Era da un bel pò di tempo che si aspettava un gioco nuovo dei From Software. Di Sekiro: Shadow Die Twice la prima volta che se n’è sentito parlare è stata, con gran sorpresa, ai Games Awards 2017. Trailer brevissimo con scritta “Shadow Die Twice”. Da lì in poi è stato creato un certo mistero, in molti si sono chiesti che tipo di gioco avevano in serbo i From Software. Una volta presentato ufficialmente le aspettative sono cresciute e finalmente adesso siamo in grado di raccontare questa nuova opera di Hidetaka Miyazaki.
UN GIAPPONE FEUDALE
Il periodo durante il quale si svolge la vicenda è l’era Sengoku in Giappone, periodo frastagliato da lotte. Il nostro personaggio è uno Shinobi chiamato Lupo e figlio del Gufo. Dopo una sanguinosa battaglia Gufo chiama suo figlio e gli dà un codice da onorare e rispettare solennemente: proteggere e difendere un giovane signore di nome Kuro, se necessario anche con la vita. Senza raccontare troppo della storia, si scopre poi che il giovane signore viene rapito e spetterà a noi il compito di salvarlo.
Come si è ben capito questo gioco porta delle novità rispetto alle precedenti opere From. Partiamo da qui per trovare il primo vero elemento di rottura con i souls: la narrativa. Un aspetto che aveva caratterizzato i giochi From Software più celebri era quello dell’interazione attiva con la trama.
Raccogliere le informazioni, elaborarle facendo supposizioni, confrontarsi, cercare tutte le possibili varianti, visionare svariati video. Questo insieme è un qualcosa che ha contribuito nel corso del tempo a rendere i giochi From dei giochi di culto, soprattutto per gli appassionati. Qui la trama invece c’è, ed è ben delineata con un personaggio e periodi riconducibili a ere storiche giapponesi (anche se rivisitati con tocchi fantasy).
Si è deciso di virare per qualcosa di più comprensibile. Niente più scenari nati solamente dalla creatività di Hidetaka Miyazaki, fatti di ambientazioni tipiche e particolari. La trama è delineata, ma non si può dire che From ci sveli tutto quanto. Rimangono alcuni aspetti da cogliere, come le note da leggere e le frasi dei nemici da origliare, che serviranno per approfondire e svelare alcune cose nascoste. Ma niente a che vedere con “assemblare” proprio una trama, tipica caratteristica dei precedenti giochi.
Se da una parte questo può spiazzare inizialmente chi è abituato alla “narrativa” precedente, dall’altra resterà sorpreso, perché sarà comunque appagante. Artisticamente e graficamente ci troviamo a livelli eccellenti, con un dettaglio e una cura del particolare davvero davvero ottimi. Lo scenario giapponese proposto è un colpo d’occhio spettacolare, che rende molto bene. Sia Sekiro che i personaggi stilisticamente poi sono in linea con gli altri giochi From.
LA DIFFICOLTA’
Passiamo a quella che non solo è la domanda che molti, moltissimi si fanno quando hanno in mano un gioco From Software ma che, in fondo, è il perno attorno al quale ruota tutto quanto: ovvero la difficoltà. E’ molto importante dire che chiunque si voglia cimentare nel gioco, sia che si parli di neofiti del genere o di giocatori abituati a questo genere, Sekiro non fà sconti ed eccezioni, anzi se possibile alza ancora di più l’asticella della difficoltà.
Chi conosce i From sa perfettamente che le loro produzioni non sono passeggiate, anzi. La difficoltà elevata è un elemento che li caratterizza. Chi invece al contrario non ha giocato un gioco From o non lo ha finito, vuoi per mancanza di tempo, vuoi perchè non particolarmente attirato dal genere, vuoi per altri motivi, deve essere consapevole che le cose miglioreranno solo con il tempo e con l’abitudine a giocare più e più volte le boss fight.
Apprese le abilità che il gioco metterà a disposizione, bisogna essere abili e veloci, in grado di saper coordinare i movimenti con tanta tecnica. Sarà altresì importante, per arrivare a portare a termine il compito, avere pazienza, volontà di provare e riprovare tantissime volte, sapendo che il gioco in ogni scontro e ad ogni angolo non regalerà nulla. Bisogna sia tener presente questi elementi, ma anche sfruttarli a dovere perchè fondamentali anche solo per andare avanti nel gioco.
SOULS OPPURE NO?
Ma come mai questo livello di difficoltà? I souls ci hanno abituato alla difficoltà, a volte anche estrema in alcune boss fight, ma quando le cose sembravano davvero difficili si poteva usare un espediente per poter rendere il tutto più fattibile: ovvero over-livellare. Accumulando esperienza si potevano mettere punti esperienza che andavano ad aumentare danno, difesa, e così via, rendendo ciò che sembrava difficilissimo un pò più fattibile. Niente di più diverso adesso. L’esperienza in Sekiro:Shadow Die Twice serve per poter acquisire delle abilità specifiche, che renderanno il nostro personaggio sempre più tecnico.
A livello di statistiche restano la forza e la vitalità, che possono aumentare solo dopo aver battuto boss e miniboss. Al completamento di ogni boss si ha a disposizione un punto forza da mettere, mentre invece per quanto riguarda la vitalità bisogna battere 4 miniboss per avere un punto da spendere. Via quindi tutto il resto delle statistiche, via gli over-livellamenti. Restano sono solo le abilità da apprendere.
Nel combat system un’altra funzione è cambiata: la stamina. E’ un valore che si applica sia al nostro personaggio che ai nostri nemici. Nel nostro personaggio, anziché svuotarsi come è stato nelle vecchie opere From, si riempie ogni qual volta si va a parare attacchi o si subisce danno. Quando la barra giunge al culmine cambierà la postura, e saremo più vulnerabili agli attacchi nemici (e di conseguenza si potrà subire più danno). Nei nemici funziona nello stesso modo solo che adesso saremo noi a cambiare la loro postura e in più sarà possibile fare una sorta di esecuzione che toglie un’ intera barra vita al nostro avversario.
Con la stamina si aggiunge un altro elemento di rottura. Basta con i roll a più non posso, o con i parry per infliggere più danno. L’approccio adesso è veloce, sia in furtività sia in combattimento e rollare adesso il più delle volte significa game over. Certo la schivata si può usare, ma è consigliabile con nemici di basso grado e comunque da usare poche volte.
La contromossa in Sekiro è la parata, vero fulcro difensivo che si adatta perfettamente con il nuovo sistema di stamina. Difficilmente quindi si può dire di essere agevolati per aver giocato ai vari Dark Souls o Bloodborne, perchè Sekiro è un gioco diverso con fasi action e fasi stealth.
Un’altro aspetto che è stato introdotto è il sistema di morte e resurrezione. Durante il gioco si avranno a disposizione delle resurrezioni che si potranno utilizzare a proprio piacimento sia durante le fasi normali di gioco o nelle boss fight. Ma quindi così il gioco diventa più facile? Nient’affatto, in Sekiro:Shadow Die Twice è stato introdotto questo elemento perchè una volta apparsa la scritta game over, si perderà il 50% dell’esperienza accumulata. E’ un’operazione irreversibile, a differenza dei giochi precedenti dove si perdeva tutta l’esperienza ma si poteva recuperare subito dopo a patto di non morire nuovamente. Ecco spiegato il motivo per cui saremo noi a decidere se vale la pena usare la resurrezione a favore o ricominciare dall’ultimo checkpoint, perdendo la metà degli xp e delle monete.
Quello che non cambia invece sono i checkpoint. Per salvare il gioco e i progressi bisognerà recarsi agli Idoli, i corrispettivi in pratica dei falò. Avranno anche le stesse dinamiche e cioè ogni qual volta si salva o si ricarica il checkpoint, i nemici ricompariranno. Non cambia neanche il sistema delle sub quest, ovvero si dovranno scovare all’interno del gioco e per finirle bisognerà compiere diversi step a seconda della quest.
COSA VA’ E COSA NON VA’
Come detto le note veramente positive del gioco restano senz’altro la direzione artistica del gioco, l’ambientazione e la narrativa. Tutti elementi sempre eccellenti che non mancano certo di stupire anche in questo gioco sullo sfondo di un Giappone del 1500 a “modo From”.
La casa giapponese però si porta dietro anche dei piccoli difetti a livello tecnico. Una delle cose che possono essere riviste è la telecamera, non sempre perfetta e a volte un pò troppo mossa. Non sempre le inquadrature poi sono ottimali e ci si può imbattere involontariamente in situzioni dove poi difficilmente se ne riesce ad uscire senza perdere almeno una vita. In alcune circostanze poi non consente di rispondere efficacemente alle movenze dei personaggi. Un altro elemento rivedibile è la “capacità” dei nemici di colpirci in posti dove non sarebbe possibile, come per esempio dietro i muri. Cosa tipica di From e che speravamo almeno in questa nuova avventura venisse corretta.
A conti fatti Sekiro: Shadow Die Twice nel suo insieme, è un’opera che può dirsi come una sorta di evoluzione per From Software, portando con sè alcuni tratti tipici come gli Idoli, una sorta di falò e le subquest che hanno delle dinamiche già più o meno viste nei giochi precedenti. Ma le novità sono tante, la trama, l’ambientazione, il combat system. Non si può non consigliare questo gioco a patto che si tenga ben presente che la difficoltà molto elevata richiede necessariamente dedizione e pazienza, oltre che voglia di ripetere tantissime volte anche le stesse boss fight prima di poterle superare.