Battleborn, sviluppato dai creatori della serie di Borderlands, è arrivato sul mercato dopo tanta attesa. Questo gioco ha suscitato molto interesse nel mondo videoludico, per via del fatto che mischia il genere dei MOBA a quello degli FPS.
Essendo frutto del team creativo di Gearbox, le aspettative erano decisamente molto alte vista l’enorme qualità del loro franchise di punta, citato poc’anzi. Noi di Gamempire.it ci siamo immersi nel mondo di Battleborn su PlayStation 4 per portarvi una succosa recensione, provandolo in tutti i suoi aspetti e sparando a centinaia di nemici arrabbiati.
Saranno riuscite 2K e Gearbox ad azzeccare gli elementi giusti dei due generi al fine di creare un’esperienza di gioco ottimale? Scopriamolo insieme.
In una galassia lontana, volavano pallettoni
Iniziamo la nostra avventura alla scoperta di Battleborn con la sua storia, la quale viene introdotta da un breve prologo narrato e una scenetta d’azione con il cast del gioco, proprio come in Borderlands. Le informazioni che da il gioco sono molto vaghe, ma in sostanza sembra che l’universo sia stato assalito da una forza malvagia chiamata Varelsi, la quale viene capitanata da Rendain, il nostro acerrimo nemico. Tuttavia l’ultima stella in assoluto è ancora viva, perciò le altre razze della galassia hanno mandato i loro campioni al fine di proteggerla e preservarla. Questi eroi sono chiamati, appunto, Battleborn.
La campagna del gioco ci vedrà svolgere 8 missioni in diverse parti dell’universo, aiutando altri Battleborn o ostacolando Rendain. Tuttavia questi incarichi appaiono piuttosto scollegati, senza un vero e proprio filo conduttore ad unirli tutti, oltre che la distruzione totale del nemico, portando quindi la storia ad essere totalmente priva di qualsivoglia spessore e continuum.
La trama è molto superficiale ed è vista come qualcosa di contorno piuttosto che come un elemento centrale, infatti il gioco si vuole concentrare sui singoli personaggi che compaiono nel cast e approfondire le loro interazioni, piuttosto che le vicende presenti o passate. Purtroppo però le loro avventure non saranno accessibili fino a quando non si completeranno determinate sfide con gli stessi, alcune delle quali sono così difficili da essere impossibili, negando de facto l’accesso al background completo di un personaggio.
Oltre ad essere quasi inesistente, la trama del gioco è piuttosto scarsa e senza ispirazione, basata tutta sul “vai su pianeta X ed uccidi Y”, il che non è per niente coinvolgente dal punto di vista del giocatore, ritrovandosi più a giocare delle storielle spezzettate piuttosto che un racconto fantascientifico a sfondo umoristico.
Battleborn offre tuttavia un ricchissimo cast di personaggi dai tratti originali e innovativi. In tal senso, questi eroi risultano ben caratterizzati e ottimamente studiati, sopratutto nel loro lato umoristico, il che la fa da padrone per tutto il gioco. Probabilmente l’unica cosa che salva il poco di storia introdotta in Battleborn è proprio il parlato. I dialoghi tra i protagonisti sono azzeccati e comici, tanto da fornire più spessore alla missione in corso e ai compiti da svolgere. Questo aspetto si armonizza perfettamente con lo stile cartoon adottato dagli sviluppatori, i quali hanno optato per qualcosa di più vicino al caricaturale che al realismo, quindi votato alla leggerezza e alla superficialità. In tal senso, l’esagerazione è l’elemento principale delle interazioni del cast, il quale non scade mai nel banale e nei cliché. Se non fosse stato per questo elemento, probabilmente le otto missioni della campagna sarebbero state decisamente noiose da giocare più volte, oltre che prive di qualsivoglia interesse.
Possiamo quindi dire che, seppur la trama sia mediocre, viene salvata dallo stile umoristico dell’intero titolo, il quale rende la campagna del gioco una sorta di siparietto comico in cui è piacevole perdersi, permettendo dunque al giocatore di completare più volte i capitoli di storia senza annoiarsi troppo.
Contro i robot e le intelligenze artificiali
Avendo parlato della trama di Battleborn, è giusto analizzare il suo comparto PvE, ovvero Giocatori contro Intelligenza Artificiale. Come accennato in precedenza, avrete solamente otto missioni a disposizione, le quali potranno essere affrontate in solitaria o in cooperativa. In questo frangente c’è da specificare che non è possibile selezionare una missione e cercare un gruppo di persone sconosciute per essa. Infatti, nel caso non aveste un party di amici già pronto, sarete costretti a mettervi in coda nel matchmaking pubblico, il quale vi accoppierà con persone a caso e vi permetterà di scegliere tra tre missioni a caso in un sistema a votazione.
Vi manca l’ultimo capitolo della campagna per completare il gioco o volete semplicemente giocare una missione specifica per un obiettivo? Peggio per voi, dovrete continuare a cercare nel matchmaking pubblico fino a quando non sarete fortunati, abbandonando eventuali party relativi a missioni alle quali non siete interessati. Questa, almeno su PlayStation 4, è una pessima mossa da parte degli sviluppatori. Ogni giocatore dovrebbe avere la libertà, almeno, di creare una sala d’attesa pubblica per una missione specifica, come accade in moltissimi altri titoli del mercato. Al momento possiamo solo sperare che questo difetta venga corretto con aggiornamenti successivi.
Tornando alle missioni, quest’ultime potranno essere impostate su diversi tipi di difficoltà, da normale ad hardcore. C’è da dire che la difficoltà standard del gioco è piuttosto elevata, ma non a livelli impossibili. Uno degli ostacoli più grandi è sicuramente la vita scarsa degli obiettivi da difendere, i quali sembra che possiedano meno salute del giocatore, rendendo alcuni incarichi un vero inferno da completare, sopratutto alle difficoltà più ardue.
L’altro difetto, anche piuttosto grave, è il bilanciamento dei campioni rispetto alle missioni. Questo problema si presenta in dei casi specifici in cui precisi eroi possono finire una missione con estrema scioltezza grazie al loro set di abilità, oppure quando per altri personaggi è praticamente impossibile completare un incarico per la loro configurazione. La conclusione da queste osservazioni è che c’è un evidente divario tra il cast dei personaggi rispetto alle missioni della campagna, le quali di norma dovrebbero adattarsi a tutti i personaggi con leggeri vantaggi per chi è più adatto all’incarico, rendendo la composizione del team varia in base alle preferenze dei giocatori. In Battleborn invece si è quasi obbligati a prendere determinati campioni, pena il fallimento della missione.
A tal proposito, è necessario dire che una volta fallito un obiettivo, che sia perdere un’unità da difendere o finire le vite a disposizione, la missione terminerà istantaneamente sciogliendo il party dei giocatori. Come appare piuttosto evidente, ciò annulla qualsiasi tentativo di rivincita, sia perché non ci sono checkpoint veri e propri in missioni che hanno una lunga durata, sia perché i giocatori con cui si era stati accoppiati vanno perduti a fine missione (a meno che non siate in un party pre-composto). Questo, unito al matchmaking casuale, porta un’enorme quantità di frustrazione nel completare la campagna del gioco. Oltre a non poter selezionare la missione che voglio, se la fallisco per qualsiasi causa dovrò spendere altro tempo a uscire e rientrare fino a quando non l’avrò trovata.
Il che, come potrete capire, è semplicemente assurdo.
Nelle missioni, in genere, sarà necessario difendere obiettivi sensibili da ondate di nemici. A questo scopo, il gioco introduce delle meccaniche piuttosto azzeccate di Tower Defense, le quali vi permetteranno di costruire delle difese al costo dei cristalli che si ottengono uccidendo i nemici o nel mondo di gioco. In tal senso, Battleborn azzecca bene le meccaniche dei MOBA, dove è necessario difendere le torri, accumulare ricchezze ed esplorare la mappa per ottenere risorse strategiche che variano da alleati a oggetti cura/punteggio. I giocatori avranno a disposizione delle vite extra, oltre che la possibilità di essere rianimati dai propri compagni.
In generale dunque, le meccaniche di gioco PvE sono proprio queste elencate, con piccole variazioni sul tema che scandiscono dei ritmi diversi rispetto ad un classico e statico gioco di difesa. Il culmine delle missioni viene rappresentato dai Boss, i quali sono genuinamente interessanti ed impegnativi, sopratutto nelle meccaniche per sconfiggerli e nella cooperazione necessaria per abbatterli. Quest’ultimi sono uno dei punti di forza della campagna di gioco, rappresentando l’unico vero elemento di sfida.
Mano a mano che guadagnerete esperienza, salirete di livello e sarà possibile potenziare il proprio personaggio e le sue tre abilità attraverso una spirale di DNA. Ad ogni livello, dovrete scegliere tra due o tre potenziamenti in base al vostro stile di gioco. Le capacità degli eroi sono ben realizzate e rispecchiano a pieno il design scelto per loro, oltre che il ruolo assegnatogli. C’è chi si concentra sulle cure, chi sull’attacco, chi sulla difesa e chi invece si butta nella mischia per combattimenti ravvicinati. Questa varietà permette al giocatore di scegliere i propri personaggi preferiti in base ai propri gusti e al proprio stile, permettendo una varietà di combinazioni di Battleborns piuttosto vasta, più nel PvP che nel PvE. Purtroppo però, è decisamente evidente che ci siano personaggi più forti rispetto ad altri, il che crea molta disparità in entrambe le modalità di gioco, ma questi problemi di bilanciamento possono essere tranquillamente risolti con patch successive. Del resto è un inconveniente comune nel mondo dei MOBA.
A fine missione otterrete dell’esperienza personaggio, la quale vi permetterà di sbloccare potenziamenti e oggetti estetici per l’eroe con cui avete giocato, ed esperienza comando. Quest’ultima sarà il vostro livello giocatore e può arrivare fino ad un massimo di 100. Oltre a garantirvi tutti i Battleborn a determinati sblocchi di livello, vi permetterà di acquistare equipaggiamento e slot aggiuntivi per esso. Quest’ultimo può essere trovato sia come oggetto lasciato dai nemici, sia comprandolo nel negozio attraverso i punti guadagnati nelle missioni. L’equipaggiamento è composto da oggetti particolari che potenziano determinate statistiche/percentuali e può essere utilizzabile a blocchi di tre.
Questo significa che nelle vostre missioni, sia PvE che PvP, potrete portare con voi solo tre pezzi di equipaggiamento alla volta, i quali andranno attivati pagando di volta in volta una somma di cristalli. A differenza dell’enorme armamentario di Borderlands, questi oggetti sono decisamente poco ispirati e solamente simbolici, in quanto non appaiono visivamente sul nostro personaggio. Nonostante aumentino le statistiche, molte volte risultano piuttosto triviali e quasi dimenticabili, con decisamente poco scopo all’interno del mondo di gioco. Certo, ovviamente possiedono la loro utilità, ma non è così impellente come dovrebbe esserlo. In questo caso, sembra che gli sviluppatori abbiano voluto introdurre un elemento che premiasse chi giocava molto, ma hanno ritrattato pensando che forse stavano sbilanciando un po’ troppo il gioco, creando così una sorta di via di mezzo che non accontenta nessuna delle due parti, risultando quindi mediocre come molti altri aspetti.
Nonostante i difetti, il comparto PvE è divertente e presenta il giusto grado di sfida, sopratutto considerando le molte cose da sbloccare sia nel gioco sia a livello di personaggi. Parti della storia, titoli, icone, equipaggiamento, tutto può essere ottenuto continuando a giocare e completando le sfide che Battleborn propone al giocatore, dando un vero e proprio senso di appagamento quando si completano. In tal senso, il gioco risulta un vero e proprio paradiso per chi è alla ricerca di giochi pieni di obiettivi da completare o per chi vuole semplicemente cercare il senso di appagamento derivante da avere tutti i potenziamenti al massimo. Insieme al lato umoristico, questo replay value rende Battleborn un titolo da cui è difficile staccarsi per via del divertimento che si prova, nonostante le sue falle e la sua brevità strutturale.
La lega dei Battleborns
Passando al PvP, le cose da dire sono piuttosto poche per via del fatto che, effettivamente, nel PvP, per adesso, c’è veramente poco.
Composto da tre modalità, di cui ognuna ha 2 mappe per un totale di 6 tra tutte, lo scontro tra giocatori risulta il vero esperimento di unione tra MOBA ed FPS. In questo frangente sarà necessario attaccare gli avversari mentre si difendono i propri obiettivi, come in tutti i titoli del genere. Nonostante sia effettivamente riuscito come esperimento, e il gameplay sia in qualche modo azzeccato più nel PvP che nel PvE, risulta però noioso e troppo lento. La freneticità che trasmette il resto del gioco viene annullata dalle modalità PvP, che risultano molto lunghe e confusionarie in molti punti, sopratutto per quanto riguarda la chiarezza degli obiettivi e le risorse da ottenere. Essendo un FPS ci si aspetterebbe un certo ritmo, laddove lo scontro a fuoco è dominante nell’intera modalità e invece qui sembra una sorta di attesa al vantaggio più fortunato, dove si cerca di prendere il team nemico alla sprovvista utilizzando alcune risorse sulla mappa.
In un certo senso, Battleborn risulta dunque più MOBA che FPS, appellandosi più alle dinamiche statiche del genere che a quelle frenetiche che si vedono nella campagna del gioco. Nonostante sia un buon PvP, non risulta attrattivo come può esserlo il PvE, sicuramente più adatto a gruppi di amici che a lupi solitari. Al momento però, le modalità e le mappe sono molto poche e la varietà di esse è piuttosto importante in questo specifico frangente. Il paragone spontaneo è con Overwatch, il quale sicuramente azzecca di più il PvP rispetto a Battleborn. Tuttavia c’è da precisare che in effetti si tratta di due prodotti differenti, e Battleborn risulta decisamente più libero nella gestione del proprio personaggio rispetto alla controparte di Blizzard, dando più possibilità al giocatore di adattare le proprie esigenze all’eroe che sceglie. In tal senso, combinato all’equipaggiamento, il PvP di Battleborn risulta ben caratterizzato e garantisce enormi possibilità di creazione della squadra, sopratutto se si gioca con degli amici.
Una nota positiva è che le uccisioni contano davvero poco in queste modalità, piuttosto è necessario completare gli obiettivi e avere il controllo della propria zona, il che è sicuramente una ventata d’aria fresca rispetto al solito “uccidi e basta” di molti altri titoli del mercato. Proprio questa dimensione tattica può accontentare i fan di una battaglia più di zona che di assalto. Tuttavia anche qui, c’è un’eccessiva lentezza nella progressione degli eventi e nell’avanzamento delle strategie, portando a una sorta di azione da logoramento piuttosto che altro.
In conclusione, il comparto giocatore vs giocatore è discreto e può essere divertente per chi è amante del genere MOBA puro, ma ha dei difetti strutturali che possono essere piuttosto evidenti in base alle proprie tendenze. Sicuramente non guasterebbe un ritmo più veloce, in virtù dell’anima del gioco stesso, il quale è presentato e giocato in un modo frenetico e serrato.
Troppi cartoni
Passando al comparto tecnico, anche qui ci sono note dolenti. Su PlayStation 4 la grafica risulta decisamente pesante e a un livello non ottimale, con molti cali di frame e menù poco ispirati. Tuttavia, su questo punto, siamo sicuri che la versione PC sia decisamente migliore ed esprima meglio la qualità del titolo.
Parlando in generale, lo stile cartoon del gioco è godibile, ma può risultare molto ridondante in alcuni concept sia ambientali che degli eroi. Molte arene o luoghi della storia risultano infatti quasi un copia e incolla, mentre altri sono decisamente unici e con elementi interessanti. Tuttavia, i nemici non hanno quasi nessuna variazione, esclusi i Boss. Nel corso del gioco ci si ritroverà a combattere sempre e solo gli stessi tipi di cattivi a ripetizione, ondate su ondate, senza alcun tipo di novità o elementi caratterizzanti, il che contrasta enormemente con la varietà stellare del cast principale.
In questo senso, è tipico dei MOBA ignorare la caratterizzazione dei nemici che i giocatori devono uccidere, il che può andare bene per un free-to-play visto dall’alto, ma non per un FPS a pagamento.
Al di là, la direzione artistica dei Battleborn è ottima e risulta originale, eccetto qualche design poco ispirato come Montana. Seppur non ci sia il cellshading, la grafica azzecca in pieno il senso cartoon, sopratutto grazie agli effetti delle abilità e all’illuminazione.
Il comparto audio ci regala un doppiaggio italiano (ed estero) ben realizzato, con linee di dialogo strepitose e divertenti. Tuttavia, le musiche e gli effetti sonori sono a un livello mediocre, quasi assenti e totalmente dimenticabili se non per qualche eccezione nei momenti clou. In parte è colpa anche degli effetti sonori, i quali sono ad un livello bassissimo. Le abilità, sopratutto, risultano quasi soffocate e così brevi da essere poco significative, mentre i suoni dei menù e delle notifiche sono addirittura fastidiosi. Per fortuna questi difetti vengono coperti dalle numerose linee di dialogo sempre presenti, le quali salvano tutto il comparto audio.
Per quanto riguarda la connettività, in generale la connessione è molto stabile e non presenta lag.
Conclusione e Commento dell’Autore
Battleborn è un gioco che tenta di fondere due generi, ma non riesce ad azzeccare le misure giuste, sbilanciandosi più su un lato che sull’altro. Nonostante i suoi numerosissimi difetti, i quali sembrano indicare che si tratti di un prodotto incompleto, effettivamente può essere un gioco molto divertente sopratutto se giocato in gruppo.
Le missioni della storia presentano delle sfide buone ed impegnative, mentre il PvP, seppur lento, può regalare un buon passatempo. Numerosi oggetti da collezionare e obiettivi da sbloccare lo rendono un paradiso per chi cerca un titolo in cui cimentarsi per un po’ di tempo, oltre che a non essere tedioso per via del suo azzeccato senso dell’umorismo.
Tuttavia, effettivamente le lacune sono così grosse da portarlo molto giù nella votazione. A partire dal comparto tecnico non eccelso, passando poi al matchmaking non user-friendly e finendo con un bilanciamento mediocre, questo gioco sembra sia vittima di alcuni problemi che le fasi di test avrebbero saputo e dovuto risolvere senza problemi. La speranza è che con gli aggiornamenti futuri questo titolo riesca a coprire questi difetti in modo da brillare come merita.
Personalmente ho trovato, e trovo, divertente giocare a Battleborn. La sensazione che nutro per questo gioco è confusa, da un lato non mi sento così attratto verso di esso, mentre dall’altro ho la voglia di ripetere le missioni per vedere cosa riesco a sbloccare con i personaggi.
Sì, ha sicuramente i suoi difetti, tuttavia mi sento di consigliarlo a chi ha apprezzato la modalità cooperativa di Borderlands e a chi è un appassionato del genere MOBA, in cerca di una variante diversa dalle solite mediocri alternative che il mercato mainstream propone.
In tal senso Battleborn è una spanna sopra a qualsiasi altro esponente del genere.