Oggi voglio parlarvi ancora di The Last of Us, quel capolavoro che chiudeva la generazione PS3 gettando nuovi elevatissimi standard sull’intero genere Action/Stealth e Adventure. Su The Last of Us c’è talmente tanto da dire che quasi sarebbe necessario scriverci un saggio. Le dimensioni da esplorare, gli argomenti da dibattere e le chiavi di lettura possibili del mondo post apocalittico creato da Naughty Dog sono numerosissime. Ancora oggi il titolo potrebbe avere uno o due colpi da sparare che non devono essere persi, come ad esempio la “Grounded Mode“.
The Last of Us Grounded Mode: una premessa necessaria
Voglio essere chiaro e diretto fin da subito: le righe che seguono sono indirizzate verso una nicchia specifica. Con quanto segue voglio rifermi a chi, come me, ha quel feticismo incontrollato di provare l’esperienza videoludica offerta dal massimo grado di difficoltà. Quello a cui mi sto riferendo è qualcosa che va oltre la soddisfazione della dominazione completa di situazioni particolarmente difficili. Si ripercuote piuttosto su quel masochista desiderio di provare qualcosa che sfiora l’impossibile. Qualcosa che prescinde dal compimento ma che si realizza nella singola esperienza, nella mezza run. Qualcosa che include la possibilità di cedere. Non di rado, infatti, mi è capitato di ammettere i miei limiti e cedere al potere dell’Hard mode di un titolo. In poche parole di uscirne sconfitto, provando comunque il brivido di aver sfidato l’impossibile.
La possibilità di scegliere la difficoltà di gioco è un tema, l’ennesimo, su cui l’intera comunità dedicata è spaccata a metà. Da un lato abbiamo chi ricerca l’esperienza narrativa e inorridisce di fronte a meccaniche troppo complesse e gradi di difficoltà che minano il ritmo di gioco. Dall’altro chi venera titoli che puntano tutto sull’abilità del giocatore, mettendo continuamente quest’ultimo a dura prova (pensiamo all’incredibile successo dei Souls Like). Sarò breve: la mia posizione si colloca in una perfetta via di mezzo. Ritengo che la possibilità di poter scegliere la difficoltà faccia parte dei diritti imprescindibili del videogiocatore.
In The Last of Us, tuttavia, rifiutarsi di provare la modalità più estrema rappresenta un limite che ci preclude la possibilità di vivere un’esperienza realistica e immersiva. Il significato della prima parte del cammino di Joel e Ellie assume una dimensione più profonda portando a termine le loro imprese nella modalità “Grounded“.
Come muta l’esperienza in Grounded Mode
In The Last of Us le variazioni che saltano subito all’occhio, conseguenti alla scelta di giocare alla difficoltà più elevata, sono quelle che riguardano la salute e le risorse. Joel non è più quel super uomo dotato di un udito sottilissimo che sfocia in un effetto radar che ignora le pareti. È un uomo di mezza età che picchia forte ma che cade a terra con estrema facilità. Due proiettili ben messi e fine dei giochi. In realtà molto spesso ne basta solamente uno per tornare ai titoli. Nel suo cammino in “Grounded Mode” implorerete le stringhe di codici di allungarvi una risorsa. Sarete stremati dalla costrizione ad un approccio più stealth e decisamente meno agitato. Arriverete a rimpiangere l’uso sconsiderato delle pochissime munizioni messe a disposizione.
Questo a volte si tradurrà in un atteggiamento conservativo che vi regalerà qualche morte “divertente” data dall’esitazione nel fare fuoco, ad esempio, su un Clicker. Convinti di farcela con qualche espediente diverso. Ma la grande potenza della modalità “Grounded” non è solo quella di farvi perdere la testa.
Questa modalità ha il merito di potenziare il messaggio centrale di tutto il gioco. Non sarà il timpano fine dei Clickers a farvi vacillare. Non saranno le risorse scarse e non lo saranno nemmeno le poche pallottole. Quello che vi prenderà completamente alla sprovvista sarà il radicale cambio di potenza dei nemici umani. In The Last of Us “Grounded Mode” sentirete la fame che assale i contrabbandieri attraverso la loro smisurata aggressività nei vostri confronti. Se alla prima run avete giocato in modalità facile o “normale” vi sarete convinti che il pazzo assassino sia Joel: niente di più falso. Il mondo costruito da Naughty Dog ne è pieno e solo grazie a questa modalità potrete giungere alla piena consapevolezza che non esiste essere più spietato di un uomo che lotta per la sopravvivenza.
Abbraccerete completamente uno dei messaggi più crudi che Neil Druckmann vuole trasmettere con il primo atto della sua opera.
La necessità di effettuare un contrattacco aumenterà in modo tale da dissuadervi dall’idea di andare a colpire a mani nude il nemico. La resistenza fisica dei nemici umani è sensibilmente aumentata e il tempo richiesto per abbattere un nemico è più che sufficiente a permettere agli altri di sopraffarvi.
Questa esperienza permette una chiave di lettura diversa
Quando e se alla fine giungerete a compimento del viaggio, la “Grounded Mode” potrebbe essere abbastanza da farvi comprendere a pieno la scelta di Joel. Avrete provato cosa significa essere massacrati innumerevoli volte nei modi più brutali. Avrete fallito peccando di spavalderia un serie numerosissima di confronti con il nemico. Probabilmente avrete trattenuto il fiato in preda all’ansia nelle aree popolate dai Clikers. Forse anche voi non avreste mai ceduto al pensiero che il mondo meritasse un’altra chance.
Come ben sappiamo The Last of Us ci ha messo davanti a un epilogo che basa la sua essenza nell’etica. Rende impossibile individuare la scelta migliore e lo fa spaccando a metà anche il più puro degli animi. La modalità estrema vuole quasi tendere la mano verso un Joel sofferente dandoci un’idea chiara della dimensione della sofferenza e delle difficoltà che l’uomo deve vivere durante il suo cammino. Sicuramente, dopo aver difeso Ellie dagli spietati contrabbandieri cannibali versione “Grounded“, anche voi lo avreste giurato.