Dead Island, gioco survival horror con tratti da RPG prodotto da Deep Silver, è stato un titolo che fece molto clamore anni fa, quando uscì per la prima volta sul mercato. Del resto, era la prima volta che si vedeva un’apocalisse zombie ambientata su un’isola tropicale dove ogni giocatore era chiamato a sopravvivere facendosi largo tra orde di cadaveri ambulanti e spiagge verdeggianti mozzafiato. Oggi, questa esperienza si ripropone in una edizione graficamente migliorata sulle console di nuova generazione, raccogliendo Dead Island, Dead Island Riptide, Dead Island Retro Revenge e tutti i DLC usciti per i titoli citati. Noi abbiamo avuto l’occasione di provare questo pacchetto per portarvi una sanguinolenta recensione con un pizzico di abbronzatura. Vediamo se questa remastered edition ha soddisfatto le nostre aspettative.
Una tranquilla vacanza su un’isola tropicale apocalittica.
La trama del gioco (e di Riptide) non è cambiata, per chiunque lo abbia giocato in precedenza. Ma, per chi lo acquisterà solo ora, cerchiamo di fare il punto sugli eventi principali del gioco senza eccessivi spoiler.
Immaginate di esservi presi una fantastica vacanza su una di quelle isole esotiche da film. Margaritas, donne in bikini ovunque, oceani limpidi come nessuno ha mai visto, flora incontaminata ed hotel di lusso con tutti i confort possibili. Ora, dopo esservi goduti una giornata all’insegna del relax, vi fiondate al bar esterno dove vi ubriacate così tanto da svenire sulla fredda sabbia della spiaggia, il tutto mentre una guardia dell’albergo vi riporta languidamente nella vostra stanza.
Il giorno dopo, vi risvegliate in preda ai postumi della sbronza, ricordandovi poco e nulla di quello che era successo il giorno precedente. Uscite dalla vostra lussuosa camera e vi ritrovate in mezzo ad un’apocalisse zombie in piena regola. Il vostro unico scopo, dal momento che metterete piede nel mondo di gioco, sarà quello di sopravvivere e trovare un modo per andarvene da quell’inferno dall’aspetto paradisiaco.
In Dead Island incontrerete diversi sopravvissuti, che, come voi, sono immuni a qualsiasi cosa abbia colpito l’isola tramutando le persone in cadaveri ambulanti. Con esse, riuscirete a “conquistare” alcuni luoghi chiave e ad attivare dei centri di raccolta in grado di ospitare eventuali superstiti in modo da poter fuggire tutti insieme appassionatamente. Il gioco vi porterà in luoghi piuttosto diversi tra loro: dalle foreste fino ad alcune strutture di ricerca piuttosto sospette, le quali saranno vitali per scoprire cosa è successo e perché i morti tornano in vita da una notte all’altra.
Dead Island Definitive Edition include anche Riptide, un’espansione stand alone del gioco originale che continua il filone principale di trama. In questo spaccato, che avviene dopo gli eventi finali del primo capitolo, finirete per andare di nuovo su un’altra isola infestata da zombie. Evidentemente non era bastata la vacanza fatta in precedenza, visto che sarete nel bel mezzo di un arcipelago di zone tropicali contaminate dal virus che ha reso tutti dei mostri. Anche qui dovrete cercare di andarvene via e di trovare un modo di porre fine a questo incubo da B-movie, senza troppe variazioni sul tema del gioco originale, se non alcune location un po’ più ispirate.
La storia di Dead Island, come risulta piuttosto evidente, è molto banale e lineare. Nonostante siano presenti alcuni momenti e personaggi originali e ben studiati, il resto del gioco non mette l’enfasi giusta nella narrazione, la quale è un elemento piuttosto importante in un RPG dai tratti open-world. Le missioni principali, insieme a tutte quelle secondarie, verteranno sempre sullo stesso schema del “raggiungi questo luogo/raggiungi questa persona” senza molte altre variazioni, tanto da far sembrare l’intera esperienza un continuo scorrazzare qua e là ogni volta che qualche personaggio ce lo chiederà.
L’ambientazione è tuttavia eccellente. L’isola (o le isole) donano un’atmosfera unica ed azzeccata, sopratutto quando si visitano dei luoghi particolari come la zona dove si è schiantato un aereo di linea, alcune aree militarizzate ed urbane o perfino le precedentemente citate strutture di ricerca. La cura dei dettagli si accosta benissimo all’elemento esplorativo del gioco, il quale vi porterà in ogni angolo di mappa alla ricerca di materiali utili per le vostre esigenze. Dal macabro allo scenico, il mondo di Dead Island è pulsante sia di vita che di morte alle stesso tempo, dandovi l’illusione della tranquillità nella disperazione della situazione in cui voi, e tutti gli abitanti dell’isola, vi ritrovate.
Nonostante la storia sia lineare, le missioni sono moltissime ed il gioco risulta molto longevo. Contando poi che è incluso anche Riptide, le ore offerte da Dead Island sono molteplici, rendendo l’esperienza di Definitive Collection piuttosto lunga e strutturata. Per chi ha già giocato i due giochi, sicuramente non sarà presente nulla di nuovo nella storia, a meno che non abbiano perso qualche DLC, in tal caso delle novità ci potrebbero essere. Ma se state cercando delle nuove scene, zone o sezioni di trama, ci dispiace dire che rimarrete delusi.
L’arte dell’arrangiarsi
Passando al gameplay, Dead Island Definitive Edition porta decisamente dei buoni elementi nella sua offerta, anche se ci sono delle imperfezioni o delle meccaniche non proprio ottime. Ma vediamo di andare con ordine e procedere in un’analisi attenta.
All’inizio del gioco, dovrete scegliere un personaggio con cui vivere la vostra avventura. Ogni personaggio selezionabile avrà un set di abilità basato sulla scelta del proprio armamentario. Qui è già presente uno dei primi difetti del gioco. In Dead Island in genere le armi da fuoco sono l’ultima cosa che troverete nelle vostre scampagnate, anche se in Riptide potrebbero essere più frequenti. Questa è stata una scelta di design degli sviluppatori ben precisa, votata sopratutto a dare un senso di realismo nell’armamentario del giocatore. Di certo nessuno si aspetta di trovare un mucchio di pistole e fucili tra le valigie di turisti in vacanza. In virtù di questo, non avrebbe avuto senso dare a un personaggio un intero set di abilità basato esclusivamente sulle armi da fuoco, come invece è stato fatto.
Questa scelta mina moltissimo la selezione del proprio percorso, sopratutto per chi si approccia al gioco per la prima volta. In tal senso, questa restrizione legata alle abilità dei personaggi rende la fase di impostazione iniziale molto confusionaria, poco marcata e per niente originale, come invece può essere quella già vista in altri giochi in cui si doveva decidere una preferenza tra dei personaggi precisi, ma ben differenziati. Le armi che utilizzeremo nel corso del gioco saranno principalmente quelle corpo a corpo, rendendo le abilità designate a questa tipologia quasi obbligatorie per la propria sopravvivenza, il che condiziona inevitabilmente la scelta dell’alter-ego da utilizzare.
Una volta deciso il vostro personaggio, esplorando il mondo di gioco vi renderete conto che le armi a vostra disposizione saranno principalmente di fortuna. Da tubi, a remi, a chiavi inglesi, qualsiasi oggetto contundente sarà molto utile a spaccare il cranio dei vostri nemici. Questo tocco realistico è sicuramente uno dei tratti più caratteristici della serie di Dead Island, dove effettivamente si ha la sensazione che il vostro eroe si arrangia come meglio può per sopravvivere all’apocalisse zombie. In questo scenario, entrano in azione gli elementi da RPG che andiamo ad osservare nel prossimo paragrafo.
Le vostre statistiche saranno determinate da diversi fattori come: il livello del personaggio, che salirà uccidendo nemici e completando missioni, la vostra vita, che si potrà rigenerare o consumando cibo/liquidi o usando medicine, la barra della stamina e quella della furia, la quale servirà ad attivare un power up in grado di potenziarvi temporaneamente. Ovviamente anche i vostri nemici avranno dei parametri simili ai vostri, visibili una volta bersagliati.
Per questo, tutte le armi avranno dei numeri a rappresentarne le caratteristiche, compresa la loro resistenza. Quest’ultima sarà la durabilità del vostro strumento, decretandone la rottura una volta arrivata a 0. In questi casi, nel mondo di gioco sono state piazzate stazioni di lavoro in grado di riparare, potenziare e modificare le armi.
In questo frangente, gli sviluppatori hanno creato un ottimo sistema di crafting molto profondo, in grado di permettere al giocatore di creare nuovi strumenti di distruzione “fatti in casa” usando materiali raccolti nell’esplorazione, o di migliorare quelli che ha trovato. Il tutto sarà fattibile usando i soldi che si potranno trovare, o ricevere, piuttosto frequentemente nel corso del gioco.Sotto questo aspetto, il sistema di creazione è una delle gemme principali del gameplay di Dead Island, sopratutto se combinato con le abilità del ramo “Sopravvivenza” del personaggio, che aumentano i parametri delle armi in maniera significativa.
Il gameplay purtroppo si ferma qui e viene bloccato pesantemente dalla ripetitività delle missioni e degli oggetti trovati nel gioco. Essendo un RPG, open world per giunta, sarebbe necessario trovare degli oggetti che giustifichino, per esempio, lo svolgere una missione molto lunga. In questo ambito, il gioco delude moltissimo, dando ricompense non adeguate alle attività svolte. Se a questo si aggiunge il fatto di doverle ripetere in continuazione, la noia diventa il nemico più ostico del gioco.
Il titolo acquisisce dunque il connotato di “massacro di zombie con quello che capita a tiro” piuttosto che un’esperienza ragionata di RPG open world. Nonostante sia divertente, e soddisfacente, uccidere cadaveri ambulanti, Dead Island, e Riptide, cercano di assumersi dei tratti che non riescono a sviluppare appieno, andando quindi a minare l’esperienza complessiva del giocatore.
Nonostante il gioco abbia dei veicoli guidabili, il lato “open world” è molto chiuso e lineare, con molti limiti e senza la libertà che sembra dare in apparenza. Andando avanti con le missioni della storia, vi accorgerete che passerete il vostro tempo a fare viaggi di andata e ritorno tra gli stessi luoghi già visitati in precedenza, con poche nuove aree da indagare.
In tal senso, vi verrà in soccorso la funzione di viaggio rapido attivabile tra luoghi ben precisi. L’ambientazione risulta dunque quasi sprecata, sopratutto nel mercato attuale dove molti open world sono veramente vastissimi. Essendo il rifacimento di un gioco di molti anni fa, dove effettivamente l’open world era un concetto ancora in evoluzione, questa linearità di Dead Island è stata esaltata più ora di quando uscì la prima volta.
I due giochi comprendono anche un comparto multiplayer cooperativo, dove è possibile giocare il gioco principale fino a 4 giocatori. La connettività è buona ed effettivamente giocare con più persone aumenta il divertimento potenziale del gioco. In tal senso, crediamo che Dead Island possa risultare estremamente più interessante se giocato in cooperativa, aggiungendo profondità all’elemento RPG suddividendosi ruoli ed abilità.
Per chi ha giocato ai due giochi in questione, il comparto gameplay non presenta alcuna novità rilevante, regalandovi la stessa esperienza che avete vissuto allora. Se è stata di vostro gradimento ai tempi, lo sarà anche adesso.
La bellezza della natura (in)contaminata
Passiamo ora alla vera innovazione della Definitive Edition: il comparto tecnico. A livello grafico notiamo un notevole salto in avanti su tutti i fronti: dalle textures, agli effetti particellari e infine sulle ombre, ogni piccolo dettaglio è stato aggiornato con le ultime tecniche grafiche, potenziando il motore in maniera eccelsa. I paesaggi acquistano più colore e vita, mentre i nemici ed i personaggi appaiono più dettagliati e rifiniti, anche se le animazioni sono ancora un po’ rigide, sopratutto nei dialoghi.
Sicuramente si tratta di un enorme salto in avanti rispetto al prodotto originale, che risplende di nuova luce anche agli occhi di chi lo ha giocato per moltissime ore.Questa miglioria è stata applicata sia a Dead Island che a Riptide, rendendo omogenea la loro veste grafica. I menù però risultano un po’ fuori tono e molto datati, bisognosi anche loro di una leggera svecchiata. Tutto sommato, però, si parla di una piccola macchia insignificante su un un luccicante bolide da corsa, che va fluido anche sulle console.
Per quanto riguarda il sonoro, anche qui c’è stato un leggero ritocco nei canali audio, ma niente di eclatante. Le musiche in genere sono discrete e gli effetti sonori abbastanza buoni. Ciò che rovina questo ambito è il doppiaggio, che in alcuni tratti sembra davvero forzato e fin troppo caricaturale, sopratutto se si usa il rapper come personaggio principale. Al contrario ci sono elementi buoni su Riptide, il quale ha un parlato qualitativamente superiore a Dead Island.
I controlli sono ben organizzati e calibrati con il ritmo dell’azione sullo schermo, sopratutto grazie al menù rapido per la ruota delle armi. La telecamera però risente un po’ troppo degli sbalzamenti di visuale improvvisi che avvengono nelle fasi più concitate, dando una leggera sensazione di nausea se combinata con la visuale un po’ troppo ristretta e non modificabile su console. L’opzione del FOV sarebbe dovuta essere stata inclusa all’interno del gioco su console, considerando che si tratta di un titolo in prima persona con molti combattimenti ravvicinati.
Dead Island Retro Revenge
Un capitolo a parte va dedicato al minigioco inserito nella Definitive Edition: Retro Revenge. In questo titolo vecchio stampo a 16 bit, dovrete salvare il vostro gattino facendovi strada tra dei livelli in uno sparatutto a scorrimento orizzontale su binari. Il gioco è sorprendentemente divertente e ben realizzato, con power up e combo basate sul tempismo. E’ interessante notare come la varietà dei nemici sia perfino più vasta di quella del gioco principale. Questo piccolo extra si tratta sicuramente di un ottimo esempio di contenuto aggiuntivo ben studiato, dove vi ritroverete a macinare partite su partite senza neanche accorgervene.
Conclusioni e commento dell’autore
Dead Island Definitive Edition è infine un’edizione graficamente migliore del gioco base, consigliata più a chi non ha giocato alla serie prima di adesso. Il pacchetto offre contenuti molto buoni per il prezzo giusto, considerando che in effetti si parla di due giochi con tutte le loro espansioni.
Tuttavia è pur vero che a livello di gameplay non presenta alcuna novità, neppure a livello di trama, rimanendo dunque un prodotto buono senza molte pretese. Se siete alla ricerca di un gioco in cui poter massacrare zombie a rotta di collo, magari con degli amici, questo titolo fa per voi. Se siete invece alla ricerca di un RPG moderno, potreste rimanere profondamente delusi dalla sua linearità e dal design delle missioni poco ispirato, oltre che ripetitivo.
Nonostante questi aspetti, Dead Island rimane un gioco molto particolare che può destare interesse o noia a seconda delle proprie preferenze personali, ma, come abbiamo valutato nel corso della recensione, sono sicuramente presenti elementi dall’indubbio valore oggettivo che rendono questo titolo un videogioco sopra la media.
Personalmente credo che dietro Dead Island ci siano state delle buone idee che non sono state eseguite al meglio, ed il gioco sembra mostrare dei lati positivi che poi finiscono in conclusioni più o meno deludenti. Essendo appassionato di giochi dalla storia complessa, mi sono ritrovato un po’ annoiato dalla trama di Dead Island per via della sua “fretta” nel dover svolgere e spiegare gli eventi, il che cozza evidentemente con quel tratto di open world che il gioco possiede.
Invero penso però che, se si hanno un paio di amici con cui giocarci in cooperativa, possa risultare molto divertente e adeguato allo svago senza troppe pretese, volto più all’eccesso che a un’esperienza survival dove ogni azione o scelta è importante ai fini della propria avventura. Molti lo accostano a Left 4 Dead, ma io mi sento di dissentire da questo paragone per via del fatto che, obiettivamente parlando, si tratta di due giochi estremamente diversi con in comune solamente la “tematica”.
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