Electonic Arts e Ghost Games mettono di nuovo in pista un brand racing arcade che per anni ha sgommato con carisma e forza nell’industria videoludica, ma che in questi ultimi tempi sta vivendo una fase di declino che lo ha portato ad essere scalzato da giovani con qualche anno in meno e, probabilmente, qualche cavallo in più. Dopo il capitolo di reboot del 2015, non privo di difetti, Need for Speed Payback si propone di proseguire nel processo di rilancio della serie senza dimenticare i suoi tratti distintivi.
N.B. La nostra prova è stata realizzata su un PC con specifiche tecniche leggermente maggiori dei requisiti minimi richiesti (i3 6800, 8GB Ram, Nvidia Geforce 1050).
La solita vendetta da criminali
Provare a creare una trama attorno ad un titolo racing è certo impresa difficile soprattutto se si cerca di evitare i cliché di produzioni cinematografiche recenti. E in effetti Payback non fa nulla per percorrere una strada diversa appoggiandosi sulla stravista diatriba tra criminali cattivi e criminali “buoni” che per una vendetta personale si ritrovano a combattere una associazione malavitosa, La Loggia, cercando di infiltrarsi in essa. Riciclaggio di idee come se piovesse. E a nulla serve far dividere la scena a tre protagonisti separati, che guidano categorie di auto diverse, e affrontare le varie tipologie di gare ogni volta con una faccia nuova.
Spiace davvero vedere quanto anche il sistema di missioni di questo gioco continui a reggersi sulle basi collaudate di scalata ai ranghi della malavita fino a raggiungere e sconfiggere il capo. Anche perché il sistema di divisione delle auto in categorie (corsa, fuoristrada, fuga, accelerazione e derapata) riesce a tenere il gioco su buoni standard, ma non aiuta a dare al titolo la profondità necessaria per lasciare un segno nella mente del giocatore. Tutto pare troppo già visto.
Stesso dicasi per il comparto multiplayer che tra classificate e match casuali si monstra in una veste senza grosse complicazioni o pretese: le partite online sono ben gestite anche se i casi di lag sono frequenti. Per fortuna EA e Ghost Games hanno permesso di giocare questo titolo anche offline senza bisogno di essere collegati ad internet.
Correre su strade già battute
Quello che però stupisce maggiormente in negativo è quanti elementi familiari e già visti in decine di altre produzione siano presenti tra le missioni e le attività da realizzare sulle strade di Need for Speed Payback. I cartelloni da distruggere (vi dicono niente?) sono solo la punta di un gameplay basato su molte idee ritrite, pillole da ingoiare senz’acqua e solo in parte addolcite dalla spettacolarità dei paesaggi e delle acrobazie.
Tra le cinque modalità di gioco elencate quella che convince di più è certamente la modalità fuga, carica di tensione e spettacolarità grazie alle brevi, ma particolarmente cinematografiche, scene rallentate che si attivano nell’instante in cui si distrugge un veicolo della polizia nostro inseguitore. Quella invece meno carismatica è quella derapata che, con il solito sistema di punti in base alla lunghezza del drift, sa di stantio ed è poco intrigante considerato anche che un po’ tutte le auto e le gare hanno una naturale inclinazione alla derapata.
Il free roaming è forse il momento in cui avremo maggior tempo a disposizione per goderci le auto e scorrazzare spensierati tra le strade della mappa di gioco, di dimensioni accettabili seppur facilmente attraversabile in un pochi minuti. A completare l’offerta del titolo EA ci sono i collezionabili che oltre ai già citati cartelloni da demolire permetterà di raccogliere chip nascoste e cinque catorci di auto d’epoca speciali da recuperare: un’altra situazione particolarmente familiare a chi ha giocato altri racing.
Upgrade a base di carte, tuning in base alla bravura
Il parco auto, composto da circa 80 veicoli, è accettabile, ma in alcuni casi abbiamo trovato un po’ ridondante la presenza di tanti modelli di una stessa casa a discapito di altri, completamente assenti (come alcuni marchi italiani).
La caratteristica principale di Need For Speed è da sempre la customizzazione dei veicoli e bisogna dire che in questo caso è davvero stata riportata a buoni livelli con un quantitativo di pezzi e setup davvero notevole, nel quale spiccano la verniciatura e le decalcomanie che permettono davvero di rendere il proprio veicolo unico e addirittura di salvare i propri progetti grafici per essere applicati in un attimo anche ad altri veicoli.
Per quel che riguarda il tuning delle prestazioni il sistema di Speed Card, già visto in qualche altro titolo concorrente, si ripropone con tutti i suoi difetti. Queste carte di potenziamento acquistabili nelle officine, ma soprattutto ottenibili completando le missioni di gioco, comporteranno spesso la necessità di ripetere più volte una stessa gara per ottenere le card necessarie a migliorare i valori della propria vettura. E purtroppo, le Speed Card scartate non possono essere riutilizzate per un altro veicolo, ma soltanto vendute per ottenere gettoni scambio. Una lieve pecca che impedisce di massimizzare i propri sforzi e costringe il più delle volte a perdere ancora più tempo per dare un livello accettabile ai propri veicoli.
Vero è che anche con il livello di difficoltà impostato su difficile, la sfida del gioco rimane abbordabile anche per chi non è un mago del volante. Questo perché le auto paiono molto controllabili nella maggior parte dei casi, nonostante le differenze di stabilità, tenuta e accelerazione siano comunque avvertibili anche dai meno esperti. Ovviamente aspettatevi un livello di simulazione minimo con auto che scodano in alcuni casi in maniera innaturale e dragster che anche appena comprate impennano come se fossero degli F-16 in decollo.
La presenza di microtransazioni nel gioco c’è, ma è ridotta all’osso e composta per lo più da pacchetti di monete, oggetti di tuning estetico e gettoni scambio facilmente ottenibili in altro modo. Niente pay-to-win quindi, anche questi pacchetti saranno utili a dare alle auto il livello massimo per competere online e offline.
Tra i difetti secondari, ma al quale saranno sicuramente sensibili molti utenti, c’è l’impossibilità di mappare i tasti del pad, lasciando questa caratteristica solo alla tastiera. Le due configurazioni possibili potrebbero non soddisfare alcuni utenti, soprattutto quelli che usano il cambio manuale, con il tasto nitro e il tasto per salire di marcia non proprio vicinissimi.
Resistenti agli urti, ma non allo sporco
Già dal primo colpo d’occhio si può notare la cura per il dettaglio delle auto sia nelle scene di intermezzo che nelle fasi di gioco. La cesellatura dei particolari è approfondita al punto da spingere a utilizzare la modalità foto proprio per notare i singoli bulloni dei vari cerchioni, soprattutto con il livello di definizione grafica settato al massimo.
L’incredibile dettaglio grafico e la sua cura si denotano anche nel sistema di tuning che ad ogni pezzo montato non mostra alcuna incertezza o applicazione posticcia. Questo ambito è davvero curato soprattutto per la ampia possibilità di applicare strati di decalcomanie e colore sovrapposti, anche se il pattern di simboli e grafiche è leggermente sottodimensionato e con qualche grafica “fiammante” o tribale in meno.
Meno dettagliato, ma altrettanto valido il colpo d’occhio degli scenari con texture senza sbavature evidenti e gli effetti di luce di alba e tramonto davvero da colpo al cuore. Molto gradevole il sistema di progressione dello sporco sulle auto che, soprattutto dopo molte gare fuori strada, darà alla carrozzeria delle auto una patina di pulviscolo davvero verosimile.
Ma questo realismo per la sporcizia sui veicoli è rovinato da un sistema di collisioni e danni davvero poco responsive che ci restituisce la sensazione di stare guidando dei blindati più che delle auto. Passi per le missioni fuga, nelle quali è lecito aspettarsi che le macchina sia corazzata, ma questa robustezza innaturale delle auto è così forte che solo dopo ripetuti e catastrofici incidenti, che avrebbero sterminato intere famiglie, si notano i segni visibili di schianti ed ammaccature. Certo ci troviamo davanti a un arcade e non a un simulativo, ma a 300 km/h se si compie un frontale ci si aspetterebbe come minimo di trovare il paraurti sotto le ruote.
Anche inforcate le cuffie il gioco mostra una buona pulizia sonora. La playlist, nella quale è presente anche un brano italiano, è fortemente votata al fan service per gli appassionati di corse in auto e elaborazioni estreme, anche se forse un po’ troppo denso di hip-hop e rap (gusti personali, ndr). A contornare questo, lo stridio delle gomme e il rombo del motore sono abbastanza realistici e avvolgenti anche se in alcuni tratti troppo esasperati in favore di una maggiore spettacolarizzazione delle scene.
Le conclusioni di questa recensione, che potete rileggere nel box in alto, e quel Nì non sono una bocciatura, ma nemmeno una promozione. Certamente rispetto al declino prospettato da molti, Need For Speed Payback riporta un po’ a galla la serie, ma il lavoro da fare per colmare il gap con la concorrenza c’è così come ci sono le potenzialità. La strada è giusta, non fermatevi ora.