Nel 2013, quando fu pubblicato Tomb Raider, il reboot della saga famosa che ha segnato la storia videoludica, venne accolto con opinioni contrastanti dalla community videoludica. C’è chi apprezzava il nuovo cambio di direzione, chi invece voleva vedere rispettate le origini ed i canoni del passato, e chi addirittura faceva partire polemiche inutili e sterili (si, parliamo dell’enorme polverone che si alzò per la cosiddetta scena di “stupro”). Essendo una nuova formula, Square Enix aveva molto da imparare dai feedback ricevuti ed effettivamente è riuscita a creare un lavoro di ottima fattura. Rise of the Tomb Raider è il sequel del capitolo di cui abbiamo parlato e decisamente si tratta di un miglioramento della formula base. L’edizione che abbiamo recensito è quella relativa alla 20 Year Celebration, la quale contiene numerosi DLC e diverse altre novità. Immergiamoci nuovamente nei panni di Lara Croft e seguiamola in una nuova avventura.
Affari di Famiglia
La storia questa volta è ambientata un anno dopo gli eventi di Tomb Raider. Lara, forte delle esperienze passate, decide di mettersi alla ricerca della fonte della giovinezza. Questo obiettivo particolare, anche conseguenza delle vicende di Yamatai, era lo stesso che portò al suicidio di suo padre, il quale è stato etichettato come un folle che impazzì per inseguire un’illusione.
Lara, nonostante i ripetuti avvertimenti dei suoi amici e familiari (quei pochi rimasti), decide di proseguire la ricerca lasciata incompiuta dal suo amato genitore, anche per via del fatto che proprio questa ossessione fece allentare i rapporti tra lui e sua figlia. Attraversando diversi angoli del mondo, finisce per trovare una pista in Siria dove però l’attende un’organizzazione secolare chiamata La Trinità. Questi individui sono una sorta di setta religiosa, filo cristiana e fanatica, che fin dai primi tempi dell’apparizione di questa fonte della giovinezza davano la caccia ad un individuo che ne conosceva i segreti: il Profeta. Diventati ormai una forza militare privata, si sono dedicati a trovare la tomba di questa figura mistica, la stessa che sta cercando Lara.
Eventualmente, attraverso antichi indizi, entrambe le parti finiscono in Siberia e qui la storia avrà il suo vero e proprio svolgimento. Essendo la parte narrativa piuttosto rilevante all’interno del gioco, vediamo come Square Enix abbia voluto puntare sulle vicende e sui personaggi, piuttosto che finire a capofitto nel lato introspettivo della nostra Lara. Ovviamente, giocando nei suoi panni, avremo un certo grado di flashback, riflessioni e considerazioni, ma decisamente meno dominanti rispetto al primo capitolo.
In generale, la storia ha delle solide basi e degli ottimi colpi di scena, tipici del genere avventuroso. La fusione del passato e del futuro è ben strutturata su più livelli: da una parte vediamo l’eredità “maledetta” lasciata dal padre di Lara, la quale prende il suo posto nella ricerca cercando di pulire il nome Croft; dall’altro lato vediamo invece la continua caccia al profeta e alla fonte nel corso dei secoli, il che è marcato dai numerosi documenti e dati che troveremo nel corso del gioco. Spaziando dunque dall’epoca di Cristo, passando per la seconda guerra mondiale e finendo nell’era moderna, Rise of the Tomb Raider propone al giocatore un viaggio a tutto tondo tra le ramificazioni del tempo, cogliendo perfettamente l’essenza che il franchise ha sempre voluto dare.
Per quanto riguarda i personaggi, abbiamo buone caratterizzazioni. Prima tra tutte è Lara, che ovviamente la fa da padrona visto che sentiremo spesso i suoi ragionamenti e scopriremo più cose sul suo passato. Questo aspetto è potenziato soprattutto da alcuni contenuti aggiuntivi dedicati. Gli altri attori presenti nel gioco saranno ben strutturati, anche se qualche volta cadranno nei classici cliché dei loro ruoli, come per esempio il cattivo Konstantin ed il suo fanatismo religioso. In generale, non ci sono evidenti esagerazioni ed ogni personaggio si incastra perfettamente nel grande puzzle narrativo del gioco.
Sopravvivenza e Tombe
Passando al gameplay, anche qui vediamo la formula del capitolo precedente potenziata. La nostra Lara verrà catapultata nelle fredde lande della Siberia (per la maggior parte del tempo) e noi la controlleremo attraverso la classica visuale in terza persona. Essenzialmente il gioco fornisce diverse formule nella sua durata: l’esplorazione delle tombe con delle meccaniche platform, elementi survival nelle zone d’intermezzo dove dovrete cacciare e raccogliere materiali per potenziarvi, e uno shooter con meccaniche stealth in presenza di nemici.
Questa trinità di elementi, tutti contornati da diverse meccaniche aggiuntive, rendono il gameplay del reboot di Tomb Raider godibile e divertente. In questo capitolo vediamo come i feedback del passato hanno migliorato l’esperienza presente, soprattutto nella realizzazione delle tombe, le quali sono molto più interessanti e con puzzle abbastanza impegnativi e creativi, il che significa che il team di sviluppo ha creato una buona armonia tra le meccaniche di gioco e gli ostacoli da superare.
Mentre non siete nelle tombe, le quali sono davvero tante, vi ritroverete a vagare per la gelida foresta siberiana. In queste sezioni, dovrete cercare di, oltre che sopravvivere, trovare materiali ed altri elementi che vi permettono di ottenere nuovi oggetti e nuovi potenziamenti/abilità. Questo compito vi risulterà facilitato dall’utile visuale contestuale attivabile con il tasto R3, la quale vi evidenzia tutti i punti d’interesse. Le aree del gioco sono piuttosto vaste e sono piene zeppe di elementi da scoprire, soprattutto reliquie ed altri manufatti. Oltre ai collezionabili, troverete diverse missioni secondarie (le quali sono un ottimo modo per esplorare nuovi luoghi) e alcune scritte da decifrare. Questo aspetto introduce la meccanica delle “lingue” le quali andranno apprese da Lara nel corso del gioco attraverso diverse fonti. Seppur effettivamente si tratti di un aspetto secondario del titolo, è uno dei tanti fattori che rendono più caratteristico Rise of the Tomb Raider, aggiungendo quel pizzico di realismo in più.
In effetti, i dettagli sono ben curati, sia nelle mappe che nel gameplay, anche se in alcune sezioni sono ancora presenti delle piccole imperfezioni. Diverse volte vi potrà capitare di non riuscire ad afferrarvi ad una sporgenza, o di vedere qualche piccolo errore fisico durante le fasi di scalata. Nonostante non siano effettivamente mancanze gravi, possono rompere la fluidità del gioco, che in generale è più che ottima.
Passando alla parte shooter, ci sono stati dei miglioramenti anche in questo senso. Innanzitutto la mira e le armi sono più precise e rispondono meglio all’entità dei danni che dovrebbero fare. Il sistema relativo alla furtività è stato potenziato, permettendo al giocatore moltissimi approcci stealth attraverso tattiche ed abilità, molte delle quali sfruttano l’ambiente circostante. Seppur effettivamente questo sia quasi sempre il miglior approccio per rimanere fedeli al personaggio della nostra eroina, si può anche decidere di arrivare e sparare all’impazzata. In tal senso, vi scontrerete con un’IA abbastanza tosta e che non ci andrà leggera con voi. In quel caso avrete a disposizione un vasto arsenale di armi ed esplosivi artigianali da scaricare contro l’esercito nemico, ma i colpi saranno piuttosto fatali sia per voi che per i nemici.
La mancanza di un sistema di coperture si sente, soprattutto quando si devono combattere i nemici negli spazi angusti. La schivata, a meno che non state ingaggiando corpo a corpo, è totalmente inutile, quindi, di conseguenza, lo sono anche le abilità basate sul contrattacco. L’unico momento in cui vi servirà tantissimo è contro gli animali selvatici, ma con loro è sempre meglio adottare la tattica della distanza.
In linea di massima, il gameplay di Rise of the Tomb Raider è la formula del primo capitolo rifinita e ben strutturata. Contornato da abilità, nuove idee, tantissime zone esplorabili e missioni secondarie, non vi annoierà neanche per un secondo.
Contenuti a non finire
La campagna principale di Rise of the Tomb Raider è abbastanza lunga di suo, se si esplora tutta la zona e si completano le missioni secondarie. Tuttavia, con l’edizione 20 Year Celebration, Square Enix ha voluto aggiungere moltissimo materiale al già ottimo pacchetto base. Gli elementi addizionali sono così tanti, e ben strutturati, che meritano un paragrafo tutto loro. Vediamo di analizzarli passo per passo.
- Contenuti vari: in questo punto parliamo dei vari add-on che potenziano il gioco in maniera generale, come nuovi costumi o armi aggiuntive. In effetti ce ne sono parecchi, anche sotto forma di carte per la modalità Spedizione. Tra tutti i più significativi sono sicuramente le ottime pistole, le quali possono tranquillamente portarvi avanti per tutta la campagna, ed i costumi, ben realizzati ed utili a livello di abilità. Ovviamente non mancano i vari omaggi al passato, con tanti aspetti che rievocano le vecchie glorie. Si, anche quelli a blocchetti di pixel.
- Modalità Spedizione: questa modalità vi permette di rivivere i capitoli della storia, o di effettuare diverse missioni speciali, utilizzando diverse condizioni e delle “carte”. Quest’ultime determinano molte cose, dall’equipaggiamento alle abilità, e sono effettivamente uno strumento che rende questa modalità una sorta di gioco a parte. Le carte potranno essere ottenute attraverso dei pacchetti in vendita al costo di crediti in gioco (ottenibili giocando) ed euro. Essenzialmente con l’edizione 20 Years non c’è bisogno di spendere alcun soldo, dato che vengono forniti 16 pacchetti gratuitamente. Seppur la modalità sia divertente, tende ad essere ripetitiva a lungo andare e non offre spunti di gioco se non quello per chi vuole ottenere i vari trofei o cerca una sfida più impegnativa.
- Stoicismo: in questa strana definizione, ricade la modalità semplice incentrata sulla sopravvivenza. Il vostro unico scopo è quello di sopravvivere per più tempo possibile, cacciando e raccogliendo risorse. La particolarità di questa esperienza è che potrete viverla in cooperativa. Purtroppo però, come molte cose online, potreste essere sfortunati e trovare il classico idiota che vuole solamente rovinarvi tutto. Se giocata con un amico, o con qualcuno che vuole fare le cose per bene, è effettivamente molto divertente ed impegnativa. Sicuramente si tratta di uno dei contenuti più interessanti.
- Maniero Croft: esclusiva per questa versione, è una storia aggiuntiva dove Lara torna alla sua casa classica che l’accompagna dal 1996, il Maniero Croft. In questo contenuto non dovrete fare altro che camminare per le aree di questa iconica dimora con Lara, ed ascoltare i suoi pensieri mentre cerca delle prove per evitare che la sua casa venga venduta. Questa sezione è pregna di significato ed aggiunge spessore al personaggio della ragazza. Oltretutto, è possibile vivere questa esperienza utilizzando anche il VR. Nello stesso scenario, è ambientato un altro segmento aggiuntivo dove Lara è intrappolata in incubo nel quale deve sfuggire agli zombie che infestano il maniero.
- DLC con storie aggiuntivi: nella 20 year celebration sono ovviamente inclusi tutti i DLC rilasciati fino ad oggi, i quali hanno aree uniche ed aggiungono diverse ore di gioco aggiuntive, con tanto di collezionabili e trofei da ottenere. Il migliore è forse quello relativo alla maledizione di Baba Yaga. Insomma, il bundle completo è decisamente valevole del prezzo pieno.
Dal 96 ad oggi
Passando al comparto tecnico, vediamo un notevole lavoro grafico da parte di Square Enix, la quale sfoggia con orgoglio il suo motore installato ad hoc per questo capitolo. Ogni dettaglio, ogni effetto particellare ed ogni raggio di luce è reso perfettamente e con la massima fluidità. Il gioco focalizza spesso le sue inquadrature sui stupendi paesaggi che Lara incontra nei suoi viaggi, perfettamente creati attraverso l’ingegno dei concept artist e della qualità della grafica di gioco. La nuova versione lavora leggermente meglio su PlayStation 4, ma la differenza è davvero minimale. Tuttavia, siamo di fronte ad una qualità notevole, che vi acchiapperà così tanto da farvi fermare ad ammirare l’atmosfera che avete intorno. L’esempio lampante del lavoro certosino fatto sui dettagli è il modello di Lara, la quale è realizzata così bene da rendere evidente qualsiasi cambiamento apportato durante il gioco.
Per il sonoro, abbiamo un buon comparto musicale che tuttavia non risulta memorabile se non nelle scene clou della trama. Più che altro, l’attenzione del giocatore viene fatta spostare sui suoni ambientali e sui rumori naturali, i quali sono resi alla perfezione. Il doppiaggio italiano è eccellente anche se una nota dolente è presente. Lara è ormai forte delle esperienze del capitolo precedente, le quali non sono di certo state una passeggiata nel parco. Per questo motivo, non è comprensibile il perché gli sviluppatori hanno continuato a renderla, nel comparto sonoro, sempre spaventata e ansiosa. In qualsiasi angolo leggermente buio, sentirete il suo respiro e mugolio come se fosse la prima volta che esplora un luogo angusto e sconosciuto. Alla lunga, oltre ad essere effettivamente incorretto sotto un profilo psicologico, mette a serio rischio l’atmosfera di gioco, la quale viene rovinata dal costante rantolio della nostra Lara, anche in condizioni di assoluta calma.
Nel lato dei controlli e dei menù, abbiamo una buona armonia e decisamente pochi menù da scorrere, per evitare di interrompere il ritmo incalzante del gioco. Gli accampamenti forniscono un’ottima HUB per la nostra esploratrice e sono ben posizionati.
Conclusione e commento dell’autore
Rise of the Tomb Raider 20 Years Celebration è un bundle, ed un gioco, eccellente che merita di essere giocato almeno una volta. Nettamente migliore del suo predecessore, per via dell’evidente considerazione aggiuntiva delle tradizioni del franchise, risulta possedere un’ottima storia, un gameplay accattivante ed un comparto tecnico sopra la media. Nonostante qualche piccola imperfezione, denotata nei paragrafi sopra, la qualità risulta più che sufficiente a glossare sopra questi piccoli nei. Il giocatore verrà calato in un’avventura dai tratti classici del genere, ma con tanti accorgimenti che ne modernizzano i canoni. Colpi di scena, lotta per la sopravvivenza e echi del passato la fanno da padroni per tutta la durata del titolo. Se la campagna poi non sazierà la vostra fame, troverete ad attendervi numerose modalità e storie aggiuntive, che aggiungono alla storia principale numerose ore di gameplay.
Personalmente ho apprezzato molto questo gioco, essendo un fan di questo genere particolare. La cosa che mi ha colpito di più sono le ambientazioni, decisamente ben ideate dai concept artist della Square Enix. Rispetto al capitolo precedente, ho trovato una Lara Croft più matura, coraggiosa e determinata, soprattutto quando sono coinvolte faccende più grandi della sua salvezza personale. Spero che il terzo capitolo prenda spunto da Rise of the Tomb Raider e ci porti una qualità ancora più notevole.