MAMMA, VADO ONLINE A SOPRAVVIVERE
Ancora tempo di survival MMO, ancora tempo di early access: anche il mondo dei videogiochi evidentemente vive di mode e abitudini, e questo Nether si inserisce perfettamente in un filone che sembra consolidarsi, dopo titoli quali DayZ e Rust. Sopravvivere online in ambienti popolati da altri giocatori ‘veri’ può essere divertentissimo, a patto ovviamente che ogni titolo possa offrire qualcosa di peculiare.
In Rust, ad esempio, buona parte del tempo lo si dedica a raccogliere materie prime e a craftare di tutto, dagli attrezzi alle case (sì esatto, come in Minecraft), in un mondo bucolico semi-vuoto e radiattivo. Nether, sviluppato dai Phosphor Games, è approdato già da qualche mese su Steam, e si trova adesso nella propria fase Beta disponibile, per l’appunto, in early access.
In Nether ci troveremo alle prese con un ambiente urbano, ovviamente ostile, in piena devastazione post-atomica: strade deserte e ricoperte da erbacce, edifici vuoti e abbandonati, automobili ammassate nei parcheggi e un po’ dove capita, passeggini solitari, muri crollati e chi più ne ha più ne metta. In questo contesto, gli ambienti amichevoli (o sarebbe meglio dire: non estremamente ostili) sono ben pochi, e sonoalcune ‘safezone’ in cui non è possibile il pvp e all’interno delle quali si trovano i mercanti da cui acquistare oggetti, dei luoghi in cui è possibile craftare armi, oppure piuttosto aderire a una delle ‘tribù’ che si contendono il dominio del territorio cittadino.
NON PENSARE DI FARLA FRANCA
Superato un tutorial spartano ma completo, starà a noi affrontare il mondo di Nether con tutta la sua fredda ostilità. La prima reale minaccia per il nostro futuro cadavere (perché prima o poi, statene certi, morirete) è rappresentata dai mostri che si incontrano tra le strade o dentro gli edifici, pronti ad attaccarci al nostro minimo rumore, quei ‘nether’ che danno il titolo al gioco. Questi mostri antropomorfi si dividono in diverse categorie, più o meno pericolose, che vanno dal tipo più semplice che non fa altro che picchiarci, a quello che sputa una melma nera che ci appanna notevolmente la vista per alcuni mortali secondi, ad altri decisamente troppo grossi. I nether hanno l’insopportabile abitudine di teletrasportarsi a corto raggio, trasformando i combattimenti in una paura continua: quella sensazione di una presenza dietro le spalle è, stavolta, decisamente vera!
Come affrontare quindi queste continue minacce, in un MMO, se non associandosi ad un gruppo di giocatori, con i quali unire le forze per proseguire nell’esplorazione, elemento fondamentale per reperire tutto quello che ci permette di alimentare lo scopo del gioco, ovvero sopravvivere? Ci serviranno infatti armi, cibo, acqua, medicamenti, e tutta una serie di oggetti che verranno riadattati per craftare altro. Un gruppo di persone con cui condividere la spiacevole sensazione di tensione continua e palpabile di volatilità della vita: in Nether, infatti, questo è un altro degli aspetti peculiari, la morte è permanente. Una volta che il vostro alter ego muore, è un addio definitivo. Di contro, la gestione dell’esperienza è legata all’account del giocatore, ed è possibile avere delle skill che permangono nel tempo. Skill che accompagnano i punti esperienza invece legati al personaggio che ci troviamo a guidare in un determinato momento, che in stile RPG possono essere usati per incrementare tratti specifici, quali resistenza, capacità di stealth, abilità nell’uso di un certo tipo di arma, e così via. Ecco, se avete pensato di affidare tutto questo alle mani di altri giocatori come voi, è meglio che la schiena ve la guardiate costantemente: le alleanze, infatti, non vincolano i membri a un certo comportamento per forza, e questo può voler dire una pallottola nella nuca per voi e uno zainetto nuovo e stracolmo per il vostro… amico.
TUTTO LO SPLENDORE DELLA DEFICIENZA UMANA
E’ in titoli come Nether – esattamente come accaduto in Rust – che ti rendi conto di come a volte l’umanità sia assolutamente destinata ad estinguersi. E’ un punto di vista del tutto personale, ma sinceramente ho trovato tedioso oltre ogni limite affrontare i primi passi, capire il funzionamento di inventario, crafting, mappe e così via, per poi ritrovarmi con occhi speranzosi anche se pieni di paura a guardare al di là dei cancelli della safezone e venire ucciso da un altro giocatore al primo passo dopo la stessa safezone. E ancora, e ancora. Senza avere ovviamente con me niente di valore addosso. Il gusto che può provare un giocatore, magari equippato con un fucile di precisione e nascosto da qualche parte, a sparare sistematicamente a qualunque altro giocatore umano che esca dalla zona sicura, invece che piuttosto esplorare il mondo di gioco offerto (e magari fare il solitario aggressivo in giro, quello sì) è un piacere che non riesco a cogliere, e che limita decisamente il gioco, almeno nelle prime fasi.
Una volta riusciti a immettersi nel selvaggio mondo che di urbano ha ben poco se non delle vestigia di un drammatico passato prossimo, quello che ci si trova ad affrontare è però un ambiente affascinante ma decisamente vuoto, di eventi e di elementi. Di fatto ci si limita a sopravvivere (beh, il succo è quello no?), e non ci vengono offerte particolari e interessanti linee da seguire oltre a questo. Il gioco è però, lo ripetiamo, in fase di sviluppo, e facendo leva sul costante feedback della comunità potrebbe vedere dei cambiamenti importanti.
UN BEL LUOGO IN CUI SOPRAVVIVERE E MORIRE
Nether, soprattutto rispetto ai diretti concorrenti, si distingue per un comparto audio e video decisamente piacevole. Se la grafica è dettagliata, oscura quanto basta, e rende la città morta piuttosto verosimile in quel senso di veloce abbandono tipico dei drammi su vasta scala, il sonoro è ancora più sorprendente: il vento e le sue variazioni, voli improvvisi di uccelli, grugniti e versi acuti dei mostri anche distanti, sono tutte improvvise variazioni su un silenzio di fondo che non può che essere ciò che caratterizza l’azzeramento della civiltà. La città di Nether è un posto in cui potenzialmente l’udito è più importante della vista, almeno come esperienza sensoriale, e questa cura è un dettaglio niente affatto secondario.
Un titolo che punta in maniera riuscita sull’atmosfera, ma che dovrà trovare contenuti nel futuro immediato per offrire un’esperienza di gioco più ricca di quella che propone al momento, probabilmente frustante e non appagante per molti.