Oh no.

Oh no.

Palla fuori centro

L’ultimo paio d’anni ha visto un rinascimento dei local arena arcade games, capitanato da gemme come Duck Game e Towerfall, e come ogni rinascimento che si aspetti ha avuto la sua ampia stregua di imitatori.
Alcuni hanno trovato il successo, chi arrivando per primi alla corsa dell’oro e chi portando al tavolo qualcosa di nuovo.

Molti non hanno mai avuto una chance, invece – e tra l’obbligo di essere online costantemente, il costo intorno alla decina di euro e l’assenza di un reale sistema di progressione, 5 Minutes Rage ha segnato tre autogol nel primo minuto.

(Non) inizia il match

Ecco il 50% del vostro tempo di gioco. Lo spenderete guardando questa barra arrivare alla fine, fallire miseramente nel trovare una lobby e facendovi buttare in una nuova dove voi siete l’host. Di per sé la cosa non sarebbe male, ma a fronte di ripetuti tentativi lunghi oltre dieci minuti di riuscire a trovare qualche altro giocatore è abbastanza chiaro che la misura sia del tutto inefficace.
Il messaggio è chiaro. Se volete giocare, fatelo coi bot.

E per un po’, non sembra nemmeno una cattiva idea.

5 Minutes Rage è fondamentalmente solido, come gioco – il concetto dello sport futuristico con palle e sparatorie non è nulla di nuovo, ma presentato in questa veste e dotato di tante piccole meccaniche semplici da afferrare ma dure da padroneggiare (eg. doppi salti, scudi e colpi caricati, passaggi di palla, scatti e wallrun, differenti tipi di gol per maggiori punteggi) offre un’esperienza entusiasmante. Giocarci per la durata di quei cinque minuti è soddisfacente, anche se alla lunga l’IA comincia a diventare prevedibile e le sole sette mappe ripetitive.
Il problema è che non ci si guadagna nulla.

Arena deserta

In un gioco fondamentalmente PvP come questo, la ricompensa per le partite giocate è lo sbloccare elementi cosmetici per il proprio personaggio (colorabili e combinabili per quasi ogni parte del corpo) e salire nelle classifiche – ma le ricompense sono ottenute solo nelle partite pubbliche e online. Che non esistono.

Questo è il fondo della leaderboard.
Sì, ci sono solo 44 persone in classifica. No, non sono tra quelle perché non sono mai riuscito a fare una singola partita online.

Preso atto della deprimente situazione, ho cominciato a frugare per i menù in cerca di qualcos’altro da poter fare ugualmente e anche stavolta 5 Minutes Rage non ha deluso, offrendo un trio di simpatici minigiochi per ammazzare il tempo – una sorta di Space invaders, una Palla Avvelenata senza le mitragliette del gioco base, e una modalità circa-survival in cui resistere a fiumi di nemici con un assortimento sempre vario di armi.

5 Minutes Rage li chiama ‘minigiochi stupidi’, e anche se non offrono un gameplay particolarmente sofisticato sono comunque divertenti e la loro inclusione apprezzata – col valore aggiunto di essere meno frenetici del gioco principale, consentendovi così di osservare con più attenzione gli scenari neon-punk a cavallo tra le distopie e e le fantasie sci-fi degli anni ’80, trasportati dalla synthwave della colonna sonora (non abbastanza memorabile per una menzione a sé, ma appropriata).

Cartellino rosso

Ma niente di tutto questo basta a redimere 5 Minutes Rage dei suoi peccati capitali – l’Always Online, la progressione vincolata ai match Online e pubblici e il costo intorno alla decina di euro sono contro impossibili da ignorare, e se anche dovessero divenire per qualche malsano motivo accettabili dovreste comunque fare i conti con una playerbase inesistente.

Squalificato.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve

5 Minutes Rage aspira ad essere una via di mezzo tra Rocket League e un 2d arcade arena shooter, con discreto successo – e una serie di decisioni che rendono il suo acquisto altamente discutibile.

Di per sé il gioco è divertente, tra azioni rapide, manovre azzardate e buone possibilità per il gicoo di squadra, ma risente di uno schema ripetitivo che diventa presto problematico a causa del ridotto numero di mappe e variabili introdotte nelle meccaniche principali. Comprensibile dal punto di vista della scena competitiva, ma comunque un punto a sfavore.

I veri problemi risiedono però nell’assenza di giocatori (i match online sono pressoché inesistenti), la progressione legata ai match pubblici online, l’esigenza di essere connessi a internet anche solo per giocare alle modalità offline e il price point di 12 euro – la tempesta perfetta di pessime decisioni.

Squalificato.