Nonostante i numerosissimi titoli di ottima qualità usciti sul mercato durate l’anno appena concluso, il 2016 sarà ricordato soprattutto per la grande quantità di hardware che sono stati dati alla luce.
PlayStation 4 Pro ha avviato l’inedito fenomeno delle console di mezza generazione o console 2.0, andando a rompere quella periodicità che scandisce l’uscita di nuove macchine da gioco da quando ne esiste un mercato. Contemporaneamente la realtà virtuale, finalmente supportata da standard tecnologici adeguati, è diventata disponibile a tutti rendendo concreta una delle più radicate fantasie dei giocatori dall’alba del medium videoludico.
Quella che invece è stata la più grande ed inaspettata sorpresa è una scatoletta grigia di pochi centimetri contenente un emulatore e 30 giochi precaricati: il “Nintendo Classic Mini: Nintendo Entertainment System”, o più comunemente chiamato “Mini NES”. In tanti lo avevano considerato un semplice articolo per sporadici retrogamers o un feticcio per collezionisti, addirittura la stessa Nintendo che invece si è trovata fra le mani un prodotto di fenomenale ed inaspettato successo.
La corsa all’acquisto è stata massiccia e rapida tanto da creare problemi di scorte già nelle settimane successive al lancio, problemi non ancora risolti nonostante i mesi passati per colpa sia di una Nintendo che ne ha grandemente sottostimato la richiesta, sia di alcuni rivenditori fin troppo lesti a lievitare esponenzialmente il contenutissimo prezzo delle poche unità su cui riescono a mettere le mani.
Nostalgia canaglia
Quello dei videogiochi è un settore piuttosto giovane e negli ultimi anni per la prima volta abbiamo assistito a frotte di bambini di un tempo pronti a spendere in remastered e riedizioni, aprendo ampie e ghiotte fette di mercato basate sulla nostalgia.
Quello che il Mini NES rappresenta è la sintesi di quanto il mercato abbia spazio non solo per giochi con grafica rimasterizzata, ma anche per riedizioni hardware purché supportate da un adeguato marketing, un prezzo abbordabile e una componente estetica che ne completi e ne potenzi l’impatto nostalgico. Essenziale è anche l’immediatezza e la semplicità d’uso che solleva l’utente dal dover trafficare con emulatori e rom illegali, oltre a garantire l’accesso a 30 giochi senza dover recuperare cartucce spesso vendute come reliquie.
Ovviamente lo spazio di mercato creato da Mini NES fa gola a tante compagnie con un passato glorioso. Stanno infatti fioccando rumor che vedrebbero Konami al lavoro su una versione miniaturizzata del TurboGrafx. Inoltre, dei nuovi brevetti di Nintendo lascerebbero intendere che lo sviluppo di uno scontatissimo Mini SNES sarebbe in progetto.
Si potrebbero anche fare congetture sul motivo per cui non è stato dotato Mini Nes di un collegamento a Nintendo eShop. Se da una parte si può colpevolizzare di negligenza una Nintendo mai troppo interessata a dare un livello tecnologico elevato alle proprie console, dall’altra si potrebbe speculare sulla possibilità di avere una scusa per farne un futuro Mini NES 2 contenente altri 30 giochi.
E intanto in quel di SEGA…
L’attenzione focalizzata sulla piccola console ha anche avuto l’effetto di illuminare di luce riflessa un progetto gemello dell’avversaria di console war degli anni ’80. SEGA con la collaborazione di At Games ha infatti realizzato da tempo una riedizione in miniatura del MegaDrive, sia in versione casalinga sia portatile. Il Mini MegaDrive contiene la bellezza di 80 giochi oltre a disporre di uno slot per le cartucce originali. Purtroppo il successo non è stato neanche lontanamente paragonabile a quello del Mini NES, anzi, il prodotto è passato completamente in sordina finché l’annuncio della scatoletta Nintendo ha fatto accendere l’interesse anche verso la piccola di casa Sega, che, con un po’ di lungimiranza avrebbe potuto ottenere molto di più.
Gli scenari che si possono ipotizzare sono davvero molteplici e basta pensare a qualsiasi macchina da gioco con un buon numero di anni sulle spalle per poterne prevedere una versione miniaturizzata. Riesce abbastanza facile ipotizzare il successo che potrebbe avere un Mini Dreamcast, forse la console più idolatrata a causa al suo prematuro martirio sull’altare di PlayStation 2.
Fatturato e contrapposizioni
Parlando di Sony invece il discorso si complica incredibilmente. È di pochi giorni fa la notizia secondo la quale starebbe continuando la perdita di profitto della compagnia già in atto da diversi anni. In particolare il 2016 avrebbe registrato un calo del 54,3% rispetto al 2015, nonostante PlayStation 4 stia bruciando ogni record storico di vendite fin ora detenuto dalla nonna PlayStation 2. Sarebbe quindi naturale pensare che a Sony converrebbe spremere fino in fondo l’unico brand che davvero sta permettendo alla situazione di stare a galla.
Tuttavia una ipotetica Mini PlayStation potrebbe avere anche degli indesiderati effetti collaterali. Il pericolo concreto è quello di cannibalizzare le vendite di eventuali remastered di vecchie glorie che potrebbero fare seguito alla Crash Bandicoot Nsane Trilogy. Come se non bastasse entrerebbe direttamente in conflitto con PlayStation Now: il servizio di videogioco in streaming che porterebbe piena retrocompatibilità a tutto l’ecosistema PlayStation. L’arrivo di Mini PlayStation potrebbe infatti ulteriormente ritardare il diffondersi di Now, la cui penetrazione nel mercato è già minacciata a causa della considerevole banda richiesta.
Se da una parte si fanno fantasie sulla trasformazione dell’hardware da gioco in servizi streaming durante la prossima decade, dall’altra parte le mini console potrebbero farci tornare coi piedi per terra e rappresentare una involuzione del mercato dei retrogame.
Sempre e comunque retrogaming
Tante ipotesi e una sola certezza: Mini NES è stata una bomba inattesa la cui esplosione avrà ripercussioni negli anni a venire. L’unico possibile problema è quello di una ipotetica saturazione del mercato hardware già messo sotto stress dalle console di mezza generazione. Resta da sperare che le grandi compagnie produttrici sapranno sfruttare al meglio le opportunità di questo nuovo settore. Ciò che è importante è che in un modo o nell’altro il passato non venga dimenticato, e con lui l’adrenalina, le emozioni e il fascino che solo i videogiochi sanno darci.