È finalmente uscito, dopo un’attesa sorprendentemente corta, il primo videogioco commerciale dedicato interamente al mito dello Slender Man, personaggio immaginario nato sul forum di Something Awful nel 2009 e che ha visto la sua notorietà crescere giorno dopo giorno, guadagnando popolarità in vari media e formati grazie a web series, film indipendenti e videogiochi freeware.
Tra le tante opere dedicate allo Slender Man, il gioco ideato da Mark J. Hadley e sviluppato dalla Parsec Productionse, Slender: The Eight Pages, è forse quella di maggiore successo: nel giro di pochi giorni dalla sua pubblicazione gratuita, il gioco viene scaricato decine di migliaia di volte tanto da costringere i webmaster del sito ufficiale a creare dei mirror per il download per evitare i continui crash del sito stesso. Slender: The Eight Pages viene fin da subito acclamato sia dalla critica che dai giocatori, tanto che a distanza di neanche un anno dal suddetto gioco, Mark J. Hadley in collaborazione con il team indipendenteBlue Isles pubblica il suo nuovo videogioco Slender: The Arrival, prima produzione commerciale dedicata al lugubre personaggio dal volto bianco.
DA MITO A VIDEOGIOCO
Slender: The Arrival non ha una trama sulla quale scrivere fiumi di parole, per cui sarebbe opportuno cominciare con l’introdurre l’antagonista del gioco, lo Slender Man.
Nel Giugno del 2009 sul forum di Something Awful, in occasione di un contest in cui i partecipanti erano invitati a modificare fotografie reali con dettagli o entità sovrannaturali, l’utente “Victor Surge” postò due foto in bianco e nero in cui compariva una figura umanoide particolarmente alta e dal volto bianco, indossante un abito scuro e con alle spalle alcuni lunghi tentacoli fluttuanti; le due immagini erano accompagnate da una descrizione, naturalmente fittizia, che definiva le foto come ritrovate presso la Stirling City Library, luogo in cui scomparvero nel nulla 14 bambini e successivamente divampò un incendio. Ben presto, lo Slender Man divenne un vero e proprio fenomeno di internet, comparendo principalmente in videogiochi e video amatoriali; esso viene solitamente presentato come se fosse un’entità reale e sfuggevole, immortalata da qualche videoamatore in perfetto stile Blair Witch Project.
Come detto nell’introduzione, Mark J. Hadley assieme al suo team di sviluppo Parsec Productionse creò nell’estate dello scorso anno Slender: The Eight Pages, un gioco indie gratuito per PC e Mac ambientato in una fitta foresta nel buio della notte, nella quale il giocatore giuida il suo alter-ego in uno spazio relativamente esteso e generato casualmente dove compaiono edifici e strutture di vario genere, nei quali è possibile trovare otto pagine che descrivono lo Slender Man. Obiettivo del gioco è quello di collezionare tutte ed otto le pagine, riuscendo a mantenere le distanze dallo Slender Man e soprattutto ad inquadrarlo il meno possibile con la nostra telecamera, che rappresenta anche la nostra prospettiva di gioco.
Slender: The Arrival non è il seguito di The Eight Pages, ma un gioco a sé in cui compare comunque il suddetto gioco sotto forma di livello ben definito, il secondo per la precisione, e lo stesso presentato nella versione beta pre-lancio, facente dunque parte di una trama che si estende per 5 diversi livelli incluso un breve prologo. The Arrival è stato sviluppato da una software house indie esordiente, i Blue Isle Studios, in collaborazione, oltre che con gli autori orginali di The Eight Pages, anche con il team di Marble Hornets, noti per aver alimentato in questi anni il mito dello Slender Man grazie ad una web-serie di gran successo su YouTube che si è successivamente evoluta in un vero e proprio ARG, Alternat Reality Game; le menti dietro al progetto Marble Hornets hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo di Slender: The Arrival, in particolare per quanto riguarda la trama del gioco.
Mentre nel precedente gioco impersonavamo una povera sventurata alla ricerca di otto pagine sparse in un bosco, in The Arrival esiste una vera e propria trama dietro i vari livelli che giustifica le nostre azioni. Per farla breve, impersoneremo una ragazza che, in visita ad un’amica di vecchia data, trova la casa di lei in disordine e con inquietanti graffiti raffiguranti gli alberi del bosco intorno l’abitazione e la figura dello Slender Man. Kate, questo il nome della nostra amica, non sarà in casa e la linea telefonica non sembra funzionare, dunque per la protagonista l’idea migliore da prendere sembra quella di avventurarsi nel buio bosco che ci fronteggia alla ricerca di Kate, armata di una torcia elettrica e tanto coraggio.
La trama non è nulla di particolarmente orginale, tuttavia la narrazione all’interno del gioco ha un ruolo fondamentale per coloro che la vanno a cercare, in quanto è possibile collezionare 26 diversi documenti che espandono la conoscenza del giocatore su diversi aspetti della storia, come il rapporto tra le due ragazze ed i passati avvistamenti dello Slender Man, o informazioni sulle località in cui si svolge la nostra avventura, e tanto altro ancora. Va specificato comunque che, terminato The Arrival, alcuni punti di domanda rimarrano irrisolti, e questo perché probabilmente gli sviluppatori pensano di approfondirli nel sequel, già confermato dallo stesso Hadley.
NON UNA SEMPLICE SCAMPAGNATA NEL BOSCO
Il gameplay è rimasto pressoché invariato rispetto al gioco precedente, nonostante sia stato arricchito con nuovi elementi tra cui una migliore interazione con l’ambiente di gioco. Come abbiamo già anticipato, l’obiettivo del gioco sarà quello di interagire con determinati oggetti sparsi nei livelli come chiavi, fogli di carta, o generatori di corrente, cercando sempre di mantenere il più possibile le distanze dallo Slender Man, ed evitando di incrociare il suo sguardo con la nostra telecamera; egli diventerà più aggressivo via via avanzeremo con gli obiettivi nei vari livelli livelli e, a differenza di quanto faceva in Slender: The Eight Pages o anche nella beta dello stesso The Arrival, egli sarà anche persino in grado di teleportarsi di fronte a noi, rendendo in questi casi necessario un repentino cambio di rotta sempre a patto che al giocatore non venga un infarto prima. Lo Slender Man poi non è l’unica entità dalla quale dovremo scappare nel gioco, ma lascio a voi giocatori il piacere di scoprire di cosa si tratta.
Insomma, nemici multipli e livelli più interattivi e con obiettivi differenti non più limitati alla semplice raccolta di allegri disegnini sono già abbastanza per definire il gameplay del gioco variegato, nonostante la sua semplicità, e considerata la durata piuttosto breve di ogni capitolo. Altre aggiunte rispetto a The Eight Pages sono sono la possibilità di selezionare i livelli di gioco indivisualmente dopo averli sbloccati terminando quello precedente, una seconda modalità per la torcia elettrica che concentra la luce in un fascio di diametro minore in grado di coprire distanze maggiori, uno scarpbook dove visualizzare i vari documenti collezionati nel corso del gioco, la difficoltà hardcore sbloccabile terminando il gioco una volta, ed una schermata in cui sono visualizzati i tempi migliori di completamento dei singoli livelli.
Sembra inutile dirlo, ma forse è bene ricordarlo: questo gioco fa paura. Impersoniamo una ragazza, sola, sperduta in luoghi disabitati e spesso al buio più totale, alla ricerca di risposte e di un’amica scomparsa, fuggendo senza sosta da entità sovrannaturali: chiunque alla sua prima esperienza con questo gioco sostiene di non aver mai vissuto attimi di terrore, sta mentendo. Una volta completato il gioco una volta, il quale dura due ore o poco più, o tentando più volte di completare lo stesso livello dopo numerosi tentativi falliti, il fattore paura comincia a scemare, ma rimane comunque un titolo terribilmente immersivo ed in grado di emozionare dal primo all’ultimo istante di gioco. Appurata la scarsa longevità della modalità storia, ricordiamo comunque che i singoli livelli vengono in buona parte generati casualmente, come accade ad esempio per la disposizione di alcune strutture o dei documenti\oggetti da recuperare, dando dunque un fattore di rigiocabilità piuttosto elevato grazie inolltre alla possibilità di collezionare ben 26 documenti nell’arco dei 5 livelli di gioco.
UNO SLENDER MAN COSÌ NON LO AVEVATE MAI VISTO
Bisogna ammetterlo, Slender Man: The Arrival ha una comparto tecnico di tutto rispetto. Sviluppato come il suo predecessore sull’ambiente di sviluppo Unity, offre un livello grafico davvero sorprendente con filtro anitroscopico, anti-aliasing, profondità di campo ed occlusione ambientale supportati nativamente e attivabili con difersi gradi di preferenza tramite il ricco pannello delle impostazioni in-game. In più il gioco offre livelli ricchissimi di dettagli soprattutto per quanto riguarda la vegetazione, fasci di luce realistici, e la sfocatura di movimento per la telecamera regolabile con due diversi livelli di intensità o disattivabile completamente, sempre tramite il menu delle impostazioni grafiche. Di buona qualità sono poi le texture utilizzate, senza particolari eccezioni, mentre la densità poligonale generica dei modelli tridimensionali rimane nella media. Ottimo è comunque il modello utilizzato per lo Slender Man, molto dettagliato, con lunghi tentacoli ondeggianti alle spalle e con nuove animazioni per il movimento e persino per la respirazione.
Il comparto tecnico del gioco, così come il gioco stesso, non è certo esente da bug e difetti di vario genere. Poco convincenti sono ad esempio alcune ombre, soprattutto quella della nostra protagonista, così come alcuni modelli quali rocce e tronchi risultano troppo levigati ed omogenei. Nel corso del gioco possiamo poi incappare in texture che si legano male fra loro, lasciando spazio ad impercettibili spazi bianchi sui modelli, o vasi da fiore di colore bianco fluorescenti, o ancora zone ombrose in cui si rende necessario l’uso della torcia perché troppo scure. Il gioco inoltre è piuttosto pesante anche su sistemi recenti, e gli sviluppatori stanno già lavorando per ottimizzarlo e renderlo godibile su quante più configurazioni possibili, ed in particolare rendendo possibile la disabilitazione singola di alcuni shader particolarmente problematici tramite il menu delle impostazioni.
Molto buono è anche il comparto sonoro del gioco, con musiche coinvolgenti e diversi suoni, ambientali e non, davvero ben fatti e che saranno in grado di farci saltare dalla sedia al solo sentirli. Una piccola nota di demerito va tuttavia ad alcuni suoni d’ambiente casuali, come i passi nella foresta o il cinguettio degli uccelli che possiamo sentire già nel primissimo livello di gioco, che non non provengono da un punto preciso sulla mappa ma bensì vengono semplicemente trasmessi su di un solo canale audio per tutta la loro durata: questo rompe in parte l’immersione nel gioco quando, sentendo lo scricchiolio del fogliame per terra alla nostra destra, ci gireremo da quel lato e ci accorgeremo che il suono continua a provenire sempre da destra.
Per il resto, Slender: The Arrival è un gioco con diversi problemi ma che, lo ricordiamo, è la prima esperienza commerciale di un team di sviluppo indipendente, costa meno di 10 €uro, e stupisce su così tanti aspetti che non può che meritarsi tutto il nostro rispetto. Il gioco è uno dei pochi esempi, assieme ad Amnesia: The Dark Descent e vari titoli indie freeware, di videogioco survival horror degli ultimi anni, vista la strada che gli ultimi capitoli di Resident Evil e Silent Hill, vecchi pilastri di questo genere, hanno preso, e consigliamo a tutti i fan del genre di dargli una chance.