Mettere mano alla tastiera e scrivere la recensione di Burial at Sea – Episode Two provoca un miscuglio vario di sensazioni. Si scrive dell’ultimo capitolo che compone il plot narrativo di Infinite, si scrive soprattutto dell’ultimo prodotto ideato da Irrational Games, vista la sua chiusura annunciata nel mese di febbraio. E’ il sapore agrodolce dell’ultimo libro di una saga, è il canto del cigno di una serie che dal 2007 ha regalato ai giocatori tante emozioni, tanta qualità e tanto divertimento. E sappiamo bene che Bioshockpotrebbe tornare in futuro, anzi ce lo aspettiamo, ma siamo anche sicuri che qualcosa di diverso ci sarà, che Rapture e Columbia resteranno indelebilmente ancorate alla settima generazione di console.
E’ il viaggio visionario e coraggioso di un team e di una trilogia che son riuscite ad osare, proponendo in primis un gameplay nuovo, poi assodato e sempre migliorato, sorretto sempre da un comparto narrativo unico, superiore, a tratti mistico, e mai scontato. Noi il cerchio lo abbiamo chiuso, e mentre i titoli di coda scorrevano incessanti, eravamo consapevoli di mettere il punto ad uno dei capisaldi dell’industria videoludica, e la scelta di porre il “The End” con un DLC ci è parsa riuscita, anche a fronte di una qualità indiscutibile.
Questo secondo episodio è bello. Bellissimo. Questo secondo episodio è anche l’ultimo. E noi ne parliamo, ora.
IRRATIONAL
N.B: Diamo per scontato che i lettori di questa recensione abbiano giocato Infinite e il precedente DLC. Ancor meglio tutti i capitoli di Bioshock.
Irrazionale. Quante volte abbiamo sentito etichettare la trama di Bioshock Infinite con questo aggettivo. Indubbiamente il plot che gira attorno a DeWitt, Comstock, Elizabeth, Columbia e tutti i comprimari non è di facile lettura. Si arriva alla fine del capitolo principale con un senso di confusione, come se mancasse la proverbiale “stele di rosetta” per poter decifrare del tutto il messaggio inviatoci. Ed ecco che affiorano i due successivi DLC, single-player chiaramente, che ci portano dalla paradisiaca città sospesa nel cielo, alle claustrofobiche profondità di Rapture. Con una prima uscita non proprio brillante, anche sottotono narrativamente parlando, i dubbi circa una conclusione degna non erano pochi. Eppure Episode Two è il perfetto “dulcis in fundo” di una vicenda criptica, aperta a tante spiegazioni, ma chiaramente ideata e studiata maniacalmente da chi c’è dietro alla sceneggiatura di Infinite. Ma non vogliamo anticiparvi nulla, sarebbe una delle peggiori cose che potessimo fare, quindi vi racconteremo ben poco in termini di trama e storia, e più di sensazioni e soddisfazioni.
A conti fatti, ora, capiamo come con il primo Burial at Sea i produttori abbiano proposto un ottimo divergente per poterci mettere poi nei panni di Elizabeth in questo secondo episodio. Un Elizabeth che si prodigherà in tanti monologhi, ognuno di questi interessante e fruitore di miriadi di informazioni. Ne deriva come Burial at Sea – Episode Two riesca a comprimere in circa tre ore di single player più di quanto detto con gli episodi precedenti, volutamente in maniera chiara, non più criptica, perché ora le cose giungono al termine e il giocatore DEVE sapere, senza se, ma o dubbio di sorta. Ed è qui che ogni capitolo di questa mirabolante saga (un po’ meno per il secondo ndr.) viene trattato e mescolato nel mazzo che poi darà un filo logico ed un senso pratico a quanto visto finora. Ci troviamo dinanzi ad un continuum narrativo ricco, articolato e più unico che raro in questa industria, capace di riuscire a amalgamare perfettamente tanti di quei dettagli e di quelle sottigliezze, che a ricordarle tutte sembra quasi impossibile, almeno non senza un (ottimo) ripasso.
E se vi state aspettando il “si” o il “no”, possiamo dirvi che: “si, Episode Two è pienamente riuscito per trama e sceneggiatura. Si, tutto prende un senso. Aggiungeteci che il messaggio dato alla fine del gioco è esemplare, è poetico, straziante. Sotto questo punto di vista non rimarrete per nulla insoddisfatti, anzi vi lascerà sazi, e allo stesso tempo malinconici, dopotutto avete voltato l’ultima pagina di questo viaggio.
GAMES
Assodato. Questo è il termine che ci viene in mente più spesso ogni qualvolta mettiamo mano a questa serie. Tralasciando i trascorsi (servirebbe un articolo a parte), possiamo affermare che con questo DLC il team di sviluppo abbia azzeccato nuovamente il tiro. E’ sempre Bioshock, con i suoi plasmidi, i pazzi assuefatti dall’Adam, una mira tanto arcade quanto ben fatta. Ma è stealth. Ebbene si, per questa conclusione si è optato per un approccio silenzioso, semplicemente l’ideale per impersonare Elizabeth. Questa scelta si realizza fin dal primo plasmide ricevuto, che in pratica ci permette se fermi di vedere la posizione dei nemici attraverso le pareti, o anche di diventare invisibili fino all’esaurimento dell’EVE. Il tutto è davvero ben implementato, anche grazie ad un level design di primordine e di un contesto congegnato a dovere. Noi di Gamempire siamo riusciti a finire il gioco senza mai entrare in conflitto aperto e senza mai morire (difficoltà normale, a difficile già cambia qualcosa). E’ stata inoltre introdotta la balestra con dardi stordenti, contenenti gas o capaci di fare rumore e attirare i nemici in determinate zone. E’ un’arma perfetta per affrontare il gioco nell’ombra, come un vero e proprio “Thief”. Non manca poi la modalità 1998, che richiede di completare il gioco senza uccidere nessuno.
Ci teniamo comunque a precisare che il gioco permette anche di avanzare fucile a pompa alla mano e far incetta di nemici, ma è indubbio che così facendo va perso parte del fascino della produzione. Essenzialmente, anche sotto questo punto di vista, ci troviamo dinanzi ad una produzione solida, con un senso logico, impreziosita ancor più da piccole chicche, come la forzatura delle serrature che avviene tramite un piccolo minigioco in cui conta prettamente il tempismo, non invasivo e sicuramente riuscito.
Per quanto concerne invece la longevità, siamo riusciti a portare a termine la main quest in una run di quasi tre ore, ma volendo scovare tutto quello che il gioco ha da offrire, come trovare i vari diari e perlustrare tutta la mappa di gioco, le ore possono salire anche a quattro/cinque.
ADDIO
Utopistico. E’ questo l’aggettivo da dare “ai mondi” ideati per Bioshock. In questo capitolo ci troveremo sia su Columbia che su Rapture. Ancora una volta l’eccellenza del team artistico ha permesso di raggiungere un design affascinante, riuscito e allo stesso tempo familiare. E’ un ritornare ad esplorare luoghi già visti, ma nuovi. E’ più o meno quando ci si ripercorre velocemente le mete di una città visitata, magari l’ultimo giorno, consapevoli poi che sarà difficile tornarci, o comunque sicuri di non poter saggiare più quel sapore che solo la novità sa darci. E allora quest’ultima visita è spettacolare, anche perché oltre al già citato “level and art design” non possiamo che applaudire alle qualità tecniche già ampiamente premiate in passato. Siamo stati fortunati a poter giocare il questo episodio su PC con una risoluzione di 1920×1200 e dettagli al massimo, ma siamo sicuri che anche con vari ritocchi verso il basso, si possa comunque apprezzare quanto proposto dal punto di vista grafico.
Sullo stesso piano è la colonna sonora, capace di ammaliare, di plasmare a dovere le situazioni, riuscendo a porre la giusta enfasi ai luoghi visitati. E’ un tuffo nel passato, ma allo stesso tempo uno slancio in avanti. E’ una compagna di viaggio, una dolce melodia che muove i fili, o meglio aiutare a muoverli, per generare poi un risultato finale seducente e invitate.
A tutto questo va aggiunta anche la tavolozza di colori, semplicemente magnifica, anche grazie alla dualità che si crea tra Rapture e Columbia, diametralmente opposte, eppure l’una lo specchio dell’altra.
COMMENTO DELL’AUTORE
The End. Nolente o volente, il punto va messo. Va messo perché abbiamo detto tutto quello che avevamo da dire. Va messo perché abbiamo incorniciato e appeso al muro qualcosa che rimarrà a lungo nella mente e nei cuori dei giocatori che avranno il piacere (e l’intelligenza) di viverlo. Burial at Sea – Episode Two è la giusta conclusione, è quello che ci si aspetta di una serie del genere. Bioshock potrà continuare, ma Bioshock è anche in parte finito con questo ultimo DLC. Dalla trama alla tecnica, dallo stile al gameplay, si parla di una manciata d’ore che riescono ad essere intense quanto poche altre esperienze di gioco.