Mi serviva un titolo come Summer in Mara: semplicistico nella presentazione e realizzazione, fresco, colorato, divertente e cosa non da meno, leggero. Forse fin troppo leggero, ma regalando al titolo una giusta cornice, questo non dovrebbe trattarsi di una mancanza o difetto fin troppo marcato.
Una grande avventura
Si comincia con un disastro in mare, navi in fiamme e ormai distrutte. Un essere violaceo antropomorfo, Yaya Haku, si avvicina ai relitti con la sua barca e ne recupera una neonata ancora in fasce. Negli anni successivi Haku cresce la bimba, donandogli il nome di Koa, nel ridente arcipelago di Mara, una distesa di acqua e isole, abitante da personaggi stravaganti e tutti colorati. A fare da sfondo a tutto, una storia di guardiani e posti magici da proteggere.
La nostra piccola Koa ha 11 anni, ma ha ancora tanto da imparare, questo a spese nostre. Il farming dunque sarà all’ordine del giorno: raccogliere cibo e piantarne altro per assicurare una scorta futura, tagliare la legna, preparare pranzo e cena e assistere quella che considera ormai sua nonna, Yaya Haku, nei compiti quotidiani. Quello dell’arcipelago di Mara è una distesa di acqua e isole che mantiene in equilibrio la vita stessa del pianeta.
Se avete già provato Deiland, altro titolo delizioso degli spagnoli di Chibig Studios ispirato alle gesta del Piccolo Principe, troverete sin dalla gestione dell’inventario su schermo, molte cose affini, prendendo anche il meglio, quale una direzione artistica di grande ispirazione, colorata, fresca, marina. Girovagare nell’isola principale e le successive con la piccola Koa diventerà quasi un piacere rilassante, capace di annullare ogni tipo di attenzione a tumulti fuori dalla porta, per lasciarsi accarezzare dalla brezza marina o dagli impegni agricoli.
Da agricoltori a marinai
Le distese di terra da coltivare saranno sempre presenti e il cibo sarà una fonte primaria, sia per il nostro sostentamento, sia per i diversi obiettivi delle centinaia di missioni che ci verranno assegnate. Dalla pesca, alla raccolta di rocce, fino a quest secondarie utile a scoprire i segreti magici dell’arcipelago. Va detto in questa sede che la resa delle quest, dopo un interesse iniziale per la storia, va a perdersi progressivamente. Si continua per inerzia e anzi, alcuni avvenimenti importanti per la trama, avverranno direttamente in stringhe di dialogo.
Nulla di così critico in fin dei conti, dato che la natura stessa del titolo non richiede grande impegno con tutte le missioni che possono essere portate a termine con le nostre tempistiche. Occhio però al ciclo giorno-notte che cambierà drasticamente le missioni da affrontare o le persone incontrate. Possiamo sempre ovviare a tale problema andando a riposare nel nostro rifugio, luogo dove potremmo dedicarci anche alla creazione di attrezzi da lavoro, preparazione di manicaretti e tanto altro.
Gira la moda
Nel prosieguo dell’avventura potremmo cambiare abito e accessori anche alla nostra Koa. Un feticcio estetico che non influirà direttamente sul gioco, bensì a regalare un pizzico di personalizzazione alla nostra protagonista.
Tutte le conchiglie del gioco però non contengono perle preziose, infatti Summer in Mara non manca di qualche difetto sparso. Con una realizzazione generale tra l’ispirato e il pigro (chiaro limite produttivo che non andrei a criticare più di tanto) non mancano diversi bug in riferimento alla bellissima colonna sonora. Come già sopraccitato, la stessa gestione della storia verso metà del gioco, perde di valore, chiedendoci un rush verso i titoli di coda che contrapposta al suo incipit, è abbastanza fuorviante.
Non mi sento comunque nella posizione di poter criticare in toto Summer in Mara. Non ha mai dato parvenza di voler rivoluzionare un genere, tanto meno mettersi in diretta competizione con un Animal Crossing, bensì nel suo target, è molto chiaro e diretto nelle intenzioni.
Certo, la mancanza della lingua italiana pensa un po’ nell’economia del gioco, in particolare per quanto riguarda la mancanza di una mappa a segnare gli obiettivi o luoghi da raggiungere, o la descrizione non sempre ottimale delle missioni da affrontare.
Per farla breve, vi troverete decine e decine di minuti a girare per tutto l’arcipelago senza capire a chi portare tale oggetto o con chi parlare. Camminare fa bene, ma troppo potrebbe portare a un tedio concreto. Tutti difetti che si sorvolano con un po’ di pazienza e leggerezza nell’approccio, le uniche cose che sin dalle primissime battute, il gioco sembra richiedere.
Abbiamo giocato al titolo grazie a un codice Switch fornitoci dagli sviluppatori.