Mettendo da parte per un attimo la console war che attanaglia da decenni il mondo videoludico, l’argomento che forse più di tutti colpisce trasversalmente il mercato e accomuna i giocatori di tutte le piattaforme è il grande dilemma sulla modalità di acquisto di un gioco. E il dubbio è uno di quelli amletici che spesso è lungi dal trovare risposta: Digital o Retail? Questo è il dilemma.
Evitando di riportare cifre e di annoiarvi con percentuali da statisti (anche perché non possono essere delle cifre a dirci cosa comprare), non possiamo fare a meno di evidenziare come il mercato digital abbia subito una impennata in questa generazione che difficilmente poteva essere prevedibile anche dal più lungimirante degli analisti.
Una evoluzione del mercato che apre a inevitabili valutazioni da parte degli utenti che davanti allo scaffale di un negozio o alla pagina di uno store digitale non posso fare a meno di chiedersi se la loro scelta sia giusta o se sia l’altra via ad essere preferibile. Proveremo ad analizzare tutte le variabili e a farne un sunto per aiutare voi, ma anche noi, a capire dove arriverà il mercato e dove dovremmo indirizzare i nostri fondi per l’acquisto del prossimo titolo.
C’ERA UNA VOLTA IL VIDEO-GIOCO
Quella attuale è sicuramente la generazione che più di tutte ha permesso la diffusione del Digital Delivery. Non esiste una piattaforma di gioco che non abbia uno store digitale sul quale acquistare giochi ed app. Proprio il concetto di app, di applicazione, derivante da smartphone e tablet, ha invaso ogni angolo del gaming e più in generale della informatica, portando ad una diffusione dei videogiochi, ma molto spesso anche a una loro mortificazione e declassamento a semplici iconcine da cliccare in caso di noia.
Chi ha attraversato gli anni, ha superato i trenta e possiede i ricordi di cos’era un gioco solo qualche anno fa, spesso storce il naso al pensiero di cosa sono i videogames oggi. Ieri era qualcosa di fisico, di tangibile. Il videogioco era in primis una statola, che conteneva una cartuccia ed un manuale di gioco e solo alla fine arrivava il software, le immagini, la storia. Un videogioco era per prima cosa un gioco. Questa matriosca di contenuti è uno dei principali motivi per cui il collezionismo della prima e seconda generazione di console è così apprezzato da fan e retrogamers. Ma l’argomento collezionismo lo tratteremo più avanti.
Se oggi si pensa ad un videogioco, quasi distrattamente ci soffermiamo sulla scatola e sul manuale (in molti casi inesistente) e subito si punta avidamente a inserire il gioco nella console accedendo così alla lunga schiera di obiettivi e premi sbloccabili. Oggi compriamo, corriamo a casa, facciamo partire il gioco e giochiamo, finiamo il gioco e vendiamo tutto in attesa del prossimo titolo. Ma tutto questo che c’entra con il Digital Delivery? È un rapido escursus su come si è arrivati al gioco digitale. Si è passati dai tanti contenuti fisici ai (non sempre) tanti contenuti virtuali.
Il motivo di questo passaggio è da ricercarsi nella deriva culturale della quale siamo protagonisti, che ci allontana sempre di più gli uni dagli altri agevolando, o in molti casi imponendo, il gioco online a discapito del multiplayer offline in compagnia. Tutto è virtuale, tutto è intangibile, tutto è evanescente, tutto è fittizio. Lungi dal voler criticare le grandi possibilità che la tecnologia attuale ci offre, questo appunto è d’obbligo ed è un argomento che meriterebbe una analisi molto più complessa, magari in futuro.
Ritornando sul pezzo, le variabili da analizzare per la scelta del supporto da comprare per giocare sono tante, ma si posso sintetizzare in quattro grandi ambiti: reperibilità, archiviazione, collezionismo e condivisione.
OFFERTE, SCOPERTE E SCAFFALI
Partendo dalla prima variabile, non possiamo fare a meno di costatare che la reperibilità è indubbiamente a favore del digital. Entrare in un negozio di elettronica o in qualche catena di videogiochi non ci dà la certezza di portarci a casa il gioco in questione, ma può capitare che tra preorder e magazzino poco fornito le copie siano esaurite e si sia costretti a passare tutta la giornata in macchina in una lunga via crucis di negozi e centri commerciali (per la felicità del nostro benzinaio).
Sugli store digitali invece abbiamo tutto a portata di mano, sempre disponibile e accessibile. Un trasferimento rapido dalla nostra carta al conto dello shop digitale, una manciata di ore (o più verosimilmente giorni) per scaricare tutto il gioco e siamo pronti a immergerci nell’azione. Per di più gli store hanno i commenti degli utenti, le loro valutazioni ed una serie di informazioni che non tutti i dipendenti dei negozi hanno. Nel caso poi volessimo risparmiare un caffè sul nostro gioco, di offerte, sconti e promozioni è pieno il web e in digital capita di sovente che gli stessi gestori dei servizi online regalino agli utenti giochi completi, che considerando i costi degli abbonamenti, è un buon modo di ringraziare l’utenza.
Trovare il nostro titolo preferito in download scontato o con una considerevole riduzione di prezzo è cosa molto comune, ma in questo caso anche nei negozi le offerte si susseguono e si possono trovare davvero affari incredibili (chi vi scrive ha trovato ZombiU a 10€ e Pokemon X a 20). Fare qualche ricerca in più e non soffermarsi alla prima vetrina (digitale o fisica che sia) potrebbe lasciarci qualche spicciolo in tasca in più.
Certo è che se volete lasciarvi trasportare dall’intuito per la scelta del prossimo game da giocare o siete degli affaristi nati, lo scaffale fisico ricolmo di colorate e accattivanti confezioni sarà il vostro amico più fidato con quelle gemme nascoste dietro a muraglie dei soliti noti. Dietro un FIFA 15 ci può sempre essere un Halo 4 a 5€, che può sempre far piacere che finisca nel nostro set di giochi.
QUESTIONE DI SPAZIO, QUESTIONE DI BANDA
Per ora quindi la bilancia pende leggermente a favore del digital, ma la nostra analisi non è finita. Una volta trovato si passa alla seconda domanda. Dove lo metto?
Nonostante le nostre console abbiano sempre più memoria da mettere a disposizione dei software, questa è continuamente intasata da Dlc e aggiornamenti che riducono lo spazio di memoria alla capienza di di un floppy disk. Un gioco da 50GB più 10GB di Dlc e 30 di aggiornamenti riempie la memoria a tal punto che bastano 5 o 6 titoli per costringerci a prendere un hard disk esterno (e tanti saluti ai nostri risparmi). E qui i vecchi e cari dischi si prendono la loro rivincita a patto che non abbiano qualche pacchetto da istallare obbligatoriamente sulla console. Basta trovare un angolino del salone o della nostra stanza per vederli tutti lì a tentarci come sirene ammaliatrici.
Certo la praticità dell’avere tutti i proprio giochi caricati nella memoria della console o in una memoria esterna capiente ci permette, in caso di spostamenti vacanzieri e traslochi temporanei, di portarci dietro tutto il nostro carico di giochi senza dover preparare un paio di valigie supplementari (neanche fossimo delle top model).
Ma non c’è download che si rispetti senza una buona banda. E qui crollano le certezze poiché in generale in Italia siamo messi proprio male. La velocità (meglio dire lentezza) delle nostre connessioni rapportata ad altri paesi è avvilente. Questo inficia tantissimo sul tempo con il quale i giochi comprati sugli store passano dalla rete alla nostra console. Potrebbe capitare (ed è capitato) che un gioco comprato al day one si faccia attendere un paio di giorni filati prima di poter essere giocato senza problemi.
E se poi la console va in blocco o magari subisce un malaugurato incidente cadendo da altezze modeste o prendendo uno shock di corrente, facendoci perdere tutto il materiale conservato in memoria? Beh per questi casi limite ci viene incontro la libreria digitale che ci permette di ricaricare tutto quello che avevamo.
Scegliere tra digital e retail a questo punto diventa sempre più problematico e soggettivo. C’è chi sceglierà di avere tutto in un unico apparecchio e chi invece sceglierà di dividere il suo patrimonio videoludico.
IL POTERE DELLE COLLECTOR’S
Altro elemento che divide il mondo dei gamers è il collezionismo. I giocatori-collezionisti non si accontentano di giocare, ma desiderano avere una esclusiva, una rarità, fosse anche una piccola spilla dorata con una inquietante maschera sopra, Majora’s Mask 3D docet, anche a costo di spendere una fortuna per questo supplemento.Le collector’s edition non possono che essere fisiche ed è innegabile che i publisher cavalchino molto volentieri questa onda. In digital tutto questo e molto, molto limitato per non dire inesistente.
Ma non tutti collezionano e non tutti i giochi valgono la pena di essere collezionati. My Little Pony o Sing Star non hanno lo stesso appeal collezionistico di Half-Life o The Legend of Zelda e per questo possono tranquillamente essere scaricati da un eshop senza flaggellarsi per non averli nella propria bacheca.
Non si può non ammettere poi che alcune collector’s o magari bundle (per chi ha più pecunia da spendere) molto spesso sono fumo negli occhi per gli incauti utenti che le scelgono a prescindere.
Oltretutto come in tante altri ambiti, i “collezionisti della domenica”, quelli cioè che tentano di creare, magari con due spiccioli in tasca e senza idee precise in testa, una collezione di non ben precisati giochi rari o presunti tali, difficilmente arrivano a risultati considerevoli se non a qualche attimo di popolarità e stima con amici e parenti. Ma la fortuna aiuta gli audaci, alle volte.
Questa attività di collezionismo ci sentiamo di consigliarla soprattutto quando gli impegni lavorativi o matrimoniali impediscono di godersi appieno un gioco, compensando questa mancanza con il possesso dello stesso, o magari quando si hanno un centinaio di fantastiliardi da parte e non si sa cosa farne. Per tutti gli altri il consiglio rimane sempre quello di godersi uno due giochi alla volta per evitare di doversi clonare per provare tutto.
LO SCAMBIO, LA VENDITA, IL PRESTITO
Ultima variabile sulla nostra equazione è lo sharing. Non possiamo non tenere in conto quanto il mercato dei videogames usati sia ampio e considerevolmente forte. Dai semplici passaggi di mano, agli scambi, al prestito ad un amico, alla permuta nei negozi, il percorso di un gioco retail è difficile tracciare e comprendere una volta che rientra sul mercato da usato.
Il digital qui è praticamente fuori dai giochi perché ci si ritrova a dover cedere in prestito/vendita/permuta una intera console e negare la sofferenza e il rifiuto di privarsi temporaneamente o definitivamente di una console è come negare l’essenza stessa del gaming. Per non parlare della concreta impossibilità di vendere un gioco che non ci è proprio piacuto, ma essere costretti a tenerlo a occupare spazio sulla nostra console o magari a cancellarlo senza recuperare nemmeno una monetina per il carrello del supermercato. Più funzionale e pratico quindi avere tra le mani la custodia con il disco all’interno e far passare il gioco di mano in mano, a tutto svantaggio dei guadagni dei publisher, ovviamente.
Ma la compravendita e il prestito non sono esenti da rischi: graffi, usura e fregature sono problemi da tenere in conto sia se si va a comprare un gioco, sia se lo si presta ad un amico accorto che ad un casinista. I più gelosi e possessivi potranno quindi scegliere di scaricare i giochi per non essere costretti a inventare le più fantasiose scuse per evitare di prestare un gioco ad un amico. A questo punto la matassa è ingarbugliata, ma forse uno spiraglio seppur piccolo si vede.
AGLI INDIE PIACE DIGITAL
Parliamo adesso di costi, ma non per noi utenti, ma per gli sviluppatori. Per i videogiochi, come per qualunque prodotto commerciale, il prezzo aumenta soprattutto a causa dei costi di stampa, packaging, distribuzione e pubblicità, influendo finanche per il 70% del costo finale del gioco.
Una mazzata considerevole soprattutto per i piccoli studi che non hanno tante finanze da investire e che quindi rischiano di non poter mandare avanti il gioco. La rete viene in soccorso delle softhouse indipendenti che preferiranno pubblicare il proprio prodotti solo in digitale, grazie al virale diffondersi di notizie e di commenti sul web e a un utile netto indubbiamente maggiore.
Qui la risposta alle vostre domande, benché sia riferita ad un ambito più ristretto. è scontata. Se pensate poi che potete trovare chicche come Child of Light a prezzi davvero contenuti è d’obbligo darci più di un fugace sguardo.
IL FUTURO È CLOUD
Prima di chiudere questa nostra digressione con i nostri consigli per gli acquisti, facciamo un salto nel probabile futuro del gaming. Futuro che forse è già in arrivo, anche se noi non ce ne siamo ancora accorti. Il futuro si chiama cloud. Il gioco on line senza obbligo di scaricare o comprare un disco di gioco è infatti già tra noi, attraverso molti esperimenti più o meno celati o sottotraccia.
Senza citare tutti quei giochi free, che con un modesto file di istallazione partono direttamente dal nostro browser, e i pay-to-play, che una volta avviati ci chiedono i nostri estremi di carta di credito per avanzare ad un livello decente di esperienza, possiamo dire in generale che il cloud rappresenta una possibilità più che concreta che permetterebbe di guadagnare con infiniti DLC ed espansioni a pagamento lasciando a chi volesse solo un simpatico riempitivo di intrattenimento, una app, per tornare al discorso iniziale, infilandoci ogni tanto qualche spot o promozione per tentare di attrarre l’utente svogliato all’acquisto.
Visto tutto questo, la nostra paura più grande è che il mercato possa virare verso una scissione tra simple digital game o limited retail edition, dove i giochi semplici e senza orpelli verranno distribuiti solo in digital e ai negozi specializzati resteranno solo le limitate e sempre più costose edizioni da collezione, i gadget e le guide strategiche (sempre da collezione). Una deriva che proprio non apprezzeremmo.
LA RISPOSTA È DENTRO DI NOI
Forse sembrerà banale, ma non possiamo dare una universale e univoca risposta al dilemma tra digital e retail. Possiamo però darvi alcuni piccoli consigli:
- I giochi vanno prima di tutto giocati e non solo collezionati, a meno che non abbiate tanti soldi e un progetto di collezione ben delineato e preciso;
- Gli indie sono quasi tutti solo in versione digitale e le offerte disponibili online per essi ce li fanno preferire anche di più;
- Se siete poco convinti sull’acquisto di un gioco preferitelo retail. Potrete restituirlo o venderlo magari senza perderci troppo;
- Nel caso in cui siate dei viaggiatori assidui e spesso siete costretti a spostarvi, in digital potrete avere tutto a disposizione sulla vostra console senza valigie supplementari;
- Per preservare un gioco non c’è un formato preferibile, ma dovrete essere sempre accorti al fine di evitare i pericoli (graffi, polvere, fulmini, cadute, perdita di nomi utenti e password, etc).
- Il collezionismo è rischioso. Può togliervi tanti soldi e rischiate di cadere nella spirale dell’accumulo incontrollato. Se volete collezionare meglio partire da piccole collezioni e poi ampliare il raggio d’azione. Occhio a non farvi prendere la mano (e il portafoglio).