Quando Naughty Dog, con l’annuncio del quarto capitolo della serie, decise di mettere un punto alle vicende di Nathan Drake e soci, la tristezza attanagliò i cuori di tutti i fan PlayStation, che non si rassegnarono a salutare il buon Nate fino all’ultimo secondo di gioco regalatoci da Uncharted 4. Potete quindi immaginare la gioia dei fan, orfani di una serie leggendaria, all’annuncio di Uncharted L’eredità perduta.
La gioia si tramutò presto in curiosità e, anche, in diffidenza, nel non riconoscere facce familiari e nello scoprire che Naughty Dog aveva deciso di mettere al centro di questo sequel/spin off le avventure della strana coppia formata da Chloe Frazer, già conosciuta in Uncharted 2 e Nadine Ross, di recente apparizione in Uncharted 4. Nel gioco, temporalmente ambientato sei mesi dopo le vicende di Uncharted 4, le nostre due nuove protagoniste si metteranno alla ricerca della “Zanna di Ganesh”, il grande tesoro dell’Impero Hoysala, esplorando le catene montuose dei Ghati occidentali, in un India in preda alla guerra civile.
La domanda allora è: può esistere Uncharted senza Nathan Drake e soci? La risposta a questa, che è la prima domanda che mi sono posto alla presentazione del gioco, ve la snocciolo nelle prossime righe.
Alla scoperta dell’Impero Hoysala
Contrariamente a quanto accaduto nei capitoli precedenti, l’avvio di questo nuovo Uncharted è un po’ lento, quasi in sordina. Complice anche una prima location un po’ “ristretta” e dal percorso abbastanza guidato che vi permetterà ove ce ne fosse bisogno di prendere confidenza con il titolo, il gioco nelle prime fasi stenta a decollare ed è tenuto su dallo splendido lavoro tecnico fatto da Naughty Dog e da dialoghi (e doppiatori) degni delle migliori pellicole cinematografiche hollywoodiane. Abbandonata la cupa città, Chloe e Nadine ci (ri)portano finalmente in ambienti maggiormente consoni al brand. Le catene montuose del Ghati sono una splendida ambientazione per questo titolo e il lavoro degli sviluppatori per la realizzazione di paesaggi e dettagli è superba, come Naughty Dog ci ha oramai da anni abituato.
Una volta presa la jeep (primo di numerosi elementi di gioco che vi riporteranno alla mente l’ultimo episodio delle eroiche gesta del buon Nathan Drake) il gioco ci mette di fronte a una prima, sostanziale, differenza rispetto al passato. Un approccio di gioco votato all’open world, con possibilità di spaziare da un punto all’altro della mappa, in jeep o anche a piedi, alla ricerca, oltre che dei punti di interesse legati alla trama principale, di tesori, punti di interesse (dai quali scattare foto con il telefono della signorina Frazer) e misteri opzionali al percorso “principale”. Il virgolettato è d’obbligo perché spesso il termine “principale” viene utilizzato per definire l’importanza maggiore di una cosa rispetto a un’altra e onestamente credo che non sia il caso del titolo Naughty Dog. È come se gli sviluppatori ci mettessero davanti a un calderone di idee, tutte splendide, dicendoci “Buon divertimento”.
Il gioco è tutto da godere e, dopo l’avvio un po’ in sordina, cattura progressivamente l’attenzione del giocatore, tanto con la trama che regge tutta l’avventura, quanto con enigmi (molti più che in passato) e dialoghi che ci aiuteranno ad approfondire la conoscenza di due personaggi che man mano che si progredirà nell’avventura appariranno tutt’altro che scontati, come la bella Chloe Frazer e la combattiva Nadine Ross, approfondendo il loro background e i motivi dietro le loro scelte di vita e la loro personale, e dolorosa, eredità perduta.
Insomma, la classica avventura condita di piombo, enigmi, misteri e tesori che viene puntellata qui e lì da riflessioni profonde che svelano inaspettate facce dei protagonisti. Naughty Dog non sbaglia un colpo.
Il gioco nasce da una costola di Uncharted 4 e quindi in esso ritroveremo tutto il buono fatto in quel capitolo (con qualche nuova chicca tipo l’utilizzo delle forcine da parte di Chloe per l’apertura di casse contenenti segreti e armi) e alcune delle sue caratteristiche peculiari, come la già citata jeep, il rampino, i combattimenti corpo a corpo (ora con la possibilità di karate-combo tra le due protagoniste) e le fasi stealth, linfa vitale per proseguire nell’avventura soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati. Evitare di irrompere sul territorio sorvegliato dai nemici come dei provetti Rambo sarà il più delle volte possibile (con la giusta sapienza) e conveniente anche nelle fasi più avanzate della storia dove di norma ci si aspetterebbe scontri a tutto spiano.
C’è da dire, proprio riguardo agli scontri, che i nemici saranno decisamente più intelligenti che in passato, ma soprattutto più ostici e meglio organizzati e armati di voi… E saranno tanti, davvero. Gli scontri a fuoco saranno decisamente più frenetici di quelli del precedente capitolo della serie e vi costringeranno a continuare a spostarvi da una copertura all’altra per evitare di essere facilmente aggirati da nemici quasi fastidiosi per quanto svegli.
Proprio relativamente agli scontri a fuoco mi sento in dovere di segnalare un difetto relativo alla nostra compagna di avventura che, proprio come accadeva ad Ellie in The Last of Us e ad altri comprimari dei titoli ND, sarà praticamente invisibile ai nemici, pur passando loro davanti, fin tanto che la nostra Chloe sarà nascosta e non avrà avviato uno scontro a fuoco. Un’inezia, per carità, ma se proprio vogliamo appuntare qualcosa da sistemare a Naughty Dog, aggrappiamoci a questa.
Ganesh, Shiva e Parvati
Il comparto tecnico del gioco è di altissimo profilo, dalle musiche al doppiaggio, passando per la cura degli ambienti e la realizzazione di paesaggi mozzafiato e arrivando ai più piccoli dettagli come il fango addosso, il sudore sulla pelle e gli aloni sui vestiti dei personaggi e addirittura i capelli scompigliati e attaccati alla fronte proprio dal sudore sui volti delle nostre protagoniste dopo un concitato scontro a fuoco. Una cura esemplare che vale a Naughty Dog applausi a scena aperta da questo punto di vista.
Con un gran lavoro Naughty Dog dimostra a tutti gli scettici (compreso chi vi scrive) che può esistere Uncharted senza Drake e che, alla fine, la coppia Ross/Frazer riesce a regalare un’esperienza di gioco di tutto rispetto, in barba a chi voleva questo nuovo capitolo/spin off dedicato alle avventure del buon vecchio Sully e di Sam Drake.
Il gioco è tutt’altro che un copia incolla del quarto capitolo e vi accorgerete ben presto di quanta cura e amore gli sviluppatori hanno riposto nella sua realizzazione. A ciò aggiungete che a un prezzo ridotto rispetto al normale prezzo di vendita di un titolo, avrete a disposizione un titolo dalla buona longevità (dalle otto alle dieci ore, alla buona) pieno zeppo di elementi secondari da scovare (quindici ore totali circa per finirlo al 100%) e che a tutto quanto di buono il gioco vi regalerà in modalità giocatore singolo, va a sommarsi il comparto multiplayer, legato ad Uncharted 4, che vi garantirà, oltre al personaggio di Asav, nuovo villain di turno, numerosi nuovi costumi e nuove armi, nonché una nuova modalità Arena/Sopravvivenza, che i fan della serie riconosceranno e ricollegheranno a U2.
Può quindi esistere Uncharted senza Nate?
La risposta, seppur fossi il primo degli scettici, è sì.
Uncharted L’eredità perduta è un gioco che merita tutto il rispetto possibile e merita di essere un Uncharted a tutti gli effetti, avendone tutte le amabili caratteristiche che negli anni hanno reso questo saga tra le più amate del mondo PlayStation.
È vero, l’avvio del gioco senza Nate e i suoi modi simpatici sarà duro, soprattutto se si pensa che Chloe Frazer è stata originariamente pensata come l’antitesi di Nate, il suo lato cupo e cinico. Poco a poco però i nuovi personaggi messi sotto i riflettori da Naughty Dog vi entreranno nel cuore e imparerete ad apprezzarli, grazie anche al lavoro, come sempre splendido, fatto da chi di dovere su trama e comparto tecnico.
Consigliato, senza timore, tanto ai fan della serie quanto a chi non ha mai giocato a un Uncharted, potete giocarlo in tranquillità senza temere di incappare in qualche nodo di trama incomprensibile; anzi, il titolo è un ottimo strumento per avvicinarsi alla serie nel caso in cui (mannaggia a voi) non l’abbiate mai giocata!