Ci troviamo ancora una volta a parlare sulle nostre pagine di una produzione dal gusto “made in Italy” e già questo è motivo di grande orgoglio e felicità. Lo è ancor di più quando questa produzione ha uno spessore tutto suo, capace di emergere in un panorama difficile come quello videoludico. Stiamo parlando di The Town of Light, il titolo indie dall’accento horror nato dalle menti e dalle mani dei ragazzi di LKA.it, che si propone dal 26 febbraio su PC, tramite Steam e l’hHumble store, e arriverà su Xbox One in data da destinarsi.
La sfida questa volta è davvero difficile. Si affronta il tema della follia vista dall’interno, riprodotta in maniera cruda e così reale da far male, da far riflettere e talvolta da sconvolgere il giocatore. Una disamina storica, culturale e sociale che finora è stata solo sfiorata, ma che con The Town of Light viene davvero approfondita, messa sotto la lente d’ingrandimento, da tutt’altra prospettiva. Nuovamente, ma che sa di nuovo.
Follemente reale
Parlare della trama di The Town of Light è difficile, anche in sede di recensione. Questo perché il titolo è davvero breve, lo si può portare a termine in circa due ore di gioco, quindi ogni riferimento risulterebbe davvero pesante in termini di spoiler. Affronteremo la cosa quindi in maniera vaga, cercando più che altro di spiegare in cosa questo titolo ha davvero vinto, perché è un’avventura, e un’avventura deve riuscire a raccontare qualcosa in maniera ottimale.
L’obiettivo di LKA.it è quello di mettere in evidenza tramite un videogioco il disagio morale, fisico e mentale che dovevano affrontare i pazienti all’interno dei manicomi durante un periodo storico abbastanza particolare, in questo caso l’anno domini è il 1942. Le vicende prendono luogo nell’ex manicomio di Volterra, e vedono come protagonista Renèe, una ragazzina di 16 anni che viene internata dalla madre poiché afflitta da “costante paura”. Fin qui tutto nella norma, classico incipit di un possibile horror, ma non è così.
The Town of Light ci porta ai giorni nostri e tramite l’esplorazione del suddetto manicomio arriverà a farci conoscere per filo e per segno quello che è stato un trattamento disumano, stuprante e infame avvenuto negli anni di cura della ragazza. Quello che poi sfocerà in un finale toccante, disturbante sotto un certo punto di vista, sicuramente votato alla riflessione e alla denuncia di un sistema che voleva curare persone malate, ma probabilmente lo faceva strappando via solo parte della loro vita, nella migliore delle ipotesi.
Ci troviamo dinanzi un titolo che mette quindi su un piatto d’argento un’importante riflessione riguardo fatti spesso reali e veritieri, che ci vengono narrati con sequenze in 2D per la maggior parte delle volte, ma anche con piccole cut-scene in 3D. In entrambe le forme di narrazione però, l’impatto è notevole. Lo è perché quello che ci viene presentato su schermo viene riprodotto e raccontato senza mezzi termini, che sia legato esso alla sfera sessuale, o che parli di terapie al limite dell’accettabile. Ma badate bene, ogni cosa è inserita con cognizione di causa, nonostante possa sembrare cruda e fin troppo schietta, e non è mai banale o gratuita.
E’ proprio in questo che dobbiamo una lode al team narrativo di LKA.it: affrontare temi del genere, in un contesto del genere e con tale schiettezza non è mica facile. Invece sono stati capaci di amalgamare il tutto a dovere e riuscire ad inviare il messaggio al giocatore in maniera tanto forte quanto chiara, tanto dura e cruda quanto fresca e vera. Sicuramente comunque un titolo non per tutti, anzi a molti potrebbe risultare addirittura pesante da portare avanti e da finire, soprattutto ai più sensibili a determinati temi.
Esplorando l’ex manicomio di Volterra
Abbiamo usato più volte la parole esplorazione ed è proprio quello che ci chiede di fare il gioco, forse un po’ troppo striminzito dal punto di vista dell’interattività e della sfida. In effetti in The Town of Light lo scopo principale sarà quello di girare e scoprire i segreti all’interno della già citata struttura, interagendo di tanto in tanto per superare puzzle tutt’altro che difficili. E’ palpabile lo scopo del team di sviluppo di non voler mettere il giocatore dinanzi a una sfida, bensì riuscire a fargli cogliere e assaporare quanto più possibile le atmosfere tetre e spesso lugubri di questa struttura.
Entra in gioco dunque la solita diatriba tra il “E’ raccontato bene ma si gioca troppo poco” e il “Si gioca poco ma è raccontato davvero troppo bene.” Insomma due scuole di pensiero che bene o male troveranno sempre uno scontro, e allora è bene sapere cosa si compra e che certe storie a volte hanno un senso anche se “c’è poco da giocare”, spezzare dunque il classico filo videoludico che vede il gamer impegnarsi a risolvere enigmi difficili, o uscire da situazioni complesse. Buttarsi dunque a capofitto in una storia, portandola avanti semplicemente scovando piccoli oggetti e abbassando qualche manovella a destra e a manca. Considerate che avrete addirittura la possibilità di premere “H” sulla tastiera e ricevere un indizio fin troppo preciso sul dove andare e cosa fare.
Insomma capite che The Town of Light è ideato per non far mai bloccare il giocatore. E non si può neanche recriminare così tanto questa scelta, visto che l’esplorazione è stata davvero curata nel dettaglio, con oggetti secondari che se trovati danno un ulteriore testimonianza del funzionamento del manicomio a quei tempi e soprattutto circa la storia della nostra protagonista.
Quindici capitoli in totale, ma alcuni di questi hanno delle varianti sbloccabili solo rigiocando il gioco e scegliendo delle risposte diverse ad alcune domande che ci verranno poste, raramente, nel corso dell’avventura. Credeteci quando diciamo che avrete voglia di scoprire ogni retroscena, e dunque di rigiocare il titolo e perdere un paio d’ore per sbloccare le altre varianti dei capitoli, cosa che poi vi porterà anche a finalizzare tutti gli achievements.
A tal proposito vi invitiamo a leggere il diario di Renèe presente sul sito ufficiale del gioco, scritto tutto in inglese, formato da una cinquantina di pagine, anche illustrate, in grado di farci conoscere ancor di più la disperata storia di questa ragazzina.
Così com’era
Informandoci circa l’attuale e reale condizione dell’ex manicomio di Volterra siamo rimasti basiti. I ragazzi di LKA.it sono riusciti a riprodurre fedelmente, in maniera davvero “maniacale” ogni anfratto ed ogni stanza della struttura psichiatrica, concedendo al giocatore la possibilità di assaporare al meglio le atmosfere, il degrado e le sensazioni di questo tetro luogo.Addirittura i murales che impregnano i muri dei corridoi, dei laboratori, dei dormitori e dei bagni sono fedeli agli originali. Piccoli spettri destinati a restare in quel di Volterra per sempre, custodi di nefandezze che non andrebbero mai compiute.
Il motore utilizzato è Unity, ed il lavoro compiuto dalla software house è alquanto apprezzabile, soprattutto considerando un budget limitato e una produzione indie piena di incertezze dal punto di vista del ritorno economico. Eppure si può respirare a pieno la voglia di proporre qualcosa di unico, e questa voglia trova il perfetto sfogo in questo The Town of Light: dai giochi di luce di alcune stanze, alla sporcizia e al lerciume dei bagni, o ancora all’ansiosa presenza di corridoi bui, nei quali è facile percepire la cupa ombra del passato.
A tutto questo va inoltre aggiunta la ciliegina sulla torta: la colonna sonora, e più in generale il comparto audio. Le musiche che accompagneranno determinati momenti di gioco sono pregevoli, si adagiano perfettamente alla situazione e allo stato d’animo che si provano. Il picco lo troviamo sul finale, con una soundtrack che riesce a rendere i momenti di gioco ancora più intensi. Ogni rumore, dal ricordo delle urla dei malati, a quello dei passi troppo fugaci e veloci da prendere forma in qualcosa di concreto… ogni singolo rumore in The Town of Light è parte integrante di ciò che accade, è stimolazione pura per i sensi del giocatore. E’ in un certo senso davvero folle.
Spegniamo le nostre ultime parole sul comparto tecnico sottolineando un ottimo doppiaggio italiano, che riesce a giocarsela e vincere anche contro il doppiaggio inglese o tedesco. L’espressività, la sfumatura e il timbro di voce sono davvero una goduria per le orecchie. Quindi vi consigliamo vivamente di settare l’audio sulla lingua nostrana, vi perdereste il meglio facendo diversamente.
Commento dell’Autore: Ciao Renèe
Siamo giunti al termine della nostra analisi di The Town of Light. Il gioco che abbiamo dinanzi non è esente da difetti, partendo da una durata davvero troppo esigua, circa due ore per 16,90€. A questa aggiungiamo un’interattività limitata, che però viene equilibrata comunque da una trama ed una storia raccontate in maniera egregia.
E’ sempre difficile dover quindi affibbiare un valore numerico ad una produzione del genere, ma in questo caso abbiamo voluto premiare lo sforzo del team italiano di LKA.it di proporre e analizzare maniacalmente un tema così difficile, denunziando fatti complessi, il tutto tramite il medium videoludico.
Allora vi invitiamo a supportare questa produzione, questa giovane casa produttrice e soprattutto di impegnarvi, qualora recepiate il messaggio, a non permettere simili atrocità. Mai e poi mai.