Solo un folle affida la sua vita a un’arma
Superata la porta mi trovo all’interno d’uno stanzone con numerosi PC, mainframe e scrivanie e, nell’angolo in fondo, un buffo e occhialuto tipo, presumibilmente l’ingegnere capo del progetto METAL GEAR del quale mi aveva parlato Baker, che se la fa sotto seduto in un angolo. Davanti a lui, ancora una volta, il ninja in mimetica ottica.
Mi avvicino a loro e il ninja, voltandosi, sembra conoscermi, visto che mi chiama per “nome”
“Snake! Ti stavo aspettando Snake!”
“Chi sei?”
“Non sono né un nemico né un amico.
Io sono tornato da un mondo dove queste parole non hanno alcun senso.”
Brandendo la sua lama il cyborg ninja davanti a me mi invita con “estrema cortesia” a un duello all’ultimo sangue con lui, lui ucciderà me o io ucciderò lui, e mi dice di essere venuto da un altro mondo solo per combattere con me, non per vendetta, ma solo per poter avere pace per la sua anima.
Mentre il ninja mi elenca le sue ragioni, Emmerich, non ancora totalmente immobilizzato dalla paura, ha modo di andarsi a nascondere dentro uno dei vari armadietti metallici presenti nella stanza, poco prima che il mio nuovo nemico dia il via al nostro scontro.
“Avanti, fammi sentire vivo. Fammi assaporare ancora la vita!”
Non ho la minima idea di chi sia il mio nemico, di come combatta o di quali siano le sue abilità in battaglia, così, giusto per metterlo alla prova, la mia prima reazione è quella di scaricargli addosso un intero caricatore del mio FAMAS. Con mio enorme disappunto, però, sono costretto ad ammettere la somma maestria e velocità del mio avversario nell’utilizzo della sua spada, con la quale para e devia ogni singolo proiettile che il mio fucile spari.
Riesco, non senza qualche difficoltà, a coglierlo di sorpresa e colpirlo con un attacco corpo a corpo.
“Bene, ora possiamo combattere da veri guerrieri…
Corpo a corpo. La base del combattimento.
Solo un folle affida la sua vita a un’arma.”
E così dicendo mette via la sua spada.
Il ninja che ho davanti non l’ho mai incontrato prima sul campo di battaglia, ma in un qualche modo sento di conoscerlo, il tono di voce, le sue movenze, è come se lo conoscessi da molto. Non ho tuttavia il tempo per fermarmi a pensare dove, quando e perché, se vuole un duello corpo a corpo all’ultimo sangue, non sarò certo io a tirarmi indietro e non dargli ciò che chiede.
Ce le diamo per un po’ di santa ragione, il mio avversario è molto agile e rapido nei movimenti, ma nonostante tutto riesco a tenergli testa. Ad un tratto scompare, quasi per “giocare” con me, attivando la sua mimetica ottica e invitandomi a trovarlo, proprio come farebbero due ragazzini che giocano a nascondino. Non so perché, ma, nonostante tutto, nonostante la battaglia, mi sto divertendo!
Purtroppo per il mio nemico, che più tempo passa più ho l’impressione sia un amico di vecchia data, la sua mimetica ottica può ingannare il mio occhio nudo, ma non il visore termico grazie al quale lo trovo celermente per continuare la nostra battaglia.
Ad un tratto dalla sua bocca escono delle frasi che altro non fanno se non nutrire i miei già forti dubbi sulla sua identità.
Chi è costui? Mi conosce! Lo conosco? Come?
“Come ai vecchi tempi? Stavo aspettando questo dolore.
Ricordi il sapore della battaglia?”
Credo di aver capito chi sia la persona che ho davanti, ma il mio sesto senso cozza con qualunque tipologia di ragione umana, sono certo sia lui, ma non può essere lui!
“Oh… Me lo sentivo, Snake… Ora ricordi chi sono?”
“Non puoi essere tu! Sei stato ucciso a Zanzibar…”
Poi, proprio come accaduto al cospetto di Revolver Ocelot e del presidente della ArmsTech, il ninja sembra avere una crisi. Sembra come impazzito e pronuncia frasi sconnesse prima di scappare via scomparendo nella sua mimetica ottica.
È lui, ne ho la certezza, quel ninja è il mio vecchio amico Frank Jaeger, quel ninja è Gray Fox!
Sparito il mio nemico/amico, il silenzio assoluto cala sulla stanza e, mentre Emmerich continua a rimanere chiuso, e spaventato a morte, dentro l’armadietto, io contatto immediatamente il colonnello Campbell.
“Gray Fox…! Colonnello, quel ninja è Gray Fox! Non ho dubbi!”
“Ridicolo. Lo sai benissimo che è morto a Zanzibar…”
Il mio breve dibattito col colonnello viene interrotto da una terza voce, quella di Naomi.
“No. Avrebbe dovuto morire, ma non è stato così”
Mi trovo spiazzato dalle parole di Naomi e noto, per una volta, stupore e incredulità reali anche nelle parole del colonnello che, proprio come me, sembra non saperne nulla al riguardo.
La dottoressa Naomi ci racconta che il corpo privo di vita di Gray Fox, dopo Zanzibar, era stato sottoposto a esperimenti genetici da parte della dottoressa Clark della FOXHOUND, che era riuscita a riportare in vita il miglior soldato dell’unità, e, dotandolo di un esoscheletro, rispedirlo sul campo di battaglia prima di rimanere uccisa in una misteriosa esplosione avvenuta nel suo laboratorio.
Chiedo spiegazioni a Naomi sul fatto che lei non ci abbia detto prima tutto ciò che sapeva su Gray Fox divenuto un cyborg ninja, ma lei svia il discorso tirando fuori la scusa delle “informazioni riservate”. Stranamente, per l’ennesima volta, ho come l’impressione che qui qualcuno mi stia nascondendo la verità, ma perlomeno stavolta non si tratta come al solito del colonnello Campbell.
Chiudo la conversazione via CODEC con il resto della squadra e, rivolgendomi all’anta metallica dell’armadietto, invito il dottor Emmerich, ancora chiuso lì dentro, a venire fuori. Ci metto poco a convincerlo d’essere dalla sua parte, ma prima di portarlo via da lì c’è una missione ben più urgente e importante che debbo portare a termine.
Vedendolo sgusciare fuori dall’armadietto, noto una certa zoppia da parte del dottore, che però immediatamente mi rassicura sul fatto di stare bene e che sia solo una storta rimediata mentre fuggiva dalle guardie di sicurezza della Next Generation.
Parlando con Emmerich del progetto METAL GEAR, però, noto come il dottore ne sappia praticamente molto meno di me sul suo utilizzo e capisco come egli sia stato solo raggirato e non abbia mai compreso appieno quale utilizzo sarebbe stato fatto del suo progetto.
Il “Rex”, così come concepito da Emmerich, sarebbe un’arma di difesa, un sistema TMD Mobile (difesa missilistica di teatro) progettato per abbattere i missili nucleari e quindi utilizzabile solo a scopo difensivo.
Inizio a perdere la pazienza visto che mi viene difficile concepire che il responsabile del progetto non sapesse per cosa ciò che stava progettando sarebbe servito, ma mi calmo e inizio a credere alle parole di Emmerich quando mi informa che dell’armamento del “Rex” de ne occupava un dipartimento separato e non sotto la sua supervisione e che dell’assemblaggio finale del tutto sull’unità principale era direttamente responsabile l’oramai passato a miglior vita presidente Baker.
Dalle parole del mio interlocutore capisco che anche egli, un po’ come me in questo momento, sia stato solo una pedina nella mani di qualcuno più in alto e che davvero non sapesse il vero utilizzo che si volesse fare del nuovo METAL GEAR.
Emmerich è sconvolto e in preda ai sensi di colpa per aver realizzato, seppur senza rendersene conto, una simile arma che, se nelle mani sbagliate, proprio come in questo momento, potrebbe portare morte e distruzione. Provo, al meglio che posso, a consolarlo e a farmi dire dove venga tenuto il Rex e di quali armi sia dotato, giusto per capire a cosa io possa andare incontro nel caso in cui, non riuscendo a bloccare il lancio del Rex con le schede PAL, io debba vedermela a quattr’occhi con esso e distruggerlo.
L’uomo sembra volermi condurre di persona al luogo in cui viene tenuto il METAL GEAR, ma gli faccio gentilmente notare che con quella caviglia malconcia mi sarebbe solo d’intralcio e che non ho bisogno della sua presenza fisica, ma solo del suo cervello. Rimaniamo quindi d’accordo che rimanga nascosto e che i nostri contatti si limitino alla trasmissione via CODEC. Emmerich inoltre mi dice di non preoccuparmi troppo per lui, prima di sparire utilizzando la stessa tecnologia di mimetizzazione ottica utilizzata dal ninja! Dannazione ne voglio una anche io!
Nonostante la mimetica, preferisco che Meryl non lo perda d’occhio e lo tenga al sicuro, coì la contatto via CODEC per chiederle il favore, ma la nostra conversazione viene interrotta dalle guardie che sembrano averla scoperta. Poi la trasmissione si chiude. Spero sia tutto ok.
Prima di salutarci, il mio nuovo amico “Otacon” (si, mi ha chiesto di chiamarlo così) mi fornisce una tessera di sicurezza di livello 4 che mi garantirà l’accesso alle porte che potrebbero bloccarmi la strada da qui in avanti.
Forse è il caso di tornare sui miei passi e vedere se riesco a tirare fuori dai guai la nipote del colonnello.
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