La trappola di un lupo
Ci lasciamo alle spalle la grande stanza del comandante al cui centro giace il corpo, oramai senza vita, di Psycho Mantis e ci avventuriamo lungo il corridoio del passaggio segreto che il telepate della FOXHOUND ha sbloccato per noi prima di esalare il suo ultimo respiro a questo mondo.
Recupero qualche caricatore per il FAMAS e qualche colpo per la mia pistola SOCOM e, prima di aprire la porta di sicurezza, anche una razione in un angolo del corridoio.
Una volta fuori la prima cosa che cattura la mia attenzione, ancor prima del freddo pungente che sembra congelare anche l’anima, sono i lupi, cani lupo per l’esattezza. Nel corso del mio isolamento in Alaska mi sono dedicato alla guida delle slitte, sono un musher e so riconoscere i versi di questo genere di animali, incroci tra lupi e husky. Sono in molti, malinconici e tristi a giudicare dalle loro sonorità.
Riusciamo senza problemi a superare l’area, piena di rocce, grotte e neve bianca, senza destare troppo interesse negli animali presenti. Il problema più grosso è il freddo, che continua ad attanagliarmi le membra e certo strisciare sulla neve bianca non mi aiuta a sentirmi meglio.
Alla fine arriviamo davanti ad una porta di sicurezza che riesco ad aprire grazie alla tessera di livello 5 che ho ottenuto poco prima. Superata la porta ci troviamo di fronte a un’area con una sorta di lungo corridoio a cielo aperto compreso tra due grossi muri di cemento.
Dopo aver fatto appena qualche passo vengo fermato da Meryl che mi invita a fare attenzione dato che nell’area sono presenti delle mine Claymore. Mi consiglia di seguire i suoi passi per evitare di saltare in aria. Dopo averla vista camminare a zigzag per un po’, temendo francamente di sentire da un momento all’altro il classico “click” della mina prima di esplodere, la donna si volta verso di me con aria di soddisfazione invitandomi a raggiungerla seguendo le sue impronte sulla neve caduta sul pavimento e spiegandomi che era riuscita a vedere la posizione delle mine nel momento in cui Mantis le aveva letto la mente poc’anzi.
“Ti ho stupito, eh?”
“Beh… Un pochino…”
“Solo un pochino?”
La donna sembra stizzita dalla mia risposta che non le dà soddisfazione di quanto appena fatto, ma senza perdere tempo rompo gli indugi e ripercorro la strada segnata dalle sue impronte sulla neve.
Una volta raggiunta Meryl noto un laser rosso che le si muove addosso e non faccio in tempo a dirle di stare a terra che un colpo di fucile viene esploso da lontano e la colpisce alla gamba sinistra facendola cadere sulle ginocchia, poi ancora un altro che la stende e la lascia sul gelido pavimento sul quale il bianco della neve caduta inizia velocemente a colorarsi del rosso del sangue della ragazza colpita da quello che, a giudicare dalla distanza dalla quale è stato sparato il colpo, non può che essere un abilissimo cecchino.
La ragazza non è una che si lascia domare facilmente, così, girandosi da terra, cerca di raggiungere la propria arma caduta accanto a lei, ma non fa altro che permettere al cecchino di esplodere un nuovo colpo che le colpisce il braccio sinistro, facendole perdere ancora più sangue.
Ho trovato velocemente riparo, mentre il maledetto cecchino si accaniva su Meryl, dietro un muro dal quale riesco a vedere la nipote del colonnello, ma nulla di più. Il cecchino è lontano e il buio e la neve mi rendono difficile localizzarlo.
“Snake, lasciami qui e corri… Credo proprio di essere una pivellina”
“Non ti preoccupare, Meryl, è me che vogliono.”
“L’ho capito anch’io… È il trucco più vecchio del mondo…
Il cecchino sta usando me come esca per attirati allo scoperto.
Sparami, Snake! Ho promesso che non ti avrei rallentato.”
L’idea di colpire Meryl non mi sfiora nemmeno per un secondo, ho promesso al colonnello che, nonostante tutto l’avrei protetta, ma non è solo per quello.
I discorsi di Meryl sono adesso per me quasi incomprensibili, sicuramente non è più il soldato sicuro che cercava di mostrarsi prima, ma sta lasciando emergere tutta la sua fragilità femminile. Davanti alla morte, in fin dei conti, ognuno mostra la propria vera faccia:
“Sono stata una stupida. Volevo essere un soldato…
La guerra è orrenda. Non c’è niente di bello nella guerra.
Snake, per favore, salvati!
Continua a vivere e a credere nelle persone!
E non dimenticarmi…”
Il rumore delle tristissime parole di Meryl, che sente oramai il soffio della morte sul collo, vengono smorzate nel mio orecchio dal trillo del CODEC.
È ovviamente il colonnello allarmato per quanto appena successo a sua nipote, ma che contestualmente mi invita a non espormi per evitare di cadere nella trappola del cecchino. Naomi poi mi comunica che colui che ci sta sparando addosso è, in realtà, una donna e che differentemente dagli altri cecchini lavora da sola. È Sniper Wolf, leggendario e abilissimo cecchino della FOXHOUND.
“La conosco. È in grado di aspettare per ore, giorni O settimane: per lei non fa nessuna differenza. Resta sola lì, ad aspettare e aspettare che tu ti faccia vedere.
Snipe Wolf è in grado di restare un’intera settimana senza dormire e senza cibo… Senza mai distogliere il mirino dal suo bersaglio.”
Prima di concludere l’inopportuna chiacchierata via CODEC ho il tempo di tranquillizzare il colonnello sul fatto che salverò Meryl e di sorbirmi l’ennesima stupita ramanzina di Naomi, sorpresa di vedere, ancora una volta, che anche il leggendario Solid Snake, noto per le sue doti di assassino, abbia anche un lato umano e sia disposto a mettere a repentaglio la propria missione e la propria vita per qualcuno.
“Io salverò Meryl e non ho bisogno di motivi per farlo.”
Chiudo stizzito la conversazione via CODEC con il colonnello e Naomi e provo a rintracciare Otacon per vedere se lui, essendo l’unico che oltre me in questo momento si aggira per la base, abbia visto un’arma che possa essermi utile ad affrontare lo scontro a distanza con Sniper Wolf.
Otacon, il cui tono di voce prende una triste piega, quasi malinconica e preoccupata, quando gli dico che mi serve un fucile per affrontare un cecchino, mi comunica di aver visto un PSG-1 nell’armeria al secondo piano interrato della rimessa dei carri, praticamente dovrei farmi a piedi tutta la strada percorsa fin qui e tornare laddove mi ero scontrato con Revolver Ocelot.
Saluto Otacon, che nonostante palesasse qualcosa che non andava non mi ha voluto rendere partecipe dei suoi pensieri, e mi incammino facendo immediatamente attenzione a non pestare le Claymore che Meryl mi aveva poco prima aiutato ad evitare.
Tornato nella zona con i cani lupo mi affretto a fuggirne via per tornare nella stanza del comandante dove avevo sconfitto Mantis, notando che adesso, senza la gentile presenza, nonostante tutto, di Meryl, essi sembrano tollerare la mia presenza lì molto meno rispetto a prima.
Superato il luogo di morte di Psycho Mantis, ripercorro i corridoi che mi portano all’ascensore e torno al primo piano della struttura. Sono nuovamente nella zona piena di testate smantellate e guardandomi attorno noto, ancor più di prima, l’enorme quantità delle stesse. Davvero una cosa allucinante.
Supero anche quest’area con facilità, visto che adesso so bene dove siano le telecamere di sicurezza e dove sia posizionata la guardia armata, e sono nuovamente all’esterno, con difronte la distesa di neve bianca sulla quale Vulcan Raver, a bordo di un carro armato, mi aveva offerto il proprio comitato di benvenuto.
Ripercorro di corsa la distesa di neve, ricordandomi anche di evitare la zona minata che il mio ammiratore segreto mi aveva prontamente segnalato e rientro nella zona della rimessa dei carri.
Arrivato senza problemi all’ascensore, mi dirigo in tutta fretta al secondo piano interrato della strutta, dove, stando a quanto mi ha detto Otacon, dovrei poter recuperare il fucile di precisione necessario a far fuori Wolf.
Arrivato all’interno dell’armeria noto con fastidio che la sorveglianza nella zona è stata aumentata, ma, nonostante tutto, riesco senza troppi affanni a muovermi tra le stanze del piano e recuperare armi e munizioni fino ad entrare, sfruttando la tessera di livello 5, in una stanza in cui noto delle casse tenute al sicuro dietro un reticolato di raggi infrarossi. Armati di visore termico e di pazienza, tanta pazienza, supero la zona dei raggi e raggiungo le casse nelle quali trovo il PSG-1 del quale mi aveva parlato poco prima Otacon e delle utilissime munizioni per l’arma.
Non faccio in tempo a metterle da parte che la voce del colonnello irrompe nel mio CODEC:
“Hai trovato un PSG-1? Usalo per colpire Sniper Wolf. Sbrigati a salvare Meryl!”
Tsk! Come se avessi bisogno di qualcuno che mi ribadisse il da farsi!
Ripercorro, ancora una volta in senso opposto a quello appena intrapreso, la strada che mi riporterà laddove potrò affrontare finalmente Wolf.
Supero la rimessa di carri, la distesa di neve, il deposito delle testate, la stanza del comandante e, lasciatomi alle spalle le grotte e i cani lupo che mal mi sopportano, sono nuovamente qui.
La prima cosa che noto appena arrivato è che il corpo di Meryl non è più qui, ma non ho il tempo di fermarmi a pensarci che subito una pallottola scheggia il pavimento poco distante dai miei piedi.
Sniper Wolf è ancora qui, per me.
Non faccio in tempo quasi in tempo ad imbracciare il fucile che un altro colpo quasi mi colpisce al braccio. Non appena poggiato l’occhio al mirino telescopico dell’arma inizio la ricerca spasmodica della figura della donna, poi alla fine la trovo, nascosta dietro a uno dei pilastri, al piano alto della struttura di fronte a me al termine del lungo corridoio che ci separa.
Non mi risulta facile affrontare lo scontro, Wolf è rapida nei movimenti e trova con estrema facilità posizioni e traiettorie per colpirmi in maniera rapida.
Lo scontro va avanti per un po’, ma il freddo gelido che mi avvolge non mi aiuta affatto a tenere ferma la mano e così, per evitare di sprecare colpi importanti, sono costretto ad imbottirmi di Diazepam prima di riuscire a darle il colpo decisivo con la quale la vedo, e sento, stramazzare al suolo dal mio mirino telescopico.
L’area sembra adesso libera e con Wolf a terra riesco a percorrere il lungo corridoio che mi porta lì dove Wolf giace, ma con mia estrema sorpresa al mio arrivo il suo corpo non è più lì, solo qualche macchia di sangue qua e là che mi lasciano capire che probabilmente non l’ho ferita in maniera troppo seria e che si sia riuscita a spostarsi da lì prima che riuscissi a raggiungerla.
Alla destra della zona dalla quale Sniper Wolf mi sparava contro noto una porta di sicurezza, ma ancor prima di avvicinarmi e constatare che sia di livello 6, vengo colto di sorpresa da due guardie che mi puntano alla schiena i loro FAMAS.
Voltandomi noto che tra le loro sagome appare anche quella di Wolf, sensualissima bionda con un’apertura non indifferente della propria uniforme all’altezza del seno, che mi punta contro il suo fucile da cecchino.
“È difficile mancarti, così da vicino”
Dopo avermi costretto a mettere giù l’arma, che faccio scivolare sul pavimento in direzione di una delle due guardie, Wolf si rivolge nuovamente a me:
“Sei stato un idiota a venire qui. Stupido uomo!”
“Un cecchino donna eh?”
“Non lo sai che i due terzi dei migliori assassini del mondo sono donne?”
L’accento della donna, nonostante impastato con quello di altri stati esteri, lascia trasparire una cadenza curda, il che, considerando il suo aspetto fisico, mi lascia pensare che il suo animo debba essere stato segnato in giovanissima età dalle violenze compiute dalle milizie di Saddam nel corso della guerra tra Iran e Iraq nel corso della seconda metà degli anni 80.
Continuando a imbracciare e puntarmi contro il suo fucile, un Heckler & Koch PSG-1, Wolf mi chiede se abbia preferenze sull’essere eliminato istantaneamente, o dopo “la mia amichetta”. Quindi Meryl è ancora viva. Bene.
Le rispondo con spavalderia che sarei morto solo dopo aver ucciso lei e la sinuosa tiratrice scelta di FOXHOUND mi risponde, con altrettanta spavalderia:
“Ma davvero? Beh, almeno sei un tipo spiritoso.
Io sono Sniper Wolf e uccido sempre la mia preda.
E tu sei una preda speciale, capisci?”
E così dicendo si avvicina a me con passo cadenzato e con l’unghia del suo pollice sinistro graffia il mio volto, sulla guancia destra.
“Ho lasciato il mio segno su di te… Non lo dimenticherò.
Fino a quando non ti dimenticherò penserò solamente a te.”
Non ho il tempo di elaborare una risposta degna di tante attenzioni, che la guardia alla mia destra mi colpisce sulla nuca facendomi perdere i sensi…
“… Portatelo via.”
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