Adult Swim, negli anni recenti, ha sfornato alcuni titoli indipendenti di alto livello. L’ultima aggiunta alla collezione è Rain World di Videocult: un gioco in lavorazione da tantissimo tempo e creato grazie a Kickstarter. Collocato nel genere “survival game”, in questo particolare platformer controllerete un ibrido tra una lumaca ed un gatto con l’obiettivo di sopravvivere in un mondo in rovina. Rain World ha suscitato un accesissimo dibattito tra i suoi giocatori per via della sua enorme difficoltà. C’è chi si trova bene con una difficoltà molto punitiva e chi invece ritiene che alcune scelte di design siano semplicemente sbagliate e come tali non andrebbero contate come “sfide” o “meccaniche complesse”. Noi di Gamempire.it abbiamo avuto l’occasione di recensire questo titolo su PlayStation 4, provando con le nostre forze a sopravvivere. Quanto il design di Rain World è giusto ed accessibile? Sono state commessi degli errori valutativi da parte del team di sviluppo? Vediamolo insieme nelle righe che seguiranno.

RainWorld PlayStation 4 Gamempire.it

Pioggia a catinelle

Il gioco non presenta una struttura narrativa palese, piuttosto lancia una sorta di background che va ad arricchire il mondo di gioco attraverso indizi, speculazioni ed altri input di trama sparsi. La sequenza di apertura ci mostra come la nostra creatura faccia parte di un piccolo nucleo familiare, in costante lotta con la fame e la pioggia torrenziale che infesta il globo. Durante una tempesta, il nostro protagonista cade da un tubo e finisce per smarrirsi. Al suo risveglio, inizierà il nostro gioco.

Il nostro “lumagatto” sarà quindi chiamato a riunirsi con i suoi simili attraversando una serie di scenari in un mondo andato in rovina, probabilmente di stampo apocalittico. Tuttavia, in questo percorso, troveremo tanti altri accenni di trama da osservare: il nostro rapporto con le varie tribù di mostri, in che il mondo è andato perduto ed echi del passato che si appellano all’intelligenza di chi tiene in mano il controller, ovvero il giocatore.

Se c’è un aspetto positivo è sicuramente il lavoro dietro le varie specie presenti nel gioco. La loro IA è molto avanzata a livello comportamentale, creando una varie e propria catena alimentare basata su tantissimi fattori: come ad esempio la possibilità di costruire ricordi degli incontri con il giocatore, qualità che muterà il comportamento della fauna nei nostri riguardi. Come è evidente da tale istanza, le azioni che effettueremo nel gioco avranno ripercussioni in tutta la piramide dei predatori e delle prede. Proprio questi algoritmi permettono a Rain World di avere conclusioni multiple che rispecchiano le scelte che faremo e i cambiamenti che apporteremo. Un paragone azzeccato è sicuramente relativo a come il gioco veniva modificato su Undertale nel corso delle varie tipologie di “Run”. Se a ciò aggiungiamo il level design procedurale, abbiamo un titolo diverso per ogni giocatore che lo prova.

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Possiamo dunque tranquillamente comprendere quanto l’apparenza nasconda un enorme livello di profondità e di dettaglio, che probabilmente è difficile reperire in altri titoli indipendenti o tripla A. Sebbene la longevità del gioco sia limitata dai paletti del gameplay, la rigiocabilità è portata al massimo grazie alla randomizzazione dei quadri sia nella nuova partita che alla morte. Rain World incanta ed incuriosisce grazie alla sua direzione artistica, seppur la sua comunicazione sia pressoché minima. Ciò permette di intrigare il giocatore accrescendo la sua smania di conoscenza, che dovrebbe scaturire e risolversi nell’esplorazione di questi ambienti sconosciuti. Purtroppo però, tale sensazione viene interrotta quando alcune scelte di design tarpano le ali ad un mondo altrimenti immersivo.

Un mondo crudele

Venendo al gameplay di Rain World, dobbiamo per forza rendere conto di quanto ci siano problematiche eccessivamente punitive per ciò che il titolo vuole essere.

Innanzitutto, la struttura di base è molto semplice: il nostro animale si comanderà attraverso alcuni semplici tasti corrispondenti ad azioni basilari. Saltare, mangiare, lanciare e mettersi a quattro zampe. Il titolo si svolgerà in livelli collegati dove bisognerà cercare di accumulare cibo e trovare dei bunker che ci permetteranno di proteggerci dalla pioggia torrenziale. Naturalmente il tutto è basato sullo scorrimento orizzontale e sul platforming.

Il primo grande problema sta nella capacità di salto del nostro “lumagatto”, il quale è appena sufficiente a farci staccare di qualche centimetro da terra. Per potenziarlo sarà necessario mettersi a quattro zampe e tenere premuto il tasto adibito. Ciò crea una complessità totalmente ingiustificata. Non sarebbe stato più semplice mettere il salto normale ad un’altezza standard? Oltre a rendere meno frustranti e problematiche le sezioni platform, avrebbe alleggerito il gioco da tanti collegamenti a tubatura completamente inutili, creati appositamente per saltare ostacoli generati dalla poca lungimiranza nel scegliere come la fisica dovrebbe comportarsi.

Proprio l’engine fisico risulta uno degli altri problemi principali. Alle volte, il nostro personaggio finirà per incastrarsi o per non riuscire a raggiungere una sporgenza per via di hitbox sballati e compenetrazioni varie. La fisicità delle componenti semi 3D è gestita in maniera grossolana, quasi superficiale, tanto da essere un semplice uso del ragdoll.

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Il terzo grande difetto è rappresentato da alcune scelte limitatrici. Prima tra tutte è la pioggia, la quale sarà un gameover automatico se non si riesce ad arrivare al punto di salvataggio in tempo. Quest’ultimo è sbloccabile solamente consumando cibo ed è collocato in un punto a noi sconosciuto, in zone da molti riquadri e collegamenti. Tale aspetto macella la componente esplorativa che Rain World vuole fornire, rendendolo una lotta insensata contro il tempo mentre su schermo compaiono paesaggi mozzafiato e tanti anfratti da vedere. Si ha come l’impressione di avere davanti un’intera cena preparata con cura ma con la possibilità di mangiarne solo un piatto, con il resto che va buttato. Se a questo aggiungiamo il fatto che per andare avanti bisogna per forza evitare di morire, il gioco finisce quasi per chiederti di lasciar perdere.

Se non fosse stato per queste problematiche, la sfida di Rain World sarebbe stata perfetta. I nemici si comportano come tali e effettivamente sono giusti nei loro attacchi, con tanto di diversi segnali di avvertimento. Il combattimento, seppur rudimentale, è intrigante e divertente. I livelli e l’ambiente di gioco sono interattivi ed utilizzabili come arma o risorsa. C’è sempre qualcosa da scoprire, perfino nelle meccaniche. Questi elementi da soli riescono a tamponare le emorragie causate da alcune scelte infelici che non possono essere definite come “ostacoli creati per aumentare la sfida”. Una sfida è tale quando si impostano le componenti giuste per superarla, quando il resto degli elementi del gioco (come l’esplorazione) non viene tarpato da essa. Non era necessario rendere Rain World una festa per elitisti per sfornare un buon prodotto, anzi. Dalle tante sfaccettature del titolo, soprattutto relative ai comportamenti degli abitanti del mondo in rovina, sembra che il gioco sarebbe stato eccezionale anche senza alcun tipo di pericolo artificioso.

Pixel art fatta a mano

Il lato tecnico del titolo di Videocult è eccezionale. La direzione artistica è la classica Pixel Art, tuttavia la cura nel dettaglio e nei paesaggi è così maniacale da essere sublime. Rain World è fornito di ottimi artwork e disegni digitali, pixellati o meno. Condito da diversi effetti luminosi e 3D, come il sole che fa capolino dalle nuvole e le sublimi animazioni, il gioco crea veri e propri scenari che cangiano sia nel colore che nella composizione, ma tutti egualmente ricchissimi di genialità. Oltre alla pura qualità tecnica, c’è da lodare l’estro creativo che permette l’originalità di ogni singolo quadro che visiteremo. Sia nei temi che nella composizione, i livelli catturano l’occhio del giocatore in molte maniere tramite il saggio utilizzo dei colori e delle forme. Tale attenzione agli sfondi, e alle animazioni in essi, è prettamente dovuta al loro utilizzo come principale vettore narrativo ed estetico. Rain World fornisce dunque un’esperienza visiva unica ed accattivante, soprattutto su schermi ad alta risoluzione, in grado di mandare in estasi perfino chi non apprezza questa tecnica pixellata.

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Il lato sonoro si focalizza sul fornire brani che accompagnino il tema delle diverse aree tematiche. Dal puro e semplice ambient fino al tribale, le tracce sono di ottima fattura e totalmente funzionali ad esaltare l’apporto visivo descritto precedentemente. Ciò è evidente anche dalla scelta degli effetti sonori, utilizzati come principali gestori del ritmo di gioco, soprattutto durante le sequenze di lotta.

Per quanto riguarda i menù, questi sono totalmente assenti dato che effettivamente non ve ne è bisogno. I controlli invece sono piuttosto intuitivi (eccezion fatta per il salto da prono) tuttavia il tutorial è poco chiaro nelle diverse meccaniche di gioco. Sarebbe stato gradevole avere un’approfondimento in più, vista la complessità di alcune azioni.

Conclusione e commento dell’autore

Rain World di Videocult è un gioco che ha sicuramente dei problemi a livello di game design. Tuttavia, negare l’intera esperienza per alcuni difetti sarebbe da folli. Si tratta di un titolo creativo, originale ed ispirato che fa della sua forza l’eccellente direzione artistica, la quale spazia perfino nella meta-narrazione. Affezionandosi ad una strana creatura, il giocatore dovrà sopravvivere in un mondo misterioso che lui stesso dovrà rivelare attraverso una serie di percorsi decisi dalle proprie azioni. Tale differenziazione e libertà possono essere sicuramente tarpate dai problemi descritti nella recensione, ma risultano comunque presenti e d’impatto. Basti pensare a come ogni volta riesca a fornire tanti nuovi dettagli mai visti in precedenza, perfino tra diverse run. Inoltre, l’intera gestione dell’intelligenza artificiale e delle creature è magistrale, uno spettacolo anche solo da ammirare per quanta cura è stata immessa nel simulare una vera fauna locale. Difficilmente in altri titoli è possibile cambiare un’intera catena alimentare, fondare tribù ed altre chicche nascoste, palesi solamente per gli occhi che osservano con attenzione.

La vostra esperienza con Rain World sarà dunque basata sulla vostra sopportazione e su quanto pensiate ad alcune meccaniche come una sfida personale (e da qui deriva la divisione tra la critica e il pubblico). Ma parlando in sede di analisi, si tratta sicuramente di un buon prodotto unico nel suo genere, capace addirittura di essere enormemente innovativo, visivamente impressionante e incredibilmente originale.

Personalmente credo valga la pena possederlo anche per la pura veste grafica. Difficilmente si trova una qualità estetica digitale così ben realizzata!

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve