Tropico 6 è uno dei gestionali più attesi del 2019 arriva su Pc, macOs e Linux il 29 marzo, sviluppato da Limbic Entertainment e pubblicato da Kalypso Media ci metterà nei panni de “El Presidente” classica caricatura del dittatore che ormai abbiamo nel nostro immaginario. La sesta iterazione della serie ci porterà alla creazione di un impero partendo da una semplice colonia al soldo della corona, ma per El Presidente e il suo fido compagno Penultimo nessuna missione sarà preclusa. Come da tradizione l’irriverenza e situazioni al limite del paradossale accompagneranno il giocatore in una quantità elevata di ore e divertimento.
Il ritorno de El Presidente
In Tropico 6 non è presente una vera e propria campagna come per il precedente capitolo, in questa uscita troveremo 15 diversi arcipelaghi, ognuno con una storia diversa e slegata dalle altre. Non tutti saranno disponibili sin dall’inizio, infatti concludendo con successo le prime missioni si sbloccheranno quelle più avanzate, ma sin dalle prime si avrà accesso alle quattro ere che caratterizzano il gioco. Si passerà dal salvataggio di Penultimo contrabbandando noci di cocco dorate al riempire l’arcipelago di turisti e dal creare un regno basato sulla pirateria al diventare un colosso della vendita della cioccolata, solo perché non abbiamo trovato il biglietto d’oro. Il completo distaccamento delle varie missioni fa storcere il naso, sia per il fatto che completata la quest principale è inutile proseguire a costruire, sia per il tempo speso per arrivare in fondo, che nelle missioni più avanzate superano le 6-8 ore.
Vita tropicale
Come da tradizione Tropico 6 non si prende sul serio, gli incarichi che verranno assegnati sono accompagnati da una breve narrazione che spesso e volentieri è buttata sul ridere, inoltre il doppiaggio è fin troppo curato, non che sia un male. Capiterà di leggere che il generale della fazione militarista avrà paura di essere invaso dai pinguini o che i ribelli si trovino a pagare mazzette per farsi dire quanto devono pagare di mazzette. La comicità creata da Limbic Entertainment non stanca e non risulta mai troppa, a differenza de El Presidente che è fin troppo caricaturale, provocando una sensazione strana. Oltre all’eccellente doppiaggio fanno ritorno una gran quantità di musiche caraibiche che stimolano e riescono nell’impresa di immergere ancor di più il giocatore.
Dove mettiamo il Colosseo?
Tropico 6 non è solo una versione riveduta e corretta delle precedenti, anche se in molti aspetti sembra la solita minestra riscaldata. Rispetto al predecessore ci troviamo davanti ad un gioco più completo e rifinito anche se sono presenti delle piccole problematiche che non minano l’esperienza complessiva del titolo. A differenziare il capitolo precedente troviamo la meccanica della pirateria che permetterà di raccogliere risorse o cittadini di vario tipo oppure di sabotare i rivali. Inoltre permette il recupero di meraviglie dal mondo, quali il Colosseo, la statua della libertà, la tour eiffel, stonehenge e tanti altri. Edifici unici con “abilità” altrettanto uniche, che verranno “prese in prestito” per migliorare il territorio. Altra importante aggiunta riguarda gli scenari delle missioni, adesso non si baserà più su un’unica isola ma saranno a disposizione degli arcipelaghi che potranno essere collegate via mare oppure via terra costruendo ponti o gallerie.
Mondo da plasmare
Se si è un giocatore alle prime armi, oltre a controllare una piccola guida sulle ere, l’esaustivo tutorial messo a disposizione dal team di sviluppo permette di imparare bene le basi, senza plagiare il giocatore con schemi fissi, lasciandolo imparare, mettendogli a disposizione solo linee guida. Per chi non vuole prendere parte alle missioni messe a disposizione in Tropico 6, avrà la possibilità di divertirsi con la modalità sandbox. Con una elevata quantità di opzioni adattabile a qualsiasi tipo di giocatore, può proporre un’interessante sfida. Le possibilità offerte non sono poche, grazie anche ad una quantità infinita di arcipelaghi in cui interfacciarsi, inoltre non sarà una partita fine a sé stessa, grazie alla possibilità di impostare dei criteri per la vittoria. Utile sia per chi è deluso dalla campagna, sia per chi vuole una sfida degna di questo nome.
Piccoli problemi
Guardando il gioco nel suo insieme, con la classica visuale dall’alto che permette di avere una visione di un’importante porzione dell’area di gioco, non disdegna graficamente. Tropico è ricco di colori vivi, sia per quanto riguarda l’arcipelago, sia per gli edifici, peccato che scendendo nel dettaglio, soprattutto quando si avvicina la telecamera più vicino al terreno, il gioco risulti sciapo e brutto da vedere. Sono piccoli particolari che, quando non sono trascurati, trasformano un bellissimo gioco in un capolavoro, peccato. Per farvi un esempio gli edifici non cambiano né di forma né per piccoli dettagli cambiando era. Una casa di campagna sarà sempre uguale, anche se dalla sua costruzione sono passate due guerre e 40 anni.
Completamente gestibile
Come da tradizione, quasi tutti gli edifici metteranno a disposizione del giocatore sia dei potenziamenti, che variano dal miglioramento della qualità, all’aumento della capacità di stoccaggio ed a tanti altri effetti, sia a dei metodi di funzionamento. Quest’ultimi permettono un controllo più diretto per ogni singolo edificio, creando un sistema di macro e micro gestione molto accentuato. Ultimo aspetto di Tropico 6 è il commercio, fulcro essenziale per poter mantenere il flusso di cassa in positivo, quindi creare la possibilità di costruire senza dover perdere tempo di gioco. Sarà vitale mantenere attive le rotte commerciali, sia in entrata che in uscita, per permettere alla nazione di prosperare. Spesso non sarà possibile avere a disposizione tutte le risorse, quindi una gestione oculata degli acquisti delle materie prime, permetterà un gran guadagno nella rivendita del prodotto lavorato, portando sonanti monete pronte ad essere reinvestite nel miglioramento dell’arcipelago.
Lunga vita a Tropico
Limbic Entertainment ha creato con Tropico 6 un ottimo prodotto, ma lontano dalla perfezione. Al momento sono presenti piccoli problemi, che come già detto non minano il prodotto. Gli obiettivi variabili permettono, e soprattutto stimolano, il giocatore di approcciarsi in modo sempre diverso alla partita, riuscendo nell’intento di continuare a migliorare l’arcipelago. Resta dell’amaro in bocca per via della campagna che è completamente scollegata tra sé stessa e il comparto grafico che pecca nei dettagli. Amaro che diventa dolce davanti alle possibilità di micro e macro gestione offerte, unito alla grande immersione e ironia che da sempre distingue questa, ormai storica, serie.