Sono sempre stato un fedele sostenitore di Bungie e del suo immaginario fantascientifico. Halo è ancora oggi il videogioco che mi ha “rubato” più ore come videogiocatore. Ci passavo interi pomeriggi dopo scuola, fino a prima di andare a letto, era ormai diventata una specie di rituale quotidiano.
Potete, perciò, capire che quando Bungie annunciò Destiny, il mio cuore si fermò. Un titolo online sci-fi con tutta la magia di Bungie. Non potevo crederci. Contai i mesi, i giorni, le ore prima dell’uscita, e finalmente arrivò.
Ci giocai giorni e giorni, poi clamorosamente, smisi. Non seppi il perché, mi fermai e non lo toccai mai più. Eppure mi colpiva, mi attraeva, gli amici mi spingevano a tornare, ma io proprio non ce la facevo. La verità è che non sono mai stato un appassionato di MMO, ma pensavo che la natura “diversa” di Destiny poteva farmelo piacere, invece ho finito per disinstallarlo e lasciarlo nel dimenticatoio. Ancora oggi è li, a fissarmi, fermo alla prima edizione, con solo 40 ore sul groppone.
L’epopea The Division
Un paio di anni più tardi uscì The Division. Un titolo molto atteso e con, più o meno, le stesse caratteristiche di gameplay di Destiny. Quindi, un’esperienza basata sull’online cooperativo, con zone PVP e “RAID”. Inutile specificarvi che il mio interesse dopo la deludente avventura con Destiny era meno di zero.
Tuttavia, spinto dalla curiosità e dalla voglia di provare a dare una seconda opportunità a queste genere di videogiochi, decisi di acquistarlo. Come nel primo caso, ci passai giorni e giorni, ma in questo caso notai una differenza forte: non mi stava annoiando e soprattutto, non mi stancava.
Mi ricordo che passai un giorno senza amici collegati online. Non sapevo che fare, così mi limitai a passeggiare per le strade innevate di New York. Che ci crediate o no, è ancora oggi una delle esperienze più belle che abbia mai provato dopo The Witcher 3 in questa generazione. Camminare, eliminare qualche avamposto, raccogliere qualche arma e poi riprendere a camminare. Osservando la neve cadere, il decadimento della città, gli edifici sciaccheggiati.
Mi sembrava tutto così nuovo, così diverso, non era quasi un’avventura online, era più un viaggio interiore. Mi sentivo calmo a scorgere il sole dietro ai palazzi, mentre la neve piano a piano si scioglieva, e provavo timore nella notte, dove la luna illuminava i miei passi. Capitava di tanto in tanto di entrare in qualche casa, qualche edificio, e mi ritrovavo davanti sempre a ciò che mi aspettavo: disordine, zone di quarantena e persone alla disperata ricerca di cibo o acqua.
L’esplorazione aveva un senso, ed era apprezzabile. La tattica di squadra più sensata e la comunicazione maggiormente immedesimante. Gli scontri in zona nera sempre divertenti, spesso con la paura di essere attaccati da gruppi di giocatori volenterosi di “rubare” il nostro equipaggiamento.
Non si era mai al sicuro, in nessun posto. Bisognava sempre tenere gli occhi aperti, a volte saper ragionare di testa, sfruttare i percorsi alternativi e portare in salvo la pelle. The Division non ti lasciava un minuto di tregua, c’era sempre qualcosa da fare, posti da visitare, missioni da svolgere. Il tutto, in una New York meravigliosamente riprodotta.
Ogni cosa ha una fine
Purtroppo The Division si rivelò transeunte. Gli aggiornamenti e i DLC sbagliati mi convinsero a lasciare il gioco. Di una cosa però ero certo: sentivo di aver acquisito la passione per un genere da sempre assopito nel mio cuore. Con questa certezza, comprai il secondo capitolo di Destiny, spinto dai bei momenti passati sul titolo Ubisoft.
Purtroppo, ad oggi, mi sono reso conto che la nuova IP Bungie non riesce a catturarmi e che alla fine non è stato un problema di meccaniche, ma bensì di struttura di gioco, di poco interesse verso un trama forzata e una lore poco convincente. Insomma, in poche parole non sono riuscito ad apprezzarlo in maniera soggettiva, anche un po’ – concedetemelo – a causa di Bungie stessa.
Tutto ciò mi ha fatto ritornare alla mente quella New York innevata, completamente assediata da un virus altamente contaminante. Mi sono ricordato delle bufere di neve, del sole e dei cani randagi in cerca di cibo. Delle luci di Natale sempre accese e della gente disperata in cerca di un rifugio. Si, lo ammetto: mi manca New York, mi manca The Division e in futuro darei volentieri un’altra possibilità al gioco di Massive Entertainment, magari in un seguito.