Quando si parla di remake non si può non pensare a Bluepoint Games, e saranno infatti proprio loro ad occuparsi del “nuovo” Demon’s Souls, annunciato lo scorso 11 giugno durante l’evento PS5 di Sony.
Abbiamo già visto Bluepoint Games all’opera in moltissime occasioni…
Stavolta, però, le aspettative del pubblico saranno ben più alte, trattandosi di un remake che “coprirà” ben due generazioni; sarà necessario uno sforzo enorme ed una cura maniacale da parte dello studio americano, soprattutto considerando l’importanza “storica” del progetto e quanto si sentisse la necessità di poter finalmente reperire e rigiocare il titolo che ha dato vita ad un vero e proprio genere.
L’importanza di Demon’s Souls
Pubblicato da From Software nel 2009 in esclusiva per PS3, Demon’s Souls venne unanimamente considerato una perla rara dalle forme spigolose e grezze; forme non adatte a tutti, ma a loro modo meravigliose e con un margine di miglioramento enorme (e ne abbiamo visti, negli anni, di miglioramenti…).
Frequentavo ancora le scuole medie quando lessi per la prima volta di Demon’s Souls; quel mondo gotico e demoniaco mi catturò subito e decisi di acquistarlo immediatamente, pentendomene poco dopo.
Per un ragazzino di 14 anni, nel 2011, un titolo simile risultò essere inaccessibile e quasi impossibile, per cui lo abbandonai, per poi dargli un’altra possibilità qualche anno dopo, in seguito alla scoperta del primo Dark Souls.
Come lo stesso Miyazaki affermò, Demon’s Souls rappresenta il prototipo imperfetto di qualcosa che sarebbe poi germogliato con il tempo e l’esperienza. Analizzarlo oggi provoca nostalgia e meraviglia, riverenza e rispetto nei confronti del padre di un nuovo genere videoludico, nonostante l’amaro in bocca che potrebbe causare un comparto tecnico tutt’altro che invecchiato bene ed un gameplay ostico, soprattutto nei confronti degli amanti dei soulslike contemporanei, che si ritroverebbero però di fronte ad innumerevoli elementi ancora oggi presenti nei titoli From Software e che ne hanno segnato il successo e la fortuna.
Un sistema di combattimentio curato fin nei minimi dettagli, una narrativa silenziosa basata su descrizioni e (rari) dialoghi, una difficoltà punitiva che rappresenta parte integrante dell’esperienza di gioco, un’inevitabile “doppio finale”.
Non mancano poi tutte quelle chicche che hanno reso inconfondibili i titoli della casa giapponese; le emote, le “anime”, i doppiatori ormai storici e gli innumerevoli ed onnipresenti occhiolini legati alla lore ed al tempo distorto di un universo in rovina (qualcuno ha detto “Crestfallen Warrior“?).
Le potenzialità di un remake
Immaginiamoci quindi la struttura di Demon’s Souls arricchita con tutte le migliorie apportate alla “formula Souls” da From Software con il passare degli anni. Immaginiamoci la difficoltà del capitolo originale ed i vari mondi di gioco cosa sarebbero in grado di regalare al videogiocatore se accompagnati dall’intelligenza artificiale dei nemici legata al level design che abbiamo visto in Bloodborne, o dalla gestione del mana di Dark Souls III, per non parlare delle infinite possibilità che si aprirebbero con un online ben supportato (basti ripensare alle reazioni ed ai numeri generati dalla community nei mesi che seguirono il lancio della remaster del primo Dark Souls).
Già solo pensare a queste migliorie fa venire l’aquolina in bocca, e non nemmeno abbiamo menzionato un possibile recupero della valanga di contenuto tagliato per cui è diventato famoso il titolo negli anni, o alle ramificazioni di trama e lore che si potrebbero aprire gestendo meglio la meccanica della World Tendency.
Sperare in queste modifiche è lecito e sarebbe un peccato se Bluepoint Games avesse deciso di mettere mano al solo comparto tecnico; eppure, anche in tal caso, il valore dell’operazione sarebbe atissimo, dato che Demon’s Souls risulta ancora oggi ufficialmente giocabile solo ed esclusivamente su PS3. Anche solo dare la possibilità ai nuovi giocatori di recuperare una perla simile è una scelta che merita di essere ricompensata.
Il passato nel futuro
Riportando il discorso sul concetto generale di remake e su tutti i rumour sentiti riguardo eventuali remaster sulla nuova console Sony, credo che il ragionamento più sensato da fare sia questo: su PS5 vedremo nuove IP che punteranno a mostrare i “muscoli tecnici”, nuove IP e nuovi indie che faranno della capacità di calcolo nel contesto dell’inteligenza artificiale e del level design il loro punto di forza, sequel di saghe ben conosciute ed, appunto, diverse remaster e remake.
Tornando a Demon’s Souls, credo che un’operazione simile abbia valore e senso solo nel caso in cui l’opera originale risulti difficilmente recuperabile, sia per motivi pratici che cronologici, oppure per titoli dalla forte componente online in cerca di una seconda vita (le indiscrezioni riguardo un “nuovo/vecchio” Battlefield si fanno sempre più insistenti…).
Messa in quest’ottica, l’importanza del remake di Demon’s Souls (così come un eventuale remake di Red Dead Redemption, titolo giocabile esclusivamebte su PS3 ed Xbox 360 e che ha vissuto una seconda giovinezza in segutio all’uscita di Red Dead Redemption 2) risulta essere inversamente proporzionale alla sorpresa che il suo annuncio ha generato tra pubblico e critica.