Vi guardate attorno, in lontananza scorgete quelli che una volta dovevano essere degli enormi grattacieli monito di una civiltà ormai caduta, le autostrade seguono l’esempio delle altre infrastrutture ormai flagellate dal tempo, mentre enormi colonne di polvere si muovono sospinte nell’aria andando a ricoprire tutto quello che incontrano creando un deserto di macerie quasi irreale.
Questo è il mondo di Phantom Dust, un luogo inospitale per l’umanità che ormai tira avanti a fatica vivendo nel sottosuolo pur di scampare all’estinzione, ma soprattutto per proteggersi da una polvere mistica che ha fatto perdere alla popolazione i loro ricordi più intimi. Tra i resti della popolazione però vi sono gli esper, un ristretto numero di esseri umani capaci di poter sopravvivere per brevi periodi sulla superficie terrestre senza che la polvere o per meglio dire le ceneri riescano ad eliminare i loro ricordi, per di più questi particolari individui hanno la capacità di poter sfruttare la cenere come arma, il che dona loro capacità mistiche.
Un mondo ormai in declino
In Phatom Dust vestiremo i panni di un sopravvissuto senza nome, ritrovato da un gruppo di esper all’interno di una capsula, non lontano da noi vi sarà Edgar, anche lui un sopravvissuto imprigionato dentro un’altra capsula accanto alla nostra. Il nostro personaggio assieme a Edgar non avranno alcun ricordo del loro passato, tranne per un piccolo ciondolo appartenente al nostro compagno di stasi ove al suo interno vi è una foto di una ragazza misteriosa e unico collegamento di un passato ormai svanito.
Il gioco fin da subito ci fa capire che il mondo che andremo ad esplorare sarà una landa ostile e desertica, ma fortunatamente anche noi faremo parte del ristretto gruppo di esper, esseri umani capaci di controllare la cenere mistica che permea il mondo.
Il nostro obbiettivo in Phantom Dust sarà quello di esplorare il mondo di superficie alla ricerca delle memory box, gli unici artefatti capaci di rivelare il passato dell’umanità e di risolvere l’enigma più importante: da dove è arrivata la cenere e perché ha causato la quasi totale estinzione degli esseri umani.
Il vantaggio di essere un esper
Terminata la fase introduttiva, il gioco ci farà affrontare il tutorial dove apprenderemo diverse informazioni sul mondo di superficie e sulle abilità che potremmo sfruttare in combattimento. Come detto in precedenza, i normali esseri umani non possono resistere al potere della cenere, per questo motivo verremo portati a far parte del gruppo di esper incaricati di scandagliare la superficie in cerca dei ricordi perduti della nostra civiltà.
Il mondo di superficie non è un luogo sicuro, nonostante non ci sia nessuna presenza umana, tra le rovine delle città vi saranno degli esseri sconosciuti che mineranno la nostra avventura e per questo motivo dovremmo apprendere come sfruttare ogni singolo potere offerto dalla cenere.
I combattimenti in Phantom Dust vengono affrontati all’interno di arene rappresentanti diversi luoghi della superficie, al loro interno potremmo muoverci liberamente e andare alla ricerca delle abilità da usare in battaglia che si presenteranno a forma di sfere colorate, ogni colore rappresenterà una diversa abilità: Rosso per gli attacchi, Blu per le mosse difensive, Giallo per i buff delle abilità e Verde per i debuff.
I poteri avranno un parametro che indicherà il loro raggio di attacco, sono presenti mosse dalla lunga distanza, medio – corta e corto raggio, mentre per il multiplayer saranno presenti anche delle sfere bianche che serviranno per aumentare il nostro livello aura. L’aura rappresenta l’energia a nostra disposizione da usare per attivare le nostre tecniche, mentre nella campagna avremo un valore fisso che potrà essere aumentato, online dovremmo acquisire gli orb bianchi per poter aumentare il livello della stessa visto che partiremo con un livello aura pari a zero.
Un gioco di carte senza carte
Se non avete mai giocato a Phantom Dust sulla prima Xbox e non amate i giochi di carte, non spaventatevi e dategli una possibilità. Phantom Dust è un gioco d’azione che racchiude un sistema di abilità che strizza molto l’occhio ai giochi di carte, ogni abilità che raccoglieremo nell’arena di gioco avrà le sue statistiche che saranno racchiuse in: Distanza, potenza, costo, effetto e un parametro che indicherà se tale abilità è ad uso singolo o illimitata, questo significa che se useremo una skill “illimitata” essa non scomparirà dopo il suo uso ma sarà sempre possibile cambiarla con altre sulla mappa.
Il sistema di combattimento è molto semplice sulla carta, con i grilletti possiamo agganciare il nemico (RT) e spostare l’aggancio su altri nemici nel caso siano presenti sulla mappa (LT), mentre i pulsanti A, B, X e Y saranno votati all’uso delle skill. Per equipaggiare una skill basterà mettersi vicino ad essa e premere il pulsante scelto da noi per utilizzarla, ecco un rapido esempio: Se voglio usare la tecnica Barriera con il pulsante B, mi basterà raccoglierla premendo B e poi ripremerlo per utilizzarla, sempre ammesso che abbiate abbastanza energia per attivarla.
Per chi andrà a cimentarsi nel multiplayer vi sono alcune cose da sapere, prima di tutto potrete acquistare diverse abilità così da costruire il vostro deck, potrà avere un massimo di 30 “carte”, durante i match le sfere che troverete conterranno le abilità che avrete scelto e ogni volta che riapparirà una sfera, essa conterrà una abilità presente nel vostro deck. Tenete sempre sott’occhio l’indicatore in alto a destra che servirà per mostrarvi il numero di carte disponibili e quelle presenti sulla mappa.
Il gioco permette l’uso dello splitscreen per un massimo di 2 giocatori mentre sarà possibile combattere contro un totale di 4 nelle partite online.
Remastered, ma con riserva
Una delle cose che mi ha fatto storcere il naso è il modo in qui è stato rimasterizzato il gioco, non so cosa sia accaduto in Microsoft ma dopo aver presentato un trailer per il reboot del gioco durante l’E3 2014 e subito dopo annullare l’uscita del suddetto, mi sarei aspettato quanto meno un lavoro più profondo sull’edizione remaster.
Il titolo gira con un formato 16:9 ma ogni tanto tra qualche cutscene e altro si perde nei 4:3 per poi tornare alla nuova risoluzione, il comparto tecnico è rimasto per la maggiore invariato, quindi per quanto rapido nei caricamenti e con un frame rate abbastanza stabile rimane comunque un titolo del 2004, ciò non toglie quanto di buono ha da offrire Phantom Dust visto che è anche gratuito per tutti i possessori di Xbox One e PC, l’integrazione con il sistema Play Anywhere è stata una grande mossa, soprattutto per i giocatori che amano questo genere di gioco e non voglio staccarsi da esso.
Tiriamo le somme
Phantom Dust non è un gioco per tutti, qui lo dico e lo sottoscrivo. Se siete il tipo di giocatore che ha voglia di provare qualcosa di nuovo o state cercando un titolo che racchiuda azione e meccaniche che strizzano l’occhio ai giochi di carte, non aspettatevi qualcosa come Hearthstone e difficilmente rimarrete delusi.
Purtroppo il peso degli anni si fa sentire anche su questa remastered e nonostante alcune migliorie rimane pur sempre un titolo di due generazioni indietro, il mio consiglio è quello di dargli una chance vista la sua natura gratuita e il vantaggio di poterlo giocare anche su PC tramite Play Anywhere.
Voi cosa ne pensate? Vi è piaciuto Phantom Dust sulla prima Xbox?