LA GUERRA COME NON L’AVETE MAI VISTA E VISSUTA

La guerra è, con nostro sommo rammarico, l’argomento che maggiormente appare oggi nei discorsi di tutti giorni, tra attentatori e bombardamenti, minacce di conflitti nucleari e stragi in ogni parte del mondo. I reportage dalle zone di guerra martoriate da conflitti come la Siria, giusto per dirne una, fioccano, in rete quanto in TV, ma troppo spesso preferiamo chiudere gli occhi dinanzi a tutto ciò, semplicemente cambiando canale; salvo poi indignarci quando vicende simili ci toccano “un po’” in maniera più ravvicinata.

Il mondo dei videogiochi ci ha spesso catapultato in contesti bellici, lasciandoci vedere e vivere la guerra attraverso gli occhi di eroici soldati carichi di steroidi e adrenalina, spedendoci nel cuore di sparatorie, esplosioni e conflitti che probabilmente poco si adeguano al nostro reale status sociale.

A regalare un nuovo punto di vista sul conflitto è arrivato, sul finire del 2014, This War of Mine, titolo realizzato dal team polacco 11 bit Studios, che ha regalato all’universo videoludico un punto di vista nuovo, insolito e che fa riflettere sulla guerra e sulle sue conseguenze, non tanto su soldati ed eserciti addestrati, ma sulla popolazione, sulle persone normali che da un giorno all’altro vedono le proprie vite sconvolte dal conflitto, i propri cari morire e la necessità di sopravvivere a ogni costo e farsi strada con somma impellenza nel loro quotidiano, dovendo spesso confrontarsi quotidianamente con scelte in grado di incrinare la loro morale e le loro certezze.

11 bit Studios ci regala quello che probabilmente è il punto di vista sulla guerra più vicino alla stragrande maggioranza dei videogiocatori, niente sparatorie e conflitti a fuoco, solo vite spezzate, tristezza e necessità di sopravvivere.

Quando poco più di un anno fa il titolo sbarcò su PC raccolse un plebiscito di consensi, grazie a un’idea nuova e ben sviluppata, che regalava un punto di vista più umano su una vicenda tragica come la guerra, troppo spesso resa “hollywoodiana” dagli FPS. Adesso il titolo è arrivato anche su PlayStation 4 e Xbox One, regalando un’esperienza di gioco altrettanto soddisfacente.

This War of Mine ci catapulta in contesti di città sotto assedio devastate dalla guerra, dandoci il compito di garantire la sopravvivenza di uno sparuto numeri di superstiti unitisi in gruppo un po’ per caso e un po’ per necessità, ognuno con la propria, triste, storia, ma tutti con la comune speranza di sopravvivere al conflitto e riprendere a vivere con regolarità una quotidianità che forse troppo spesso si dà per scontata.

Lo scopo del gioco è sopravvivere, nella migliore maniera possibile, sperando che la fine del conflitto e l’arrivo delle forze di pace accada il più rapidamente possibile, ma di norma non sappiamo né se né quando questo accadrà.

TWOM The Little Ones rappresenta l’approdo del titolo di 11 bit Studios su console e porta con se una importante novità: la presenza dei bambini. Oltre alle normali meccaniche che chi ha giocato TWOM conosce già, avremo anche il compito di “gestire” i piccoli e rendere la loro esperienza di guerra, per quanto difficile, il più vivibile possibile. Toccherà quindi recuperare giocattoli per regalare loro un sorriso, giocare con loro e costruire anche giochi per la loro serenità, oltre che ovviamente farci carico delle loro necessità relative ad appetito e salute.

Il gioco riesce a regalarvi qualche brivido dettato dall’immedesimazione nel contesto, quando, ad esempio, uno dei piccoli in fuga che avete accolto nel vostro rifugio vi porrà domande alle quali sarà difficile rispondere. Le classiche domande alle quali i grandi fan fatica a rispondere come si conviene, ma qui il tutto è reso più amaro dalla guerra e dalla devastazione che vi circonda.

I bambini non avranno le capacità manuali degli adulti, ma potranno imparare se ad insegnare loro sarà proprio un adulto. Avranno, come è giusto che sia, una salute e una psiche molto meno stabili e solide rispetto agli adulti e quindi correranno spesso il rischio di ammalarsi o cadere in depressione. Diversamente da quanto accadrà per gli adulti, tuttavia (e per fortuna) essi non moriranno davanti ai nostri occhi, ma qualora la situazione dovesse farsi insostenibile abbandoneranno il vostro rifugio facendo semplicemente perdere le proprie tracce.

Al di là dello scossone emotivo dettato dalla presenza dei bimbi, in TWOM la vostra umanità sarà smossa anche dalle scelte che vi troverete a dover affrontare tanto durante il giorno, quanto durante la notte.

Il gameplay del gioco si scinde in due fasi ben distinte e contrapposte, giorno e notte.
Durante le fasi di gioco diurne il punto focale del gioco è rappresentato dalla componente “gestionale”. Ci troveremo infatti a gestire il nostro rifugio, espandendolo e migliorandolo; dovremo prenderci cura del nostro gruppo di sopravvissuti, costruire letti, cucinare cibo, giocare con i bimbi, mantenere alto l’umore dei grandi con strumenti musicali o letture interessanti, realizzare utili oggetti necessari alla sopravvivenza, come un fornello per cucinare il cibo, evitando così di doverlo mangiare crudo, o stufe per combattere il freddo, una radio per informarsi, poco, sullo stato del conflitto o ascoltare musica, una poltrona…

Insomma, tutto quanto potrebbe servire per rendere il più possibile vivibile la situazione nella quale il vostro gruppo di sopravvissuti si troverà a vivere.

Nelle notti di TWOM il gameplay del gioco si tramuta in stealth in 2.5D, impegnandoci in missioni in avanscoperta alla ricerca delle risorse necessarie alla sopravvivenza del nostro gruppo. Innanzitutto ci toccherà scegliere gli incarichi di chi rimane al rifugio e stabilire se mandarli tutti a nanna, permettendo così un totale recupero dalla stanchezza al gruppo, o se istituire dei turni di guardia per difendere il nostro gruppo di superstiti dagli assalti notturni dei predoni, sempre pronti a razziare cibo e medicine ai sopravvissuti più deboli e indifesi.

Poi dovremo scegliere con quale personaggio avventurarci nella notte alla ricerca di risorse di varia natura, scegliendo il personaggio in virtù di una sua peculiarità unica; ci sarà chi sarà uno scattista e quindi più rapido nei movimenti, come ci sarà chi avrà maggiore spazio nello zaino per immagazzinare le risorse trovate in giro, la scelta è solo vostra.

Qui il gioco si tramuta in un platform con sessioni di stealth in quanto, in virtù della località che decideremo di visitare scegliendo tra una moltitudine di ambienti con altrettante risorse “tipiche”, dalle case abbandonate ricche di cibo, agli ospedali ricchi di medicine ma ben sorvegliati, passando per supermercati e avamposti militari ricchi di cibo e strumenti di difesa, potremmo imbatterci in uomini armati e predoni dai quali faremo bene a guardarci le spalle, evitando sapientemente il più possibile gli scontri a fuoco e muovendoci con cautela tra le varie aree del gioco. Anche i comuni cittadini potrebbero minacciarvi con un coltello se vi considerano una minaccia, dopotutto si tratta di mera sopravvivenza, situazioni ben rappresentanti il verme della diffidenza che si insidia nella mente umana in queste circostanze.

L’atmosfera del gioco (che su PlayStation 4 gira a 60 FPS con una risoluzione a 1080p) ha mantenuto il livello di angoscia e tristezza che con la prima edizione di TWOM era stato raggiunto, grazie a una colonna sonora cupa ed emozionante e ambienti dai colori freddi e alle volte molto cupi che ben rappresentano lo stato emotivo dei vostri personaggi, che difficilmente tenderanno a “riscaldarsi” per le vicende in gioco.

La trasposizione da PC a console ha però perso il suo ritmo, dettato, fondamentalmente, dall’utilizzo del pad piuttosto che del mouse. Si passa così da meccaniche punta e clicca della versione PC, sicuramente più rapide e adatte ad un gioco del genere, al controllo diretto dei singoli personaggi su console, da muovere fisicamente con la levetta analogica sinistra fino alla posizione dell’oggetto con il quale interagire, il che rallenta notevolmente il gioco e la possibilità di far fare più cose ai personaggi in archi di tempo ristretti, con controlli alle volte troppo (TROPPO!) macchinosi e imprecisi, che chiamano in causa tanto i trigger L1 e R1 per cambiare selezione da un personaggio all’altro quanto gli stick analogici R3 e L3 per zoomare la visuale, con i pulsanti “classici” utilizzati per l’interazione con gli altri personaggi o la scelta di una tra più soluzioni proposte dall’interfaccia di gioco che apparirà a schermo in particolari situazione.

La creazione casuale di vicende, stagioni, personaggi, storie, ambientazioni e durata del conflitto regala quella giusta dose di longevità ad un gioco che se non interpretato nella corretta maniera potrebbe essere rapidamente additato come ripetitivo dai videogiocatori più superficiali.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve