Quando nel 2011 misi per la prima volta le mie manine da videogiocatore su L.A. Noire fui molto colpito di trovarmi davanti una produzione certamente differente da quanto fino ad allora avevo provato. Il marchio Rockstar era fino a quel momento, per me, stato collegato a GTA (e RDR) con annesse conseguenze e aspettative che tutti conoscete; essere catapultato quindi in un mondo di gioco così distante da quei concetti e con delle meccaniche così insolite fu tanto affascinante quanto intrigante.
Cole Phelps: il detective giusto nella città sbagliata
Il titolo sviluppato dai ragazzi del Team Bondi ci farà calare nei panni di Cole Phelps, pluridecorato eroe della seconda guerra mondiale che cerca di fare carriera nei ranghi della polizia di Los Angeles, una città che, inghiottita dalla propria brama di crescita, rischia di collassare sulle proprie stesse speranze di grandezza. La nostra storia inizia quando Phelps, deciso a farsi strada all’interno del dipartimento, porta alla risoluzione un caso di omicidio, riuscendo a far colpo sul capitano della omicidi James Donnelly, uomo risoluto e rispettato, ma dai dubbi metodi e dall’altrettanto dubbia moralità, che gli regalerà la possibilità di diventare detective all’interno del LAPD.
Le meccaniche del gioco sono varie, dall’inseguimento dei criminali alle sparatorie, vivremo tutte le esperienze che un uomo di legge potrebbe vivere in una città del secondo dopoguerra che affoga nel crimine, nel vizio e nella droga. Sicuramente però la parte più accattivante e affascinante dell’avventura saranno le fasi di investigazione e quelle di interrogatorio. Ogni volta che ci troveremo sulla scena del crimine dovremo investigare l’ambiente circostante con minuziosa cura, alla ricerca di questo o quell’altro indizio che potranno darci una spinta non indifferente verso la svolta nel caso.
Qui il gioco vi pone davanti a una scelta, la possibilità di tenere gli aiuti visivi e sonori che si attiveranno in prossimità di un indizio (con annessa musichetta risolutiva una volta che avrete trovato tutto ciò che c’era da trovare) oppure il nulla assoluto, affidandovi al solo vostro istinto e spirito di osservazione, ponendo di fatto dinanzi al giocatore due assai differenti livelli di difficoltà per il gioco.
Le sessioni di interrogatorio, in particolare, sono la vera chicca del gioco. Dovrete fare molta attenzione al comportamento che adotterete con il vostro interlocutore, scegliendo con cura se credere alle sue parole, accusarlo apertamente (fatelo solo se avete le prove che vi stia mentendo!) o magari alzare un po’ la voce e forzarlo a dirvi la verità. Osservate con attenzione i movimenti che chi vi sta davanti fa quando vi parla, se non vi guarda in faccia, se rotea gli occhi, come muove le mani… Tutti indicatori che potrebbero aiutarvi a capire chi mente o meno.
Proprio la mimica facciale è uno dei punti di forza del comparto tecnico del gioco, che con l’utilizzo del MotionScan per la realisticità dei volti, a suo tempo si avvalse di ben di 32 telecamere ad alta definizione per registrare i movimenti degli attori. Il risultato è fantastico, con dettagli incredibili e con, ovviamente, un lip-sync maniacale (il gioco è doppiato in inglese e sottotitolato in italiano).
Una cura maniacale è stata, però, riposta anche nella realizzazione della città, con una Los Angeles del 1947 riprodotta in maniera assai evocativa, grazie a 150 differenti tipologie di passanti diverse (con annessi abiti del tempo perfettamente riprodotti) e con 1,600 km quadrati di città (divisi tra L.A. e Hollywood) ricreati in maniera fedele avvalendosi di stampe, foto e video di quel periodo storico. Un lavoro certosino che vi farà calare completamente nelle atmosfere da poliziesco noire del dopoguerra che il titolo sa regalare.
Il gioco si sviluppa sulla falsa riga di un free roaming, con una storia che però va avanti ad episodi ben definiti, costituiti da un alternarsi di raccolta prove, inseguimenti a piedi, sparatorie, interrogatori e scazzottate.
La storia principale richiede davvero parecchie ore per essere portata a termine, ore alle quali se ne aggiungono altre se considerate le missioni secondarie alle quali potrete accedere rispondendo alle chiamate della centrale mentre vi trovate a girare in auto con il vostro collega (al quale potrete delegare il compito di guidare e godervi la chiacchierata leggendo i sottotitoli senza incorrere nel rischio di schiantarvi).
Una volta terminato il gioco avrete la possibilità di aggirarvi per le strade della città degli angeli grazie alla modalità “Le strade di Los Angeles”, che vi permetterà di rispondere alle chiamate della centrale e andare in cerca degli oggetti da collezione sparsi in giro per la città.
Purtroppo il gioco mostra il fianco all’età che avanza e la grande cura riposta nella realizzazione di volti ed espressioni dei pg cozza pesantemente con il resto dell’ambiente riprodotto del motore di gioco, che nulla (o comunque poco) fa per nascondere la propria età.
Discorso diverso per il comparto audio con dialoghi perfettamente realizzati, musiche assai evocative ed effetti sonori azzeccati per la stragrande maggioranza degli eventi che contribuiranno a rendere la vostra esperienza di gioco maggiormente cinematografica. Non sono riuscito a trovare difetto alcuno nel comparto audio di questo splendido capitolo.
Le musiche sono tutte fantastiche, gli effetti ambientali sono perfetti, ma soprattutto considero la scelta di mantenere il doppiaggio in lingua originale azzeccatissima dato l’alto rischio che si corre di distruggere l’atmosfera originale del gioco nel realizzare doppiaggi multilingue.