Il panorama degli RPG è vasto e lo sappiamo ormai da diversi anni. Proprio sulle nostre pagine, abbiamo recensito “L’Ombra della Guerra” e parlato anche di come l’Egitto sia eccellente per il nuovo capitolo di “Assassin’s Creed”, il quale si colloca in tale genere. Sulla sponda del portatile si è parlato anche di “Crystareino“: la trasposizione di un titolo mobile su Nintendo 3DS, spiegando anche il perché possa essere un titolo interessante.
Ora, invece, KEMCO ci propone un altro suo titolo: “Symphony of Eternity“. Il genere è sempre quello citato in precedenza, così come l’impostazione pixellata old-school.
Purtroppo, a differenza di “Crystareino”, c’è ben poco da salvare in quest’opera. Soprattutto considerando che avendolo recensito su 3DS bisogna necessariamente inquadrarlo, e paragonarlo, nell’ottica del mercato in cui si pone. Sicuramente non tutti i prodotti possono essere dei tripla A – e anche su quest’ultimi ci sarebbe molto da dire – ma non si può neanche soprassedere su difetti eccessivamente visibili, per quanto buono ci sia. Senza ulteriori indugi, caliamoci nella disamina per capire che tipo di prodotto è “Symphony of Eternity”.
Un regno in pericolo, di nuovo
La storia del gioco si apre con un colpo di stato, in uno scenario fantasy, diretto alla famiglia reale del paese. La principessa Laishutia riesce a fuggire grazie al sacrificio delle sue guardie del corpo e finisce per incontrare un ragazzo accompagnato da un golem, una creatura magica simile ad un mecha. La strana coppia, formata da Kreist e Dauturu, è alla ricerca di una pietra magica (dal nome eccessivamente complicato) in grado di esaudire i desideri di chi la trova. La principessa si unisce ai due vagabondi al fine di riconquistare il regno e trovare la rarissima pietra.
La sceneggiatura risulta banale fin dall’inizio e non bastano quei pochi colpi di scena a salvarla. Sebbene ci siano elementi piuttosto creativi, come la vicenda dei golem e le beghe politiche degli imperi in conflitto, il resto della storia sarà lineare e senza chissà quali sviluppi. A differenza di “Crystareino” il cast è piuttosto piccolo e la caratterizzazione è più approfondita ma piuttosto stereotipata, priva di introspezioni degne di nota.
Il difetto più grande di questo comparto, e che rovina la maggior parte del titolo, è proprio la qualità dei dialoghi. Le battute sono scontate, superficiali, prive di logica e spesso si avvicinano al livello elementare, troppo semplice per un JRPG come si deve. Ora è difficile dire se si tratta di una scorretta traduzione italiana o se, effettivamente, le linee originali erano di questo aspetto. Al netto, però, la situazione è tutt’altro che rosea, soprattutto se accoppiata con una trama senza alcun pathos.
Il tutto scorre così veloce che a malapena si ha il tempo di sentirsi coinvolti, piuttosto ci si sente come dei spettatori che stanno osservando il dipanarsi di un qualcosa a noi irrilevante o nel quale possiamo fare ben poco. Non vengono approfondite emozioni, tanto meno una sensazione di coinvolgimento che anzi risulta assente. Le limitazioni tecniche che spinsero alla creazione delle gemme come i primi Final Fantasy dovevano necessariamente essere appianate dalla storia e dal cast. Qui, purtroppo, sembra che non sia mai successo.
Nella narrazione, dunque, l’unico elemento salvabile è la creatività nella costruzione del mondo e dei personaggi. Seppur piatti, quest’ultimi sono ben realizzati per il loro ruolo e, quantomeno, riescono a dare colore ad una trama altrimenti molto grigia. È come se la ricetta di “Symphony of Eternity” non fosse venuta bene nonostante avesse le giuste dosi degli ingredienti,soprattutto se a confronto con le altre “pietanze” offerte dal parco titoli del Nintendo 3DS o della stessa KEMCO.
Una scuola troppo vecchia
Il lato ludico del gameplay risulta abbastanza classico: si tratta di combattimenti a turni scanditi da una barra del tempo. Le azioni spaziano dal semplice attacco fino alle magie ed abilità con l’aggiunta di una meccanica denominata “Break”. Quest’ultima vi permetterà di fermare i nemici in modo da poterli attaccare ripetutamente senza tante riserve.
Sebbene le meccaniche siano pulite e abbastanza varie, a livello di gameplay “Symphony of Eternity” non aggiunge nessuna novità al genere, affermandosi come un’esperienza classica che più classica non si può. Naturalmente questo non è sinonimo di “male”, ma sarebbe stato gradito aggiungere dei twist particolari. Certamente il ricco sistema di crafting può risultare un ottimo incentivo, così come le abilità su tavolette, ma non abbastanza sufficiente e necessario da poter fare la differenza nel ritmo generale del gioco.
Parlando delle missioni, possiamo dire che non sono poi così tante, soprattutto in relazione alla longevità del gioco. Riprendendo sempre il paragone con “Crystareino”, quest’ultimo aveva una mole di quest piuttosto alta soprattutto per via delle diverse storie del numeroso cast. In “Symphony of Eternity” gli attori sono molti di meno, certo, ma questo non giustifica l’assenza di attività da fare oltre il tedioso farming di risorse e livelli, dichiarato palesemente tale dalla funzione di “combattimento automatico”. Se un gioco mi da la possibilità di non giocare, ciò la dice lunga sul suo appeal.
Su mobile, ovviamente, non si può avere un’eccessiva longevità per problemi di peso, ma su Nintendo 3DS non ci sono limiti a riguardo, soprattutto se si tratta di un titolo che non richiede neanche chissà quale sforzo tecnico alla console.
La sensazione che si ha giocando a questo gioco è di essere davanti ad un classico RPG con meccaniche base, sufficiente come punto di partenza per delle possibilità che, in potenza, non sono state sviluppate. Non si tratta di un gameplay brutto o malfunzionante, anzi ci sono delle buone premesse a livello di bilanciamento e varietà, ma è manchevole di quella marcia in più che renderebbe l’esperienza quantomeno “unica”. Tale difetto, in effetti, affligge tutti gli altri comparti.
Conversione minimale
Venendo al lato tecnico, le notizie sono piuttosto negative. La grafica si appella alla pixel art dei vecchi tempi, ma si ritrova a tornare fin troppo indietro nella sua ricostruzione. Gli ambienti ed i modelli sono ridotti al minimo, così minuscoli da non riuscire quasi a distinguere le forme correttamente. Mentre molte produzioni in pixel cercano di utilizzare questo strumento per rendere gli ambienti più elaborati possibile, “Symphony of Eternity” sembra voler puntare all’esatto opposto. Capisco che si tratta di una conversione mobile, ma aumentare la risoluzione per utilizzare tutto lo schermo mi sembra il minimo da fare, soprattutto se su smartphone si vede addirittura meglio rispetto alla portatile Nintendo!
Le animazioni sono quasi totalmente assenti, tranne per la fastidiosa velocità di movimento che è così poco calibrata da far deformare gli scenari in cui sono immersi i personaggi. Le uniche inquadrature accettabili sono nelle battaglie e perfino in questo caso lo sono a malapena, salvandosi in corner grazie agli eccellenti sfondi.
Di buono in questa sezione della recensione ci sono solamente i disegni dei vari personaggi, i quali sono abbastanza ben fatti, soprattutto in relazione ai golem. Apprezzo perfino l’inclusione di una sorta di “opening” in stile animato, con tanto di canzone vocale, unico brano degno di nota in una serie di composizioni al limite dell’orecchiabile.
Un tale livello tecnico può essere considerato accettabile, o anche di più, nell’offerta mobile. Di questo ne posso essere sicuro dato che spesso mi ritrovo a giocare spesso su smartphone. In effetti, KEMCO è una delle poche compagnie che si sono dedicate a portare RPG Old-school su tale mercato. Su Nintendo 3DS però, indipendentemente dal prezzo richiesto, simili fattezze non sono affatto sufficienti a giustificare l’acquisto.