Metal Gear Solid V: Ground Zeroes è un prologo del capitolo principale Metal Gear Solid V: The Phantom Pain in uscita nel 2015. Il gioco già disponibile nei negozi ci introduce alla storia di The Phantom Pain e al nuovo gameplay che rappresenta una vera e propria rivoluzione per il genere stealth e sopratutto per la saga, che tuttavia continua a fare della trama il proprio pilastro.
SOLO DUE ORE… MA SPETTACOLARI!
Per cominciare, soffermiamoci un po’ sulla durata del gioco: elemento che ha ricevuto numerose critiche nei mesi precedenti all’arrivo nei negozi.
Metal Gear Solid V: Ground Zeroes ci mette di fronte a 5 missioni secondarie ed un’unica missione principale della durata di circa due ore (ndr: se giocata per la prima volta senza conoscere la posizione dei vari obiettivi). Le voci sulla scarsa durata risultano vere, tanto quanto però le dichiarazioni di Hideo Kojima:tutte le missioni sono ampiamente rigiocabili, questo grazie ad un ambiente di gioco più vivo e mutevole che mai, qualsiasi nostra azione va ad influenzare le pattuglie e le ronde di Camp Omega (la base in cui è ambientato Ground Zeroes). Possiamo usare veramente centinaia di approcci diversi per portare a termine una missione.
Personalmente, non sono il tipo a cui piace giocare e rigiocare lo stesso livello per decine di volte, ma in Ground Zeroes lo trovo molto divertente perché ci si ritrova in situazioni sempre diverse ed imprevedibili.
Quello della rigiocabilità è un fattore positivo ed in parte va a giustificare il prezzo budget di 29,99€. Tuttavia, speriamo che questa carenza di contenuti sia dovuta esclusivamente al fatto che si tratta di un prologo. Un’eventuale scarsità di contenuti nel titolo principale MGSV: The Phantom Pain non sarà giustificata così facilmente dalla rigiocabilità; fortunatamente Hideo Kojima ha dichiarato che il prossimo capitolo sarà 200 volte più grande di Ground Zeroes… speriamo bene…
LA CADUTA DI BIG BOSS
Partiamo dalla trama (tranquilli eviteremo qualsiasi tipo di spoiler): il gioco è ambientato un anno dopo gli eventi di MGS: Peace Walker che troverete riassunti nel menù di Ground Zeroes in un bellissimo riepilogo scritto, accompagnato con tanto di musichetta epica.
Big Boss è a capo di una compagnia militare privata, gli MSF (Militaires Sans Frontières), stabilitasi in una base in mare aperto. Big Boss, ritiene la Mother Base e tutti i suoi componenti una vera e propria nazione. Per tener testa agli altri stati che potrebbero minacciarli, sviluppa un’arma nucleare segreta da usare come deterrente solo nel caso in cui si manifesti una reale minaccia. L’intento di Big Boss e del suo braccio destro Kazuhira Miller è di non far sapere al mondo dell’esistenza dell’arma, per ovvie ragioni.
Per qualche motivo che vi sarà spiegato nel corso della storia, la base di Big Boss sta per ricevere un’ispezione dell’AIEA (International Atomic Energy Agency). Gli MSF iniziano a prepararsi per camuffare l’arma nucleare in modo da superare il test, tuttavia due componenti degli MSF vengono tenuti prigionieri nella base cubana, Camp Omega.
Ben presto però si scopre che Camp Omega non è altro che un “Black Site”, ovvero un luogo dove i prigionieri vengono sottoposti a spietate torture. Big Boss sa che i due componenti degli MSF (Paz e Chico) sono un rischio per la l’incolumità degli MSF, poiché sottoposti a tortura potrebbero rivelare l’esistenza e la locazione della testata nucleare.
In MGSV: Ground Zeroes dovrete infiltrarvi nella base nemica e salvare i due prigionieri. Ma non ci addentriamo oltre e lasciamo scoprire a voi le varie sfaccettature della storia, che ricordiamo, farà da prologo al vero Metal Gear Solid V (in arrivo nel corso del 2015).
UNA TRAMA RACCONTATA IN MODO DIVERSO
Mentre nei vecchi Metal Gear Solid vi erano centinaia di minuti di video che raccontavano la storia, in Ground Zeroes ne notiamo una notevole diminuzione, lasciando più spazio alle comunicazioni radio che verranno riprodotte mentre si gioca, o riascoltate in seguito grazie al Walkman. Da grande fan della saga sono rimasto piuttosto deluso dalla scarsa quantità di filmati, complice l’altrettanto scarsa durata della missione principale.
Tuttavia niente paura! Le sequenze cinematografiche, anche se poche, ci sono e mantengono un’altissima qualità, sia per quanto riguarda le riprese (più originali che mai grazie al Fox Engine), sia per quanto riguarda i contenuti, il doppiaggio e la recitazione dei personaggi.
Proprio dal punto di vista del doppiaggio, ci permettiamo di esprimere una nota negativa sul protagonista: Big Boss. La storica voce di David Hayter lascia spazio a quella di Kiefer Sutherland, famosissimo ed abilissimo attore canadese, ma che dal punto di vista vocale non riesce a reggere il confronto con la rauca ed originale voce di Hayter. Mentre nei precedenti capitoli Big Boss aveva un’area molto più da duro, in Ground Zeroes incontriamo un Big Boss molto più “umano” rispetto al passato.
Il motivo dietro al cambiamento del doppiatore rimane ad oggi piuttosto celato, Kojima rivelò che era necessario a causa del facial capture che richiedeva appunto un attore piuttosto che un doppiatore, ma anche Hayter è un attore… per questo motivo siamo ancora piuttosto scettici in merito a questo cambiamento.
IL GENERE STEALTH INCONTRA LA NEXT-GEN
La maggiore fluidità dei movimenti del personaggio ci spinge ad utilizzare un approccio stealth: sgattaiolare nella base non facendosi scoprire dona un’immensa soddisfazione al giocatore, ed inoltre è il tipo d’approccio ideale se si vogliono ottenere buoni punteggi nella classifica mondiale introdotta in questo capitolo. Le guardie reagiranno in modo molto diverso dai capitoli precedenti, saranno molto più sveglie, ma allo stesso tempo “umane”: per esempio, se sentiranno colpi d’arma da fuoco in lontananza non sapranno subito dove cercarvi, si recheranno nell’area in cui hanno sentito qualcosa per investigare, ma non scatterà subito l’allarme.
La base piena di vita ed i vari equipaggiamenti che troviamo in giro ci danno la possibilità di usare tanti approcci diversi, e credetemi, non c’è alcun limite se non la vostra fantasia. Potrete agire come meglio credete: non uccidere nessuno e passare inosservati, uccidere solo quando necessario, oppure imbracciare il fucile ed entrare ad armi spianate nella base; ognuno potrà usare il suo tipo d’approccio preferito.
A proposito di armi spianate, la balistica ha subito un importante miglioramento, ogni arma ha una portata utile oltre la quale sarà necessario calcolare la caduta del proiettile, caratteristica che aggiunge un pizzico di divertimento in più nelle piatte fasi shooter dei capitoli precedenti.
Quando verrete scoperti la nuova “reflex mode” vi permette di rallentare il tempo per alcuni secondi e tentare di eliminare la sentinella che vi ha avvistato prima che possa far scattare lo stato di allerta. Uno bello stravolgimento per la serie che è stato molto criticato dai puristi del genere stealth (…criticato senza motivo perché può essere disattivato dalle opzioni). Inoltre non dà particolari vantaggi rispetto al passato, se non quello di prendere la mira con maggiore calma. Personalmente ritengo che la “reflex mode” poteva benissimo non essere inclusa in Ground Zeroes considerando la piccola dimensione della mappa. Al contrario, penso che sarà davvero necessaria in mappe vaste come quella di The Phantom Pain (se saranno grandi come quella mostrata nel trailer).
FOX ENGINE: LA VERA NEXT-GEN
Ogni capitolo della serie ci ha stupito graficamente e MGSV: Ground Zeroes non fa eccezione. Grazie al nuovissimo Fox Engine abbiamo personaggi talmente dettagliati da sembrare veri; il gioco è in grado di ricreare enormi scenari in costante evoluzione e ricchi di vita. Camp Omega, sopratutto nelle notti piovose, è un vero e proprio spettacolo per gli occhi e per le orecchie: guardando il fondo dalle collinette situate sul perimetro della mappa sembra di essere in una vera base militare, sopratutto grazie allo straordinario lavoro di luci, ombre e riflessi.
Anche il comparto sonoro è piuttosto evoluto, la base non è un luogo silenzioso, è piena di vita e di suoni: dal semplice sventolare di una bandiera, ai camion che trasportano merci e persino le sentinelle che dialogano tra loro. Quella dell’ascolto, in Ground Zeroes è una pratica molto importante, spesso la visuale sarà ostacolata dagli oggetti dello scenario e per scoprire l’eventuale presenza di nemici non ci resterà che usare l’udito. Non a caso non vi sono canzoni in sottofondo mentre si gioca, tranne in situazioni particolari. Tuttavia, potrete selezionare delle canzoni da ascoltare grazie al Walkman.
I movimenti dei vari personaggi sono veramente ben fatti, qualcosa di mai visto prima in un videogioco.Snake si muove con una fluidità incredibile, niente a che vedere con i legnosi movimenti che caratterizzavano i vecchi capitoli della serie. Questo potrebbe sembrare una caratteristica pensata per farci abbandonare l’approccio stealth in funzione di uno tipico da sparatutto, ma non è così. Sempre rimanendo in tema di fisica, in questo capitolo potremo metterci alla guida di svariati mezzi come camion, corazzati e jeep; tutti con un proprio handling decisamente ben fatto.
Infine spendiamo due parole in merito alla differenza tecnica tra old-gen e next-gen: il gioco risulta tecnicamente eccellente sulla old-gen (spingendo al limite le console), ma la differenza grafica piuttosto marcata ci ha fatto pentire di non aver provato il gioco su una console next-gen. Acquistare The Phantom Pain su una console old-gen potrebbe essere un vero e proprio crimine!
IL GAMING DEL FUTURO: SMARTPHONE E TABLET
Una piccola chicca che sembra venire dal futuro è l’integrazione con smartphone e tablet. I nostri inseparabili aggeggini tecnologici possono essere utilizzati come mappa e menù interattivi, rendendo ancora più pulita l’interfaccia di gioco (che sarà molto minimale a prescindere dall’utilizzo dei dispositivi mobili).
Console e smartphone sono in grado di comunicare grazie all’app disponibile su Android e iOS; il risultato è che al posto di premere start per visualizzare la mappa, consultare le informazioni sulla missione, decidere cosa ascoltare sul walkman o chiamare l’elicottero, potremo fare tutto ciò sui nostri smartphone o tablet. Sia chiaro, l’uso di smartphone e tablet non rappresenta un particolare vantaggio, ma si tratta comunque di una trovata geniale e che speriamo di rivedere su The Phantom Pain con tutti i miglioramenti e le funzioni aggiuntive del caso.
Nota tecnica: l’app è in grado di girare su un gran numero di dispositivi, anche quelli piuttosto datati, il tutto senza alcun tipo di rallentamento o crash; quindi un ottimo lavoro di ottimizzazione per rendere l’app disponibile al maggior numero di persone possibile.
L’unico vero problema è che sarà piuttosto complicato continuare ad usare le varie applicazioni che vi permettono di tenervi in contatto col mondo… mal che vada, vi crederanno morti per l’intera durata della vostra partita…
La sua breve durata lo rende un prodotto decisamente poco appetibile a chi si affaccia per la prima volta su questa meravigliosa serie, per questo motivo lo consigliamo esclusivamente ai veri fan della saga, che sicuramente non riusciranno a fare a meno di vivere un’altra, seppur breve, avventura nei panni di Big Boss.
Il gameplay è stato rivisto ed è decisamente sopra le righe, ma la scarsa quantità di contenuti potrebbe allontanare chiunque. Tuttavia grazie al prezzo budget (dai 19,99€ ai 29,99€) questo gioco merita una prova, anche solo per assaggiare un po’ di next-gen.