Vi ricordate le vecchie cassette audio che inserivate nei vostri walkman? Se siete piuttosto giovani forse no, ma in quel caso se chiedete ai vostri genitori forse avrete la fortuna di vederne qualcuna. Small Radios Big Televisions, prodotto da FireFace e pubblicato da Adult Swim, basa il suo intero gioco su questi vecchi strumenti di riproduzione audio per portarvi in una nuova esperienza ai confini tra il reale ed il virtuale. Seppur si tratti di un’esperienza piuttosto corta, disponibile su PlayStation 4 e PC, ha decisamente molte cose da dire a chi vorrà ascoltare. Mettetevi le cuffie e premete il tasto play, la natura chiama.
Il suono del silenzio
Questo gioco non ha una vera e propria introduzione, né una trama delineata in maniera netta. Il giocatore viene infatti catapultato in una sorta di ambiente bidimensionale dove dovrà muoversi tra diversi edifici a forma di torre raccogliendo cassette e superando puzzle. Il gameplay è dunque molto basilare, visto che l’obiettivo principale sarà quello di sbloccare porte e raccogliere oggetti per proseguire.
La vera meccanica originale sta ovviamente nelle cassette. Quest’ultime, quando vengono riprodotte, catapulteranno il giocatore in alcuni scenari tridimensionali dove sarà possibile ottenere un dodecaedro per avanzare nei livelli. Non sempre però basterà premere Play, in alcune circostanze sarà necessario “alterare” le cassette attraverso dei marchingegni in gioco per sbloccare la figura geometrica.
Seppur si tratti effettivamente di un gioco semplice e abbastanza breve, il game design è di ottima fattura. Attraverso quel feeling retrò che abbiamo già visto adottato in Headlander, e le ottime musiche Synth, Small Radios Big Televisions punta a fornire un’esperienza quasi onirica ma che al tempo stesso nasconde un velo di distopia. Il gioco punta molto sul contrasto tra macchina e natura, raccogliendo il tutto nella grande sfera della mente umana, la quale infine risulta il vero ed unico scopo della narrativa di questo titolo.
Il motore grafico ed i controlli sono piuttosto semplici, quasi come tutto il comparto tecnico. Tuttavia gli sviluppatori hanno canalizzato ogni loro risorsa nel fornire immagini ad impatto che contrastano tra di loro, portando il giocatore a riflettere più che mai attraverso spazi dedicati solamente a questa azione. Ciò fa passare in secondo piano qualsiasi tecnicismo, elevando il rapporto tra utente e medium videoludico.
Anche per questi motivi, la trama non viene completamente spiegata ma piuttosto viene lasciata intenzionalmente dietro una sorta di velo oscurante, in modo che sia il giocatore stesso a tessere le fila della storia e decidere che genere di conclusione abbia avuto. Però, nonostante questa intenzione molto particolare da parte degli sviluppatori, non sarebbe guastato qualche riferimento in più, soprattutto per accentuare l’intento effettivo del gioco, che molte volte rimane in secondo piano.
Natura, uomo e macchine
Dunque, cosa vuole dire Small Radios Big Televisions? Questo titolo punta la sua intera ragion d’essere sull’illustrare come l’uomo abbia ridotto l’intera esistenza in una sorta di mondo all’interno dell’essere umano. Mentre scaleremo gli edifici, salendo sempre più in alto, il gioco ci dirà che quest’ultimi sono stati costruiti proprio per raggiungere l’interno della mente umana. In una specie di Torre di Babele al contrario, il nostro compito è quello di raggiungere una sorta di realtà assoluta passando per molte visioni virtuali di ciò che era un tempo il mondo, ormai ridotto all’osso dalla sfrenata corsa all’evoluzione. La natura, che dapprima può sembrare rigogliosa, viene distorta quando le cassette vengono pressate da delle macchine che riescono a mutarne l’aspetto. Quale sia il reale ed il mutato sta al giocatore deciderlo, ma sicuramente sono dimensioni che il gioco ci rende inaccessibili se non attraverso fedeli riproduzioni virtuali tramite le cassette.
Il giocatore, che non è chiamato a compiere scelte morali o in grado di cambiare lo stato attuale delle cose, è solo uno spettatore che non può far altro che salire su questa torre metallica alla ricerca di un qualcosa. Risposte? Forse. Oppure un metodo per tornare allo stato naturale delle cose? Questo è un altro interrogativo che ognuno di noi è chiamato a rispondere in maniera personale. Tuttavia, questa sensazione di impotenza, di essere meramente testimoni di un mondo finito in rovina nascosto dietro colori sgargianti, è ciò che porta a riflettere chi esplora le varie cassette.
Dove la tecnologia può condurre l’uomo? Cosa lascia dietro l’evoluzione? La stessa tematica, seppur in maniera differente, può essere ritrovata in Headlander. Entrambi i titoli utilizzano, appunto, degli scenari che si affacciano al passato, ad un’era che ha sancito letteralmente il boom tecnologico soprattutto con l’avvio delle grandi multinazionali e del world wide web. Tutti e due, nonostante i loro colori sgargianti e le musiche allegre, sono una sorta di monito, un invito a riflettere sui cambiamenti nei nostri tempi e sulla via intrapresa dall’umanità intera.
Possiamo quindi definire Small Radios Big Televisions un gioco di denuncia che sfrutta il medium video-ludico come un’espressione artistica che non è finalizzata ad intrattenere, ma a far riflettere chi lo gioca su tematiche particolari attraverso l’utilizzo di specifiche immagini che in effetti potrebbero benissimo lanciare messaggi subliminali che vanno oltre la semplice trama del gioco. Questo titolo, come molti altri negli ultimi anni, hanno elevato il videogame oltre il mero divertimento, utilizzandolo come un potente strumento per arrivare alla coscienza delle persone trasmettendo una riflessione specifica che ognuno degli utenti coglierà diversamente.
Conclusione e commento dell’autore
Small Radios Big Televisions di Adult Swim è dunque un buon puzzle game che vede come suo punto forza la capacità di far riflettere il giocatore su tematiche importanti. Nonostante sfrutti un motore grafico piuttosto semplice e gli enigmi siano di difficoltà standard, ciò che stimola a procedere è il desiderio di comprendere il messaggio finale del gioco, che varia a seconda delle proprie interpretazioni personali.
Una denuncia verso la tecnologia, una lode alla natura o semplicemente un’analisi della condizione umana? Sono punti di vista differenti ugualmente validi per un titolo che accompagna i momenti di riflessione con una colonna sonora cangiante e decisa. Forse la longevità è sicuramente una delle sue debolezze, ma del resto ci troviamo davanti non ad un vero e proprio videogame, quanto ad una forma d’arte che vuole trasmettere un messaggio a chi la guarda.
Personalmente sono rimasto colpito dall’esperienza fornitami da questo gioco, provato su PlayStation 4. Nonostante all’inizio i controlli siano un po’ ostici da utilizzare, una volta impratichitomi sono riuscito a scorrere senza problemi. Nella mia visione delle cose, è una chiara denuncia all’eccesso tecnologico che ha portato alla distruzione (nel gioco) sia umana che naturale. Tutto è stato sostituito da macchine e questo è forse uno dei temi più scottanti degli ultimi decenni: “Può una macchina sostituire l’uomo? Se può, che utilità ha dunque l’uomo?”