Era il lontano 2010 quando 4A Games lanciava sul mercato il primo capitolo videoludico che narrava le vicende del soldato Artyom. Ispirato al romanzo open source di Dmitrij Gluchovskij, Metro 2033, quel titolo andava contro ogni moda di mercato di quei tempi, puntando tutto sull’immersività della narrazione, all’interno di un’ambientazione unica e mettendo il giocatore alle strette tra munizioni contate e creature pronte ad assalirlo.
Nel 2013 uscì il secondo capitolo, Metro: Last Light, che si conclude con Artyom e compagni accampati nel bunker D6. È proprio da qui che riparte Metro Exodus, capitolo conclusivo sulle vicende del soldato, uscito lo scorso 15 febbraio e disponibile per PC, PS4 ed Xbox One. Dopo aver passato diverse ore sul gioco, siamo pronti per dirvi la nostra opinione.
Finalmente fuori!
Alla fine della fiera, Antyom aveva ragione sulla presenza di altri sopravvissuti al di fuori del bunker D6. Dopo alcuni episodi che non vi anticipiamo, il nostro protagonista scopre infatti che in Russia sono presenti diversi gruppi di superstiti. Così, in compagnia di Anna, il colonnello Miller ed alcuni Ranger si mette in marcia in cerca di un luogo sicuro in cui vivere, il tutto a bordo di Aurora, una vecchia locomotiva che ha il ruolo di hub e sulla quale viaggeremo per tutta l’avventura.
Il viaggio durerà dodici capitoli, circa un anno, durante il quale attraverseremo le quattro stagioni con evidenti cambiamenti nell’ambientazione. La prima differenza rispetto ai capitoli precedenti si può notare durante alcune fasi di gioco che 4A Games ha deciso di rendere open world. Mettiamo in chiaro questo aspetto però: il titolo non può essere considerato un vero e proprio open world, in quanto gran parte della storia ha comunque mantenuto la strutturata a livelli classica di Metro 2033 e Metro: Last Light.
Novità importante che rende in parte Metro Exodus diverso dai suoi predecessori è il crafting. Forse proprio per questa aggiunta è stato deciso di rendere a mappa aperta alcune sezioni della storia. Frugare tra i cadaveri, nelle casse o negli armadietti risulta fondamentale per produrre munizioni, armi e gadget, migliorando così l’equipaggiamento. Un piccolo cambiamento che non snatura affatto la serie, introducendo anzi un ulteriore livello di coinvolgimento.
Il gameplay di Metro Exodus
Se il crafting rappresenta la novità principale della serie, non sono da meno i miglioramenti apportati alla modifica dell’equipaggiamento. Considerando che l’energia non si ricarica automaticamente, la creazione di medikit in fasi critiche diventa essenziale. Per questo motivo, è possibile crearli in qualsiasi momento della partita senza dover interrompere l’azione di gioco. Oltre ai medikit, è possibile creare munizioni per armi speciali, filtri per la maschera e si possono rifornire gli oggetti da lancio, come molotov e coltelli.
Discorso diverso invece per creazione e manutenzione delle armi: è necessario trovare un bancone da lavoro per occuparci di questi aspetti. La manutenzione delle armi è una componente fondamentale quando bisogna prepararsi ad affrontare una missione. Se un’arma è sporca, tenderà ad incepparsi durante uno scontro a fuoco, costringendo il giocatore a ricaricare molto più frequentemente, rischiando quindi di non uscirne vivo.
La modifica delle armi equipaggiate invece può essere fatta direttamente durante le missioni. Se ad esempio si trova un componente interessante che potrebbe fare al caso nostro, possiamo raccoglierlo dalle armi dei nemici per equipaggiarlo alla nostra arma. In questo modo si va a migliorarla, rendendola più efficace e, soprattutto, più adatta alle proprie esigenze.
In quanto alla possibilità di affrontare le missioni in diversi modi, Metro Exodus colpisce per la sua enorme versatilità, dando al giocatore totale libertà nel creare una strategia. Un ruolo importante lo gioca la componente stealth, che può risultare decisivo in gran parte delle fasi di gioco. Così facendo, si evitano molti nemici, avendo quindi maggiori probabilità di sopravvivenza. Nulla però vieta al giocatore di avere un approccio al casino più totale, buttandosi a capofitto in scontri a fuoco entusiasmanti.
Missioni e nemici
Considerando la novità riguardante alcune parti di storia open world, erano inevitabili dei cambiamenti sull’impianto delle missioni. Sfruttando le zone aperte, Metro Exodus gode anche di alcune missioni secondarie, che possono essere sbloccate scoprendo una zona o parlando con determinati personaggi. Nulla di eccezionale, ma sicuramente un’aggiunta gradevole per rendere l’esperienza più coinvolgente di quanto non lo sia già.
Se andiamo invece ad analizzare il reparto nemici, questo appare piuttosto scarno. Possono essere sostanzialmente divisi in due categorie: umani e creature. Gli scontri con gli umani avvengono praticamente tutti dalla distanza, dato che tutti hanno a disposizione un’arma. Le creature attaccano invece andando incontro al giocatore, ad eccezione di alcuni mostri che sputano veleno dalla distanza.
Ci aspettavamo qualcosa in più dall’intelligenza artificiale, che invece risulta piuttosto semplice e riduttiva. Il modo in cui si comportano i nemici è semplicemente quella descritta poco fa, senza caratteristiche particolari in grado di mettere in reale difficoltà il giocatore. In sostanza, la difficoltà risiede tutta nella gestione di armi e munizioni.
“Qui c’è una vista mozzafiato!”
Se da un lato abbiamo un’intelligenza artificiale poco convincente, come del resto lo è anche nei precedenti capitoli, lo stesso non può essere detto riguardo il comparto grafico. Da questo punto di vista, Metro Exodus è a dir poco sbalorditivo, se non per la riproduzione dei personaggi e di alcuni elementi osservati da vicino.
Escluso questo aspetto, il titolo mostra il meglio di sé nelle ambientazioni, anche grazie all’aiuto dell’ottima gestione dell’illuminazione. A sorprendere è la grande varietà di ambienti realizzati, in grado di affascinare qualsiasi videogiocatore. Su PS4 Pro (piattaforma sulla quale abbiamo testato il gioco) non abbiamo riscontrato neanche un minimo calo di frame, anche durante gli scontri più accesi. La Russia post-apocalittica non era mai stata così affascinante.
Apprezzabile anche il comparto sonoro, composto da leggere melodie di accompagnamento che si adattano perfettamente ad ogni situazione di gioco. Sebbene Artyom sia stato ancora una volta privato della sua voce, una nota di merito va data anche al doppiaggio, in perfetta assonanza con gli umori dei personaggi e in grado di rappresentarli appieno.
Nonostante alcuni cambiamenti di rotta rispetto ai precedenti capitoli, Metro Exodus è un titolo che ci ha stupiti, tenendoci incollati al monitor per molte ore. 4A Games è riuscita a rinnovare una serie senza snaturarla completamente e tirando fuori un piccolo capolavoro grafico, ma che non delude affatto dal punto di vista del gameplay. È sicuramente un buon punto da cui ripartire, senza però dimenticare ciò che ha reso iconica la serie.