“Black Ops 3 è stato un progetto al quale noi tutti di Treyarch ci siamo dedicati con amore. I membri dello studio sono davvero felici di poterlo finalmente condividere con il mondo intero. Qui siamo tutti appassionati di videogiochi, ci abbiamo passato buona parte delle nostre vite e vogliamo creare titoli divertenti come quelli a cui abbiamo giocato noi in tanti anni. Ci siamo riusciti solo grazie a voi, per cui… grazie!
E ora andiamo a divertirci!”
Questo il messaggio di benvenuto che i ragazzi di Treyarch hanno voluto inviare a chi ha avviato per la prima volta l’attesissimo Call of Duty: Black Ops 3.
Prima di continuare però, ci teniamo a dirvi che se vi aspettavate un titolo in pieno stile Call of Duty, se il futurismo forzato e il multiplayer super-frenetico non vi hanno soddisfatto nei precedenti capitoli, allora il boccone propinatovi da questo titolo difficilmente vi andrà giù.
Gli sviluppatori questa volta hanno avuto ben tre anni di tempo per programmare quello che ormai è lo sparatutto più famoso del pianeta, grazie ai turni produttivi che vedono alternarsi Sledgehammer, Treyarch e Infinity Ward al lead develop di Call of Duty. Hanno speso bene il loro tempo? Entriamo subito nel dettaglio per conoscere tutti gli aspetti del gioco!
CAMPAGNA
La trama di Black Ops 3 riprende circa quarant’anni dopo la fine di Menendez in Black Ops 2. Grazie ai passi avanti dell’industria bellica mondiale, i sistemi di difesa delle varie nazioni impediscono ormai qualsivoglia attacco aereo, ragion per cui tutto il peso del successo graverà sulle spalle della fanteria. Semplici soldati? Certo che no. I vari eserciti avranno a disposizione le avanzatissime DNI, impianti neurali che aiutano i portatori in ambito tattico, donando loro memoria eidetica, riflessi migliorati, interfacce oculari, ma soprattutto la possibilità di comandare qualsiasi dispositivo dotato di chip programmabile. Se poi i cyber-soldati sono provvisti di arti artificiali, questi si integreranno totalmente con l’impianto, trasformando una persona in un vero e proprio strumento di sterminio. A supporto della fanteria ci saranno anche interi eserciti di droidi bellici, potenti macchine brutali dotate di intelligenza artificiale che hanno come unico scopo l’annichilimento delle unità ostili, talvolta anche torturando sadicamente le loro vittime.
Finalmente anche su Black Ops 3 potremo giocare la campagna in modalità cooperativa con altri 3 amici online, anche se l’assenza dei server dedicati e la necessità di usare un host potrebbe causare non pochi problemi alla fluidità del gameplay.
La trama è abbastanza contorta, soprattutto se non avete ben chiari gli avvenimenti dei capitoli precedenti, Black Ops e Black Ops 2. Tenere il filo è per certi versi molto complicato, complici anche i continui flashback e la volontà del team di sviluppo di creare una storia parallela, ma far comunque continuare la storyline dai titoli precedenti.
Se a tutto questo poi aggiungiamo una definizione dei ruoli del tutto assente, allora quel che otterremo sarà un gran mal di testa. Non c’è quel confine netto infatti che separa i salvatori del mondo dai “monelli e malandrini” che cercheranno di distruggerlo, come furono Mason e Dragovitch o Mason Jr. e Menendez nei predecenti Black Ops. Sappiamo solo che la nostra squadra di supersoldati è come al solito impegnata in varie missioni che hanno come scopo finale quello di salvare il mondo, che novità, il tutto in un contesto molto fumoso.
C’è da dire però che le promesse che Treyarch fece non sono state per niente mantenute.
I ragazzi della software house californiana avevano garantito una nuova intelligenza artificiale per i nemici e un level design più ampio e con più spunti. Invece le missioni consisteranno nella solita solfa: andare dal punto A al punto B percorrendo i soliti percorsi forzati e scriptati, sparando le solite tonnellate di piombo sulle solite ondate di nemici che cercheranno di ostacolarci senza nemmeno una briciola di braining tattico, ma semplicemente correndoci in faccia sparando all’infinito (e mancandoci, il più delle volte).
Per quanto riguarda il comparto tecnico invece sinceramente ci saremmo aspettati molto di più da un titolo tripla A come Call of Duty. Dopo tre lunghi anni di sviluppo avere un’ottimizzazione quasi perfetta dovrebbe essere il primo obiettivo da prefissarsi, ma non per Treyarch evidentemente.
Il motore grafico, l’IW Engine 6.0 è praticamente lo stesso di quello usato per Modern Warfare 2 (IW Engine 4.0), leggermente modificato per le consoles di nuova generazione. Pur avendo un engine ormai totalmente obsoleto e surclassato da quello degli altri titoli in circolazione, i developers sono comunque riusciti a combinare un pasticcio.
La definizione delle texture è assente, come assenti sono anche gli effetti particellari di esplosioni, cortine fumogene e agenti atmosferici. Addirittura spesso capita di imbattersi in elementi del level design che sembrano essere fatti di pongo, contornati da una massiccia dose di alias (il fastidioso effetto pixel che rende “quadrettati” gli oggetti).
Infine, incredibile ma vero, anche con la risoluzione delle textures abbastanza sotto tono e particelle che sfiorano il ridicolo, il gioco riesce comunque ad avere improvvisi cali di fps, anche durante i cutscene. Tutt’altra storia invece per quanto riguarda gli effetti di luce e i particolari di volti e armi: in questo campo i ragazzi del team di sviluppo hanno mostrato il loro vero potenziale.
C’è da dire tuttavia che abbiamo avuto la possibilità di giocare Call of Duty: Black Ops 3 solo su XBOX One, quindi su altre piattaforme è possibile che tali problemi non esistano o siano meno evidenti.
MULTIPLAYER
Sicuramente la prima nuova feature che salta all’occhio sono gli specialisti. Prima di iniziare a giocare partite multiplayer, infatti, andremo a scegliere la specializzazione che più si adatta al nostro stile di gioco, e credeteci, c’è l’imbarazzo della scelta.
Ogni specializzazione ha due abilità speciali che potremo utilizzare in battaglia, un po’ come per le abilità super presenti su Destiny. Le specializzazioni si sbloccheranno man mano che andremo avanti livellando il nostro personaggio, e garantiranno abilità via via sempre più forti. Le abilità variano dalla semplice “visione a infrarossi” alla possibilità di sfoderare un arco a dardi esplosivi, oppure a convertire il vostro braccio cibernetico in una mitragliatrice devastante.
Altre innovazioni introdotte nel multiplayer sono la possibilità di camminare lungo le pareti, per poter superare ostacoli e burroni, in puro stile Prince of Persia per intenderci, la possibilità di nuotare, seppur per un periodo limitato, nelle varie zone della mappa, potendo colpire i nemici in superficie anche rimanendo sommersi, e infine il jetpack. Quest’ultimo non è come il pacchetto propulsori Exo che potevamo usare su Advanced Warfare, ma è più come un propulsore che dolcemente ci permette di planare oltre gli ostacoli, arrivare in zone sopraelevate o effettuare scivolate veloci, ma, ad esempio, non potremo usarlo per schivare o “jumpshottare”.
Le mappe sono state progettate per il nuovo sistema di movimento, e per questo sono abbastanza caotiche, ricche di angoli, anfratti, stanze e corridoi, ma per fortuna sono anche simmetriche per non consentire vantaggi all’uno o all’altro schieramento nelle modalità a obiettivi stazionari. Sicuramente questo stile di mappe favorirà quel tanto odiato stile di gioco che è il camping selvaggio. Anche a noi è partita qualche smattata provando il multigiocatore a causa di giocatori stesi e accucciati qua e la, con tanto di mimetizzazione attiva.
Le nuove mappe sono state costruite appositamente per ottimizzare la modalità competitiva, che proprio pochi mesi fa ha fatto parlare di sé a causa della scelta di Activision di spostare il patrocinio dei tornei competitivi da XBOX a PlayStation, scelta che ha costretto tutti i giocatori professionisti ad acquistare la console Sony.
Anche sul comparto multigiocatore purtroppo le promesse che Treyarch ci aveva fatto sono scomparse come lacrime nella pioggia. Server dedicati? E’ da anni che se ne parla ma niente, Activision non ha intenzione di sganciare a quanto pare.
Il sistema è sempre il solito P2P a Host che tanto piace ai giocatori. O meglio, tanto piace quando il karma universale decide che finalmente potrai hostare la partita sul tuo sistema garantendoti poteri sovrannaturali quali il poter giocare in assenza di lag e perdita pacchetti. Cosa che comunque non avverrà mai perchè conosciamo tutti la situazione della banda larga in Italia, e il tanto desiderato ruolo di host finirà nelle mani di qualche giocatore tedesco se vi andrà bene, altrimenti sarà l’americano di turno, il turco o perchè no il simpatico iraniano che farà schizzare il vostro ping a “OVER 9000″.
Invece una feature che ci è piaciuta davvero tanto è l’elevatissima possibilità di personalizzazioneapplicabile al nostro personaggio, alle nostre armi e ai nostri emblemi. Un sistema tutto nuovo di verniciatura armi inoltre ci permette di creare le nostre weaponskin come più piacciono a noi per poi poterle pubblicare su una bacheca, dove altri giocatori potranno scaricarle e applicarle sulle proprie armi.
In ogni caso se siete giocatori da FPS vecchio stile, vedere giocatori sparare mentre camminano sulle pareti, o che usano abilità speciali mentre svolazzano in giro per la mappa con il jetpack vi darà abbastanza sui nervi. Tutta colpa del futurismo che ormai è infilato a forza in qualsiasi gioco senza ritegno, che per carità può piacere o meno, ma ad oggi vi sfidiamo a trovare uno sparatutto vecchio stile nel quale le uniche cose sulle quali potete contare sono il vostro fucile e il gioco di squadra.
Ma questo è un altro discorso.
UN SONORO DA 10 E LODE
L’unico esame passato a pieni voti da Call of Duty: Black Ops 3 è quello del comparto audio. I doppiaggi sono sincronizzati perfettamente e non mancano voci di doppiatori molto famosi che spesso abbiamo sentito anche in film e serie tv. I momenti salienti durante le missioni della campagna sono contornati da quel tipo di musica che ti da la carica durante una sessione di sparatutto come il rock pesante.
Ben calibrata in generale la musica, che si adatta alle varie ambientazioni, non prendendo il sopravvento nei momenti in cui dobbiamo concentrarci su di un dialogo o in un’azione complicata e irrompendo prepotentemente nelle cuffie quando invece ci serve una sveglia per andare avanti ad armi spianate.
Anche i dialoghi di taunt durante le partite multiplayer sono azzeccati, per non parlare degli assoli che fomentano nei momenti clou del matchmaking.
COMMENTO DELL’AUTORE
Activision dovrebbe assolutamente capire che riproporre ogni anno la stessa minestra riscaldata giusto per tirar su qualche pugno di fiorini è totalmente controproducente. Gli sviluppatori dovrebbero prendersi il tempo di cui hanno bisogno, creare un gioco divertente e di qualità, senza scopiazzature, e soprattutto riportare Call of Duty, un treno ormai deragliato, sui binari solidi che erano quelli di un tempo.