Una storia sconclusionata
In Rise of Insanity il racconto è basato sulla storia del dott. Stephen Dowell e della sua famiglia massacrata barbaramente da un sedicente assassino. Grazie a tecniche di ipnosi il dottore, di cui vestiremo i panni in prima persona, cercherà tramite flashback di ricostruire l’evento. La struttura è la più classica che si possa immaginare nel tentativo di riportare a galla quanto successo ma fin da subito la debolezza del racconto si farà sentire. Le visioni che ci verranno propinate saranno spesso e volentieri sconclusionate disorientando l’utente e mascherando la linearità della trama.Un possibile mistero svelato verrà contornato spesso e volentieri da sequenze di deliri incomprensibili che avranno lo scopo di spaventare il giocatore ma che cascheranno nei più banali cliché. Per completare il gioco servirà poco più di un’ora ma capiremo ben prima l’inconsistenza del titolo con un finale, sconclusionato, che lascerà quasi sicuramente perplesso più di un giocatore.
L’inconsistenza e il nulla
Se la storia è una serie di deliri chimici e non inutili il gameplay rasenta la pochezza più assoluta. Se il tipo di gioco proposto è chiaro fin dalle prime battute ci saremo aspettati una variazione sul tema, magari cambiando luoghi e tipi di interazioni.Rise of Insanity ci grazierà con un walking simulator in cui girovagherete in una sorta di loop, dove andando avanti potrete accedere a stanze prima chiuse a chiave ed interagire con alcuni degli indizi sparsi negli ambienti. A salvare il salvabile avremo qualche enigma che però falliscono nel dare quel poco di profondità ad un gameplay inesistente.Il fatto di girare in luoghi ripetuti fino alla nausea, con alcuni di essi abbastanza ispirati, rende il gioco lento e tedioso data la mancanza di un vero gameplay. Rise of Insanity risulta quindi una tech demo per un possibile gioco horror che manca clamorosamente il bersaglio.
Tecnica ed Engine
Tecnicamente Rise of Insanity è il regno della mediocrità. Effetti di luce, ombre e qualsiasi texture su cui poseremo gli occhi fa capire la qualità a basso costo del gioco. Vero che non tutti i giochi hanno un budget infinito ed i Red Limb sicuramente non avranno le risorse di Rockstar Games, ma si poteva cercare uno stile più singolare e raffinato.
Tutto sembra preso di peso da un qualsiasi engine ed infilato dentro senza troppa curanza anche i vari e già citati cliché per spaventare l’utente. Se le musiche sono anch’esse senza un nesso logico con quanto vedremo e per nulla originali, tentativo anche qui mancato di rendere il gioco psichedelico, il peggio di sé arriva con il visore in testa.
Il motion sickness è una brutta bestia, quelle rare volte in cui mi ci siamo imbattuti in questo stato ci ha allontanato dalla tecnologia per qualche settimana.
Una mangiata di minuti di Rise of Insanity in modalità VR sono stati sufficienti per raggiungere il punto di non ritorno, ovvero quello che ti obbliga a togliere il visore, spegnerlo e prendere più di una boccata d’aria. Esperienza da evitare.