Secret of Mana nasce da una costola di Final Fantasy e questa, già di per sé, rappresenta una premessa non indifferente.
Secondo capitolo della serie Mana e seguito diretto di Mystic Quest, pubblicato nel ’91 da Square per Game Boy, Secret of Mana portò a suo tempo uno stravolgimento alle meccaniche di gioco, gloriosamente impalate su quelle di Final Fantasy, regalando al videogiocatore un’avventura con combattimenti in tempo reale piuttosto che a turni.
MA OGGI COME SI COMPORTA IL TITOLO…?
Partiamo con una breve analisi della trama.
Molto tempo fa, le persone vivevano in armonia con il mondo naturale e usavano il potere del Mana per aiutare le loro nazioni a crescere. Un giorno, però, il potere del male fece gola ai malvagi che presero il controllo della Mana Fortress e scatenarono una guerra che sconvolse il mondo e devastò le città, distruggendo gran parte della civiltà.
Intervenne allora un prode eroe che grazie alla Mana Sword distrusse la fortezza e riportò la pace nel mondo, rendendo la guerra appena finita solo un ricordo, sempre più lontano nel tempo… Al punto da divenire quasi solo leggende per le nuove generazioni di umani. Ma la storia si ripete…
Un giorno, mentre esplora una valle proibita vicino al suo villaggio, un ragazzino di nome Randi si imbatte, sentendone il richiamo, in una spada arrugginita conficcata in una roccia. Non rendendosi conto che quella la leggendaria Mana Sword, usata nella grande guerra del passato, la estrae dalla roccia, liberando così orde di mostri che attaccano subito il villaggio vicino nel quale egli stesso è stato cresciuto da un anziano saggio; villaggio dal quale, una volta tornato, viene bandito.
Il ragazzo, spaesato e senza una vera idea di cosa farne della sua vita e della Mana Sword, viene avvicinato dal cavaliere Gemma che riconosce la spada e gli fornisce una via da percorrere per ripristinare l’antico potere dell’arma e riportare infine la pace nel mondo.
Da qui, in maniera piuttosto semplice e basilare, parte la nostra avventura.
Il gioco ci porterà ad esplorare una serie di ambienti come aree boscose alternate a castelli e città, imbattendoci in mostri più o meno impegnativi, nel classico stile degli RPG del tempo. Gli ambienti sono tutti ben realizzati e curati nei dettagli, in questa nuova versione molto colorati e ben rifiniti.
Il riscontro positivo sulla parte grafica con la quale vi troverete ad avere a che fare, però, subisce un duro colpo quando ci si rende conto che durante i dialoghi (in lingua inglese o giapponese, a voi la scelta) i personaggi tengono la bocca serrata. Non esistono animazioni facciali degne di questo nome durante i dialoghi… Nel 2018.
La trama del gioco è ben raccontata e cattura degnamente l’attenzione del videogiocatore, ma è il gameplay, che oggi come 24 anni fa, rappresenta l’elemento più interessante del gioco. I combattimenti in tempo reale rappresentavano per l’epoca una bella novità e il sistema di combattimento, seppur sotto il peso del tempo, continua ancora oggi a dare soddisfazione con le sue meccaniche intuitive ed immediate, con la possibilità di switchare in battaglia tra i tre elementi del vostro party identificabili nel classici guerriero/guaritrice/mago, coi tempi di ricarica del colpo (una forma primordiale di ATB, se volete vederla così) e con le armi che aumenteranno di livello in base alla quantità di nemici che metterete ko portandovi allo sblocco di una “mossa finale” per ogni arma. Armi che avrete a disposizione come parte del vostro equipaggiamento, insieme ad eventuali armature e accessori… Tutto come si conviene, insomma.
La trama è semplice (seppur non banale) e le meccaniche di gioco non sono certo, oggi, innovative; ciononostante Secret of Mana continua ancora oggi a mantenere un fascino quasi immutato che un giocatore degno di portare tale nome saprebbe apprezzare.
Il titolo, lo abbiamo già detto, si porta sulle spalle il peso del tempo nelle meccaniche e alcuni difetti di nuova data, come un doppiaggio non di qualità e l’assenza delle animazioni facciali. Inoltre, anche nelle fasi iniziali del gioco ci è capitato di imbatterci in crash del gioco o bug che comunque costringevano al reset obbligato e che ci auguriamo vengano risolti presto.
Dall’altro, la magia originale del titolo viene conservata grazie alla componente sonora dei brani scritti e diretti da Hiroki Kikuta (che con Secret of Mana esordì per la prima volta come sound designer per Square ).
L’assenza totale della lingua italiana e una difficoltà generale dei dungeon che, proprio come nella versione originale del gioco, va impennandosi drasticamente nelle fasi finali del gioco non fanno altro che alzare ulteriormente l’asticella relativa alla difficoltà che il gioco riscontrerà nell’essere apprezzato.
Da pochi, a questo punto, purtroppo.