La serie di giochi targata Atelier, prodotta da Gust, accompagna da moltissimo tempo la console ammiraglia di Sony. A partire da Atelier Marie uscito nel 1997 su PlayStation 1, questo filone ha percorso la storia del marchio omonimo della console fino ad arrivare ai giorni nostri con il nuovo Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book.
Questo gioco, a differenza di quelli precedenti, ha leggermente cambiato la sua formula per adattarsi al mercato attuale e allo stile di gioco dei giocatori moderni, puntando più su un’esperienza di gioco rilassante ed allegra. Senza ulteriori indugi, scaldiamo il pentolone alchemico e prepariamoci a trasmutare la recensione del nuovo titolo Atelier per next gen.
Alchimia per principianti
Il nostro gioco inizierà quando ci caleremo nei panni di Sophie Neuenmuller, una giovane alchimista che ha ereditato da poco il negozio della nonna, la quale ovviamente era un’esperta del settore. Essendo un esercizio commerciale, il nostro lavoro come alchimisti è quello di soddisfare le richieste della città in cui viviamo, chiamata Kirchen Bell, cercando di guadagnare dei soldi consegnando i risultati prodotti.
Sophie, purtroppo, è solo una novizia che ha iniziato da poco ad approcciarsi a questo strano mondo chimico, dunque riuscire a raggiungere il livello della sua cara nonnina è ancora un sogno molto lontano. Ma qualcosa sconvolgerà ogni conoscenza alchemica della giovane fanciulla. L’avvenimento in questione accade quando Sophie trova uno strano libro nella sua casa, con solo poche formule tra un mucchio di pagine bianche. Seppur fosse un normale tomo alchemico a prima vista, quest’ultimo si è rivelato assai speciale quando ha iniziato a fluttuare in aria e a parlare. Il libro ci spiegherà che il suo nome è Plachta e che ha perso qualsiasi memoria degli eventi precedenti al suo risveglio. La nostra apprendista alchimista decide dunque di darsi da fare per far tornare la memoria alla sua nuova amica, la quale si rivelerà essere un’anima umana intrappolata tra le pagine del tomo.
La trama principale del gioco è piuttosto semplice e lineare, senza troppo pretese. Questo è stato principalmente studiato per dare più rilevanza alle singole storie secondarie di ogni personaggio, le quali sono molto curate e longeve. Inoltre, il gioco stesso sposta il suo focus nel lavoro come alchimista, nel quale dovremmo soddisfare eventuali richieste per procurarci i soldi al fine di avere gli ingredienti e le attrezzature giuste per ciò che ci serve fare, rendendo quindi Atelier Sophie completamente incentrato sulla vita quotidiana di Sophie e della città, piuttosto che su un’avventura che procede di missione in missione.
I personaggi del gioco sono molti e ben caratterizzati, molti dei quali potranno anche scendere in battaglia con noi. Ci sono anche dei volti noti dei precedenti capitoli, come Logy. Ogni personaggio ha uno stile proprio, lontano da quello degli altri membri del roster, e per questo potremmo vedere alcuni eroi più “orientali” mentre ce ne sono altri in pieno stile steampunk, a seconda della loro caratterizzazione. Il cast presenta una parità di elementi maschili e femminili, c’è tuttavia da ammettere che viene dedicata più attenzione alla controparte del gentil sesso, sopratutto per quanto riguarda dialoghi e situazioni. Del resto, le due figure principali sono proprio Sophie e Plachta.
L’atmosfera di Atelier Sophie ha un tono allegro dalle tinte vivaci, sopratutto per quanto riguarda l’ambientazione cittadina e l’assenza di momenti eccessivamente drammatici. Lo spirito umoristico è sempre presente nel corso dei dialoghi ed effettivamente l’intero videogioco porta il giocatore a rilassarsi senza troppi limiti di tempo, come accadeva nei capitoli precedenti. A tal proposito, in Atelier Sophie non ci sono restrizioni riguardo i giorni necessari per fare questo o quello, si potrà far passare quanto tempo si vuole. Gli sviluppatori hanno infatti deciso di utilizzare questo cambio per gestire il ritmo degli avvenimenti con il cast del gioco, in modo da creare una sorta di “realismo” nella vita cittadina di tutti i personaggi, donando all’intera dimensione di gioco un microclima quotidiano che condurrà il giocatore ad immergersi nelle consuetudini e vicende di Kirchen Bell.
Il gioco non ha una vera e propria conclusione, piuttosto si avrà un “finale” dopo il quale sarà possibile proseguire nella propria avventura senza alcun problema, proprio accentuando il focus del gestire il negozio nei panni di Sophie, un po’ come si è già visto nel famoso Recettear.
Tra spade e pozioni
Passiamo ora al gameplay, il vero cuore dei giochi Atelier, partendo proprio a ciò che gli conferisce il nome: l’alchimia. Essa si basa su delle semplici regole tra cui quella per cui nulla nasce dal nulla, per ottenere qualcosa bisogna utilizzare dei materiali con massa totale uguale a quella del risultato che si vuole ottenere. Per questo, ogni nostra creazione inizierà con il soddisfare i requisiti di materiali che servono per ottenere un determinato oggetto.
Tuttavia ciò non è abbastanza, infatti è necessario conoscere anche la ricetta per creare le idee sfocate che abbiamo in mente. In questo senso, Atelier Sophie si differenzia dal passato obbligando il giocatore a cercare ispirazione per ottenere le ricette che gli servono. Questo vuol dire soddisfare determinate condizioni che spaziano dall’ottenere un oggetto x fino al dover svolgere battaglie in modi particolari. Seppur possa sembrare un po’ troppo eccessivo, questo sistema conferisce più profondità allo sviluppo delle abilità della protagonista, la quale è una principiante e come tale ha bisogno di osservare il mondo da cui attinge le risorse per scoprire come utilizzarle al meglio.
Una volta ottenuta la ricetta, serviranno gli ingredienti. Molti materiali base potranno essere acquistati in città dai diversi negozi gestiti dai personaggi principali, mentre la fonte di raccolta principale deriverà dall’andare fuori da Kirchen Bell ad esplorare per guadagnare ciò di cui abbiamo bisogno. Il gioco metterà a disposizione una mappa in cui appariranno diverse zone in cui spostarsi, le quali possiederanno mostri e materiali specifici e, alcune volte, unici. Per questo motivo, l’esplorazione delle aree è un elemento importante del gameplay, se non quello primario, che ci permetterà sia di ottenere materiali che di far avanzare di livello i nostri eroi.
Raccolto ciò di cui avevamo bisogno, passiamo ora alla creazione. Innanzitutto bisognerà selezionare i materiali che vorremo utilizzare facendo attenzione a diversi parametri utili come le abilità passive chiamate “Traits”, le quali forniranno diversi effetti all’oggetto creato, e la qualità di ciò che utilizziamo. Una volta conclusa questa fase, dovremmo posizionare i nostri elementi in una sorta di mini gioco dove il nostro obiettivo è cercare di riempire una tabella il più possibile, ottenendo così bonus in base alla nostre abilità di incastramento.
Tutte queste fasi verranno influenzate sia dal nostro livello di alchimia, sia dal calderone utilizzato. Più avremo alti questi due aspetti, più i nostri prodotti potranno essere di qualità migliore e con più abilità a disposizione. Questo discorso vale anche per quando bisogna commissionare armi ed armature, le quali sfruttano la stessa meccanica di crafting ma senza il minigioco del calderone, visto che verranno create da terzi.
Nonostante la semplicità con cui il sistema viene presentato al giocatore, questo nasconde una profondità potenzialmente infinita dove l’utente potrà sbizzarrirsi a creare le combinazioni e gli oggetti che più gli aggradano. Oltre a questo, c’è un grado di sfida considerevole nel realizzare strumenti e materiali di qualità massima, oltre che avere le abilità che servono al giocatore. In tal senso, questa meccanica si sposa benissimo con l’elemento esplorativo del gioco, che tuttavia può scadere nel grinding ossessivo nelle fasi finali dell’avventura. Il farming viene però mitigato dal ritmo peculiare del titolo, che accompagna il giocatore con elementi in grado di instaurare un ambiente rilassante.
Parlando delle zone esterne alla città, abbiamo già detto che sono presenti dei mostri in gran quantità. Nonostante la nostra alchimista sia una giovane studiosa, sa anche combattere molto bene insieme ai suoi compagni, i quali spesso saranno anche guerrieri, pistoleri e chi più ne ha più ne metta. Il sistema di combattimento è diviso in turni che si susseguono in una colonna dove la velocità di azione sancisce chi agisce per primo. Tuttavia, nonostante questo schema molto semplice, la battaglia risulta molto frenetica e piena di azione grazie a diversi elementi che rendono il gameplay molto attivo, scenico e anche strategico.
Il più importante tra questi è proprio lo “Stance System”, il quale decreta come il gruppo debba agire nei riguardi del nemico. Se si sceglie un approccio offensivo, i propri compagni eseguiranno attacchi di supporto cercando di annientare il nemico il prima possibile. Mentre, utilizzando un comportamento difensivo, i combattenti cercheranno di proteggere i propri amici ed utilizzare altre abilità da supporto. Questo sistema è interamente in mano alla scelta del giocatore e aggiunge una dimensione tattica, oltre che dinamica, all’intera meccanica di battaglia.
Ogni personaggio sarà dotato di abilità uniche che sbloccherà avanzando di livello, che ovviamente varieranno in base alla caratterizzazione del suddetto. Oltre a queste capacità, saranno presenti particolari mosse che si attiveranno al 200% ed al 300% della “Chain Gauge”, le quali sono molto interessanti e conferiscono una dimensione di spessore al combattimento, creando un crescendo di frenesia che culmina al valore massimo con un attacco speciale unico per ogni personaggio. Infine, essendo un gioco basato sulla creazione di oggetti, quest’ultimi avranno un ruolo chiave all’interno delle meccaniche di combattimento, dando più importanza agli oggetti offensivi rispetto alla tendenza media dei JRPG.
Purtroppo il livello massimo raggiungibile è il 20, ponendo troppa enfasi sul miglioramento tramite la creazione di equipaggiamenti con le tecniche alchemiche, il che può essere frustrante sotto molti aspetti, sopratutto se per ottenere determinati materiali è obbligatorio affrontare nemici fuori portata. Ogni personaggio potrà portare con se solo alcuni oggetti, quindi l’inventario non sarà accessibile come scatola illimitata tascabile, il che è più che giusto. Questa limitazione tuttavia non è così pesante come sembra, e riesce ad equilibrare bene il gioco dando il compito al giocatore di preparare la propria borsa a seconda di ciò che deve affrontare.
In conclusione, il gameplay di Atelier Sophie è vasto ma anche piuttosto semplice da comprendere ed adatto anche a chi si approccia al genere per la prima volta. Con tante piccole sottigliezze ad aumentarne lo spessore, le attività da svolgere in Atelier Sophie sono tante e illimitate, permettendo al giocatore di vivere il gioco al suo ritmo e piacere.
La bellezza della trasmutazione
Venendo al comparto tecnico, si hanno delle belle sorprese. Iniziando dalla grafica, vediamo uno stile artistico molto dettagliato e ben realizzato, pieno di tonalità e colori che accompagnano personaggi e disegni dettagliati fino al più piccolo particolare. I personaggi hanno dei design originali ed interessanti, sopratutto se accompagnati dalle ottime tavole che spuntano tra un’azione e l’altra.
La città e le zone da esplorare sono ben realizzate ed acquistano nuovi connotati a seconda del ciclo del giorno e della notte, con degli ottimi effetti di luce notabili sopratutto al crepuscolo. I modelli poligonali del cast risultano ben animati e particolareggiati, anche se forse non avrebbero guastato delle piccole animazioni in più, visto che ci sono parecchie ripetizioni. Il motore grafico, nonostante effettivamente sia dettagliato, non è comunque dei più eccelsi visti nel settore, considerando che in effetti questi gioco viene da una versione PlayStation 3 ed è adattato anche su PlayStation Vita.
Il sonoro invece è eccezionale, con ben oltre 110 brani nella colonna sonora. Le musiche sono magistrali e conferiscono una marcia in più all’ambientazione di gioco, azzeccando lo spirito vivace e rilassante quando serve. Sopratutto nelle battaglie, le soundtrack hanno un ritmo allegro e poco serio negli scontri più comuni, mentre vanno su un clima di tensione in quelli dove l’avversario è molto impegnativo. Ogni situazione o personaggio ha la propria musica specializzata e ciò è un enorme punto di qualità che i compositori sono riusciti a raggiungere con il pieno dei voti.
Le melodie sono ben realizzate e ottimamente ideate, con variazioni orecchiabili e spaccati originali, perfettamente ascoltabili anche al di fuori del gioco stesso. Il doppiaggio giapponese rispetta il livello qualitativo del comparto sonoro generale, con Sophie interpretata dalla voice actress della famosissima Neptune, mentre quello inglese lascia un po’ a desiderare per alcuni soggetti femminili. A tal proposito, il gioco vi lascia decidere quale tipo di voci utilizzare, in modo da venire incontro ai gusti personali.
I menù ed i comandi sono buoni ed intuitivi, sopratutto in battaglia si fa buon uso dei tasti dorsali. Nonostante questo, la telecamera alcune volte può essere troppo zoomata sul centro dell’inquadratura, creando un effetto di chiusura un po’ punitivo nei confronti degli sfondi, ottimamente realizzati. Alcuni menu, inoltre, presentano un po’ troppe sottocategorie che vanno ad infastidire la ricerca di determinati oggetti nei lunghi elenchi all’interno del gioco. In tal senso, sarebbe stato necessario dare più immediatezza alla lettura delle informazioni riguardo le abilità, le quali vanno ricercate all’interno dell’enciclopedia accessibile con il touchpad.
Conclusioni e commento dell’autore
Atelieri Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book è un gioco che sicuramente tutti i fan di JRPG potranno amare, sopratutto per chi apprezza una forte componente di creazione oggetti. Nonostante la storia sia molto semplice, è un titolo che presenta una sfilza di personaggi interessanti ben caratterizzati, una città viva e florida in cui poter simulare una sorta di vita quotidiana dai tratti fantasy, delle musiche eccezionali ed un ritmo tranquillo adatto più a una lunga esperienza agevolata dalla longevità illimitata del titolo.
Seppur non si parli di un titolo tripla A, è comunque un prodotto di indubbia qualità adatto ai fan del genere ed anche a chi vuole approcciarsi alla saga (che conta ormai 17 titoli) per la prima volta. La qualità presentata da Atelier Sophie, sopratutto nel comparto tecnico e nel cast, è sicuramente palese ed ottimamente studiata, seppur minata leggermente da alcune imprecisioni. Alla fine della fiera, questo gioco offre una bella esperienza diversa dalla media degli JRPG presenti sullo store PlayStation 4.
Personalmente mi sono abbastanza immerso nel mondo presentatomi da Atelier Sophie, apprezzandone particolarmente alcuni personaggi e la possibilità di gestire le giornate di gioco come meglio ritenevo opportuno. Sicuramente lo consiglio agli amanti della serie, e a chi apprezza il genere animato giapponese, sopratutto quello moe.
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