La Terra è andata. La casa in cui abbiamo vissuto per millenni è distrutta, per sempre. Un enorme meteorite l’ha spazzata via cancellando in un attimo tutto ciò che l’uomo ha creato, lasciandolo perso nell’universo infinito. Alla ricerca di un nuovo habitat e di una nuova vita, il genere umano attraversa lo spazio, spingendosi oltre i confini terrestri: The Solus Project. Diverse colonie in cerca di un futuro raggiungono dopo 15 anni un nuovo pianeta, e noi vestiremo i panni del protagonista.
Soli, o forse no
Atterrati su un nuovo pianeta e con il restante equipaggio deceduto a seguito di un incidente avvenuto in orbita, ci ritroviamo a calpestare la superficie di quella che potrebbe essere una nuova speranza per il genere umano. Un pianeta potenzialmente abitabile e apparentemente inabitato dove le condizioni di vita sono favorevoli. Siamo davvero i primi a metterci piede? Tocca a noi scoprirlo, per la sopravvivenza della specie umana e perché per ora non abbiamo alternative.
The Solus Project lascia le redini dell’azione nelle mani del giocatore direttamente dal sito dello schianto, con l’unico aiuto di un PDA che tiene sotto costante controllo la nostra salute e tutto ciò che ci circonda. Il pianeta interagisce direttamente con noi: umidità, temperatura ed eventi atmosferici influiscono sulla nostra salute, sia durante l’esplorazione in superficie che sotterranea.
Nessun nemico, nessun animale. Soltanto noi, un pianeta inesplorato e la nostra forza di sopravvivenza. Eppure qualcuno ci osserva. Lì, dei resti forse umani, riversano nelle caverne. Siamo davvero soli?
Survival ed esplorazione
Il gioco pianta le sue fondamenta su due elementi cardine, sopravvivenza ed esplorazione. Il primo si compone di un quadro generale completo, costringendo il protagonista a fermare ad intervalli regolari il gameplay, facendo ricorso a bisogni primari come mangiare, bere e dormire. Tralasciare anche uno di questi elementi porterà ad un calo della salute che si traduce in morte e fine prematura del gioco.
La fase di sopravvivenza non si incentra soltanto sul ristorarsi a tempo debito ma anche sul reperire le scorte e farne buon uso. Poiché l’esplorazione comporta un continuo consumo di energie dovremo stare attenti a caricare il nostro zaino di tutto quello che può servirci, pensando da vero boy-scout e ipotizzando su grandi linee cosa potrebbe attenderci dietro il prossimo angolo.
L’esperienza survival è intesa non soltanto in forma passiva quale mero tentativo di sopravvivenza, ma anche in forma attiva. Il pianeta alieno gode di un ciclo climatico attivo, con continuo avvicendarsi di eventi atmosferici che influiscono in maniera significativa sulla nostra salute. L’alternarsi del giorno e della notte, inoltre, crea condizioni diverse che impongono al giocatore di cercare spesso rifugio dal sole o dal gelido buio della notte.
L’esplorazione si concentra principalmente in luoghi chiusi. Per quanto sia affascinante camminare su un suolo alieno ed estraneo alla conoscenza umana, le vicissitudini del nostro superstite trovano poco spazio ad attività in superficie, incentrandosi per lo più all’interno di infinite grotte scavate nelle più buie profondità, dove una razza aliena ha eretto il proprio mondo. Questa condizione, che agli occhi di tanti può sembrare irrisoria, genere un continuo senso di ansia e di pericolo, potenziando in noi un maggior spirito di sopravvivenza.
Durante la scoperta dell’ignoto incontreremo diversi indizi che raccontano ciò che è stato prima e, in alcuni casi, quello che ci attende poi. La società che ci ha preceduto si esprime verso di noi con insegne su pietra e disegni a muro raccontando chiaramente quello che viviamo sul nostro cammino.
Puzzle e gameplay
The Solus Project è una avventura sci-fi in terza persona con componenti survival. Totalmente esente da azioni action, il gioco si basa sull’esplorazione di un nuovo pianeta e su un modo per comunicare con la base madre che si trova in orbita nello spazio circostante.
Sebbene esplorare ci permetta di trovare nuove risorse per vivere, la componente survival preme continuamente durante tutto il gameplay, costringendo il giocatore a valutare bene l’impiego delle risorse presenti nell’inventario.
Nello zaino potremo portare un numero limitato di oggetti e, se si escludono le risorse per la sopravvivenza, vi renderete conto che di spazio per altro c’è n’è davvero poco. Ponderare bene su cosa può tornarci utile è di vitale importanza, anche durante le fasi più avanzate del gioco dove riceveremo zaini pian piano più capienti e attrezzi migliori per determinate situazioni.
Come accennato sopra, il gioco è esente da meccaniche action di qualsiasi tipo, basando tutto su puzzle da risolvere, accessibili anche alle menti più svogliate, e trappole da evitare che, capito il meccanismo, diventano pressoché insignificanti. Non perderete mai la retta via, sia per il free roaming limitato sia per indicatori a schermo che vi mostreranno chiaramente cosa fare e dove andare.
Il gioco non esprime in alcun modo un sistema di combattimento o movimento più complesso nemmeno nelle azioni più semplici da compiere: ogni comando viene portato a termine senza alcuna fase transitoria; picconare un muro, per esempio, vi farà vedere direttamente mattoni a terra, senza alcun timore.
A disposizione del giocatore per salvare i progressi di gioco sono stati inseriti diversi checkpoint, presenti all’inizio di ogni capitolo. Se questo non vi basta, sappiate che far riposare il protagonista, oltre a rigenerare la salute, garantisce un salvataggio nel punto esatto dove dormirete: importante escamotage per salvare spesso o per mandare avanti il tempo se preferite giocare in condizioni di luce o clima meno avverso. Ricordate però che prolungare il sonno rigenera sì più salute ma consuma anche più energia e come avrete ben inteso le scorte sono decisamente carenti.
La vostra sete di esplorazione sarà appagata oltre che da sapere cosa vi accade attorno anche da segreti ben nascosti: se sarete abbastanza bravi da scovarli, riceverete in premio degli artefatti che migliorano certe abilità del personaggio, come resistenza e velocità.
Grafica senza pretese
Per chi ha dato uno sguardo a immagini presenti sulla rete sa bene che il punto di forza di The Solus Project non è affatto la grafica, tantomeno l’audio. Il gioco non rende giustizia alla potenza grafica che è in grado di sviluppare la PS4 Pro ed è chiaro che lo sviluppo ha escluso dall’inizio l’esistenza di certi dettagli spacca-mascella che, comunque, raggiungono il loro apice nelle attività in superficie, dove il fascino di un’aurora boreale (lasciatemi passare il termine essendo un pianeta alieno) e una pioggia di stelle cadenti saprà regalarvi momenti simili a quelli provati sulla Terra.
Decisamente superiore l’audio: riprodotti fedelmente i suoni ambientali trasmettendo spesso quella sensazione di essere seguiti da qualcuno e scoprire poi che si trattava solo di terreno sdrucciolevole. Colonne sonore valide seppur poche: certe fasi esplorative acquisterebbero un valore aggiunto se accompagnate da ottime soundtracks che, purtroppo, si mostrano brevi e poco frequenti.
The Solus Project lascia vivere perennemente nei confronti di chi gioca uno stato di ansia e angoscia, tipico di chi esplora un pianeta sconosciuto e pieno di mistero. Vivremo la maggior parte delle azioni all’interno di caverne buie e ricche di pericoli, sperando di intravedere dietro la prima roccia una luce che ci conduca in superficie. E anche quando saremo all’aperto avremo sempre quella sensazione che qualcuno ci stia osservando.