Un mondo diviso, frammentato da paura, diffidenza, odio. Un governo impotente davanti alla furia di eventi del tutto fuori dal controllo umano. No, non stiamo parlando di un fatto di cronaca, ma della base narrativa di Death Stranding, il cui mondo post apocalittico si dimostra in più di un’occasione più di una semplice allegoria. Kojima Productions, col suo primo titolo dopo la rottura con Konami, scrive un vero e proprio manifesto. Dichiarando intenti, idee e dimostrando coi fatti di poter benissimo camminare sulle proprie gambe costruendo non solo un titolo solido, ma che sappia osare costruendo una propria identità.

Death Stranding

Un mondo diviso

Come in ogni storia avventurosa che si rispetti, anche qui saremo investiti del ruolo di salvatore del mondo. Più o meno. Un evento apocalittico ha portato alla sovrapposizione del mondo dei vivi e quello dei morti, con risultati a dir poco catastrofici. Le normali comunicazioni sono impossibili. Viaggiare normalmente è quasi impossibile e la società per come la concepiamo non esiste più. Molte persone si sono barricate in sofisticate città, relativamente al sicuro dalle entità sovrannaturali, le CA, che adesso infestano il mondo.

Death Stranding - Odradek

Ma gli uomini stessi non collaborano, divisi così come sono dall’odio e dalla diffidenza. Il terrorismo è diventato un problema sempre più concreto e la gente, convinta di non potersi fidare tanto del sistema quanto dei singoli individui, si è isolata sempre di più rifugiandosi in fondo a bunker in luoghi praticamente sperduti. L’unica cosa che li connette al resto del mondo è gente come il nostro protagonista, i corrieri. Non esattamente l’eroe che stavamo cercando, ma quello di cui abbiamo bisogno.

Un viaggio per riconnettere l’umanità

Il nostro protagonista, Sam Bridges, si ritroverà investito del duro compito di riconnettere città ed individui, guadagnandosi la fiducia dei numerosi avamposti e portando la Rete Chirale, una tecnologia che sfrutta il Death Stranding stesso e ciò che ha trascinato nel nostro mondo, da una costa all’altra. Sì, lo sappiamo, sembra la solita storia con un uomo comune costretto a diventare eroe suo malgrado e, per certi versi, è così. Ma c’è molto più dietro al pretesto narrativo dell’ennesima apocalisse. C’è l’importanza del legame tra individui, le loro storie e i loro intrecci ben disposti in un puzzle che comprenderete solo avvicinandovi alla fine. È più di una semplice storia.

Death Stranding - Sam (Norman Reedus) e Fragile (Léa Seydoux)

Death Stranding è un manifesto, un’idea attorno alla quale viene costruita una storia. Non è questione di essere fan di Hideo Kojima e della sua narrazione, ma di sensibilità ed empatia, di trovare la poesia dietro singoli momenti ed allo stesso tempo in ore di camminate sotto la pioggia battente, accompagnati solo dalla musica. E non è nemmeno questione di “non essere pronti” ad un gioco del genere. È solo che non ci siamo abituati e l’impatto con un titolo che vuole essere in qualche modo diverso, per contenuti e per il modo stesso di giocarlo, può lasciare confusi. Vedrete tante storie man mano che proseguirete con quella di Sam e tutte avranno una dolcezza ed una poesia che spesso non vi aspetterete. Raramente mi sono ritrovato ad odiare un personaggio fittizio e ancora meno spesso mi sono ritrovato a compatirlo dopo averne intravisto la spiazzante umanità. Death Stranding è riuscito a concretizzare entrambe le possibilità.

Lasciare il segno

Se c’è una cosa che noterete fin da subito è che le vostre azioni lasceranno davvero un segno. Non parliamo di finali multipli o scelte fatte con incoscienza nei primi minuti di gioco che sveleranno un risultato tragico dopo decine di ore. Parliamo di azioni dirette, semplici, che riconoscerete fin dai primi passi. Come tracciare con cura un percorso, evitando Muli, dei veri e propri predoni, e CA e battendo sempre la stressa strada. Col tempo e tra un viaggio e l’altro, noterete la comparsa di un sentiero che si delineerà perseverando su quel percorso. E se un altro giocatore, nella sua partita, seguirà le vostre tracce, ecco che la strada diverrà sempre più chiara liberandosi di rocce ed ostacoli.

Death Stranding - Sentiero

L’impatto che avrete sul mondo sarà davvero importante, in grado di modificare la mappa in modo permanente, semplificando o rendendo più difficili gli spostamenti. E se delineare un sentiero in qualità di apripista delle United Cities of America vi sembra qualcosa di troppo indiretto, non temete: potrete costruire ponti, stazioni di ricarica per i veicoli, strade e teleferiche che rivoluzioneranno i vostri viaggi una volta che avrete connesso le regioni. C’è una grande interazione col mondo di gioco, che passa attraverso piccoli e grandi gesti e che potenzialmente può stravolgere la vostra esperienza, in positivo o in negativo.

Un lavoro semplice in un mondo complesso

Dopo tanto parlare, vi starete chiedendo cosa si fa realmente nel gioco oltre a profondi momenti di introspezione e lunghi filmati a cui Hideo Kojima ci ha abituati negli anni. Essendo corrieri, ovviamente ci occuperemo di consegnare e recuperare carichi da e per qualsiasi posto. Pacchi sperduti, magari contenenti un giocattolo, un balocco per bambini, troveranno il loro spazio insieme a preziosi macchinari medici in grado di salvare una vita. Ci ritroveremo infatti non solo a dover delineare il percorso ottimale di consegna, così da ridurre al minimo i rischi, ma anche a dover gestire una vera e propria logistica su cosa caricarci e come. Gli strumenti a disposizione di Sam sono numerosi e vari e permetteranno ai giocatori più organizzati di fronteggiare qualsiasi situazione senza troppe difficoltà.

Death Stranding - Aloy easter egg Horizon Zero Dawn

Ma qui entra in gioco un meccanismo che, più che punitivo, ci riporta coi piedi per terra. Ogni volta che nei nostri viaggi vi ritroverete ben attrezzati e sicuri di voi, consci dei propri strumenti e delle proprie capacità, vi potreste ritrovare a ruzzolare per terra o a commettere un azzardo che vi avrebbe risparmiato qualche minuto di strada. Col risultato di trovarsi in fondo ad un crepaccio, feriti e con una moto ormai inutilizzabile, pronta ad esplodere per i danni riportati. Troppa sicurezza in sé conduce rapidamente ad una mancanza di cautela e, inevitabilmente, al fallimento dell’incarico. Tutto ciò non si rivela mai davvero frustrante perché il gioco non fa mai nulla per punirci gratuitamente. Sappiamo sempre cosa ci aspetta, sappiamo cosa avremmo potuto fare. Sam si muove sempre come e dove vogliamo, con precisione e con una naturalezza con cui è facile prendere dimestichezza, anche nelle situazioni più concitate. In altri titoli simili, magari tripla A milionari, non è raro trovare protagonisti poco reattivi o veicoli dalla guida imprecisa ma, fortunatamente, non è questo il caso.

La semplicità di un’impresa eroica

Death Stranding

Spiegare Death Stranding come un “Vai dal punto A al punto B”, per quanto possa essere calzante è, allo stesso modo, molto riduttivo. La fatica nel completare un incarico in un territorio inesplorato è immane e va ben oltre all’incappare nelle CA o nei muli. La cronopioggia distruggerà lentamente la vostra attrezzatura, il terreno impervio e mai battuto prima logorerà i vostri stivali. Un fiume che non pensavate di dover attraversare potrebbe rivelarsi troppo sfiancante per la sua forte corrente, trascinandovi via. Sembra quasi di sentire la fatica del protagonista a volte, merito probabilmente della ben curata componente audio. D’altra parte, la sensazione nel completare una missione e poi tornare indietro con carichi ancora più impegnativi, vedendo quel territorio selvaggio cominciare a civilizzarsi grazie alle vostre imprese, è estremamente appagante. Un’esperienza perfettamente bilanciata, come tutto dovrebbe essere.

Solo un gioco?

Come già ripetuto non troppe righe fa, giocando Death Stranding si ha una strana sensazione. Che Kojima Productions non abbia voluto progettare semplicemente un gioco, ma un vero e proprio manifesto, una dichiarazione di intenti sul genere di prodotto che vogliono consegnarci. Lo si vede dal cast: Mads Mikkelsen, Léa Seydoux, Guillermo del Toro e, ovviamente, Norman Reedus prestano volto e voci alle loro controparti videoludiche. Non che sia il primo titolo a “rubare” protagonisti dal mondo del cinema, il medium si è già arricchito di interpretazioni di attori di un certo calibro, come Willem Dafoe (Beyond: Two Souls di Quantic Dream). Ma c’è un’omogeneità nell’integrare professionisti di più campi, unendo attori e doppiatori videoludici come l’onnipresente Troy Baker (Joel di The Last of Us), o persone dello spettacolo come Conan O’Brien che non fa che sorprendere.

Death Stranding - Strada

Perfino la colonna sonora vede l’alternarsi di band come i Low Roar e i Silent Poets (dalla scena Indie e Acid Jazz/Downtempo rispettivamente) a composizioni più classiche, create ad hoc per il gioco da Ludvig Forssell. E la sensazione, alla fine, è che Death Stranding voglia essere qualcosa più di un gioco non tanto nel modo di essere vissuto o giocato ma nella sua creazione. Un filo, un legame tra persone, generi e modi di intendere lo spettacolo e l’arte molto diversi tra loro, amalgamandoli così che tutto funzioni eccezionalmente.

9.5

Recensione Breve

Partendo da una premessa semplice e decisamente già vista, con un eroe riluttante il cui mondo gli affida il proprio futuro, Death Stranding riesce a creare un’odissea davvero unica, coinvolgente e ricca di significato. Il cast d’eccezione, unito ad una colonna sonora evocativa in grado di caratterizzare anche dei semplici intermezzi, non fa che migliorare il tutto, dando un tono cinematografico e poetico al titolo. Una vera e propria celebrazione dell’uomo comune e della sua eccezionalità, in grado di migliorare o addirittura salvare il mondo con semplici gesti, come un altro Sam(vise) ci ha già insegnato ne Il Signore degli Anelli. Per quanto bella e lodevole, l’opera di Kojima Productions potrebbe essere di difficile godimento per chi cerca un’azione più frenetica e meno legata a storie introspettive e profonde. L’azione non manca, soprattutto nelle fasi più avanzate, ma non è il fulcro dell’avventura del nostro corriere e dei suoi viaggi. Bisogna avere ben chiaro in mente questo, quando lo si approccia: Death Stranding è un titolo con un forte impianto narrativo, che favorisce l’introspezione e la riflessione (che sia pianificando il viaggio o compiendolo) ad un’azione adrenalinica che ci gratifichi tramite scontri violenti. Ci dà modo di combattere, scegliendo approcci e metodi diversi, ma non è mai quello il momento attorno al quale ruota tutto. L’atto eroico è tracciare un sentiero e perseverare fino a trasformarlo in una strada che altri possano seguire.