Eccoci qui; ormai la realtà virtuale sta iniziando a prendere piede nella case delle persone e, grazie al visore Sony, sono sempre più i giocatori che per una cifra relativamente abbordabile, riescono ad entrare in questo fantastico mondo.
Dopo le prime demo prodotte da Sony o da studi già impegnati in questo tipo di lavori, vedasi Until Dawn: Rush of Blood, PlayStation VR Worlds, Rigs e via discorrendo, Crytek ha deciso di alzare l’asticella per quel che riguarda il mondo della VR con Robinson: The Journey.
La trama è un chiaro richiamo a quelle che furono le avventure del più famoso naufrago di sempre, raccontate per mezzo della penna di Daniel Defoe, Robinson Crusoe, dal quale il titolo prende chiaramente spunto.
UN MONDO VIVO
Una volta indossato il nostro visore ed avviato il gioco ci verrà richiesto di impostare vari parametri utili all’inserimento spaziale del giocatore, come l’altezza e dove si trova il pad ed una volta finito ciò una breve introduzione animata accompagnata da un racconto, ci spiegherà quello che è successo al nostro sfortunato naufrago.
Nel corso della storia saremo guidati alla scoperta di Tyson III, pianeta su cui Robin è costretto ad una vacanza dopo lo schianto della “Esmeralda”, navicella spaziale a bordo della quale viaggiava e della quale sono sconosciute le cause del guasto che toccherà al nostro eroe scoprire.
Durante questo soggiorno forzato, fortunatamente non saremo soli: verremo accompagnati da due fedeli amici che renderanno le circa dieci ore di storia utili a terminare la campagna meno noiose. Un robot, che si renderà molto utile nel corso delle fasi esplorative per indicarci la via o darci dei consigli, pochi a dire il vero; inoltre, sempre questo robot, ci tornerà utile in alcuni momenti dell’avventura quando assumeremo direttamente il suo controllo per catalizzare meglio un flusso di energia e, magari, far tornare la corrente nell’accampamento. Ovviamente in un mondo incontaminato dominato da rettili giganti non poteva mancare la compagnia di un cucciolo di T-Rex di nome Laica, altro richiamo ai viaggi nello spazio, con il quale saremo in grado di compiere diverse azioni, dal cacciare animali dal nostro accampamento al risolvere semplici enigmi.
UN PERCORSO PIENO DI INSIDIE
Durante l’esplorazione di Tyson III ci imbatteremo in una natura ostile per la maggior parte delle volte, dandoci la sensazione di essere degli ospiti indesiderati in un mondo in cui la vegetazione e la fauna locali hanno il sopravvento.
Ed è proprio questa sensazione che ci spinge a investigare se ci sono altri superstiti sul pianeta, o se esiste un modo per scappare da quella che è, metaforicamente parlando, un’isola sperduta nell’oceano, per citare Robinson Crusoe. Per fare ciò saranno utili tutti gli oggetti che troveremo nel corso del nostro soggiorno, come capsule di informazione, studio di animali e chi più ne ha più ne metta, ma dobbiamo sempre stare attenti perché le insidie sono dietro l’angolo.
L’unico strumento di cui avremo bisogno nel corso della nostra “scampagnata” su Tyson III sarà il nostro fido telecomando tuttofare che richiama, solo esteticamente, le fattezze di un PlayStation Move, che ci verrà fornito in dotazione all’inizio del nostro soggiorno sul pianeta e di cui impareremo molto presto a non poterne fare a meno.
Infatti grazie ad esso saremo in grado di spostare oggetti, impartire ordini a Laica o eseguire ricognizioni dell’ambiente circostante, cercando di completare l’enciclopedia del pianeta, catalogando tutti i tipi di animali e piante presenti su di esso.
All’occorrenza questo telecomando verrà accantonato in cambio di due mai con cui compiere semplici azioni come l’arrampicarsi su delle sporgenze o l’utilizzare dei carrellini per andare da un punto all’altro.
L’IMMEDESIMAZIONE È LA CHIAVE DEL SUCCESSO
In Robinson il giocatore sentirà da subito quella sensazione di solitudine che permea un mondo tanto vivo quanto ostile ed una volta indossato il visore e le nostre cuffie sembrerà veramente di essere sul pianeta in cui Robin è naufragata, se non fosse per i nostri due compagni di soggiorno a farci compagnia ed a spezzare una monotonia che alla lunga potrebbe stancare.
Purtroppo nel corso della sessione di gioco sono incappato più volte nel cosiddetto motion sickness, anche se attribuisco questa sensazione, avuta solo con questo titolo per il VR, al fatto che fossi seduto su una sedia, dovendo interrompere la stessa per fare una pausa di qualche minuto per riprendermi, ma questo non mi ha distolto dalla bellezza e dai panorami evocativi che Robinson: The Journey ha da offrire.
Una nota dolente è rappresentata dal fatto che i movimenti dalla nostra protagonista sono relegati al Joypad, cosa che rende meno immersiva la nostra avventura, in quanto, in tutti i giochi provati fino ad ora, quelli che hanno visto l’uso del Move, sono risultati quelli dove più ci si è immedesimati nell’ambiente circostante.
E CON PS4 PRO COME SI COMPORTA?
Abbiamo avuto la fortuna di provare il titolo su entrambi i sistemi di gioco e, sia su PS4 che su PS4 Pro, non abbiamo riscontrato differenze abissali che ci hanno fatto propendere da una o dall’altra sponda, anche se ovviamente su PS4 Pro abbiamo notato un frame rate migliore e più stabile ed una maggiore pulizia dell’immagine, comunque per dovere di cronaca è corretto dire che la versione provata era la 1.0 e magari non era stato ancora aggiunto il supporto alla maggiore potenza della versione “Supercharged” della console Sony.
In ultima analisi, possiamo affermare tranquillamente che Robinson: The Journey, se si è in possesso di un visore PSVR è un must buy, uno di quei titoli da far vedere agli amici per fargli capire quali potrebbero essere i nuovi orizzonti di gioco e sicuramente nel parco titoli VR di Sony, insieme a PlayStation VR Worlds e Until Dawn, merita una posizione di tutto rispetto.