Speravo di dover raccontare qualcosa di diverso per Battle Princess Madelyn. Speravo che le premesse di questo prodotto, sviluppato da Casual Bit Games, fossero rispettate una volta avuto il gioco in mano. Il sapore da vecchio titolo 16-bit e la chiara ispirazione derivante dalla serie Ghost ‘n Goblins dava quella sensazione di classico riportato ai giorni nostri con qualche pizzico di novità che non guasta mai. Ma il prezioso esperimento di questo videogioco, che ho avuto modo di provare nella sua versione per Nintendo Switch, ha tutta l’aria di essere un bell’oggetto ma fatto di semplice bronzo che non riesce a scintillare come oro o argento.
Eppure i presupposti iniziali c’erano tutti. La trama prende il via teneramente con un racconto della buona notte che si tramuta in una specie di favola del mondo dei sogni e ci presenta una principessa pronta a sfidare un potente mago che ha rapito la sua famiglia e ucciso il suo fido cagnolino accorso per salvare i regnanti. Non certo il più originale degli incipit e in effetti Battle Princess Madelyn non possiede un complesso o articolato sottofondo narrativo, ma potrebbe anche bastare per un gioco dal sentore di sala giochi.
Il peso di questo aspetto tuttavia non è da sottovalutare poiché il gioco non è solo un richiamo ai fasti dei cabinati, tutto gameplay, ma ha anche un’influenza proveniente dai meotridvania che si realizza nella modalità storia. E l’assenza di una narrazione solida e d’impatto pesa tantissimo. Così come il fatto che l’avventura sia infarcita da alcune confuse e poco chiare missioni secondarie. Proprio la confusione è la sensazione che si percepisce avanzando nel gioco anche perché l’esplorazione è senza orientamento o una guida minima da seguire. Tutto è molto ramdomico, fin troppo.
Per raggiungere le porte di ogni boss, e ottenere il relativo potenziamento, occorre attraversare la mappa un po’ come viene poiché non esiste un percorso o canali stabiliti da percorrere ma macro aree tipiche di un arcade. Il mix tra metroidvania e il cabinato action-platform prende alcuni difetti di entrambi anziché enfatizzare i pregi. Questo fa sì che si preferisca senza troppi problemi la modalità arcade lineare e più efficace. Abbiamo menzionato i boss che hanno poca profondità grafica e un pattern di attacchi abbastanza banale e non privo di difetti e imperfezioni. Di contro i nemici convenzionali sono molto più variegati e difficili da affrontare rispettando l’anima duale del gioco. Tutti questo rappresenta un vero dispiacere visto che a livello grafico il gioco si distingue per una piacevole realizzazione grafica in stile 16bit, se si esclude la citata lieve mancanza di ombreggiature sugli sprite, come è aprezzabile anche la colonna sonora delicata ma epica allo stesso tempo.
Nel complesso Battle Princess Madelyn non dispiace e il cavaliere di Ghost ‘n Goblins sarebbe mediamente orgoglioso di vedere una ragazza prendere la sua eredità con armi da recuperare, mostri da evitare il più possibili, insidie ad ogni angolo ed un livello di sfida mediamente alto seppur altalenante. Un piccolo valore in più lo ha l’aiutante speciale, il fantasma del defunto cane, che aggiunge un guizzo di novità che non guasta. Le due modalità di gioco, diverse seppur simili, unite ad una difficoltà derivante sia dai pregi che dai difetti di sviluppo rende incredibilmente facile perdersi per più di qualche ora nel videogioco tutto a vantaggio della longevità e rigiocabilità. Giocabile per lungo tempo quindi a patto di accettare limiti e difetti. Purtroppo per Madelyn è difficile arrivare ai livelli qualitativi del nobile cavaliere Arthur. Questa può considerarsi più una palestra in cui affinare le tecniche in vista di migliori risultati sul campo.