Difficilmente un puzzle game arcade possiede una trama sufficientemente solida da risultare interessante tanto quanto il gameplay. Perfino i più popolari giochi di questo genere sono un concentrato di puro gameplay, anche perché il rischio di perdere di vista entrambi gli aspetti è sempre dietro l’angolo.
Giunto ben sette anni dopo il primo episodio Azkend 2: The World Benath, sviluppato da 10tons, cerca di conciliare il gameplay da rompicapo a livelli con un accenno di storia che arricchisca la campagna in singolo, vero nodo centrale dell’esperienza di gioco.
Premetto subito che associarlo ai vari Candy Crush o affini è sì lecito, ma che esso si discosta leggermente da questo tipo di mercato. In che modo lo scoprirete nelle prossime righe di questa recensione realizzata provando il titolo su un PC di fascia media.
20.000 leghe sotto i puzzle
Il gioco non dispone di una modalità multiplayer, ma si focalizza prettamente su sfide a tempo e soprattutto sulla modalità avventura condita da una trama discreta, ma che sa tanto di già visto. Dopo un naufragio ci ritroveremo infatti a battagliare con le forze del mare e di una antica civiltà per recuperare parti di oggetti necessari per riuscire a risalire finalmente in superficie. Una trama degna di Jules Verne che tuttavia si collega un po’ forzatamente con il gameplay.
Tra bussole, astrolabi e piccozze, ci ritroveremo in un mondo del quale, come vedremo, ci troveremo ad ammirare più l’aspetto artistico che non la narrazione della voce fuori campo. Con le sue 17 ambientazioni per un totale di 62 quadri Azkend 2: The World Benath ci terrà attaccati allo schermo per una decina scarsa di ore, una longevità discreta alla quale si aggiungono le già citate sfide che tuttavia danno pochi altri stimoli per la rigiocabilità.
Alveari, esagoni e dettagli
Ogni livello sarà caratterizzato da un alveare composto da esagoni nei quali sono racchiusi dei simboli. L’obiettivo del giocatore sarà quello di creare catene quanto più lunghe possibile di simboli uguali, facendone cadere a cascate altri, per riuscire a soddisfare gli obietti richiesti dal livello. Questi obiettivi saranno per maggior parte a tempo, ma ci sarà anche spazio spesso per l’eliminazione di schiere di insetti infestanti o per delle fasi più ragionate nelle quali è richiesto di far sparire tutti i simboli dal quadro. Completate le richieste apparirà quindi il pezzo necessario a comporre gli oggetti per progredire nell’avventura.
Un gameplay molto semplice, ma abbastanza profondo anche se non immediato sulle prime, a meno che non si faccia molta attenzione al breve tutorial che, come tutto il resto del titolo è in lingua inglese. Per fortuna le meccaniche di gioco sono condite da alcune abilità passive e altre attivabili tramite simboli appositi negli alveari e sbloccabili progredendo nell’avventura e selezionabili volta per volta per migliorare l’efficacia delle combinazioni e riuscire a portare a casa l’obiettivo.
Il non selezionabile livello di difficoltà non è perfettamente bilanciato e soprattutto nelle fasi più avanzate vi troverete difronte quadri praticamente impossibili a meno di non fare più tentativi affidandovi molto più alla sorte che non alle vostre abilità.
Le perle artistiche in un mare anonimo
A spezzare questo ciclico avvicendarsi di livelli e simboli ricorrenti per lo più statici ci saranno delle scene di intermezzo che non solo spiegheranno la storia, ma che metteranno in mostra il lato artistico più pregevole di questa produzione di 10tons. Si avranno difronte delle illustrazioni simili a piccole opere d’arte che ci si ritroverà ad ammirare per più di qualche secondo e che potrebbe essere il ricordo più vivo di Azkend 2.
Per di più queste illustrazioni saranno protagoniste di mini puzzle nei quali si dovranno ricercare singole porzioni dell’immagine per accumulare uno speciale power up, un fulmine, che ci viene in soccorso all’inizio del livello successivo. Purtroppo queste perle grafiche sono immerse in mezzo ad un mare di design poco caratterizzato e abbastanza trascurabile, sia nei livelli che nei simboli e perfino nei menu.
Un piccolo plauso va fatto alle musiche e al comparto sonoro in generale che accompagnano l’esperienza senza risultare noiose o monotone, nonostante siano presenti in grande varietà. La colonna sonora rievoca vecchie avventure grafiche o epici colossal cinematografici d’altri tempi mentre la campionatura degli effetti sonori è semplice, ma efficace.
Commento finale
Azkend 2: The World Benath è un titolo piacevole, ma con qualche difetto di troppo. Il gameplay è solido ma la sensazione è di avere davanti un titolo di 10 anni fa. Sulle nostre pagine avevamo già recensito la versione PlayStation 4 e PlayStation Vita del titolo e il passaggio su PC non ne cambia l’effetto.
I disegni di intermezzo e il sonoro sono apprezzabili, ma sono isole in un oceano di anonimato. Un tentativo di dare maggiore incisività a tutto ciò che contorna le meccaniche di gioco, affossato da qualche elemento sviluppato forse in maniera troppo frettolosa.
Averlo giocato quasi tutto d’un fiato ha messo in evidenza la longevità non altissima e la scarsa rigiocabilità. Su piattaforme casalinghe il gioco non sembra essere a suo agio, ma sicuramente su smartphone potrebbe avere una immagine diversa vista la quantità di titoli simili e l’interesse che una buona fetta di quell’utenza nutre per il genere puzzle game ed è proprio lì che consigliamo di acquistare il gioco magari sfruttando qualche offerta o sconto.