caso in cui venisse distrutto, la missione fallirebbe. Attenzione però, Fortnite non è Minecraft, non si può costruire quello che si vuole. Si possono costruire mura, pavimenti, scale e tetti (quest’ultimi hanno una forma piramidale), tutti modificabili e costruibili con tre materiali diversi (in ordine: legno, mattoni e metallo, ognuno con una resistenza maggiore del precedente) e su cui è possibile piazzare diverse trappole, come aculei o trappole elettriche.
Naturalmente, la rosa di armi a nostra disposizione è grande e varia: si dividono armi da fuoco e da corpo a corpo, che a loro volta sono classificate per tipo di arma e rarità. Le armi (che hanno una durevolezza limitata e non possono essere riparate) possono essere trovate nell’ambiente di gioco o nei Lama Ricompensa (delle specie di pignatte che ci forniranno molti oggetti utili). Inoltre è possibile costruirle con gli oggetti trovati durante le sessioni di farming. L’esperienza di shooting è molto buona e restituisce un buon feeling.
Oltre alle tante armi, ci sono anche molti personaggi (divisi da classi e sottoclassi), con abilità specifiche e uniche. Grazie a questa ampia scelta sarà necessario variare eroe a seconda del tipo di missione che dovremo giocare. È il gioco stesso a consigliare di non affezionarci troppo a un personaggio in particolare, ma di distribuire equamente l’esperienza tra i vari eroi.
Il menù della gestione delle risorse lascia totalmente spiazzati, a prima vista. La quantità di cose a schermo di cui tenere conto sono elevate: eroi, armi, sopravvissuti, progetti per armi e difensori sono inizialmente difficili da gestire. Fortunatamente la casa americana ci ha visto giusto e ha deciso di dare accesso ai contenuti con molta parsimonia, lasciando così il tempo ai giocatori di comprendere una funzione con calma, prima di passare a quella successiva.
Un problema comune in questo tipo di videogiochi è la ripetitività. Sostanzialmente le partite saranno sempre e solo quello: entri, distruggi un po’ di roba in giro, vai alla ricerca di forzieri (utili per trovare oggetti rari con cui costruire le armi migliori), salvi qualche superstite, scovi l’Atlas e lo difendi dalle orde di nemici. Fine. Insomma, il titolo fatica a tenere incollati i giocatori per lunghe sessioni di gioco che rischiano di risultare noiose e poco divertenti. Inoltre, Fortnite ha dei problemoni con i server. Spesso compariranno errori e ci farà entrare in partite dove il lag regna incontrastato.
Zombie brutti e cattivi
Dopo che il 98% degli abitanti della Terra è stato trasformato in Abietti (i nostri simpatici avversari) e noi siamo gli ultimi sopravvissuti alla Tempesta (un nebbione viola che teletrasporta i nemici nelle zone ancora popolate, per aumentare le proprie file e diminuire le nostre). Ovviamente tocca a noi salvare gli ultimi civili, costruendo un forte a protezione della nostra casa-base, un luogo sicuro dove faremo spesso ritorno per combattere la Tempesta e allargare sempre di più l’area protetta dal nostro scudo.
La casa-base sarà il nucleo operativo del giocatore in ognuna della quattro grandi aree in cui si svolgerà l’avventura. Spesso, infatti, il gioco ci manderà in una specifica area di gioco chiedendoci di difenderla o di salvare dei superstiti, dispensando proiettili e spadate in gran quantità, oltre che a piazzare muri e trappole.
Uno stile grafico unico
Una delle prime cose che salta all’occhio una volta aperto il gioco è la grafica, in questo caso molto cartoonesca e senza pretese, realizzata grazie a un ottimo motore grafico qual è il caro Unreal Engine 4. Questa è una bella ventata di aria fresca nel genere Survival, che tende sempre di più verso il realismo ed è concentrato a riprodurre fedelmente le atmosfere apocalittiche.
Anche il comparto sonoro è molto ben sviluppato: le musiche non stancano anche dopo lunghe sessioni di gioco e i suoni ambientali sono ben fatti. L’unico suono che realmente è fastidioso è quello del piccone. Dato che passeremo molto tempo a “picconare” in giro, presto il suono risulterà quasi snervante.
In conclusione
Dato che Fortnite è un’esperienza quasi totalmente basata sul gameplay, la narrazione rimarrà sempre una parte (ahinoi) marginale del titolo. Tutto sommato, però Fortnite è davvero divertente, soprattutto se giocato in compagnia di due o tre amici. Tante armi, personaggi, cose da fare e possibilità. Divertente al punto giusto, semplice ma efficace. È veramente un peccato che alla lunga diventi ripetitivo, però è un difetto comune a questi generi, anche se la cosa si avverte solo dopo molte, molte, molte ore di gioco.
Lo consigliamo perché, secondo noi, vale la pena spendere qualche soldo per un titolo sviluppato con il cuore e la testa di chi ha percorso tanta strada e che ha sulle spalle anni e anni di esperienza. Personalmente mi sono divertito molto a provare il titolo e lo ritengo uno dei giochi che più mi ha tenuto incollato al joypad negli ultimi anni.