Il primo Toukiden, sviluppato dai talentuosi (e volenterosi) ragazzi di Omega Force e distribuito da Koei Tecmo, approdò, senza nemmeno fare troppo rumore, su PlayStation Vita in Europa nel corso del 2014.
Il gioco, che in virtù dello sviluppo atto a portarlo anche su PSP tecnicamente non era eccelso, fu comunque uno squarcio nel desolante cielo grigio e privo di titoli validi dell’universo PsVita.
I possessori della portatile Sony apprezzarono molto il lavoro fatto da Omega Force sulla falsa (ma nemmeno tanto) riga di Monster Hunter e il gioco crebbe gradatamente di fama, al punto che, qualche tempo dopo, Sony decise di riproporre il titolo in una veste riveduta e corretta anche sulla console casalinga PS4, presentandolo con il nome di Toukiden Kiwami.
Se oggi siamo qui a presentarvi la recensione di Toukiden 2 evidentemente il titolo ha avuto il riscontro di pubblico sperato da sviluppatori e distributori che ripropongono, ancora una volta in multipiattaforma (con esclusiva Sony) il titolo che dovrebbe andare a nascondere le lacune videoludiche lasciate dall’assenza di Monter Hunter, nuovamente tornato all’ovile Nintendo.
QUANTO È BELLO ANDARE A CACCIA DI ONI
Il gameplay di Toukiden 2 riprende tutto il buono visto su PsVita prima e con Kiwami poi, puntellandolo come giusto che sia. Dopo una breve presentazione ci ritroveremo a controllare il nostro “slayer”, opportunamente personalizzato a dovere nell’apposito menù propostoci prima di lanciarci in questa nuova avventura, intento a contrastare la discesa degli Oni sulla città di Yokohama.
Dopo qualche breve scontro, che servirà per lo più a prendere confidenza con il sistema di movimento e con le basi di quello di combattimento, verremo inghiottiti da una voragine celeste, salvo poi essere salvati in mezzo al nulla da una donna e da una sorta di robot. I due personaggi, non troppo carismatici e sufficientemente stereotipati, si prenderanno cura di noi e ci rimetteranno in sesto, salvo poi chiederci chi siamo e da dove veniamo. Ed è qui che i primi nodi vengono al pettine. Noi sappiamo di essere dei cacciatori di Oni e venire dalla città di Yokohama e che l’ultima cosa che ricordiamo è proprio lo scontro in quella città, ma i nostri due nuovi amici ci raccontano che tale scontro, passato alla storia come “Il Risveglio” è avvenuto dal lato opposto del territorio giapponese, dieci anni prima. Inghiottiti dal buco nel cielo durante lo scontro a Yokohama, siamo stati protagonisti di un salto spazio-temporale, un elemento affascinante con il quale, ad essere sinceri, negli ultimi tempi molti sviluppatori si stanno sbizzarrendo.
Da qui, nel villaggio di Mahoroba, ricomincia la nostra avventura, nuova, ma con la quale chi ha giocato i precedenti titoli non faticherà a prendere subito confidenza. All’interno del villaggio, che sarà il nostro punto di riferimento al quale tornare ogni volta che vorremo prendere in carico una nuova missione, troveremo tutto quello che ci serve per la nostra avventura, dal fabbro che potrà forgiare nuove armi e armature o potenziare e modificare quelle che già abbiamo, dal venditore di materiali alla venditrice di cibo.
Nelle prime fasi dell’avventura ci verranno illustrate tutte le varie meccaniche di gioco e faremo poco a poco la conoscenza di nuovi personaggi, più o meno importanti. Dai precedenti titoli, a livello di gameplay, ci sono poche novità. Qualche nuova arma (non che prima ce ne fossero poche tra le quali spaziare con il nostro stile di combattimento), la possibilità di equipaggiare più Mitama (anime di prodi guerrieri che vi accompagneranno in battaglia fornendovi abilità extra), una “Demon Hand” che in battaglia vi permetterà di avvicinarvi repentinamente ai nemici e realizzare mosse speciali, ma sicuramente la principale da segnalare è l’approccio “open world” del titolo. Le virgolette sono d’obbligo, dato che con un piccolo espediente gli sviluppatori vi garantiranno la possibilità di esplorare le varie zone all’esterno del villaggio di Mahoroba andando a caccia di tutto quanto vogliate e portando a termine le tantissime missioni secondarie, fin tanto che non vi imbatterete in apposite barriere di “miasmi maligni” che solo portando avanti la trama principale riuscirete a evadere.
Il gameplay, che nelle prime fasi potrebbe apparire ripetitivo, in quanto vi basterà menare qua e la per portare a termine le missioni, pian piano che progredirete con la storia si farà più complesso, “costringendovi” ad imparare a dovere come sfruttare tutte le abilità messe a disposizione da Omega Force per il vostro guerriero.
Il titolo è pieno di zone da scoprire e missioni più o meno importanti da portare a termine, inoltre la possibilità di affrontare in multiplayer le missioni (sfruttando il cross -play, accedendo a specifiche lobby, con i possessori di PsVita) rende il tutto più interessante. Durante le vostre fasi esplorative in giro per le aree attorno al villaggio potreste anche imbattervi in altri slayer impegnati nella lotta agli Oni. Dando loro una mano, non solo vi potrete accaparrare le ricompense post battaglia, ma vi farete un amico slayer che vi darà una mano alla bisogna.
In giro per le vaste aree di gioco potrete inoltre imbattervi in alcun speciali scrigni, oltre che in fiumi di Oni da fare a brandelli, attraverso i quali potrete condividere oggetti con altri giocatori, ricevendo sempre e comunque in cambio un oggetto di valore uguale.
GLI ONI SONO BRUTTI, MA NON È SOLO COLPA LORO
Graficamente il titolo soffre, esattamente come il suo predecessore, di specifiche scelte di sviluppo su piattaforme con capacità troppo lontane tra loro. La grafica non eccelle affatto, soprattutto se si pensa alle recenti produzioni approdate su PlayStation 4 nel corso dell’ultimo mese, seppur si nota la cura degli sviluppatori nel rendere il tutto quanto più piacevole possibile, dai personaggi agli ambienti. Non sempre però ci si riesce, l’approccio open world costa al gioco la linearità e la poca possibilità di interazione con gli ambienti, mentre i personaggi, eccezion fatta per qualcuno di essi, risultano poco carismatici e caratterizzati, con evidenti difficoltà a lasciare un ricordo nella mente del giocatore.
Il comparto audio si comporta bene e fa il suo lavoro, sebbene sembra giusto segnalare un doppiaggio esclusivamente in lingua giapponese (con infinite linee di dialogo, davvero, sono TANTISSIME) e sottotitoli esclusivamente in giapponese.
CONCLUSIONI
Sono tante le cose da fare per un giocatore in Toukiden 2, ma sono altrettante le cose che i ragazzi di Omega Force avrebbero potuto fare meglio. Personalmente ho apprezzato il primo Toukiden The Age of Demons su PlayStation Vita e quindi sulla fiducia mi sono lanciato anche su questo nuovo episodio. Se non vivete di sola grafica e la possibile ripetitività di alcune situazioni non vi spaventa, questo titolo farà sicuramente la vostra felicità, soprattutto se vi piace il “genere Monster Hunter” adattato ad un Giappone pseudofeudale e siete disposti a superare lo scoglio (piccolo o grosso dipende da voi) della mancanza della lingua italiana.