Quando riprendi in mano un genere che per troppo tempo hai accantonato spesso ti ritrovi a guardare lo schermo in preda a spasmi di frustrazione per l’aver dimenticato anche le più elementari meccaniche ma anche che i ricordi delle esperienze da amministratore di regni riaffiorino come fiori profumati. È accaduto così che al primo avvio di Halcyon 6: Lightspeed Edition la mia testa è volata via verso le atmosfere dei vari Age of e Homeworld e i tanti successi nelle loro campagne.
Eppure tutta l’atmosfera da gestionale che permea il titolo si è subito scontrata con il tutorial e la sua prima battaglia: uno scontro a turni dalle chiare sembianze di un RPG, destabilizzante solo alle prime battute perché, come vedremo, sarà facile capire dove, come e quando il gioco virerà verso una o l’altra categoria.
I più attenti sapranno che il titolo non è propriamente un nuovo arrivato su Steam, in quanto è stato già pubblicato nel 2016, ricevendo anche numerosi riconoscimenti. Dopo mesi di feedback degli utenti Massive Damage ha ripubblicato il gioco il 10 agosto 2017 in questa versione Lightspeed Edition, con tanti aggiornamenti come nuovi poteri e nuove missioni.
Data astrale 201708.10
Mettendo piede per la prima volta nella stazione spaziale Halcyon 6 si ha subito la sensazione che l’atmosfera riporti alla mente situazioni e eventi paragonabili alle avventure di Star Trek o Battlestar Galattica, con milioni di pianeti da visitare, razze aliene sempre nuove e alternanza di combattimenti tra le stelle e a terra. Anche il sistema di missioni e di approccio ad esse ricorda molto le puntate di un telefilm sci-fi, con brevi e ripetute scorrerie a zonzo per la galassia.
In effetti tutto il gioco ruota intorno alla sopravvivenza della stazione spaziale, all’esplorazione di nuove location e alle relazioni con gli altri abitanti dell’universo, non sempre amichevoli. La trama possiede tematiche similari a molte delle produzioni a tema fantascientifico e quindi può risultare poco incisiva anche a causa di una mancanza di un vero e proprio protagonista e con solo una serie di capitani che possono morire ed essere sostituiti volta per volta e selezionati in maniera abbastanza libera.
Proprio questa loro alternanza, evoluzione ed eventuale prematura dipartita, oltre ad alcuni evidenti rimandi grafici a iconiche figure di serie fantascientifiche famose, accentua ancora di più la sensazione di avere a che fare con un universo episodico. Un mondo che in alcuni frangenti, grazie anche a baloon di dialogo molto semplici ma efficaci nelle fasi di combattimento e a fasi di intermezzo dialogate nelle quali potremo scegliere la nostra risposta, offre alla atmosfera scanzonata e ironica che avvolge l’azione di gioco con una gioco un sottile manto di trama.
Alieni, astronavi, alleanze, avversari
Il sistema di dialoghi interattivi e soprattutto il sistema di gestione della mappa di gioco paiono molto ispirati dalla serie Mass Effect proponendo una galassia divisa per pianeti da visitare e navicelle aliene che si muovo volta per volta per attaccare i pianeti occupati dai nostri avamposti. Purtroppo però la mappa non offre la possibilità di avere una buona panoramica di tutto quello che accade, costringendo a fermare il tempo più e più volte per controllare tutti i quadranti.
Superata la prima fase di spaesamento/ambientamento alla mappa, la difficoltà del gioco si palesa subito nella sua implacabile asperità. Il gioco ci mette difronte un hub di gioco vasto e non subito facile da tenere sotto controllo, per fortuna, tutto è controllato dal mouse e dai suoi tasti. Il menu di gioco ci permetterà di pianificare milioni di attività anche contemporanee, a patto di avere i comandanti disponibili e le location sbloccate.
Questo ambito gestionale di Halcyon 6 permette di pianificare ogni aspetto della vita nello spazio: dalla scoperta di nuovi pianeti con nuovi bacini di risorse alla esplorazione e ripristino delle aree danneggiate della stazione spaziale, passando per le operazioni di protezione e attacco contro le flotte aliene nemiche. Come in ogni titolo gestionale, sarà necessario amministrare al meglio le risorse ottenute e soprattutto sapere quando usare un determinato personaggio e sfruttare le relative abilità di realizzazione di determinati compiti.
Questa fase gestionale è il nocciolo dell’esperienza ludica e riesce nella difficile impresa di rapire l’attenzione del giocatore nonostante sia molto schematizzata e non molto ricca di animazioni o cut scene. Anche perché l’azione di gioco tiene conto del tempo e non di una turnazione. Tempo di gioco che non avanza inesorabile, ma che può essere fermato per impartire compiti multipli senza perder secondi preziosi. Un prezioso vantaggio.
Il livello di sfida è settato in alto già dalla modalità normale e facilmente ci si troverà con l’acqua alla gola e con tanti fronti aperti se si lasciano tempi morti. Già a partire da quel livello le missioni a tempo saranno molto frequenti e molto ostiche da controllare. Per questo motivo un giocatore neofita potrebbe trovare questa avventura molto ardua da scalare. Ai livelli più alti ci sarà davvero da sudare non poco al punto da sentirsi uno scacchista stellare perennemente sotto attacco nemico.
Ma come detto le fasi gestionali sono spezzate in maniera egregia dai combattimenti che ci portano verso schermate da gioco di ruolo a turni puro che, grazie ad una rapidità di azione e di reazione delle animazioni, ha una velocità davvero serrata considerato il genere di giochi e mai vuota.
Ogni navicella avrà abilità e attacchi speciali, resistenza e debolezze ad armi, status positivi e negativi, punti ferita con il party composto da massimo tre unità. Su questo sfondo ci sono anche rami di skill da sbloccare con l’avanzamento di livello e tanto altro che richiama gli RPG. È molto apprezzabile questa alternanza di generi (gestionale e GdR) che non si mischiano quasi mai, ma che si alternano in scena senza invadere l’uno lo spazio dell’altro.
Pixel art con ironia
Come si può vedere in queste pagine, tutto questo assembramento di gameplay e atmosfere astrali trova la sua espressione in un abito pixel art colorato e sintetico ma efficace. Seppur sia molto consueto avere a che fare con questo tipo di stile grafico c’è da dire che Massive Damage ha fatto un lavoro egregio con i modelli delle astronavi e dei personaggi nonostante essi siano composti da pochissimi pixel. Tutto è chiaro, delineato e riconoscibile con colori netti e coerenti tra di loro in una amalgama che perde di efficacia solo quando si tratta di pianeti e sistemi stellari, i cui modelli sono troppo piccoli e ripetuti troppe volte sembrando tanti ammassi di rocce miste.
Si fanno particolarmente apprezzare le animazioni di danni e distruzioni. Le ferite sui personaggi e gli squarci negli scavi delle astronavi sono progressivi in relazione ai danni subiti e sfociano in animazioni delle morti da cinema che strappano più di un sorriso. Qualche attenzione in più l’avrebbero meritata gli effetti di luce dei colpi sparati che risultano un po’ artificiosi e posticci quando appaiono a schermo.
Ultimo appunto va fatto anche al comparto sonoro che è di chiara derivazione filmografica, ma forse un po’ troppo banale e poco incisivo per risultare indimenticabile. Non essendoci dialoghi sonori (il gioco è tutto con testi a schermo in inglese) tutto si riduce a suoni di strali metallici e tracce elettroniche. Bene, ma non benissimo.
Conclusione e commento dell’autore
Con un buon numero di missioni portate a termine a livello facile e con numerosi game over lente ed inesorabili come un cancro che si spande, Halcyon 6 Lightspeed Edition ha messo a dura prova la mia capacità di gestione di risorse e oggetti. Un tuffo in un passato di giochi di un genere che ultimamente è diventato corollario di altri più che protagonista e con un vena ironica che cita velatamente tante icone pop contemporanee.
In questo titolo spaziale invece torna alla ribalta il genere gestionale, accompagnato senza eccessive contaminazioni da sezioni RPG ben gestite e profonde. La vastità dell’hub di gioco e della mappa sono leggermente dispersive nelle prime battute ma che con un po’ di pratica riesce a conquistare il giocatore appassionato.
Non è certo un gioco da una mezz’ora e via e, anzi, fate bene attenzione poiché le ore (così come nel gioco) scorreranno veloci per i maniaci del perfezionismo e non vi accorgerete del tempo che passa. Oltretutto finirlo a livello estremo è impresa quasi impossibile. Ovviamente è un gestionale accompagnato da RPG e non il contrario, quindi ricordatevi dove deve essere rivolta principalmente la vostra attenzione.