Sei anni fa uscì in Europa uno dei videogiochi che cambiò per sempre il genere action/gdr: Dark Souls. Il successo incredibile di quest’ultimo diede vita a una nuova categoria di videogiochi denominata souls-like, di cui poi hanno fatto parte i più recenti Bloodborne (sempre sviluppato da From Software per conto di Sony) e Ni-oH (di Team Ninja). Nel 2014 una software house tedesca di nome Deck13 decise di provare anche lei ad affacciarsi in questo genere e realizzò Lords Of the Fallen, un souls-like fantasy che volle proporre delle nuove meccaniche senza però riuscirci del tutto né a convincere critica e pubblico.
A distanza di tre anni lo studio ha voluto riprovarci, presentando un souls-like per la prima volta a tema fantascientifico-distopico: The Surge. In questi ultimi giorni lo abbiamo spolpato bene per voi e siamo pronti a darvi un giudizio definitivo sul titolo che introduce nuove interessanti meccaniche, cercando di migliorare frattanto quelle già viste in Lords of the Fallen.
Benvenuti alla Creo
Ci troviamo in un futuro di un non precisato anno: le risorse stanno finendo e le guerre continuano senza sosta, tutto ciò non ha fatto altro che deteriorare la Terra, la quale è destinata a “morire” nel giro di poco tempo. In tutto questo una società: la Creo, crede di poter far sopravvivere il nostro mondo grazie a un misterioso progetto. Interessanti queste premesse iniziali no? Bene, cerchiamo subito di smorzare gli animi togliendoci il dente. La sceneggiatura di The Surge non è sicuramente una caratteristica favorevole al gioco. Tutto inizia da Warren, un uomo su una sedia rotelle che ha deciso di consegnarsi alla società Creo per poter indossare un esoscheletro e ritornare così a camminare, purtroppo la vicenda si complica quando scoppia – letteralmente – un bel pasticcio all’interno dell’enorme stabilimento.
Esattamente come in Lord Of Fallen ci è stata negata la possibilità di personalizzare esteticamente il nostro personaggio. Warren infatti è un personaggio tanto definito e unico, quanto poco carismatico e amorfo, esattamente come tutti gli altri personaggi presenti nella vicenda. Un vero peccato, visto che la storia in sé presenta diversi spunti interessanti, spiegati comunque dai diversi audio-log e messaggi che troviamo in giro nello stabilimento. Ancora non capiamo perché gli sviluppatori abbiano deciso di inserire un sistema di “dialogo” all’interno del gioco, quando questo è costituito da frasi senza senso che non approfondiscono nulla e risultano totalmente inutili ai fini della vicenda.
A differenza dei Dark Souls et similia, il gioco procede in maniera abbastanza lineare. L’esplorazione è ridotta al minimo e non presenta particolari segreti né boss secondari, proprio per questo la durata dell’avventura risulta inferiore rispetto ai titoli del medesimo genere, attestandosi sulle 20 ore. Ovviamente questo varia a seconda di chi è più o meno pratico con i souls-like. La sua natura lineare però permette un percorso ben specifico all’interno del gioco, poiché dividendosi sostanzialmente in “livelli” consente al giocatore di avere una idea chiara su cosa fare e dove andare all’interno della fabbrica. Una volta concluso un livello, questo non diventa inaccessibile, ma anzi permette di ritornarci quante volte si voglia.
Muori, ripeti, muori.
Il gameplay di The Surge è sicuramente la caratteristica più importante e solida dell’esperienza. La base è quella di un normalissimo souls-like: uccidendo i nemici si ottengono scarti tecnologici (le anime in sostanza), è presente una sede operativa in cui potersi curare, craftare, potenziare l’equipaggiamento (in poche parole il falò) e infine si muore a ripetizione; insomma tutte caratteristiche già viste in Demon’s Souls e soci.
Tuttavia sono presenti numerose meccaniche originali e questo in qualche modo conferisce una sua particolare identità al gioco. È stata ripresa da Lords of the Fallen la caratteristica che permetteva di premiare i giocatori più “coraggiosi”. Per chi non ha mai giocato il suddetto titolo non è difficile da spiegare: più nemici si eliminano senza tornare alla sede operativa, più aumenta una percentuale che permette di ottenere scarti tecnologici aggiuntivi ad ogni eliminazione. Per i giocatori più “codardi” c’è la possibilità di depositare i propri scarti tecnologici alla sede operativa, in questo modo in causa di morte gli scarti non cadono a terra, evitando così diverse imprecazioni.
A proposito di recupero degli scarti, Deck13 ha voluto complicarci la vita dandoci anche un tempo massimo per riprenderli nell’eventualità di una nostra morte. È importante quindi eliminare i diversi nemici che ci ostacolano la via, questo perchè ogni avversario eliminato, aumenta il tempo a nostra disposizione per riprenderci i nostri amatissimi scarti.
Abbiamo parlato a lungo di questi scarti, ma effettivamente a cosa servono? Praticamente a tutto: dal crafting, all’aumentare dell’energia nucleare (il livello del nostro personaggio). Ogni aumento di energia permette di inserire un impianto in più nel nostro esoscheletro, gli impianti sono molto simili alle gemme del sangue di Bloodborne, sono essenzialmente potenziamenti che ci donano più iniettori di vita (fialette), abilità particolari e altre caratteristiche importanti. Ogni impianto ha una richiesta di energia nucleare da utilizzare, quindi dobbiamo fare molta attenzione a equilibrare bene il nostro personaggio.
Una cosa particolare è che pur essendo un gioco futuristico, combattiamo solo con armi bianche. Esse sono suddivise in tipologie e la loro competenza dipenderà in parte dall’esoscheletro che abbiamo scelto all’inizio del gioco. L’operatore sul campo e l’operatore pesante hanno caratteristiche di competenze diverse, tuttavia possono entrambi utilizzare le stesse identiche attrezzature.
A differenza di tutti i Souls-Like l’aumento dell’energia nucleare (e quindi del livello del nostro personaggio), non ci permette di potenziare le statistiche, queste ultime saranno potenziate automaticamente dal gioco, di conseguenza tutta la parte relativa alla costomizzazione del personaggio è legata a quello che montiamo sopra il nostro esoscheletro. Ed ecco la parte più divertente, cosa possiamo “indossare” ? Il gioco ci permette di montare protezioni per braccia, gambe, torso e testa. Ci sono diversi set in giro per il gioco, ognuno dei quali ben diversificato e specifico e che se indossato interamente permette di ricevere una abilità passiva in più, ma è possibile fare e creare anche degli ibridi.
Il crafting seppur semplice è ben implentato all’interno del gameplay, permette infatti di creare armature utilizzando i pezzi che abbiamo fatto cadere dai nostri nemici. La parte dei potenziamenti e della creazioni è strettamente collegata a una delle meccaniche più interessanti di questo The Surge: colpire una determinata parte del corpo di un nemico per ottenere un pezzo specifico. È infatti possibile mirare letteralmente a una parte del corpo di un avversario e colpirla. Dopo aver ricevuti tot colpi è eseguibile una animazione che una volta conclusa ci regala nella maggior parte dei casi una componente a seconda della parte del corpo mirata. Questa feature non è una cosa nuova, ma è sicuramente una particolarità che movimenta il gameplay.
Oltre alle classiche barre di energia e vitalità, è presente anche la barra dell’energia nucleare. Ogni volta che colpiamo il nemico, questa barra si riempie, dandoci la possibilità di utilizzare delle determinate abilità o chiamare il drone, un piccolo velivolo che ci da supporto durante i combattimenti (ma non sperate vi salvi). Questi ultimi come abbiamo già detto sono dinamici e variegati, non stancano mai e risultano interessanti, pochissime volte infatti ci capita di andare alle spalle di un nemico e utilizzare la solita mossa per stordirlo o per effettuare un colpo critico. La diversficazione e varietà dei cattivoni che incontriamo nel gioco non è elevata, ma è giusto specificare che ognuno di loro ci darà del filo da torcere, ed è proprio per questo che il combat system da il meglio di sé, anche se la IA appare spesso “stupida”, tanto da cadere spesso da sola dalle piattaforme.
Un gameplay tanto ben fatto è un peccato da vedere in un titolo così povero di contenuti: pochissimi “segreti”, missioni secondarie stupide e senza senso (e poche), armi in quantità abbastanza ridotta e una caratterizzazione del personaggio ai minimi termini dal punto di vista delle statistiche. L’assenza di una modalità online pvp o pve, inoltre, fa diminuire ancora di più la voglia di continuare a giocarlo, anche con la presenza di un new game plus.
Pixel sci-fi
Iniziamo questa parte con una auto domanda: è ai livelli di Lords of the Fallen su console? No tranquilli, il gioco è decisamente gradevole tecnicamente, anche se presenta numerose imperfezioni grafiche, sulle texture soprattutto, molte delle quali in bassa definizione. Tuttavia si può rimanere piacevolmente soddisfatti dagli effetti di luce e particellari. La cosa importante da sapere è che il gioco è fluido, i cali di frame rate sono sporadici, impercettibili e quasi mai si schiodano dai 30fps, cosa fondamentale in un titolo di questo genere. Anche il level design è costruito discretamente bene, offre numerose vie e scorciatoie abbastanza collegate bene fra loro, ovviamente non presentano la stessa complessità e perfezione dei lavori di Miyazaki, ma è stato fatto un buonissimo lavoro da parte di Deck13.
Le vere problematiche sono a livello di art design, poca originalità e varietà nei nemici generici, che si presentano uguali per tutta la durata del gioco. La situazione non migliora per quanto riguarda le ambientazioni: generiche, poco convincenti e rappresentate in maniera esigua, soprattutto considerando le loro “piccole” dimensioni. Diverso il discorso per quanto riguarda il lavoro sui boss, pochi, ma convincenti nella loro realizzazione e che testimoniano il buon talento da parte del team tedesco, che però non ha saputo dare la stessa importanza a tutto il resto.
Menzione d’onore per gli effetti audio, davvero ben fatti e che ci danno davvero la sensazione di essere in uno stabilimento in preda a gente impazzita. Lo stesso non si può dire della colonna sonora, praticamente assente e composta quasi unicamente da un solo memorabile brano:(memorabile perchè la sentirete anche fin troppo spesso) Prisoner di Stumfol, un giovane artista tedesco.
CONCLUSIONE
The Surge è un titolo che ci ha sorpreso nelle prime ore di gioco, poteva veramente essere qualcosa di diverso nel genere e in parte lo è, ma non del tutto. Il Gameplay è la caratteristica più solida del gioco, funziona e presenta tante meccaniche singolari, ma non è sostenuta da una grandissima varietà di nemici, cose da fare, posti da scoprire e che in un titolo come questo sono cose decisamente importanti. Il crafting è ben integrato ed è strettamente legato al nostro modo di eliminare i nemici, dandoci così la scelta di come combattere. La trama e la lore seppur presentando numerosi spunti interessanti non convince, ed è praticamente ridicolizzata dai personaggi che la compongono: amorfi e inutili ai fini della vicenda, che una volta conclusa non riesce a offrire più nulla al giocatore, se non un new game plus.
Tecnicamente il titolo si difende bene, presentando comunque un impatto visivo tutto sommato buono e un frame rate abbastanza stabile. Lo stesso non si può dire del comparto artistico, generico, scialbo e decisamente migliorabile, anche considerando l’ottima rappresentazione dei (pochi) boss presenti. Buon lavoro sul comparto audio, ottimi gli effetti e l’atmosfera che si crea all’interno dello stabilmento, praticamente quasi assente la colonna sonora. Discreto lavoro sul level design, che offre numerose scorciatoie al nostro personaggio, limitato però ai singoli livelli.
Insomma The Surge è un piccolo passo in avanti rispetto a Lord Of Fallen. Si è vista dell’originalità, una identità di Deck13 e la voglia di creare un proprio souls-like differente dalla concorrenza, ma c’è molto da fare, soprattutto dal punto di vista dei contenuti, davvero pochi in un titolo come questo. Inoltre ci aspettiamo un comparto artistico e una sceneggiatura fatte leggermente meglio in futuro e con più attenzione ai particolari. Insomma noi ci crediamo, anche perchè questo The Surge mostra davvero le potenzialità del team tedesco, potenzialità però che non sono state sfruttate e il gioco rimane si un buon titolo, ma nulla più. Se amate i souls-like consigliamo comunque di dare una possibilità a questo videogioco, potreste trovare delle meccaniche originali e un gameplay davvero divertente e appagante, attraverso un contesto sci-fi – distopico mai esplorato dal genere.